Zeiss Hasselblad Sonnar 250mm 1:4 e 1:5,6 F

 

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; in questo quarto articolo dedicato alle ottiche Zeiss per Hasselblad serie F, prodotte prima del 1957, ci dedicheremo alla focale più lunga del sistema, il Sonnar 250mm.

Quest’obiettivo riveste un particolare interesse per due ragioni: fu il primo obiettivo di Oberkochen ad affiancare le ottiche Kodak Ektar, quando erano ancora prodotte e commercializzate, ed è l’unico di questa generazione F anni ’50 a venire proposto in due varianti, prima con apertura 1:4 e poi 1:5,6.

Il Sonnar 250mm e la sua precoce introduzione nacquero da un’urgenza personale dello stesso Victor Hasselblad: essendo un grande appassionato di ornitologia e caccia fotografica ai volatili (soggetti piccoli ed elusivi), ha sempre prestato molta attenzione alle focali più lunghe, e infatti prima dell’introduzione degli obiettivi serie C con otturatore centrale, quando gli adattamenti ai corpi Hasselblad a tendina erano oggettivamente più facili, aveva fatto realizzare in piccolissima tiratura alcuni potenti teleobiettivi in montatura Hasselblad come il Dallmeyer Dallon Tele-Anastigmat 508mm (20”) 1:5,6, il Bausch & Lomb Telephoto Anastigmat 508mm (20”) 1:5,6 o il Kinoptik Aplanat 500mm 1:5,6.

 

 

Le ottiche Kodak per Hasselblad sviluppate nel 1947-48 (alle quali ho dedicato un altro articolo specifico) erano quattro: Wide Field Ektar 55mm 1:6,3, Ektar 80mm 1:2,8, Ektar 135mm 1:3,5 ed Ektar 254mm 1:5,6; per ragioni varie e mai completamente chiarite il 55mm e il 254mm non arrivarono alla produzione di serie, e se Victor Hasselblad poteva eventualmente chiudere un occhio sul Wide Field Ektar grandangolare, da appassionato naturalista non accettava la perdita del teleobiettivo più potente; a quel tempo, anche se appariva già chiaro che gli alti costi di importazione delle ottiche americane non sarebbero stati sostenibili ancora a lungo, la Zeiss di Oberkochen non era ritenuta da Hasselblad ancora in grado di subentrare a pieno regine nella fornitura di tutto il corredo, tuttavia la mancanza della lunga focale indusse l’imprenditore ad accelerare i tempi e a chiedere all’azienda tedesca di realizzare in fretta e furia un 250mm, derivandolo dai collaudati schemi Sonnar di Bertele, per ovviare alla lacuna; alla Zeiss agirono pragmaticamente: presero il classico Sonnar 135mm 1:4 (in produzione dagli anni ’30 e previsto anche per le nuove Contax della Zeiss Ikon Stuttgart), lo ingrandirono in scala, mantenendo l’apertura massima originale, e diedero vita al Sonnar 250mm 1:4 F che Victor Hasselblad richiedeva tanto urgentemente.

 

 

L’affiancamento dell’ottica Zeiss da 250mm 1:4 ai Kodak Ektar 80mm 1:2,8 e 135mm 1:3,5 già in produzione avvenne intorno al 1951; l’estetica del barilotto e le lavorazioni meccaniche replicavano quelle degli obiettivi Kodak, in modo da fornire la percezione di un corredo omogeneo sebbene in realtà coesistessero due fornitori diversi, e il primo prototipo realizzato ad Oberkochen, identificato dal codice interno 1 10 02 V1 (dove “V” indica ovviamente Versuch, prototipo) presentava un barilotto rifinito per fresatura con metallo a vista e rivestito con un trasparente protettivo.

 

 

Per gli esemplari prodotti in serie fu invece deciso un rapido dietrofront e il barilotto appare completamente laccato nero, comprese le godronature in rilievo sulle ghiere; la meccanica risulta curiosamente semplificata e la ghiera del diaframma non prevede un sistema di preselezione, dettaglio che impone di togliere l’occhio dal mirino dopo la messa a fuoco per impostare il valore di lavoro desiderato; dal momento che la produzione avvenne prima del 1953, il Sonnar 250mm 1:4 F è ovviamente marcato Zeiss Opton.

 

 

Naturalmente l’obiettivo prevede il classico innesto rapido con filetti concepiti in modo da fissare l’ottica con una rotazione di appena 120° dal punto di ingaggio, e questo Sonnar era fornito completo di tappo posteriore, tappo anteriore a pressione in metallo sbalzato, paraluce metallico dedicato e lussuoso astuccio in cuoio, quest’ultimo probabilmente aggiunto da Hasselblad sfruttando la grande tradizione svedese del settore.

