La collaborazione tra fotografo e stylist: un lavoro di team importante del quale si parla poco. È dalla loro intesa che possono nascere tante immagini equilibrate e con uno stile preciso. Ma quali sono gli aspetti salienti di una buona cooperazione?
Tommaso Basilio, stylist, ha una lunga esperienza nella moda, ha lavorato per Vogue e per le più importanti riviste e vestito modelli e celebrità come Caetano Veloso, Sergio Rubini, Kevin Bacon, Renzo Arbore, Spike Lee, Brandford Marsalis. Ha affiancando fotografi come Gian Paolo Barbieri, Bruce Weber, Oliviero Toscani e Richard Avedon.
Ha anche lavorato con Enzo Dal Verme, fotografo cresciuto professionalmente nel campo editoriale spaziando dalla moda al reportage. I suoi ritratti di celebrità e di gente comune sono stati pubblicati da Vanity Fair, The Times, L’Uomo Vogue, Marie Claire, GQ, Elle e tante altre riviste.
Abbiamo chiesto a loro, abituati a lavorare insieme, di condividere esperienze e punti di vista con i lettori di Sensei.
Tommaso, come hai cominciato il tuo lavoro di stylist e quanto tempo fa?
Tommaso: è stato un caso. Nel 1979 studiavo Ingegneria, con scarsa voglia. E poco dopo le vacanze estive accetto di fare il pony per un piccolo brand di moda di una mia amica. Mi chiedono di portare un pacco negli studi di Vogue. Non c’ero mai stato. Entro e mi trovo in mezzo ad un set tra i flash! Il fotografo aveva dei baffi alla tartara. Mi dice di mettermi un giubbotto e che mi vuole fotografare. Era simpatico e, sorpreso, accetto. Il fotografo era Oliviero Toscani che poi mi ha voluto fotografare ancora parecchie volte. Dopo un paio di mesi mi chiama Flavio Lucchini, il direttore dell’Uomo Vogue e mi chiede se voglio cominciare a lavorare in redazione moda come assistente. Doppia sorpresa, ma accetto di nuovo.
Poi, negli anni, hai lavorato con tanti fotografi importanti. Qual è l’aspetto più difficile di lavorare con un fotografo?
Tommaso: è un rapporto complicato perché per funzionare deve essere di grande complicità e sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda. Quindi a volte il tuo senso dell’eleganza non è lo stesso del fotografo. Ma è lui che scatta quindi ci provi, ma alla fine lo stylist un po’ deve cedere.
Fare un servizio di moda è un tipo di story-telling. Quando scelgo i capi per le foto immagino di dover mettere in scena un film e penso agli aspetti narrativi: che tipo di donna (o di uomo) è, quale aspetto della sua personalità mostrerà nelle foto, eccetera.
In genere io faccio una ricerca accurata e porto tutto quello che posso sul set, anche accessori come cappelli, occhiali, guanti e altro. Prima aggiungo, poi comincio a togliere. A volte basta un elemento che caratterizza il soggetto piuttosto che caricarlo di segni
Enzo, come spiegheresti la funzione dello stylist a chi non la conosce?
Enzo: Uno stylist (o una stylist) lavora con il fotografo per contribuire a creare lo stile di una immagine. Nelle foto di moda, ma anche in quelle pubblicitarie, è lui che ricerca e seleziona gli abiti, gli accessori e gli oggetti da usare sul set adatti a creare l’atmosfera voluta.
Naturalmente, non tutte le volte che si scatta una foto il budget consente di avere uno stylist. Ecco perché è importante che un fotografo impari a controllare quello che controllerebbe uno stylist anche quando scatta da solo e anche se non sta fotografando moda: come sono gli abiti, le pieghe, gli accostamenti…
Se scattiamo un ritratto, gli abiti non sono i protagonisti come nelle foto di moda, però hanno comunque un peso importante. Possono valorizzare o meno il soggetto (anche a seconda del tipo di fisico), possono aiutare ad evidenziare un aspetto del suo carattere, possono distrarre lo spettatore oppure dare importanza alla persona ritratta. Per il fotografo è un aiuto enorme imparare a gestire questi dettagli per sottolineare un aspetto o un altro della persona che è davanti alla macchina fotografica.
Tommaso, qual è la persona che ti ha più colpito vestire?
