In collaborazione, redatto e pubblicato da Immagine Persistente
Beh, non essendo un blog di attualità, quando scrivo preparo i miei post con un po’ di anticipo e l’ultima volta che ho preso in mano la penna non avrei mai pensato che saremmo finiti segregati in clausura per un virus che a tratti ricorda le pestilenze del passato.
Certo è che mentre scrivevo il mio articolo sullo still life, uscito i primi di aprile, mai avrei pensato che questo genere sia adatto anche per chi, in quarantena, desiderasse ancora fotografare.
Sì, perché il coronavirus non lo si può raccontare con la fotografia. Le strade e le piazze deserte da sole non bastano, e neppure la gente con la mascherina in fila davanti ai supermercati.
A conti fatti le immagini più inquietanti sono quelle più banali che nessun fotografo scatterebbe intenzionalmente: i camion dei militari in processione per le vie di Bergamo, le fosse comuni viste da un drone a New York, i medici e gli infermieri che si fanno un selfie per condividere sui social a fine giornata, mostrando i segni delle protezioni sul volto.
Non a caso la Magnum sul suo sito pubblica un diario fotografico della pandemia (link), dove gli autori raccontano il presente attraverso immagini che mostrano tutt’altro. Sono le foto della clausura e mostrano per lo più stanze caotiche, trasformate in parco giochi per bambini, vedute di gente al balcone. Scatti in cui il racconto è detto attraverso quanto non viene mostrato, e la narrazione assume valore solo nel momento in cui l’autore si annulla. Paradossalmente queste foto prese singolarmente non dicono nulla e il loro potere prende corpo solo nel momento in cui affiancate l’una vicino l’altra evocano quella normalità che fino a pochissimo tempo fa era del tutto scontata.
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Sergio Marcelli
Sergio Marcelli nasce ad Ancona nel 1971. Amante delle arti visive, si avvicina alla fotografia sin da bambino per approfondirla – dopo la maturità – con corso di visual design. Predilige il ritratto in studio, sperimenta l’uso della luce artificiale, lavora in medio o grande formato. Contemporaneamente si accosta all’audiovisivo, scoprendo una passione per il formato super 8. Appena ventiseienne inizia la carriera da insegnante, prima per una scuola di cinema promossa dalla Mediateca delle Marche, poi come docente di fotografia dell’Accademia Poliarte, dove resta fino al 2017. Nel 2000 si trasferisce a Berlino; qui entra in contatto del mondo artistico e realizza il suo primo cortometraggio che presenterà, nel 2007, al Festival Miden, in Grecia. Tornato in Italia nel 2004, lavora come fotografo commerciale pur continuando l’attività artistica e di ricerca. L’esperienza maturata gli permette di pubblicare, nel 2016 per Hoepli Editore, il Trattato fondamentale di fotografia, un manuale accolto con entusiasmo dal pubblico e adottato da diverse scuole di fotografica. L’anno successivo inizia la realizzazione di un documentario biografico prodotto da LaDoc Film di Napoli e centrato sulla figura del musicista FM Einheit. Nello stesso periodo diventa coordinatore dei corsi video del Marche Music College di Senigallia. Il suo lavoro di ricerca è presentato alla IX Edizione di Fotografia – Festival internazionale di Roma (2010) ed in diverse città italiane ed europee attraverso esposizioni personali e collettive. Di lui hanno scritto: G. Bonomi, C. Canali, K. Hausel, G. Perretta, G. R. Manzoni, M. R. Montagnani, e G. Tinti.
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