a cura di Filippo Crea
Ho cercato nel dizionario Sabatini Coletti il significato di aforisma e ho letto “massima che esprime un pensiero morale o un sapere positivo”, E siccome i saperi positivi non sono nelle mani di molti, mentre i pensieri morali, filosofici, acculturati, sono disponibili sul mercato a migliaia, ecco che il <deposito> degli aforismi non è sufficientemente capiente per contenerli.
Poco tempo fa, ospite di un fotoclub, appena in sala, ho visto appeso al muro il pannello “fotografare significa mettere in linea di mira cuore, mente e cervello” firmato HCB, vale a dire Henri Cartier Bresson. Questo aforisma l’ho letto ed ascoltato centinaia di volte recitato da dottissimi ignoranti. Ho respirato profondamente e mi sono detto che il malvezzo di copiarsi, di mettersi in fila per ripetere la stessa cosa fino a renderla sbadigliogena, era malauguratamente sempre in pista nel terreno della fotografia.
E però, siccome sono un ammiratore pieno di HCB ecco un’altra sua citazione: “Proprio perché il nostro mestiere è aperto a tutti resta, nella sua allettante semplicità, molto difficile”. Una mastodontica verità; non appena in possesso di qualcosa che <fabbrichi> delle fotografie, eccoci assatanati a caccia di stravaganze che ci conferiscano la patente di <artista>.
E Franca Sozzani, famosa ed intelligente presenza fotografica di mezzo mondo, afferma che “la semplicità è più difficile da creare della stravaganza fine a sé stessa”.
A mio avviso, aforismi famosi da salvare ce ne sono pochissimi e quei pochi fanno ben riflettere chi vuole … riflettere.
Ed ora spazio al mio aforisma preferito; è di Ansel Adams, e recita così “in ogni fotografia ci sono due persone, il fotografo e l’osservatore”. E’ una massima che ho affisso alle pareti di ogni Mostra da me strutturata, e che mi è stata di molto aiuto. Spiego: quasi sempre l’ho utilizzata per dire ad ospiti e visitatori che non c’era da sorprendersi per certe disparità di giudizio su una fotografia. L’autore, il fotografo aveva fatto quel che gli era stato suggerito dal suo bagaglio tecnico e culturale. Ogni visitatore della Mostra era condizionato dalle proprie conoscenze e sei volte su dieci non condivideva il giudizio degli altri visitatori. Era la riprova che ogni giurato aveva operato una scelta autonoma, magari diversa, e comunque non partigiana.
Avrei voluto commentare i moltissimi aforismi improbabili, o annegati nel luogo/comunismo, con i quali si sono esibiti anche nomi famosi che hanno fatto sfoggio di conoscenze di superiore cultura. E ci saremmo divertiti! Avrei voluto, ma non posso; Ryuichi Watanabe, il boss di “nocensei” mi avrebbe tolto la patente.
Una massima però me la consento. Eccola “Io porto la macchina fotografica ovunque vada. Avere un nuovo rullino da sviluppare mi dà una buona ragione per svegliarmi la mattina.”
– Delle due l’una.
O Andy è stato un po’ ruffiano, o mentiva.
Alt! Eccomi ora a voi con tre scansioni catturate dalla Domenica del Corriere del 1927. Tre curiosità che vi piaceranno.
*** Ecco la prima, titolata “Chi vuol ricordare non parte senza UN Kodak”. (Si parte, si parte. Il momento della partenza è sempre il più lieto).
Una reclame (si chiamava così, allora, la pubblicità) che richiama ad una precisa esigenza: rientrare da una vacanza con un bel souvenir. Una sollecitazione non ancora interessata dalla esigenza di fare dell’arte con la fotografia.
*** La seconda “fissate i vostri ricordi con UN Kodak” e siamo ancora alla fotografia/souvenir (Al mare – si tolgono le merende dai panieri – i piccoli si seppelliscono nella sabbia).
*** La terza “le fotografie per la pubblicità del Proton non vengono retribuite”
Nel lontano 1927 ecco già un segnale delle aspettative di molti fotoamatori.
Più o meno come oggi!
Ho finito.
Alla prossima.
Filippo Crea
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