Zeiss Hasselblad FE 50mm 1:2,8 e 110mm 1:2 variazioni

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; l’ultima generazione di ottiche Zeiss per Hasselblad 6×6 ad arrivare sul mercato fu la serie F, una nuova gamma fortemente voluta da Victor Hasselblad in persona che non mancò di sperimentare i prototipi direttamente, quando ormai la sua parabola professionale ed esistenziale volgeva al termine; questa serie di ottiche è molto interessante perché era destinata ai nuovi apparecchi della serie 2000 come ad esempio la 2000FC, macchine che recuperavano l’utilizzo dell’otturatore a tendina sul piano focale (già previsto a suo tempo sui modelli 1600F e 1000F fino al 1957) e potevano quindi rinunciare all’otturatore centrale incorporato negli obiettivi: l’eliminazione dell’ingombro e della strozzatura imposti da tale elemento permettevano quindi maggiore libertà ai progettisti degli schemi ottici e gli obiettivi Carl Zeiss Hasselblad tipo F potevano vantare mediamente 1 f/stop di luminosità in più e altri dettagli interessanti.

La flagship del corredo fu sicuramente il luminosissimo Planar 110mm 1:2, un obiettivo che rinunciava a circa 12° di campo rispetto al classico 80mm 1:2,8 (diventando se vogliamo un pezzo anceps, troppo lungo come normale e nel contempo troppo corto per i ritratti) ma grazie a questa caratteristica e sfruttando al massimo le quote meccaniche più permissive garantiva un’apertura massima eccezionale per la categoria e supportava una nuova cifra stilistica per i fotografi di soggetti umani, grazie alla ridottissima profondità di campo e allo stacco plastico del protagonista sullo sfondo completamente sfuocato; occorre annotare che la disponibilità di tale modello venne poi estesa anche alle monoreflex 6x6cm Rolleiflex, per le quali inizialmente era stato anche previsto un prototipo Planar 120mm 1:2 che poi non venne prodotto, forse a causa della focale troppo lunga per un obiettivo normale.

 

 

 

Proprio lo Zeiss Planar 110mm 1:2 è il protagonista nella quarta di copertina di una brochure dedicata alle ottiche Hasselblad confezionata nel 1984 dall’importatore italiano FOWA di Torino, dove l’obiettivo viene maneggiato da un testimonial d’eccezione per una fotocamera svedese: il campione di sci alpino Ingemar Stenmark, imbattibile fra i pali stretti.

Un altro obiettivo estremamente interessante introdotto con la serie F del 1977 è il Distagon 50mm 1:2,8 (calcolato da Erhard Glatzel, padre di questo schema); un modello appetibile per varie ragioni: è stato l’unico grandangolare della gamma per tutta la parabola del sistema, garantiva 1 f/stop di apertura massima in più rispetto alla controparte C con otturatore centrale, permetteva di focheggiare fino a 32cm e introduceva in anteprima un sistema flottante gestito automaticamente dalla ghiera di messa a fuoco, senza necessità di ricorrere al comando manuale separato, con settaggi predefiniti alle varie distanze, come quello che sarebbe stato adottato in seguito sui modelli CF ad otturatore centrale come i Distagon 40mm 1:4 FLE e 50mm 1:4 FLE .

 

 

Il Planar T* 110mm 1:2 e il Distagon T* 50mm 1:2,8 costituivano quindi 2 modelli estremamente interessanti e ambiti della nuova linea di ottiche e al loro esordio calamitarono l’attenzione degli appassionati, sebbene la maggioranza degli utenti Hasselblad fosse abituata ad appoggiarsi al lampeggiatore elettronico come luce principale o di riempimento e tali fotografi notarono immediatamente il principale limite delle nuove fotocamere serie 2000: la sincronizzazione flash vincolata ad 1/90”, spesso insufficiente per un fill-flash in esterni; è vero che su tali corpi si potevano montare anche gli obiettivi con otturatore centrale per estendere la sincronizzazione ad 1/500” ma, a questo punto, il professionista poteva benissimo continuare ad utilizzare la fidata 500C/M compagna di mille battaglie senza investire cifre ingenti nel nuovo sistema…

Si tratta di fu una serie di considerazioni all’epoca ampiamente condivise che limitò di fatto la penetrazione sul mercato della serie 2000 con le relative ottiche F; questo naturalmente nulla toglie alle loro caratteristiche tecniche inedite ed interessanti.

