Venerdì 22 Luglio 2016
di Ugo Marinelli
Oggi ricorre il 91simo compleanno del compianto fotoreporter Federico Garolla. Lo ricordiamo con affetto grazie a questo bellissimo testo scritto dal nostro amico Ugo Marinelli, in collaborazione con la figlia di Federico, Isabella e accompagnato da alcune fotografie del libro “Federico Garolla. In scena e fuoriscena” di Uliano Lucas e Tatiana Aliani.
Correva l’anno… 2004, avevo a che fare con la vela ed una mailing list (VeLista) ed un bel giorno, uno dei partecipanti conoscendo la mia passione per la fotografia, mi dice: “Ma hai visto chi si è iscritto a VeLista? Isabella Garolla… la figlia di Federico Garolla!”. Con i nomi non sono mai stato bravo, ma cerco comunque di scorrere tutta la mia rubrica mentale, alla ricerca di quel nome oppure di uno simile. “Garolla? Non ho idea di chi tu stia parlando.” Rispondo laconico. “Impossibile tu non abbia idea” risponde sicuro, “se ami la fotografia ed hai scorso anche poche immagini scattate da fotografi famosi, lo conosci per forza.”. Faccio spallucce, gli do ragione più per farlo tacere che per convinzione e passo oltre. Ho ripensato più volte a quella discussione, in effetti aveva ragione lui, le foto di Federico Garolla m’erano passate più volte sotto agli occhi, le avevo sempre apprezzate, ma non le avevo mai incasellate sotto un nome e cognome. Perché? Colpa mia, certo, ma più passa il tempo e più sono convinto che Federico Garolla non sia mai stato valorizzato come avrebbe meritato. Scommetterei che e’ la stessa cosa per molti appassionati. Guardate la foto seguente e poi ditemi se non l’avevate vista mai.

Federico Garolla la sua parte di successo l’ha avuta, eccome. Per esempio, quando si parla delle “sorelle Fontana”, che sia alla TV oppure in qualche articolo, l’immagine che le descrive e’ sua, non ci si può immaginare altro che QUELLA foto.
Nell’Atelier delle sorelle Fontana. Roma, 1953
Ecco, voglio dire, però non è così famoso, il suo nome non risuona ogni volta che si parla di fotografia di moda. Viene più alla bocca un “Avedon” o, se ci vogliamo limitare agli Italiani, un “Gastel” che un “Garolla”, diciamocelo francamente. A mia opinione o è stato snobbato dallo storiografia, oppure lui non ha mai promosso sé stesso). Cerco di spiegarmi ancora meglio: conosciamo Federico Garolla per le “sue immagini”, ma non per la “sua immagine”, non e’ mai stato un personaggio alla Secchiaroli o alla Toscani per intenderci. Probabilmente aveva il culto dell’immagine ma non della sua. Eppure negli anni 50-60 un nome lo ha avuto, per fotografare un De Sica una Ekberg o le Fontana o ancora sul set dei “Soliti Ignoti” a fotografare Gassman, Totò, personaggi del mondo della cultura come Pasolini o Elsa Morante, dell’arte come Guttuso e Morandi fino ai presidenti della Repubblica, non si manda mica il primo che trovi disponibile in redazione… perché è finito nell’oblio il suo nome ma, fortunatamente, non le sue foto? Federico Garolla ci ha lasciato pochi anni fa nel 2012, ha lasciato un archivio enorme ed ordinatissimo, niente a che vedere con l’archivio inesistente di un Mario Dondero, di cui non si sa neanche a chi abbia dato i suoi negativi, insomma nulla concorrerebbe a questa colpevole damnatio memoriae. Cerco di capire, chiedo alla figlia Isabella:
Dal reportage “Infanzia abbandonata” . Casa dello scugnizzo. Napoli, 1958
Ugo: Isabella, e’ davvero colpa mia che non conoscevo “il personaggio” di tuo padre oppure effettivamente non si “esponeva” come gli altri? Ho provato ad eseguire una ricerca con google “fotografi di moda” e mi son venuti fuori nomi improbabili come Weegee oppure un Richardson messo tra i “migliori 15”… Isabella: Ugo, non è una tua mancanza, ma potrei dire una serie di concause; sicuramente molto è dovuto al fatto che nel 1982 papà fondò una casa editrice che si occupava di guide di musei attingendo proprio all’archivio che dall’inizio degli anni ’70 aveva arricchito con immagini legate ai luoghi di interesse artistico, turistico e archeologico. Ci abbiamo lavorato fino al 2003, momento in cui riprendemmo in mano l’archivio fotografico. Per contro, un qualsiasi storico della fotografia, uno che lo fa di mestiere, a mio avviso è stato un po’ “superficiale”; dalla fine degli anni ’40 e soprattutto nei gloriosi anni ’50 dell’Italia del boom, non può non essersi accorto che fra i più importanti fotoreporters di testate come “L’Europeo”, “Epoca” e “Fotografia Italiana” in