Nell’era della pandemia, il romanticismo della strada vuota diventa il terrore dell’assenza.
L’emergenza Covid-19 non ha risparmiato nessun paese al mondo e anche la laboriosa, festosa ed inarrestabile America si è dovuta alla fine fermare nel tentativo di arginare la diffusione del virus.
Geoff Dyer su Aperture di Aprile prende spunto da un ricordo.

Charles Marville, Rue de Constantine, ca. 1865
The Metropolitan Museum of Art, New York and courtesy Art Resource, NY
Il suo stupore quando scoprì che le strade nelle fotografie delle città del diciannovesimo secolo non erano così vuote come sembravano o come lo sono state le nostre nei giorni del lockdown.
Sembravano vuote a causa dei lunghi tempi di esposizione che vaporizzavano e facevano scomparivano le persone e i cavalli e le carrozze che si muovevano rapidamente.
E così Londra e Parigi divennero città dei morti, perseguitati dai deboli fantasmi di chiunque si muovesse lentamente o spostasse leggermente di posizione. Solo l’architettura e il paesaggio si restituivano intatti.
Dyer si chiede divertito sul perché anche lui, ben conoscendo quelle tecniche e quegli autori, non abbia mai provato a fotografare strade e piazze al valore nominale, lasciando scomparire persone e soggetti.
E poi si interroga sulla situazione attuale e su come lui e i suoi colleghi stiano riuscendo, non senza fatica, a catturare il terrore psichico dei tempi.
“La fonte della minaccia è invisibile e il suo simbolo, la maschera, nasconde alla vista gli stati d’animo.”
Geoff Dyer è autore di numerosi libri, tra cui The Ongoing Moment (L’infinito istante – 2009) e The Street Philosophy of Garry Winogrand (2018).
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