Fotografie e testo di Johnny Garcea
Appena sveglio la prima cosa che vedo è la mia finestra, vedo la luce che filtra dalle tapparelle e intuisco che giornata sarà decidendo come affrontarla. Ad una certa ora mi fermo, mi affaccio alla finestra e osservo ciò che mi si para davanti.
Quel momento è un rito, fumando una sigaretta penso a come sono arrivato ad affacciarmi a quella finestra e a quante finestre ho vissuto prima di quella. Ho conosciuto tante persone, ho condiviso letti, cucine, piatti di pasta, stanchezza e gioia. Attimi su un balcone sorseggiando caffè parlando di vita.
Nel periodo del lockdown a causa del covid-19 ho visto animali prendere possesso dell’ambiente urbano, li ho visti avventurarsi timidamente in posti di solito trafficati e quindi a loro inaccessibili. Guardando dalla finestra vedo il traffico e penso a come abbiamo fatto ad arrivare a tutto questo.
Affacciato alla mia finestra sento le notizie sulla guerra che arrivano dalla televisione e penso a quanto sono fortunato. Affacciato alla mia finestra a volte ho pianto. Ad una certa ora non c’è un orario, mi affaccio quando ne sento il bisogno.
Dalla mia finestra vedo gente che viene e che va, dalla mia finestra ho sentito la malinconia del Natale.
Ho visto nevicare, ho visto la primavera sbocciare come da copione, alberi, piante e paesaggi cambiano, vedo il tempo passare inesorabilmente e neanche una pandemia può fermarlo.
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Grazie mille.