Stefano Lupi, professionista nel campo della comunicazione audiovisiva, opera da oltre trent’anni con una sua propria casa di produzione, cercando di raccontare delle storie: storie di uomini, di paesi, di aziende e istituzioni, utilizzando la fotografia, il video, la multimedialità.
La fotografia ha contrassegnato da sempre la sua attività produttiva a volte integrandola a volte diventandone protagonista.
Spinto dall’emozionante avventura dell’incontro-conoscenza con l’altro, dagli anni 2000 ha stretto collaborazioni con organizzazioni pubbliche e private che operano in aree di crisi lavorando in molti Paesi e testimoniando col proprio lavoro le più diverse realtà sociali e sanitarie.
A differenza di marzo – aprile, stavolta siamo tutti un po’ più preoccupati, avvertendo più marcatamente la presenza della malattia nella nostra quotidianità e temendo che questa possa esserne sconvolta.
I nostri pensieri, in questi giorni, corrono spesso e inevitabilmente verso gli affetti più cari, alle persone che riteniamo essere più fragili di altre e che più di altre hanno pagato un contributo numerico non indifferente: i nostri nonni.
Mia madre ha 91 anni, ed è vedova di papà da circa due, dopo quasi settanta passati insieme. Un bel traguardo, non c’è che dire: ma, soprattutto adesso, mi ripete che le giornate sono sempre più impegnative da affrontare.
Giorni fa le ho chiesto se acconsentiva a raccontare la sua giornata tipo, sintetizzandola in dieci scatti molto stretti che suscitassero esperienze personali in coloro che avrebbero visto il racconto.
Ha accettato: e insieme abbiamo deciso che il titolo e le immagini dovevano far riferimento esclusivamente alla condizione di anziano rimasto solo, seppur – e non è poco – autosufficiente e “in buona salute”, accantonando quindi per un istante la situazione attuale.
Con la speranza che in futuro nessuno più debba essere trascurato o addirittura abbandonato a se stesso, trasformando la realtà in angosciante normalità.
Stefano Lupi.
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