a cura di Filippo Crea
Qui, nello spazio “Letture – Le mie Filippeidi” ho scritto prima di “Quelli del museo”, poi di “Lo Specchio”, ed ora eccomi a “La Musica”.
A questo mio <triello> ho affidato la finalità di dimostrare come ciascuno di questi temi (ed è così per 99 altri ancora) possa suggerire, agli appassionati di fotografia (evoluti e non), modi diversi di narrazione. Non penso quindi a ricerche <monotematiche> (Capodanno in Piazza Duomo a Milano, Paolo Fresu, Il Concertone del 1° Maggio, Andrea Bocelli, Keit Jarrett, Zucchero, la Bertè, ecc.) – Quel che propongo è lo svolgimento di un tema allargato: in questo caso è “La musica” e, perciò, qualcosa che la evochi, che la suggerisca con differenti scritture fotografiche. Questo articolo l’ho corredato con una decina di fotografie di autori diversi che la musica l’hanno raccontata con soluzioni raffinate, o magari ingenue. Tutte da meditare, però!
E per farlo ho infilato nella mia bisaccia tre Maestri della fotografia <umanista> francese accostandoli ad immagini di alcuni fotoamatori non professionisti. Autori che negli anni scorsi hanno così risolto il tema della musica che io avevo inserito fra i miei <compiti a casa>.
Ed ecco ancora una volta il mio insistente ma fondamentale invito a fotografare nel rispetto di un tema ben definito. Un esercizio fondamentale per affinare la propria foto/scrittura è quello di evitare di sparare a raffica alle nuvole.
Ecco qui di seguito le fotografie prescelte:
== A. Duglio, l’autore di questa istantanea decisamente fuori dal gregge, ha così voluto raccontare la musica. E lo ha fatto evocandola con questo gioioso balletto di alcuni frati che danzano e suonano con gioia.
== “I mariachi messicani” sono gruppi musicali ed uno dei rituali più profondi che accompagnano i messicani nei momenti, allegri o tragici, della loro vita. Fanno parte del Patrimonio Culturale dell’Umanità e sono ufficialmente nella liturgia della Chiesa. In questa fotografia, fieramente abbigliato per una esibizione, ecco un elegante <mariachi>. E l’autore ha fatto benissimo a eliminarne il volto che altrimenti avrebbe penalizzato il ruolo dell’immagine.
== Frank Horvat è associato della celebre Agenzia Magnum, francese. E’ considerato un “touche à tout”, un fotografo ecclettico che trascorre disinvoltamente dal reportage alla moda, al nudo, al ritratto in studio. Come è in questo caso in cui si avvale di un B/N delicato, pulito, essenziale, certamente meditato, che guida in modo inconsueto, alla suggestione della musica.
== Qui Willy Ronis alla pulizia formale della foto di Horvat fa seguire l’istantanea titolata “Una domenica mattina dagli Zavatta” – Gli Zavatta erano, e sono ancora oggi, una storica famiglia circense. E’ domenica mattina, e sul lettone di papà Zavatta si accomodano i tre <zavattini> per suonare insieme, com’è costume di molta gente del Circo. A lato, silenziosa e assorta, la mamma, ascolta. Una bella narrazione!
== di Annamaria Mantovani questa presa rapidissima di una giovane e nervosa violinista in rosso, che <stacca> suggestivamente sul fondo scuro del fotogramma. Bene anche che l’Autrice l’abbia ripresa dal basso così esaltando la bella energia che è nella giovane figura.
== Joseph Koudelka, cecoslovacco all’età di 29 anni abbandona la professione di ingegnere. E va in Romania per fotografare le comunità gitane. In quanto apolide, ottiene ospitalità dall’Inghilterra e poi si stabilisce in Francia. Quest sua opera, che fa parte del suo lavoro sui gitani è una fotografia connotata da tratti molto “forti” che ha, e nei dettagli e nel suo insieme, valenze drammatiche.
== Di P.Sanseverino questa fotografia di accattivante atmosfera connotata da una dominante cromatica rossastra tipica di un ambiente jazz. Le aree periferiche del fotogramma, scure, isolano ed esaltano la figura umana al centro, messa peraltro in rilievo dalle lampade direzionate del locale. Ed anche qui la musica c’è, e la si può ascoltare.
== Questa fotografia di E.Zanchetta è in assoluto, la mia preferita. Un’opera essenziale, rigorosa, ed ottimamente lavorata con un fuori/fuoco che assegna al tutto un’atmosfera trasognata. La giovane donna è seduta per terra e guarda alla chitarra ascoltando qualcosa che ne cattura lo sguardo. Una fotografia che gli ortodossi avrebbero inesorabilmente cestinata.
== di Filippo Crea – Sono entrato nella Basilica dei Padri Carmelitani a Milano, e la musica l’ho subito percepita. Proveniva dall’armonium immerso nella quieta penombra della Chiesa. Ed il mix di musica e di fotografia mi ha affascinato. Il fotogramma è quadrato e, come tale, è simbolo di equilibrio compositivo. Le mani mosse dell’artista, e l’alterno gioco di luci e di parti in ombra, ha supportato al meglio l’insieme.
== Nel B/N di S.Cecchitelli la musica non sembra esserci, ma … c’è. E’ decisamente evocata nell’insieme in cui la figura umana e gli strumenti si dividono equamente lo spazio del fotogramma. Ed è esaltata da quel che i fotografi di oggi chiamano “bokeh”, e che a me piace ancora definire “fuori/fuoco di fondo”. E’ una mia minuscola mania.
== G.Zamolo è l’autore di questo raffinato bozzetto. Una signora è qui letteralmente “medusata” dal suono di un sax. Nella fotografia, sopra in alto, di E.Zanchetta, il gioco narrativo è analogo. In entrambe le immagini le due donne sono chiaramente catturate dalla musica.
== F.Silvestri conclude questo giro, di certo non esaustivo del tema trattato, con questa prova dominata da Giacomo Puccini, e connotata da un armonico equilibrio di pesi e di volumi. Il pianista al margine del fotogramma, ha dimensioni contenute, mentre il ritratto di Puccini cattura per intero l’insieme. Al centro del fotogramma la luminosità dello spartito è infine una presenza non secondaria del racconto.
Faccio stop. Non escludo però che al triello già trattato io possa aggiungere altri due “allenamenti”:
- a) al mercato
- b) le ombre
Cordialmente
Filippo Crea
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