Tommaso: Con Toscani quando parecchi anni fa siamo andati negli USA per fare un numero intero dell’Uomo Vogue dedicato al futuro. Avevo portato 14 valigioni di abiti (!) e dovevo farli indossare a premi Nobel, scienziati, professori ecc. ecc. Non hanno fatto una piega. Come e meglio di modelli professionisti
Generalmente, in che modo cerchi di creare lo stile per una foto?
Tommaso: Mi piace lo stile quando non è voluto, non è esibito. Quando i vestiti sembrano appartenere da sempre a chi li indossa. Bruce Weber, tanti anni fa, pretese di lavare tutti i capi di un servizio denim prima di scattare e di non stirarli per poterli indossare come se fossero stati usati più volte e non appena usciti da uno showroom. Aveva ragione. Trovo che un colletto stropicciato o una manica rivoltata casualmente siano fotograficamente più interessanti di un abito impeccabile e senza difetti. Le pieghe, per esempio, a volte sono fotogeniche e rendono il capo meno ingessato. Ovviamente ci sono pieghe e pieghe…
Enzo, tu hai scattato molto reportage, moda e la tua specialità sono i ritratti. Che importanza ha lo styling nel tuo modo di fotografare?
Enzo: In ogni immagine ci sono tanti elementi che contribuiscono al suo equilibrio e alla sua armonia, allenarsi a prenderli in considerazione non può che giovare a un fotografo. Scattare moda e lavorare con diversi stylist per me è stata una gavetta importante. Quando si è abituati a osservare bene tanti dettagli, poi viene più facile inquadrare anche un paesaggio perché si notano di più certi equilibri.
Quando scatto reportage, per esempio, il mio lavoro è documentare quello che c’è, non certo costruire una foto. Però posso decidere cosa inquadrare e come inquadralo. E in un ritratto, avere l’occhio allenato mi aiuta molto. Ci sono piccoli dettagli apparentemente insignificanti che fanno una grande differenza quando poi si osserva la foto perché trasmettono subliminalmente delle informazioni diverse.
Enzo, come ti comporti sul set quando ti rendi conto che c’è bisogno di intervenire sullo styling, ma non c’è uno stylist ad aiutarti?
Enzo: Se mi accorgo che c’è una piega da mettere a posto o il colletto storto, mi avvicino al soggetto e do una aggiustata. Sto sempre attento che qualsiasi mia azione non interferisca con la connessione che si crea tra fotografo e soggetto. Per il mio modo di fotografare si tratta di uno degli aspetti più importanti per la buona riuscita di un ritratto, se non del più importante. Il fotografo deve occuparsi delle impostazioni della macchina, della luce, dell’inquadratura, controllare i capelli, lo styling… ma se mentre si occupa di uno di questi aspetti dimentica di mantenere viva la relazione con il soggetto e di farlo sentire a proprio agio, poi iniziano i problemi. Non posso aspettarmi che una persona sveli alla mia macchina fotografica qualcosa di intimo, uno stato d’animo, uno sguardo d’intesa… se io sono più preoccupato di controllare le pieghe di quello che indossa.
Tommaso e tu come ti comporti quando sul set ti rendi conto che il fotografo non sta valorizzando il tuo styling?
Tommaso: Di solito non intervengo subito. Sarebbe un po’ troppo invasivo del rapporto speciale che si deve instaurare tra soggetto e fotografo. Li lascio un po’ a scaldarsi. Poi suggerisco che un certo capo di abbigliamento può essere più fotogenico se inquadrato diversamente. Ma comunque valuto anche l’immagine in senso totale: se la foto risulta comunque più efficace, più forte, più significativa, il contenuto di styling può passare in secondo piano. A me interessa comunicare attraverso le immagini nelle quali l’abbigliamento è una parte, non il tutto.
Tommaso com’è cambiato il modo di lavorare sul set dall’analogico al digitale?
Tommaso: Si è perso un po’ di mistero e di sperimentazione. Se consideri che prima del digitale si scattava e solo il giorno dopo si vedeva il risultato che a volte era sorprendente. Ora tutti controllano tutto. A video lo stylist, il fotografo, il cliente, il soggetto, il parrucchiere, l’assistente ecc. ecc. guardano la foto e commentano, magari durante lo shooting e quando il lavoro è ancora in progress. E spesso chi commenta ha una molto limitata cultura dell’immagine. Il fotografo è portato ad accettare l’immagine cosí come è commentata dal suo committente e rinuncia a provare cose diverse, a fare degli errori che poi sono quelli che ti portano a visioni nuove.
