Per Vieri Bottazzini, la fotografia di paesaggio è fissare e trasmettere l’emozione di un luogo nel tempo.
Il suo approccio alla fotografia paesaggistica è molto simile a quello di un ritrattista, con l’unica differenza che anziché ritrarre persone, lui fotografa massi, rami e componenti del paesaggio.
La composizione è sottrattiva cercando di togliere elementi muovendosi all’interno del paesaggio stesso.
Questo del movimento è un altro aspetto importante della fotografia di Bottazzini.
All’interno del paesaggio Vieri si muove, si alza e si abbassa, avanza e indietreggia alla ricerca del punto di inquadratura perfetto e mai scontato dove le masse di colore, le linee di fuga e le prospettive si incontrano in una composizione perfetta.
I tempi lunghi sono utilizzati sapientemente per creare ed enfatizzare le geometrie e il movimento trasformando le nuvole in linee prospettiche.
La sua capacità di previsualizzazione è estremamente raffinata, riuscendo ad immaginare perfettamente il risultato che otterrà con un determinato obiettivo, in una specifica situazione, con determinati tempi di posa e considerando la trasposizione finale dalla tridimensionalità del paesaggio alla bidimensionali dell’immagine fotografica.
Un ultimo aspetto importante è l’artigianalità del suo lavoro.
La sua è una continua ricerca tecnica (fatta di obiettivi, modifiche, anelli adattatori, filtri e cavalletti), ma anche fisica fatta di viaggi, luoghi, angoli e scorci da scoprire in un perenne percorso di evoluzione.
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