La fotocamera respira? «È chiaro che no!» direbbe qualsiasi fabbricante e venditore. Nessuna fessura, nessun passaggio di aria e di polvere fra l’esterno e l’interno, la camera oscura è ermetica […] come il soffietto nelle fotocamere d’antan e dei banchi ottici, che, ossimoro!, non soffia né respira ma solo si distende e si ripiega […]
Ma le fotocamere, se potessero parlare, reagirebbero rivendicando una forma superiore di respiro “ontologico” che è la loro anima.
È il respiro della luce che […] entra attraverso l’obbiettivo e si distende sul fondo (sali d’argento spalmati su vetro o celluloide, o sensori digitali) […] e va a ossigenare (fecondare) il supporto sensibile dal quale nasce l’immagine fecondata, dopouna gravidanza (latenza) più o meno lunga. Processo paragonabile a quello umano che porta l’aria attraverso la bocca a ossigenare il sangue nei polmoni.
Luce entra, luce esce, come in un respiro alternato: il meraviglioso fenomeno che solo i fisici e gli ottici sanno spiegare, di questo doppio cono coi due vertici contrapposti che si toccano e si incrociano nella “bocca respiratoria” (meglio: “inspiratoria”) della lente.
È un respiro che porta alla creazione […]
Poi, a ben pensarci, c’è anche l’espirazione, non così immediata, ma reale, almeno nell’analogico. Ma questo la fotocamera non lo può sapere.
L’immagine fissata su lastra o pellicola, viene retroilluminata ed espelle i fotoni attraverso un altro foro (l’obbiettivo dell’ingranditore) per andare a fecondare la carta sensibile che, col “bagnetto” in bacinella smaltata, miracolo! diventa immagine stampata; oppure, nel caso della diapositiva, sparati/soffiati dalla lente del proiettore […] su uno schermo bianco, in salotto o nel circolo, per la noia (voluta) degli astanti.
Dalla creazione alla riproduzione e alla diffusibilità: «crescete e moltiplicatevi» un soffio, uno spirare di fotoni e molecole d’argento (Walter Benjamin).
Quando Luciano Minerva, nello scorso giugno, mi annunciò il suo progetto di un libro a più mani sul respiro, pensai che si trattava di una bizzarria. Quando poi mi invitò a partecipare scrivendo un pezzo su Respiro e Fotografia gli dissi che era pura follia. “Sono a malapena un fotografo, non sono assolutamente uno scrittore” pensavo. Mi spiegò che il carattere libero, volendo anche giocoso e surreale, del suo progetto poteva accogliere dei pensieri divaganti senza alcuna pretesa saggistica.
Mi ha stuzzicato, e ne è nato un racconto semiserio, un po’ provocatorio, fra paradossi e analisi storiche e tecniche sul fotografare, appoggiato su una base faziosa e tendenziosa: la fotografia tradizionale su pellicola, tassativamente in bianco e nero, con fotocamere classiche. Questa è la mia vita di fotografo, solo di questo potevo cercare di cogliere il respiro.
Per leggere il mio testo integrale si deve acquistare il libro cartaceo o l’e-book editi da Castelvecchi col titolo “IL SENSO DEL RESPIRO” in libreria in questi giorni. Il caso ha voluto che il Festival della Spiritualità che si tiene a Torino a fine settembre, quest’anno sia dedicato al tema “il respiro”. Perciò il libro è stato associato all’evento e viene presentato a Torino sabato 26 settembre 2020 al Museo Nazionale del Risorgimento, Aula della Camera, ore 15,30. Il mio testo si trova in compagnia di pagine molto stimolanti di una trentina di autori e personaggi assai vari: fra gli altri, Erri De Luca, Alessandro Bergonzoni, Giuseppe Cederna, Giovanna Marini, Paolo Fresu, Marta Foggini (anestesista e rianimatrice all’ospedale di Gavardo) oltre all’introduzione di Luciano Minerva.
“IL RESPIRO DELLA FOTOGRAFIA” l’ho diviso in 4 capitoletti (tre domande e una riflessione: Il fotografo respira quando fotografa? La fotocamera respira? I ritratti, i personaggi, possono respirare? Il respiro dell’opera fotografica). La riflessione si conclude con un accenno alle querce, oggetto del mio più recente lavoro, e al loro rapporto col vento, allusione al fondamentale evento biologico, il respiro della vegetazione, che assorbe anidride carbonica ed espelle ossigeno, con un ruolo fondamentale nel sostegno della vita animale e umana.
In fondo al libro c’è la “Carta del Respiro” un proclama in otto punti sui valori universali connessi al respiro.
Lascia un commento