Pasquale “Pas” Liguori è napoletano e vive a Roma.
Il suo lavoro fotografico è principalmente focalizzato sullo studio dei luoghi e degli assetti territoriali, dove la presenza umana viene raccontata attraverso le sue tracce eloquenti, in un approccio originale a metà tra reportage e ricerca sullo spazio urbano.
Ha realizzato numerose mostre personali aventi per oggetto il contesto e il ruolo delle aree periferiche urbane.
Ha pubblicato il volume fotografico Borgate sulle borgate ufficiali di Roma e saggi sulla trasformazione urbana ed è in uscita ImpAsse Roma-Berlino.
BorGate | BOrgate
In BorGate l’espediente linguistico del sostantivo immaginandolo composto del suffisso anglosassone –gate, ispira un concetto di apertura che deriva dalla sua traduzione letterale in “porta, varco”. Ammiro la periferia per la sua porosità, capacità di adattamento, cambiamento e proposta e mi interessava l’ideale riduzione di distanze imposte dalla dispersiva geografia urbana della capitale ponendo in simultanea risonanza pezzi storici di città.
L’interesse dell’indagine fotografica è caduto sui luoghi dove il regime fascista istituì le cosiddette borgate “ufficiali”, una volta entità separate e distanti dal centro cittadino e oggi perlopiù aree costitutive del tessuto urbano, spesso mortificate dal blob edilizio figlio di pianificazioni inefficaci o disattese cui la città è stata sottoposta nel corso degli ultimi decenni.
Il contatto fisico con la borgata ha significato effettuare lunghi sopralluoghi, parlare con chi ci vive, constatare il livello di multiculturalismo e di servizi, percorrerla nelle sue strade, attraversarla nei condomini, scrutarla nel rapporto con gli spazi circostanti, osservarla nei suoi spazi e nei suoi tempi.
Ho scelto quindi un criterio di ripresa in cui si condensassero gli elementi decisivi per la progettualità di indagine: raccontare dimensioni e strutture della borgata contemporanea, registrando nello stesso momento l’umanità ivi sottesa, eludendo la trappola della curiosità pettegola e grottesca, che porta dritto a rese languide e retoriche della periferia coi suoi problemi. Certo, il degrado è ritratto e anche senza sconti, ma non è l’elemento centrale del racconto che lascia spazi alle riflessioni su azioni e opportunità.
Esiste, e si è avvertita, un’identità ancora salda, confluente in una somma di esperienze tale da proteggere persino dalle tentazioni fagocitarie della gentrification che ha snaturato altre, vicine periferie.
Le fotografie della prima fase di indagine eseguite con tecnica digitale vengono ampliate dal nuovo studio che ho scelto di condurre con tecnica analogica. Peraltro, nuovo studio reso necessario dalla disponibilità di nuove evidenze storiche che hanno evidenziato come precedenti ricostruzioni della nascita delle borgate ufficiali, relative alla loro composizione sociale e alla pianificazione urbana istitutiva, fossero gravate da consistenti approssimazioni. Inoltre, il numero stesso delle borgate nate nel corso del ventennio risulta ben più numeroso di quello documentato fino a qualche anno fa.
Evidenze così rilevanti, unite all’esigenza di un approccio allo studio della trasformazione urbana se si vuole ancora più analitico e slow, costituiscono i pilastri della scelta da me adottata di fotografare con approccio analogico. Sicché BorGate si completa con BOrgate dove quel BO ci richiama al banco ottico utilizzato.
BOrgate sarà per la prima volta in mostra al prossimo Live di Semplicemente Fotografare.
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