La Fotografia Metafisica

La fotografia metafisica. Mi piace. Io sono affascinato da tutto quanto è <metafisico>, nella pittura, nella fotografia, nella narrativa, nella poesia, ecc. Ed ho cercato in Rete degli approfondimenti a supporto delle mie annebbiate conoscenze. Ed un primo riferimento, del quale non ho capito un tubo, visto che io mi esprimo solo con un gergo <pane e formaggio pecorino>, l’ho trovato in uno scritto firmato da Federico Ferrari, psicologo, che sentenzia “un’immagine non è che un insieme di stratificazioni. Guardarla significa saper passare da un livello all’altro; saper distinguere, senza distruggerli, tutti gli infiniti strati che la compongono. Se nel pensiero metafisico classico comprendere ha significato andare al fondamento, a ciò che – sta sotto – e regge l’intera struttura dell’essente, nell’immagine metafisica vedere significa saper conservare ogni singolo strato; passare da uno strato all’atro senza nulla distruggere. Ogni strato, sovrapponendosi e compenetrandosi agli altri, costituisce il visibile. Non si dà scavo verso l’origine, ma coappartenenza di piani spaziali e temporali sulla superficie stessa del visibile”. Dopo che vi sarete ripresi dallo choc procuratovi da questa lettura ecco a voi la definizione di Gabriele Croppi, fotografo, esperto frequentatore della fotografia metafisica. Scrive Croppi “…la metafisica è la possibilità di andare oltre il reale apparente delle cose, scoprendo o ipotizzando significati e suggestioni che le trascendono. …”. Che bello! Finalmente uno che parla una lingua per <umani>. Ed ora la parola alle immagini. Eccole:   1) “l’amante dell’ingegneredi Carlo Carrà – un’opera pittorica che è un fondamentale dell’arte figurativa metafisica. La donna, l’amante trasognata, diafana, assorta, c’è. E come in stato ipnotico fissa una squadra da disegno ed un compasso che la richiamano al mondo del suo ingegnere. Qui il reale è del tutto assente, e spetta all’osservatore fare emergere quanto è nella <fantasia>.  

 

 

Carlo Carrà. L’amante dell’ingegnere

 

 

  2) piazza in un pomeriggio d’autunno” di Giorgio De Chirico – Anche questo dipinto é un’opera/guida del metafisico. Una piazza strana. Spazio/Ombra e Spazio/Luce si fronteggiano. In questa piazza senza vita, inquietante, dalla illuminazione improbabile, si intravvedono due minutissime figure umane accanto ad una statua misteriosa. E non si riesce a dare all’insieme un significato credibile.  

 

 

Giorgio De Chirico.

 

 

  3) “il notaio della memoria” di f.crea – Gli abitanti della casa sono andati via. E questa immagine impalpabile testimonia confusamente dei segnali di vita di quel salotto la cui parete ospitava immagini e memorie diverse. Ora è soltanto come un pallido tentativo di ritrovare i giorni annegati nello sfocato del tempo.  

 

 

© Filippo Crea. Il notaio della memoria

 

 

  4) “quegli arti” di f.crea – Arti polverosamente biancastri in un’opera strana e decisamente inquietante. Il rosso del telo in alto rafforza il bianco anemico e gessoso di gambe e braccia che entrano in scena senza una credibile spiegazione. Ed è proprio questo indefinito palcoscenico che la legittima a pieno titolo come di matrice metafisica.  

 

 

© Filippo Crea. Quegli arti

 

 

  5) “silenzio di carta” di f.crea – Un volto come privo di occhi si fa spazio su un muro fortemente materico. Anche qui, come in una qualsivoglia fotografia di matrice metafisica non è possibile riconoscere interpretazioni credibili. E’ fotografia lontana dal reale. L’insieme, notare infine, è esaltato dal forte delta cromatico tra volto e muro.  

 

 

© Filippo Crea. Silenzio di carta

 

 

  6) “spazio 37°di f.crea – Cosa mai mi avrà indotto a fare clic? Boh! Una scala porta in alto verso un luogo che non conosciamo e che non immaginiamo. Una scritta sul muro potrebbe avermi proposto una soluzione che, tuttavia, è improbabile. E’ quindi è solo una mia provocazione; prevedendo le inquietudini di un osservatore, le ho volute accentuare. La risultante è una fotografia che sfugge al reale. Ed allora, ancora una volta, siamo nel territorio del metafisico.  

 

© Filippo Crea. Spazio 37°

 

 

  7) “l’evento” – di f.crea – E allora? Allora si ha che la leggera sfocatura di questa foto è funzionale per esaltare l’aura di mistero e di indefinito che è nella proposta. Quale è l’evento proposto dal braccio che si allunga verso sinistra? Boh! Se lo si sapesse non sarebbe più un’immagine metafisica.  

 

© Filippo Crea. L’evento

 

 

  8) “la gru” – Il cielo azzurro, pulito, è il terreno di gioco su cui la scia filiforme disegnata da un aereo muove verso il centro del fotogramma dove incrocerà il percorso della gru che con la sua matericità realizza un suggestivo contrasto compositivo. E la nuvola leggera in basso? E’ un raffinato richiamo alla spazialità del cielo.  

 

 

 

9) “pensieri di gesso” – di f.crea -Un omino di gesso dal volto segnato dalle sofferte vicende della sua vita, si muove piano con i suoi pensieri. Di fronte a lui, di spalle, un omone grande e grosso, forte e sicuro di sé, esalta con la sua presenza invadente la pochezza dell’ometto triste. Chi sono queste due figure indefinite? Anche qui possiamo immaginarle come appartenenti a mondi liberamente costruiti dalla nostra fantasia.  

 

 

© Filippo Crea. Pensieri di gesso.

 

 

  10) “la porta bianca” – facciamo una prova. Chiediamo a più persone di decodificare per noi questa fanta/fotografia. Ne riceveremo non meno di 99 interpretazioni diverse. Un bianco abbacinante domina il fotogramma. In basso a sinistra, sul pavimento, un vassoio con un bicchiere di latte. E la porta è dischiusa per consentire ad una incorporea figura femminile di entrare. Dove? Inutile affaticarsi alla ricerca di un senso immediato per questo foto/racconto. Anche qui è la scrittura metafisica che lascia a ciascuno di noi la libertà di costruire una storia.  

 

 

  11) “100 %di f.crea – Cosa avrò voluto fotografare, e perché? Provo a immaginare. Di certo questo spazio immobile, misterioso, intrigante, ha acceso la mia curiosità. Una porta si apre verso il niente. E poi cosa significa quel 100 %? Boh! Restituisco la parola a Gabriele Croppi “… ci sono momenti, nell’arte e nella vita, in cui ciò che chiamiamo realtà è avvolto da una patina di mistero che non possiamo comprendere od afferrare. C’è qualcosa che trascende la fisicità che ci circonda … “. E qui di mistero ce n’è fin troppo.  

 

 

© Filippo Crea. 100%

 

 

 Filippo Crea

 

filic@fastwebnet.it    

 

 

NOC SENSEI è un modo nuovo di vedere, vivere e condividere la passione per la fotografia. Risveglia i sensi, allarga la mente e gli orizzonti. Non segue i numeri, ma ricerca sensazioni e colori. NOC SENSEI è un progetto di New Old Camera srl

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