Moltissimi anni fa io, allora Redattore di <Tutti Fotografi>, progettai uno Spazio dove sarebbero state pubblicate solo fotografie al femminile.
A consuntivo avemmo un riscontro altissimo. Ci pervennero centinaia di immagini, e dovemmo impegnare due fascicoli della rivista. Ebbi allora la curiosità di documentare quante erano le Donne allora attive in fotografia. Chiesi alla FIAF che disponeva di un Dipartimento Statistica. Silenzio assoluto!
In quegli anni fui invitato in tutta Italia da un centinaio di foto/circoli dove incontrai solo capelli bianchi – Donne e ragazzi zero, o quasi.
Oggi i miei indicatori mi dicono che le fotografe sono aumentate di numero con crescita esponenziale, e che già da tempo suonano il clacson per sorpassare i foto/maschi anche in fatto di qualità.
Ora ho incontrato Raffaella Persilia che non è fotografa snob e che è simbolo delle donne che oggi fanno fotografia con gioia. È una donna del nostro oggi, che lavora, che va per Musei, che è attenta ai fatti sociali e culturali, che è attiva in famiglia. Fotograficamente, intendo, non è prigioniera di schematismi rigidi, e fotografa in assoluta libertà tutto quanto arriva ad incuriosirla. Non è irrigidita in “correnti” stilistiche. Non intende, provo a chiarire, fare il verso a Nancy Skoglund, a Tina Modotti, a Francesca Woodmann, a Letizia Battaglia. E fa fotografa in totale autonomia.
In Raffaella io ho riconosciuto la figura mediana di cui voglio trattare. E lo faccio supportato da alcune sue immagini, e convinto che il suo foto/DNA possa stimolare altre Donne a fare fotografia così come lei ha fatto e farà.
Qui di seguito la scansione di quel che Zoom, allora mensile di fotografia colta, multilingue, e diffuso in tutta Europa e fuori (Russia e Giappone), scrisse nello <speciale> a lei dedicato – In basso, infine, una micro/scansione degli edifici dove nel centro di Bolzano furono affisse nove sue gigantografie per Bolzano/Danza.
*** Chanpagne – In un vigneto intorno a Reims l’Autrice ha percepito questo omaggio al silenzio ed alla luminosità leggera e dorata del territorio. E la giovane protagonista, quieta e rilassata, è coerente con l’ambiente. E bene è che essa sia stata posizionata nel margine basso del fotogramma che in fotografia è simbolo di stabilità.
*** Boris Eifman – Boris, coreografo nato in Siberia e direttore artistico del suo Ballet Theatre, è stato come un pugno nell’occhio di Raffaella che ha voluto foto/raccontarlo con questo rosso travolgente. Non basta, l’autrice ha voluto accanto al rosso/fuoco dell’immagine alcune mini/presenze umane. E le ha attese di proposito. Ne aveva intuito l’urgenza compositiva.
*** Nicola – La finalità primaria che ho assegnato a questo mio articolo è: “stimolare il fotografo a cercare soluzioni anche molto diverse tra di loro” – Traduco: “non fare solo paesaggio, non fare solo architettura, non fare solo avifauna, ecc.” – Raffaella qui trascorre disinvoltamente dalla foto di teatro al ritratto del mini/Nicola che festeggia la sua seconda ora di vita teneramente abbandonato nel seno della mamma.
*** Coney Island – Dal mini/Nicola a Coney Island con uomini come John, William, Henry, James. Chi sono costoro? Sono uomini dalla quotidianità precaria. E qui Raffaella ha colto nel segno con sintesi sicura. L’uomo è solo, aggredito dalla stanchezza, e basta uno sguardo alle sue cose per documentarne la matrice sociale. Ed infine il ricorso al B/N è stato un sicuro supporto al foto/racconto.
*** Pomeriggio a Londra – Raffaella ha funzionalmente atteso il momento ideale per congelare l’attenzione intensissima dei due ragazzi alle mosse del gioco. Ed è stata anche brava ad ottenere un armonico equilibrio di illuminazione tra interno ed esterno dell’insieme. Una fotografia molto OK, e meno facile di quanto si possa immaginare.
*** Purim, la festa – Purim è la festa ebraica più amata dai bambini, ed è nota come <il carnevale degli ebrei>. È una giornata in cui si è obbligati ad essere felici. E qui Raffaella Persilia ha preso la mira su uno spettacolo di danza contemporanea visto a Bolzano/Danza Festival. Ha ripreso un momento in cui le gambe e le braccia della danzatrice si muovono in sincrono rendendo omaggio alla ballerina esaltata da un forte cromatismo. Molto suggestivo è difatti il blu <ballerino> esaltato dal nero di fondo scena.
*** Coney Island 1998 – Gli USA sono stati sempre una facile riserva di caccia per i fotografi che ne hanno ripreso insieme paesaggio urbano ed umano con tonnellate di immagini spesso ripetitive e sbadigliogene. Qui è la spiaggia di Coney Island come vista da Raffaella Persilia che l’ha ripresa con abilità e con il plus da boutique che è nell’uomo abbandonato al sole al di sotto della spiaggia animata da un formicaio umano.
*** Bordeaux – Questa fotografia dice come Raffaella Persilia volga da immagini forti a prove tenere come questa in cui una bambina muove i suoi passi alla conquista della scenografica Place de la Bourse che con periodica regolarità viene allagata per il gioco divertito di bambini e di adulti. Una fotografia di armonica composizione, di tonalità leggera funzionale alla delicatezza del bozzetto.