Enzo, tu e Tommaso il 23 e 24 Marzo insegnerete a Milano un workshop di styling per ritratto. Come vi è venuto in mente di proporlo?
Enzo: Me lo hanno chiesto i miei studenti. Da parecchi anni insegno dei fortunati workshop di ritratto e quando mi è capitato di accennare alla collaborazione tra fotografo e stylist ho visto tanti occhi sgranati e curiosità. Chi non ha mai scattato moda non conosce questa parte di lavoro che mi sembra importante da esplorare perché allena l’occhio del fotografo e lo aiuta a scattare con più accuratezza anche se non sta fotografando moda e anche quando non c’è uno stylist. Ho chiesto a Tommaso se aveva voglia di insegnare con me e, fortunatamente, ha accettato.
Perché con Tommaso Basilio?
Enzo: Ci conosciamo da moltissimi anni, abbiamo diviso gioie e dolori di diversi servizi fotografici e siamo amici. È uno stylist con una lunga esperienza nella moda, ci capiamo bene e sul set lavoriamo coordinati e in armonia. Lui intuisce le mie necessità e conosce i miei gusti, io mi fido della sua capacità di migliorare una foto. Insieme siamo un buon team. Credo che l’esperienza professionale che condivideremo nelle lezioni sarà molto interessante e utile per chi partecipa. Anche perché… non siamo d’accordo su tutto!
Chi è interessato a partecipare può trovare i dettagli sul sito www.workshop-ritratto.it
Redazionale per il mensile Class. Location Cotonificio Albini, foto Enzo Dal Verme, styling Tommaso Basilio.
Enzo: per fotografare lo stilista nella fabbrica dove i suoi tessuti vengono realizzati, abbiamo deciso di ambientare i ritratti in modo da svelare un po’ di quel mondo e avere più dinamismo nelle immagini. Le luci sono state create per ogni ambiente in modo diverso: tra i gomitoli una luce più morbida, controluce nella tintoria e così via per tutti gli scatti realizzati.
Tommaso: per lo styling ho voluto mixare in un clash di colori e disegni diversi tutti in cotone come le pezze di tessuto che erano ovunque in questa location
Tommaso Basilio fotografato da Oliviero Toscani per la Campagna Prenatal, 1981

tommaso basilio
Tommaso Basilio alla presentazione della mostra Revolution alla fabbrica del vapore a Milano
Un servizio per Gentleman, Novembre 2018. Tema il velluto. Foto e styling Tommaso Basilio. Per sottolineare l’aria un po’ intellettuale e vintage del velluto per uomo ho scelto un fondo caldo e scuro, una sedia di design nordico, qualche libro e golf girocollo in shetland, che stanno tornando dopo anni di assenza, e ho giocato sui colori, accostati tra di loro.…
Servizio moda per Gentleman. Foto di Paolo Leone. Styling Tommaso Basilio. Scattate in Sicilia presso Planeta, un luogo magico dove fanno dei fantastici vini. L’idea qui era quella di ispirarsi ad un gentiluomo del sud, elegante anche in campagna. Dunque ho scelto soprattutto dei bellissimi cappelli panama e cercato di rendere anche nei vestiti quello stropicciato che nei paesi caldi è una consuetudine.
Foto realizzata per il primo numero di Esquire Italia da Oliviero Toscani. Styling Tommaso Basilio. Una foto ironica, provocatoria, (con foto di Salvini inclusa) che mette in primo piano un tema di interesse sociale come spesso nella fotografia di Toscani. Tommaso ha voluto esprimere come l’eleganza del businessman possa essere interpretata da nuovi cittadini.
Campagna per le borse Campomaggi. Foto di Paolo Leone. Styling Tommaso Basilio. Abbiamo scelto delle persone non modelli che potessero essere testimonial del marchio di borse. E abbiamo chiesto loro di portare i loro stessi vestiti. Il mio intervento è stato quello di controllare e scegliere quale di questi completi fosse il più fotogenico.
Servizio di moda per Gentleman. Foto di Lucio Gelsi. Styling di Tommaso Basilio. L’idea di styling qui è basata su un’ispirazione british sia per l’uomo sia per la donna. I colori, i tessuti, gli accostamenti ricordano la libertà di mischiare che da sempre contraddistingue quella cultura.
Un rigraziamento speciale a Enzo Dal Verme
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