 

 

In altri articoli di questa serie ho rimarcato come l’estetica delle ottiche Zeiss per Hasselblad delle prime generazioni sia un elemento molto caratteristico che è diventato un classico del settore, apprezzato da generazioni di fotografi; è quindi giusto ribadire che questi stilemi non vennero creati ex-novo ad Oberkochen ma la Zeiss si limitò a seguire le istruzioni di Victor Hasselblad, il quale domandò espressamente che le nuove ottiche tedesche per le sue fotocamere fossero esteticamente simili ai Kodak Ektar del primo equipaggiamento, pertanto molti inconfondibili dettagli che caratterizzarono la finitura degli obiettivi Zeiss per Hasselblad (e non solo: osserviamo, ad esempio, questo Sonnar 250mm 1:4 primo tipo per Contarex) furono definiti a Rochester nell’immediato Dopoguerra e poi semplicemente “ereditati” da Zeiss: curiose spigolature della storia.

 

 

Questa illustrazione permette di apprezzare lo schema ottico utilizzato nel Sonnar 250mm 1:4 F; troviamo quindi la stessa struttura a tripletto modificato, con due elementi centrali collati di grande spessore, già da molto tempo in servizio sul fratellino Sonnar 135mm 1:4 per Contax; il fatto di averla praticamente ingrandita in scala, mantenendo l’apertura originale, ha comunque comportato ingombri e pesi rilevanti.

 

 

Questo tipo di schema, geniale nella sua semplicità e in grado di fornire prestazioni eccellenti, è stato copiato e sfruttato da numerosi fabbricanti e venne originariamente concepito da Ludwig Bertele nel 1929, durante tre mesi sabbatici in cui si era temporaneamente licenziato dal suo incarico alla Zeiss Ikon e aveva affrontato un lungo viaggio negli Stati Uniti (e nell’io?), dal quale tornò con l’idea per questo nuovo schema che venne poi brevettato; quelli illustrati sono i

Gli storici documenti originali del brevetto consegnati allo stesso Ludwig Bertele a suo tempo e riprodotti grazie alla cortesia del figlio Erhard.

 

 

Osservato in una grafica più chiara, il nocciolo ottico del Sonnar 250mm 1:4 F appare sicuramente conforme al classico schema utilizzato per decenni nella focale da 135mm.

 

 

Nell’estate del 1979, precisamente nel mese di Luglio, qualche responsabile del laboratorio tecnico della Photoobjektive Plant ad Oberkochen si prese la briga di raccogliere i dati disponibili sulle ottiche Zeiss serie F degli anni ’50, compilando schede e realizzando test MTF su esemplari disponibili in azienda; forse questo sconosciuto e meritevole dipendente cercava solo distrazione in momenti di noia, tuttavia il suo lavoro è oggi prezioso perché fornisce informazioni inedite su queste ottiche prodotte quasi 70 anni fa; la scheda del Sonnar 250mm 1:4 ci informa che l’obiettivo venne rubricato col codice interno 10 10 02 (numerazione che lascia intuire come sia stato uno dei primi calcoli effettuati dall’azienda, formalmente nata nel Dopoguerra), l’attacco è il classico sistema con filettature M60x6mm, l’angolo di campo è pari a 18°, il diaframma ad iride chiude da 1:4 ad 1:32, la messa a fuoco arriva fino a 2,5m e il formato coperto è da 57x57mm con uno spazio retrofocale utile fra ultima lente e piano focale di 118,82mm.

Le specifiche del modello di produzione sono conformi a quelle del prototipo 1 10 02 V1 e gli ultimi dati sul documento suggeriscono la ragione per cui Hasselblad chiese alla Zeiss di ridisegnare l’obiettivo e creare la versione successiva con apertura ridotta a 1:5,6: l’obiettivo misura infatti 163mm di lunghezza per ben 1.100g di peso (nonostante la fattura in lega leggera e l’assenza di otturatore centrale), con una montatura anteriore fuori standard rispetto agli altri modelli che prevedeva un tappo a pressione da 80mm (anziché 57mm) e un attacco filtri da 77×0,75mm (quello convenzionale è invece 54×0,75mm); pertanto per il Sonnar 250mm 1:4 servivano una serie di filtri specifici e un paraluce dedicato, mentre il peso largamente superiore a 1kg rendeva ovviamente difficoltoso il brandeggio e il trasporto.

 

 

Il 19 Luglio del 1979 ad Oberkochen vennero effettuate le misurazioni MTF su un vecchio esemplare, poi trasferite su carta millimetrata 4 giorni dopo; come prevedibile, il comportamento è molto simile a quello riscontrato sul Sonnar 135mm 1:4 per Contax e Contarex che ne condivide lo schema, con un rendimento molto uniforme da centro a bordi e il caratteristico flesso della lettura tangenziale nelle aree periferiche dovute ad un residuo di aberrazione cromatica.

 

 

Osservando gli MTF misurati con analoga metodologia su un Sonnar 135mm 1:4 per Contarex che utilizza l’identico schema, viene confermato lo stesso andamento dei grafici (nell’MTF del 135mm le linee intere e il tratteggiate sono invertite rispetto a quello del 250mm); naturalmente i valori alle alte frequenze spaziali risultano superiori di un 15 – 20% ma questo è normale, considerando che il 135mm copre una diagonale di formato quasi dimezzata rispetto al 250mm.