seguito “L’Espresso” e “Oggi”, per citare solo le italiane, riportavano settimanalmente almeno un servizio firmato Garolla, sarebbe bastato sfogliarle. Circa l’archivio di Mario Dondero, permettimi una puntualizzazione: esiste, si trova a Fermo, ed è curato da persone veramente eccezionali che lo stanno riordinando e nel contempo cercando di recuperare anche altri materiali che il grandissimo Mario disseminava in giro per il mondo. Ugo: Ecco appunto, “disseminati per il mondo” definisce bene quanto l’uomo Dondero avesse cura delle sue foto che spargeva e regalava ovunque. Mi rincuora sapere che non tutto e’ perduto, ma solo sparso. Torniamo a noi, visto che abbiamo parlato di Dondero e quindi tocchiamo il tasto “fotogiornalismo”, Federico non stava solo dietro al mondo patinato della moda e non si tirava indietro a fare del fotogiornalismo. Isabella: Assolutamente no, la moda lui l’ha sempre definita la “pagnotta” ma si evince che la sua grande passione era il reportage puro, legato al sociale o i ritratti di personaggi del mondo della cultura o del cinema. Ugo: memorabili son le foto di strada dove la gente comune viene ritratta con un’eleganza fuori da comune. Lui, pur ritraendole, non è mai andato a sfruculiare tra le miserie umane per renderle scioccanti, quanto per mostrarle al meglio.
Dal reportage “La città dei ragazzi” Napoli, 1956
Ugo: Come abbiamo appena visto, tuo padre ti ha lasciato un archivio enorme carico di foto ed anche di emozioni. So che stai digitalizzando tutto. Cosa pensi di farne? Isabella: Questa è una bella domanda, non ne ho ancora la più pallida idea. Sono impegnata in diverse ricerche iconografiche per la maggior parte finalizzate alla realizzazione di mostre personali o collettive; il mondo della carta stampata ormai non è quasi più una committenza e sta sparendo. Ugo: Aiuti da istituzioni ne ricevi? Isabella: Istituzioni? Quali? Se hai un’idea da suggerire, a me come ai tanti altri fotografi che in questo momento così difficile avrebbero un gran bisogno di un intervento non dico a scopo di lucro ma anche solo finalizzato alla conservazione, faccelo sapere! Ugo: Vabbè era quasi scontato, stupido io a fare una domanda del genere. Però finalmente almeno la Fiaf parla di tuo padre… Isabella: Sì l’incontro con la Fiaf è stato magicamente casuale, avvenuto anni fa, come racconta Claudio Pastrone nella prefazione al libro della collana “Grandi Autori”. Dopo la presentazione ufficiale dello scorso giugno a Merano, contestualmente alla relativa mostra, sono previste altre tappe espositive in giro per l’Italia organizzate dai diversi circoli della federazione. Ugo: Altre mostre in programma? Isabella: Per il momento poche. Grande successo sta avendo la mostra “Bellissima, L’Italia dell’alta moda 1945 – 1968” già esposta al MAXXI di Roma, a Villa Reale di Monza e attualmente Miami. Una mostra collettiva sempre dedicata alla moda che verrà inaugurata a novembre a Brescia nella splendida cornice dell’ex tribunale che ospita anche una permanente, inaugurata il mese scorso, dedicata ai fotografi italiani più significativi. Pronta, incorniciata e accompagnata da un bel catalogo (Peliti Editori), anch’esso curato da Uliano Lucas e Tatiana Agliani, la mostra “In scena e fuori scena” è ferma in deposito da molto, troppo lungo tempo.

Dal reportage “Verso Sud. Agropoli (Salerno), 1958
Sono 112 immagini che ripercorrono il lavoro di papà; è stato un grande, lungo e entusiasmante lavoro per il quale Uliano (ha) sfogliato l’intero archivio in bianco e nero provino a contatto per provino a contatto. Ugo: Sarebbe bello poterle mettere in mostra. Se sapessi organizzare una roba di questo livello, lo farei domani stesso. Isabella: Se fosse possibile te ne sarei veramente grata, non sarebbe affatto difficile poter realizzare un progetto di questo tipo, anzi! Come in tutti i settori ci si perde fra i meandri dei vari uffici e sottouffici. Di lavori come questo già realizzati e quindi con dei costi minimi da affrontare sono pieni gli archivi di tanti fotografi eppure lì rimangono, amati e tutelati e non a far la muffa come altrove potrebbe accadere.
Ugo: Grazie di averci raccontato queste cose Isabella.
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Tutte le foto inserite nell’articolo sono di proprietà dell’archivio Federico Garolla è fatto divieto assoluto di riprodurle separatamente a questo articolo.
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