*** Ellis Island NY – Di skyline di New York pensati per nonna Cesarina ne abbiamo visti e ne vedremo ancora in quantità industriali. Non c’è dubbio alcuno. Questa presa invece è diversa, è da boutique raffinata. L’operaio al lavoro in basso è di certo una funzionale e fotogenica marcia in più.
*** La mela – Un ritratto di Paolo che molto sarebbe piaciuto ai suoi nonni. E non solo a loro. Garantisco! A chiunque! OK per il B/N impeccabile, ok per le ombre leggere che affinano il volto del ragazzo, ok per il suo sguardo delicatamente diretto in macchina. Una presa molto bella di classica fattura.
*** La Fura dels Baus – È una celebre compagnia teatrale spagnola nata in Catalogna. Si auto/definisce come <gruppo di teatro urbano per spazi urbani non tradizionali>.
Questa presenza asciutta, rigorosa, che si distende bianca su nero deciso in bella diagonale, l’Autrice l’ha vista e ripresa nello Spazio Ansaldo di Milano. Ed il risultato è da vetrina raffinata.
*** In piscina – Un’immagine che a me piace moltissimo. E forse qualcuno non sarà d’accordo. Pazienza! È una fotografia di fattura d’avanguardia. La ragazza viene fuori dalla piscina. È quindi ancora bagnata, e il suo volto si apre ad un sorriso incerto alla vista di una fotocamera pronta ad un clic non previsto. Brava più volte, Raffaella. Ok, infine, anche per il B/N di sottile disegno grafico come ottenuto con una matita leggera.
*** Milano, la Triennale – Bravi in due: brava Raffaella e bravo il suo telefonino. Lei, in coda per la Mostra di Raymond Depardon ha visto questo insieme di struttura geometrica, ed ha dato al volo via libera al suo smartphone. E il risultato, molto accattivante, impreziosito dalla presenza di figure umane variamente allineate, è decisamente premiante.
*** L’intrusa – In uno spazio in apparenza senza vita una figura femminile anch’essa come povera di vita percorre la scena. Questa indefinita intrusione è ben raccontata dal mosso contenuto della donna che tuttavia non aiuta molto alla decodifica dell’atmosfera sospesa dell’insieme.
*** Ragazzi che vanno – I due ragazzi vanno. Dove? Alla scoperta del mondo. E qui Raffaella ha fatto una incursione nel mondo dei giovanissimi di oggi che vogliono andare e vedere, a confrontarsi, a capire. Qui i due ragazzi si volgono le spalle e Raffaella ciò lo ha percepito come affermazione di autonomia. Le mascherine sul viso? Marcano il rispetto per il mondo di tutti. Funzionali i colori e l’abbigliamento.
IN CHIUSURA – Prima di salutare desidero precisare una volta di più che tutte le fotografie qui pubblicate sono indirizzate a quelli che “IO SPESSO NON SO COSA FOTOGRAFARE” –
Ciao a tutti, Filippo Crea
Raffaella Persilia da ZOOM
by Elisabetta Piatti
Raffaella Persilia esporta la sua sensibilità avvalendosi di una speciale tavolozza di modi narrativi. L’abbiamo incontrata anni fa sui muri di Milano. Sì, erano suoi, difatti, i manifesti di uno spettacolo al Teatro dell’Elfo. E queste immagini ci erano molto piaciute. L’abbiamo conosciuta anni dopo al Circolo Filologico di Milano, dove era in pista un insieme di iniziative animato da Progresso Fotografico Editore. Ora la ritroviamo, con le gigantografie di Bolzano Danza Festival.
Come nasce il suo innamoramento per la fotografia di scena? Raffaella ci parla dei suoi disordinati interessi di ragazzina. Tra questi, e senza alcuno specifico motivo, aveva trovato posto anche la fotografia. Con macchinette avute in prestito riprende tutto quel che la incuriosisce. Determinata a foto/raccontare le sue fantasie paga con non piccoli sacrifici questa sUa esigenza di espressione.
Le prime gratificazioni la stimolano ad impegnarsi in un progressivo percorso di formazione. Va “a bottega” ed apprende a muoversi con sicurezza in camera oscura. Frequenta il Centro Universitario Teatrale di Brescia, e qui si accende il suo interesse primario, quello per la fotografia di scena. Va a Londra, e per tre anni lavora con compagnie e scuole di danza, variamente affinando il suo bagaglio di conoscenze. Rientrata in Italia lavora e. insieme, sperimenta. Frequenta la scuola di Ken Damy Photogallery, ed ancora quella di “Donna Fotografa” di Giuliana Traverso, ed un laboratorio monografico di Gabriele Basilico. Opera, inoltre, per il Centro Teatrale Bresciano, e per molti anni è fotografa ufficiale di Bolzano Danza, documenta la Fura del Baus allo Spazio Ansaldo di Milano e, nella stessa città, lavora per il Teatro dell’Elfo. Esplora anche altri territori fotografici: lo fa stimolata dai suoi interessi culturali e per acquisire nuovi strumenti foto/narrativi. È però la fotografia di scena, con le sue magiche atmosfere e coi suoi fantasmi sempre mutevoli, ad abitare il centro del suo mondo espressivo.
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