Editing & Pattumiera

Tempo fa ho scovato il sito fotografico di un fotoamatore affetto da fotografite ossessiva. Ho sospettato che questa sua patologia potesse trasformarsi da acuta a cronica ed ho voluto leggere il suo profilo auobiografico. Il suo gergo è pasticciato, velleitario, esaltato. Moltissimi <foto/scrivani> si servono oggi di un dizionario cosmico per “epater les bourgeoises>, per stupire gli ingenui. E fanno scuola!

Inutile, ad esempio, titolare in inglese le vostre foto e le vostre Mostre. Non diventano migliori. Eccomi ora alle fotografie dell’amico di cui sopra. Centinaia e centinaia! A questo maniacale <scattino> ho provato a far capire che aveva malamente mescolato un magnifico 30% di cose da boutique raffinata con un 70% di cose improponibili. In tal modo, Lui avrà pensato, io avrò proposto un insieme ricchissimo, nel quale chiunque potrà trovare qualcosa che gli piacerà da morire

Eh no, caro amico, tu non hai fatto fotografia. Tu hai riempito soffitta e cantina di tutto, di tutto quel che hai raccattato in strada. Io spero di attivare l’attenzione verso qualcosa che va sotto il nome di EDITING. Cosa è questo coso? Semplice, è rivedere le proprie fotografie e cestinarne il 5%, o il 34%, o il 90%, o …niente.

*** L’editing -provare per credere- è una pratica crudele e dolorosa.

Pino Daniele canta “o scarrafone” – Ed io traduco per chi non ha confidenza con la lingua napoletana “Ogni scarafaggio è bello agli occhi di mamma sua.

 

 

*** Come si fa l’editing? Ogni foto/sapientone ha almeno una formula da proporre. Io, in epoca pre/colonbiana ne scrivevo petulantemente. Nel mio manuale “Guida alla composizione” parlavo di “3 su 36”

La pellicola più popolare era il <36 pose>, ed io intendevo che fossero 3 le fotografie da salvare delle 36 disponibili. Una percentuale quindi intorno all’8%

Più tardi, indebolitasi la fotografia chimica per fare spazio a quella digitale aggiornai così la mia formula “una SI, nove NO”. Una percentuale, quindi, equivalente.

 

 

*** Ogni editing ha una sua finalità e, pertanto, va lavorato in modo specifico. C’è quello per una Mostra personale, quello per un committente (ad esempio per un produttore di vino in Franciacorta), per un giornale, per un <house organ>. In concreto editing diversi per finalità diverse.

*** Affidare ad un estraneo l’editing di un nostro portfolio? Manco per sogno! Rivolgersi ad altre persone per ascoltarne il parere, perché no, i Carabinieri non lo vietano. Non oltre, però! Ogni fotografo <deve esprimersi con il suo personale DNA>.

Anni fa ricevevo nella Redazione di un (allora) importante mensile di Categoria quei lettori che sollecitavano un incontro con la mia <sconfinata sapienza> per foto/chiacchierare del loro <far fotografia>. Incontri che impegnavano mediamente un’ora di tempo. Ed io sovente, in chiusura, facevo in modo che il mio ospite di turno avesse individuato almeno tre fotografie da lui preferite.

 

 

E poi, e poi io chiedevo che egli ne scegliesse solo una da salvare dal diluvio. E qui prendeva il via un doloroso rituale. L’ospite sudava freddo, annaspava. Non trovava il coraggio di scegliere le due fotografie da far fuori.

“Questa no, perché…questa no perché, e questa no perché… –

In concreto, andavano in crisi e facevano una dolorosa fatica a scegliere poiché il fare “editing” non faceva parte del loro <iter fotografico> ricorrente.

 

Filippo Crea.

filic@fastwebnet.it

 

 

NOC SENSEI è un modo nuovo di vedere, vivere e condividere la passione per la fotografia. Risveglia i sensi, allarga la mente e gli orizzonti. Non segue i numeri, ma ricerca sensazioni e colori. NOC SENSEI è un progetto di New Old Camera srl

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