Inizia con questo una serie di articoli “a puntate” per raccontare un progetto fotografico-viaggio che mi ha visto protagonista per alcuni giorni in Basilicata, dove mi sono messo “sulle orme di Carlo Levi” e dei luoghi descritti nel suo capolavoro. Andiamo, si parte!
Sulle orme di Carlo Levi.
di Ugo Baldassarre
Il progetto e il viaggio.
“Sono arrivato a Gagliano un pomeriggio di agosto, portato in una piccola automobile sgangherata…
Si è come in mezzo a un mare di terra biancastra, monotona e senza alberi: bianchi e lontani i paesi, ciascuno in vetta al suo colle, Irsina, Craco, Montalbano, Salandra, Pisticci, Grottole, Ferrandina, le terre e le grotte dei briganti, fin laggiù dove c’è forse il mare, e Metaponto e Taranto”
da “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi
Sono nato in Puglia ma è stata la Basilicata (o Lucania se preferite) la mia casa negli anni dell’adolescenza fino a quando, diplomato, non partii alla volta di Parma. In effetti, a ben pensarci, posso definire solamente Matera la mia “casa”, perchè per tutti gli anni che vi ho vissuto, ho avuto contatti solo marginali con l’entroterra della regione. Capitava, saltuariamente, di fare qualche gita con la mia famiglia o di attraversare a regione per andare da qualche altra parte sul versante tirrenico, ma non ho mai avuto una esperienza con luoghi e persone che possa definire profonda.
La domenica, il giorno dedicato alla famiglia, la si passava dai nonni paterni nella vicina Santeramo in Colle o ad Altamura, dal nonno materno, entrambi a pochi km da Matera, sul confine tra Puglia e Basilicata.
E’ solo negli ultimi anni che, sempre più forte, si è iniziata a far sentire quella voce interiore, quel desiderio di riscoprire le proprie radici e con esse la terra e la gente cui appartieni.
Come tutte le cose che vengono imposte per dovere , la lettura di Cristo si fermato a Eboli ha iniziato a prendere senso per me solo negli ultimi anni, quando ho iniziato a interessarmi al noto testo con curiosità ed interesse personale: al liceo era tra i nostri libri di testo e si può ben immaginare con che brio ne affrontassi la lettura.
Per fortuna, una volta lontano dagli obblighi scolastici, la voglia di “esplorare” non mi è venuta meno, merito anche della fotografia ed ecco che quindi, alla ennesima rilettura del capolavoro di Levi, è scoccata la scintilla che ha dato inizio a quanto adesso vi racconterò.
Cristo è ancora fermo ad Eboli? Cosa è rimasto di quel mondo affascinante ma disperato dipinto da Levi nel suo libro e nei suoi quadri?
Il successo travolgente del turismo di massa che ha investito Matera e tutti i suoi dintorni ha portato beneficio o meno anche a queste terre più impervie?
Con queste domande in testa ho iniziato a organizzare questa esperienza di viaggio-fotografico che ho svolto in completa solitudine armato solo della mia curiosità.
Un aspetto molto interessante dell’aver scelto come “traccia” il libro è stato quello di non essere, fortunatamente, in alcun modo legato al dover restituire una visione artistica o idealizzata dei luoghi: Carlo Levi ha descritto minuziosamente Aliano (ai tempi nota come Gagliano) e tutto il territorio circostante nell’arco di tanti mesi, attraversando stagioni diverse, dal caldo torrido estivo alla infinita stagione delle piogge, restituendo uno spaccato reale e veritiero della terra selvaggia in cui era confinato.
Non ero quindi preoccupato di trovarmi in situazioni avverse e poco fotogeniche per il semplice fatto che non era possibile: avrei affrontato qualsiasi situazione e luce esattamente come si sarebbe proposta. Ero libero di capire ed esplorare senza limiti.
L’attrezzatura fotografica
Per accompagnarmi in questa avventura servivano strumenti in linea con questa filosofia, in grado di assecondare le mie esigenze e non imporne di nuove, in grado di semplificare la mia indagine e non diventare un ostacolo per essa; il mio kit da viaggio, creato appositamente per questa avventura, è stato quanto di meglio potessi sperare.
Nella gamma di fotocamere Olympus esiste un prodotto per ogni esigenza e, considerando il numero dei prodotti a listino, c’è da ammettere che il produttore giapponese sa esattamente come diversificare i propri prodotti in base all’uso finale degli stessi.
La mia scelta è ricaduta su due corpi macchina molto recenti, un tris di fissi altamente performanti e poco ingombranti e una lente grandangolare e versatile come “jolly”.
Il corredo fotografico perfetto non esiste ma possiamo creare un corredo perfetto per le nostre esigenze, che risponda quindi alle nostre aspettative e restituisca il risultato prefissato. Ed è proprio questo che ho fatto!
Imparare a fotografare per sé stessi e non per il giudizio altrui dovrebbe essere il fine di ogni fotografo: è con questa convinzione in mente che ho messo nel mio zainetto la OM-D E-M10 mark IV e la nuova PEN E-P7: uguali, sostanzialmente, nella tecnologia ma completamente differenti nell’approccio e nell’uso pratico, i due corpi macchina hanno svolto benissimo il proprio ruolo.
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