Queste mie iniziali mini/annotazioni non vi spaventino. E consentitemi, però, di farne un uso limitato, e non da esibizione culturale. Anche stavolta ho provato ad esplorare dottamente il mondo del gioco ma, come al solito, me ne sono pentito di corsa. Sì, perché mi sono imbattuto in un oceano di studi di matrice diversa (popolare, educativa, storica). È vero, difatti, che il gioco ha origini antichissime e che è difficile pertanto scriverne con rigorosa metodologia storica. E quindi eccomi al via con un paio di citazioni omaggio di nomi famosi.
Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione
Platone, Filosofo Greco
L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare
George Bernard Shaw, Commediografo irlandese
Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre la sua possibilità di gioia
Pablo Neruda, Poeta cileno
IL GIOCO: mamma mia quanti giochi ci sono! Quelli individuali, quelli collettivi, quelli da salotto, il burraco del giovedì delle signore, i giochi di strada, quelli di Natale, quelli sulla spiaggia, quelli di azzardo o delle sale clandestine, quelli delle tre carte nelle stazioni di servizio delle autostrade, quelli elettronici, i giochi di ruolo, il tressette nel bar sotto casa, i travestimenti di carnevale, le bocce, il bowling, la moscacieca, il salto con la corda, il piccolo chimico, il rubabandiera, quelli del web, e… avanti a tutta birra.
Ed ora rientriamo in Casa della Signora Fotografia per intrattenerci con alcune immagini che abitano il tema del GIOCO. Anticipo, si tratta di fotografie che hanno la primaria finalità di stimolare a fare di meglio e quindi finalizzate a indirizzare verso una ricerca meditata e progettata, che scoraggi la formula trasteverina “SCATTO E QUEL CHE COIO, COIO”.
Una formula, purtroppo, ricorrente nel <modus operandi> del fotoamatore della domenica. Avanti allora:
*** solo un dettaglio – <Un dettaglio per un tutto>, una opportunità fotografica di raffinata fattura ma piuttosto trascurata. Il dettaglio è qui riconoscibilissimo, emarginato a destra, non vistoso ma decisamente narrativo e voluto per fare spazio al terreno di gioco. Funzionalissimo, infine, il formato verticale qui in armonia con la verticalità del soggetto. Ed ok anche il cromatismo delicatamente misurato dell’insieme.
*** il “ripiglino” – Una presa super di Giovanna Ciantelli di Pistoia per questo giochino frequentato in tempi ormai remoti dalle bambine. Le dita di almeno due persone stiravano in basso o in alto, in lungo od in largo una cordicella, disegnando figure variamente creative. Merito dell’autrice, una giovanissima nonna, è avere ripreso il ripiglino su un fondo nero che ha esaltato una puntuale e nitida lettura delle modalità del gioco.
*** il calcio/balilla – Una fotografia di sicuro compositivo. Il bambino, con sguardo decisamente impegnato è in alto a dominio delle postazioni del campo di gioco, e con il rosso della sua felpa che si accorda a meraviglia con il rosso dei calciatori. Un altro plus determinante è infine nella ripresa inclinata che accentua il dinamismo dell’azione tutta.
*** pomeriggio al biliardo – Una fotografia o, più correttamente, un racconto fotografico da premio Oscar. Un’atmosfera imperdibile, il biliardo protagonista correttamente al centro del fotogramma non avrebbe raccontato così pienamente l’ambiente senza le figure umane, senza gli spettatori variamente disposti, e tutti attentissimi al procedere del gioco. La scena sul palcoscenico è esaltata al meglio da una funzionale profondità di campo nitido che ci restituisce appieno l’atmosfera del luogo.
*** la palla rossa – Questa proposta a prima vista banale supera gli esami. Non è decretato da nessuna parte che le immagini <acqua e sapone>, non debbano avere diritto di cittadinanza. Mi è piaciuto lo sguardo impegnato della bambina, la postura delle sue braccia già pronte all’azione. Ed infine la discrezione cromatica del tutto che mixa al meglio il rosso, il bianco ed il nero sul grigio uniforme del selciato.
*** nel deserto – La presa dall’alto ci propone per intero questa scenografia. Giocatori e spettatori tutti interessati allo sviluppo del gioco. E qui il deserto ci dice che il gioco è universale, spalmato nei luoghi più diversi della terra, e spalmato nel tempo. Questi uomini che giocano raccontano una volta di più come il gioco assolva spesso ad un ruolo di socializzazione. In questo scatto gli uomini in veste scura sono in equilibrio di peso e volume con quelli abbigliati di chiaro.
*** giochi d’acqua – È una fotografia facile? Può darsi, ma all’autore va riconosciuto il merito della ripresa in controluce che è la marcia in più di questa proposta nella quale gli attori in scena sono felicemente distanti gli uni dagli altri ed esprimono differenti azioni mimiche. O no?
*** meglio riflettere – L’immobilità dell’uomo ci dice decisamente come e quanto egli stia riflettendo sulla prossima mossa da giocare. Anche la mezza figura a sinistra nel fotogramma, con l’occhio letteralmente inchiodato sul tavolo del gioco contribuisce a disegnare l’atmosfera del luogo e del momento specifici. Un bozzetto <verista> di molta intensità.
*** tre in piazzetta – Questa prova deve la sua forza alla gestualità immediata e secca dei tre ragazzi accentuata dal rigore di un B/N che lascia intuire il carattere del luogo. Il ragazzo in primo piano ha sul viso una sorta di smorfia che mette in evidenza ‘intensità della sua azione. Gli altri due ragazzi seguono attenti lo sviluppo del gioco pronti ad inserirsi.
*** o lei o lui – Una sfida all’ultimo…soffio! La mancanza di spettatori esalta la competizione. Lei è avanti e gestisce meglio la gara. La composizione è connotata dalla posizione che vede i due contendenti l’una accanto all’altro ed in deciso duello agonistico.
*** in Maremma – Una bella narrazione. Tutti i personaggi in scena sono vivi, e recitano al meglio il loro ruolo. Osserviamo: c’è l’uomo che gesticola, c’è quello che ci volge le spalle, c’è lo spettatore in piedi con una pagnotta in bocca. E c’è, seduto, un giovane attentissimo al gioco. In fondo a destra, minutissime, appena visibili, due figure estranee al gioco, ma che sono complementari all’ambiente.
*** la campana – un gioco una volta diffusissimo. Bene ha fatto qui l’autore a ghigliottinare in alto la presa. In tal modo ha fatto sparire la figura <intera> del ragazzo, obbligando quindi lo sguardo all’essenziale del gioco. Ed ha infine assegnato più energia al contrasto cromatico del giallo vs nero.
*** il rompicapo – non ho ben chiaro quale sa il gioco che sta facendo patire questo signore evidentemente ingrugnito. Poco importa! È fondamentale tuttavia che l’autore della presa abbia molto ben raccontato come e quanto, talora, un certo gioco possa essere di allenamento alla mente.
Filippo Crea
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