“Che bello essere ignoranti” – Mi avviene a volte di parlarne con Filippo Crea, ed è quando una improvvisa ed insana curiosità mi spinge ad affondare le mani in qualcosa che non conosco appieno. L’altro ieri ho voluto esplorare il mondo, il pensiero, le origini, e le istanze dei Gesuiti. Pochi minuti dopo, pentito, ho capito che non era roba per me, ed ho rinunziato. Ho cercato in letteratura se l’essere ignoranti è causa di felicità o di malessere. Rinunziate a farlo. Match pari, non se ne cava un ragno dal buco.
E rieccomi alla Fotografia. Io amo il colore nella vita, nelle automobili, nei sogni notturni, nel bianco/blu delle isole greche, nei colori delle vesti delle donne africane, nell’abbigliamento dei religiosi. Ed eccomi quindi impegnato con il colore in fotografia. Incredibile quanto ci sia da studiare!
*** L’OCCHIO UMANO, GUIDATO DAL CERVELLO, VEDE IN MODO SELETTIVO E SOGGETTIVO – LA FOTOCAMERA NON SCEGLIE, INGOIA TUTTO.
Lo vediamo nella fotografia – È il muro esterno di Villa Arson a Nizza, una Scuola d’Arte dello Stato francese. La fotocamera aveva visto il tutto. Io invece ero stato medusato dal rosso del sasso in alto a sinistra. Un colore piccolo ma “forte”!
*** Nell’immagine ho visto un “102” bianchissimo che staccava di netto in alto a sinistra su una lavagna uniformemente marrone. Un bel regalo alla mia caccia al colore forte. Non vi piace? Rinunziate allora ad occuparvi del colore.
*** Nella fotografia (Museo Fernand Legér a Biot, in Costa Azzurra) questo micro/mosaico con la firma dell’Artista in basso a destra, dimostra che l’avere decentrato e rimpicciolito, così come è avvenuto per il “102” dell’altra foto, le due scritte, sia stato un’opportunità compositiva fondamentale e che sia stata una scelta premiante.
*** ED ORA IL PALCOSCENICO CAMBIA. Questi pinnacoli di deciso grafismo e rigorosamente bianchi cosa sono? Nient’altro che la parte alta e terminale di alcuni stand allestiti per una manifestazione fieristica. E “staccano” con grande vigore contro l’azzurro pieno del cielo. Due soli colori, non un minestrone cromatico. È una regola imperativa quella dei due (max tre) colori quando si vuole indagare fotograficamente il colore forte. Imperativo!
*** IL NERO È UN COLORE? È un altro dei miei quesiti irrisolti. Ho trovato il Partito del SI e quello del NO. Entrambi agguerriti. Pazienza! Io qui ero però impegnato a scrivere di colore forte. E l’ho visto anche nel colore nero. È qui nell’ombra che percorre diagonalmente il fotogramma su una superficie uniformemente grigia. E la regola del gioco è rispettata. Solo due tonalità: nero e grigio.
*** DOVE CERCARE IL COLORE FORTE? Dovunque. Osserviamo le tre foto che seguono. Nella prima di esse l’Autore lo ha visto esplorando con un tele diretto verso l’alto le coloratissime strutture di cemento a sostegno di un modernissimo residence.
Nella successiva le piastrelle di un cortile, viste dall’alto, hanno dato vita ad un fotogenico insieme di colore rosso e grigio, armonicamente accostati. Quale è il colore forte? È facilissimo scegliere. Una semplice analisi della <personalità> dei colori ci dice che il rosso è il colore vincente.
Ed eccoci infine alla terza immagine (08) che di certo è la più creativa e fotogenica. Sulla banchina di un porto turistico le frecce bianche guidano all’imbarco sul traghetto le vetture in attesa.
*** IL COLORE FORTE, QUI OMAGGIO DELLA NATURA – Eccolo in questi due elementari omaggi della natura. Nella prima foto viene da una semplice foglia che si è adagiata quietamente su un marciapiedi segmentato in grigio. I due colori presenti sono protagonisti non ruffiani di un’immagine che è di grande discrezione.
Nella seconda un insieme cromaticamente e suggestivamente riposante ospita, emarginato in alto a destra, il colore forte di un semaforo. E in questa presa c’è poco da decifrare. È tutto OK, semplice e super.
*** VENGO ANCH’IO – NO, TU NO – E questa prova cosa c’entra con il colore forte? C’entra, eccome se c’entra, è nel cerchio rosso del segnale stradale pur essendo esso minuto di corporatura. È venuto alla luce in città, e non ha velleità didascaliche. È fotogenico, è lontano da prevedibili esemplificazioni scolastiche, ed ha una fattura compositiva originale.
*** È ANCHE IN CASA – Ed anche qui le regole dell’esercizio sono qui appieno rispettate. È imperativo difatti che i colori in scena non debbano mai essere più di tre. Sennò arrivano i Carabinieri. Contiamoli: il giallo della lavagna, il blu della sedia, il nero dell’ombra. Il risultato? Funziona benissimo.
*** UN GIOIELLO DA VETRINA ELEGANTE – Sì, da vetrina di lusso. Fotogenica la base magnificamente uniforme con il suo grigio raffinato. In questa fotografia c’è qualcosa di più: è il fondamentale richiamo al rispetto dimensionale fra le diverse presenze che vivono all’interno di un fotogramma. Osserviamo: il fiorellino rosso che recita il ruolo indiscutibile di <colore forte> è minuscolo e tuttavia è protagonista primario dell’immagine.
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=== L’esercizio fotografico del <colore forte> potrebbe a prima vista sembrare elementare e facile. Non è così. Molti anni fa, quando lo proposi ai miei lettori, ho molto faticato più volte e non poco. Le prove che mi pervennero erano, tutte o quasi, indigeribili minestroni. Proponevano delle misture con una <cofanata> di colori (aiuole da giardino condominiale, murales messicani, manifesti mercantili, pareo polinesiani, ecc.). Contavo i <colori> presenti in ogni prova che mi veniva inviata; erano sei, otto, e magari di più. Rispondevo che avrei cestinato le fotografie contenenti più di due/tre colori. Inutile! Colori primari, psicologia dei colori, colori saturi, colori freddi o caldi, complementari, metallici, pastello, affini, insoliti, un pienone di stimoli. Colpa mia, forse non ero stato abile a spiegare che una fotografia/colore deve vivere di semplicità e di rapporti dimensionali e cromatici in perfetto equilibrio. I lettori che leggeranno questa mia spero che la trovino di presa immediata.
*** E PER FINIRE – Un piccolo mAsssaggio alla mia vanità. Molti, moltissimi anni fa il mio “GUIDA ALLA COMPOSIZIONE” fu uno straordinario successo editoriale, presumo dovuto a <due> scelte diverse. Lo avevo compilato con un gergo <pane e formaggio> povero di riferimenti acculturati, e lo avevo corredato con 100 fotografie firmate da miei lettori. Non avevo voluto ospitarvi opere di Maestri. Volevo che i lettori del manuale non ne fossero intimiditi, e fossero consapevoli che quel che avevano fatto fotoamatori magari poco noti era cosa possibile per chiunque. In copertina una mia fotografia rimandava specificamente al colore forte. Eccola qui:
Filippo Crea
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