 

 

L’eccellente illuminazione periferica per cui era famoso il Sonnar 135mm viene ribadita anche dal Sonnar 250mm 1:4 F per Hasselblad, con una perdita inferiore ad 1 f/stop a piena apertura e una trasmissione ai bordi ad 1:8 che sfiora l’85% rispetto al centro, un valore eccezionale; la distorsione segue il consueto andamento a cuscinetto e il valore massimo ai bordi è poco superiore all’1%; curiosamente la curva è stata tracciata anche oltre il limite di 40mm per la semidiagonale, come se l’obiettivo fosse in grado di coprire un formato anche maggiore del 6x6cm.

Il Sonnar 250mm 1:4 F fu quindi il primo obiettivo Zeiss fornito ad Hasselblad; i registri di produzione relativi a quell’epoca sono confusi e lacunosi (comprensibilmente, il personale lavoravano alacremente per impiantare una nuova azienda da zero e la precisione nella sistematica degli archivi non era di sicuro una priorità), pertanto è difficile definire quanti esemplari siano stati effettivamente prodotti e consegnati al partner svedese; l’informazione più attendibile ma forse non definitiva è che sia stato assemblato un singolo lotto di 600 esemplari.

Nel frattempo, in casa Hasselblad presero atto che il nuovo Sonnar 250mm 1:4 era certamente luminoso e forniva buone prestazioni, tuttavia il diametro della montatura anteriore fuori standard e il peso rilevante (ben superiore a quello del Kodak Ektar 254mm 1:5,6 che fu chiamato a sostituire) creavano perplessità, al punto che fu chiesto a Zeiss di rielaborare l’obiettivo, rinunciando ad 1 f/stop di apertura massima e creando un 250mm 1:5,6 più compatto, leggero e con montatura anteriore standardizzata.

Il calcolo ottico per la nuova versione, che sarebbe poi rimasta in produzione per svariati decenni, fu completato l’8 Settembre del 1952; era nato il Sonnar 250mm 1:5,6, uno dei grandi classici del sistema Hasselblad, ampiamente sfruttato anche dalla NASA per riprese dalle navicelle spaziali.

 

 

Il nuovo Sonnar 250mm 1:5,6 F riprende l’estetica e le finiture del predecessore ma risulta decisamente più compatto e leggero, quindi più facilmente sfruttabile nonostante il sacrificio dell’apertura massima; la ghiera per il diaframma semplificata e priva di preselettore venne mantenuta e anche la messa a fuoco minima a 2,5m corrisponde a quella del modello più luminoso, con una scala metrica estremamente dettagliata; la seconda immagine consente di apprezzare il caratteristico sistema di montaggio dell’obiettivo, con 3 settori filettati a passo estremamente pronunciato che si ingaggiano nelle relative sedi del corpo e finalizzano il fissaggio con appena un terzo di giro di rotazione.

 

 

Anche il nuovo 250mm 1:5,6 utilizza il classico schema Sonnar a 4 lenti derivato da quello del 135mm; in questo caso, accettando un’apertura massima più ridotta, la sua configurazione risulta ancora più conforme a quella del modello inferiore.

 

 

La scheda informativa presente nella brochure del 1954 sottolinea naturalmente la grande compattezza di quest’obiettivo, tallone d’Achille della precedente versione, e mette anche in risalto le ottime caratteristiche ottiche, già ben note per la focale 135mm, con un rendimento che si può considerare soddisfacente anche a tutta apertura, senza bisogno di diaframmare se non per incrementare la profondità di campo; questo dettaglio è importante perché rende più accettabile la modesta apertura massima 1:5,6.

 

 

Come anticipato, questo schema verrà mantenuto in produzione per una sessantina d’anni e il Sonnar 250mm 1:5,6 risulta quindi prodotto nelle varie versioni F, C cromato, C nero, C nero T*, CF e CFi.

 

 

Confrontando le misurazioni MTF del Sonnar 250mm 1:5,6 con quelle rilevate sul precedente 250mm 1:4, troviamo un rendimento migliore a tutta apertura, come prevedibile trattandosi di un 1:5,6 paragonato ad un 1:4, tuttavia i valori complessivi del nuovo modello sono leggermente superiori anche ad 1:8, a parità di condizioni, ad indicare come il disegno rivisto abbia ridotto drasticamente gli ingombri e il peso senza incidere sulle prestazioni ma fornendo anche un incremento in tal senso.

Anche nel caso del 250mm 1:5,6 F il periodo di produzione corrisponde ad anni in cui i registri di fabbrica non sono chiari e completi; l’unico dato relativo a questo modello è un singolo lotto di 500 pezzi, quindi entrambe le versioni di Sonnar 250mm F sono da considerare decisamente rare e interessanti per comporre una piccola collezione col corredo Hasselblad/Zeiss della prima ora, affascinante al giorno d’oggi come quando era in produzione.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

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