In collaborazione, redatto e pubblicato da Immagine Persistente
Nell’introduzione a Minimum (Phaidon Press, 1966) John Powson sostiene la tesi secondo cui la perfezione si ha nel momento in cui un «artefatto non può più essere migliorato per sottrazione, e ogni dettaglio e collegamento è ridotto o concentrato all’essenziale»
Ma affinché tutto sia in ordine, da dove si inizia?
Negli alberi le foglie crescono in modo che non si facciano mai ombra fra di loro: la forma si adegua alla funzione, direbbero i maestri della fotografia diretta. La funzione, per l’appunto: si dà per scontato che il fine ultimo sia noto, o meglio che sia nota – almeno nel caso nostro – la ragione dello scatto.
Quindi? non si può fotografare ciò che non si conosce? Beh per il pensiero avviene qualcosa del genere: ogni asserzione è sempre l’elaborazione degli elementi di un linguaggio, posti in un ordine nuovo. In altre parole, posso solo pensare attraverso i vocaboli che conosco.
Si prenda la formula della relatività di Einstein, di per sé è semplicissima: l’energia è uguale al quadrato della massa per la velocità della luce.
Chiunque potrebbe risolvere l’operazione, inoltre tratta termini comuni: la velocità della luce, la massa in chili, roba da scuola elementare. Però il concetto che esprime è di una portata enorme che solo pochi riescono a comprendere appieno.
Ora si pensi alle fotografie che più ci piacciono.
Di solito non mostrano nulla di sorprendente: può essere un paesaggio, un ritratto, un mazzo di fiori ma in genere non mostrano nulla di tanto eclatante. Cos’è allora che rende quelle immagini così belle?
Beh a pensarci bene, probabilmente è l’occhio del fotografo.
È la sensibilità con cui ha disposto la composizione, ha scelto il punto di ripresa, il taglio di luce e via dicendo.
È cioè la facoltà di comunicare, e cioè di sfruttare un linguaggio per toccare le giuste corde di chi osserva.
– –
Sergio Marcelli
Sergio Marcelli nasce ad Ancona nel 1971. Amante delle arti visive, si avvicina alla fotografia sin da bambino per approfondirla – dopo la maturità – con corso di visual design. Predilige il ritratto in studio, sperimenta l’uso della luce artificiale, lavora in medio o grande formato. Contemporaneamente si accosta all’audiovisivo, scoprendo una passione per il formato super 8. Appena ventiseienne inizia la carriera da insegnante, prima per una scuola di cinema promossa dalla Mediateca delle Marche, poi come docente di fotografia dell’Accademia Poliarte, dove resta fino al 2017. Nel 2000 si trasferisce a Berlino; qui entra in contatto del mondo artistico e realizza il suo primo cortometraggio che presenterà, nel 2007, al Festival Miden, in Grecia. Tornato in Italia nel 2004, lavora come fotografo commerciale pur continuando l’attività artistica e di ricerca. L’esperienza maturata gli permette di pubblicare, nel 2016 per Hoepli Editore, il Trattato fondamentale di fotografia, un manuale accolto con entusiasmo dal pubblico e adottato da diverse scuole di fotografica. L’anno successivo inizia la realizzazione di un documentario biografico prodotto da LaDoc Film di Napoli e centrato sulla figura del musicista FM Einheit. Nello stesso periodo diventa coordinatore dei corsi video del Marche Music College di Senigallia. Il suo lavoro di ricerca è presentato alla IX Edizione di Fotografia – Festival internazionale di Roma (2010) ed in diverse città italiane ed europee attraverso esposizioni personali e collettive. Di lui hanno scritto: G. Bonomi, C. Canali, K. Hausel, G. Perretta, G. R. Manzoni, M. R. Montagnani, e G. Tinti.
Lascia un commento