Anna Anastasio vive a Napoli dove iniziò a fotografare dalla fine degli anni ’80 con una Minolta A1 di suo padre.
In Accademia l’incontro con il maestro Mimmo Jodice, rivela la sua vera ed unica passione.
Da lì nasce una stima reciproca, una mostra collettiva e decide di discutere la tesi sulla fotografia del grande maestro.
Da quel momento in poi, fotografare diventa indispensabile per esprimere il suo sentire artistico.
Le fotografie di Anna Anastasio non nascono mai da occasioni, sono osservazioni sul suo mondo interiore.
Quando ha in mente un progetto esce a cercare le immagini idonee per realizzarlo, ma sempre con una visione personale, che la identifica e la distingue.
Anna è una fotografa lenta, non gli piace l’immediatezza: una volta caricato il rullino, gli piace aspettare la luce giusta e inquadrare in totale solitudine.
Usa prevalentemente il medio formato, Hasselblad 500 C/M , Hasselblad SWC/M, ma anche altre fotocamere, tra le quali la Nikon FM 2 .
Applica quasi istintivamente la tecnica (luce, esposizione, composizione ecc.), ma fotografa per comunicare la sua visione della realtà, senza la volontà di documentare.
Anna non ritrare la figura umana, ma il segno del suo passaggio.
Produce immagini in bianco e nero colte dalle sponde calabre del Mar Tirreno, sulle immense spiagge vuote battute dal sole e dalle mareggiate, lidi travolti dal vento, dalla pioggia o dalle tempeste estive, lettini o sedie trasportati dalle maree provenienti da chissà dove, insegne pubblicitarie attività scomparse, infinite distese di campi coltivati a ridosso delle montagne, strade che sembrano infinite, statue marmoree e lapidi abbandonate in cimiteri di periferia, fino ai confini dei parchi verdi napoletani.
In questi giorni in cui l’emergenza covid 19 non si permette di uscire, scatto in casa sperimentando il tema dello “still life”.
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