Il Planar F 110mm 1:2 T* e il Distagon F 50mm 1:2,8 T* meritato un approfondimento perché furono oggetto di migliorie e aggiornamenti tecnici introdotti nel 1998 la cui natura ed entità sono sempre state abbastanza nebulose; questo articolo vuole fare chiarezza proprio su questo specifico argomento.

La descrizione degli aggiornamenti che interessarono questi 2 modelli a fine anni ’90 è riportata in dettaglio su Camera Lens News n° 7 dell’estate 1999, un magazine online diffuso a cura della Carl Zeiss Oberkochen a partire dall’estate 1997 e poi gestito dalla Casa per una paio di decenni; ecco gli stralci con le relative modifiche evidenziate.

 

 

Il comunicato ufficiale del 1999 cita per il Planar 110mm 1:2 la fusione di 2 elementi ottici nella parte posteriore in un singolo doppietto cementato e l’introduzione di nuove soluzioni per il controllo dei riflessi interni, migliorie che asseritamente consentivano di migliorare le prestazioni a tutta apertura e il contrasto complessivo; questa versione migliorata risultava riconoscibile solamente per l’applicazione di palpebre antiriflessi dietro la lente posteriore.

Per quanto riguarda il Distagon 50mm 1:2,8, nello stesso periodo la meccanica venne ridisegnata portando la messa a fuoco minima da 32cm a 42cm, un sacrificio che ha consentito di ridurre l’imponente massa dell’obiettivo da 1.240g a 1.025g e di eliminare la rotazione della montatura anteriore, utile con filtri polarizzatori e digradanti lineari; queste modifiche sono evidenti nell’estetica dell’obiettivo e note agli utenti, tuttavia il dettaglio che non si può inferire da una semplice osservazione esterna è una rivisitazione degli elementi di incastonatura delle lenti, operazione che ha garantito maggiore accuratezza nella centratura e spaziatura, favorendo una maggiore omogeneità di comportamento nella serie.

Nella sistematica complessiva delle varianti di produzione, queste importanti migliorie si sovrappongono ad altri dettagli che erano già stati modificati in precedenza; infatti la serie F del 1977 si evolse in F/TCC nel 1991 (con contatti databus per la nuova 205TCC) e successivamente in FE, un lungo percorso scandito da ulteriori aggiornamenti.

 

 

 

Per quanto concerne il Planar 110mm 1:2, la parte meccanica rimase sempre fedele all’impostazione originaria, tuttavia fra la prima serie F e le più tarda versione FE possiamo notare come la grafica delle scritte sia stata completamente rivista, sia come font che come colori, aggiungendo anche la denominazione “F” accanto alla lunghezza focale; un altro dettaglio è costituito dalla scala con le distanze di messa a fuoco, serigrafata direttamente sulla ghiera nel tipo FE e invece riportata su un anello separato e fissato con due viti in quello F; queste modifiche esordirono con al serie F/TCC del 1991.

 

 

 

Le principali modifiche tecniche del 110mm 1:2 sono visibili nella parte posteriore: il modello F prodotto dal 1977 al 1991 presenta solo interfacce meccaniche del tutto analoghe a quelle degli obiettivi C; la versione F/TCC del 1991 e la successiva FE prodotta fino al 1998 si caratterizza per la comparsa di 4 contatti databus dorati; infine, la versione FE prodotta dal 1998 introduce una miglioria al gruppo ottico posteriore ed è riconoscibile per l’aggiunta di 4 palpebre antiriflesso posteriori sagomate; va anche aggiunto che le ottiche compatibili con i corpi 205TCC e successivi, così come tutti gli altri accessori funzionalmente operativi su tali modelli, divennero immediatamente riconoscibili grazie all’applicazione di due trattini azzurri visibili all’esterno.

 

 

 

Per quanto riguarda il Distagon 50mm 1:2,8, le modifiche sul modello arrivarono invece simultaneamente nel 1998 grazie all’introduzione della montatura alleggerita, con l’eccezione della nuova veste grafica per font e colori dei testi e la relativa eliminazione della scala di messa a fuoco riportata su una ghiera separata e fissata con viti, già introdotte in precedenza col tipo F/TCC del 1991; il resto delle varianti compariranno invece con il tipo FE modificato prodotto dopo il 1998, fra le quali: barilotto interamente rivisto con riduzione del peso di 215g e spostamento della messa a fuoco minima a 42cm, montatura anteriore ridisegnata e non più rotante, sistema di fissaggio delle lenti con registro micrometrico perfezionato; questa illustrazione mette a confronto un tipo F di prima generazione (1977 – 1991) con un FE con specifiche aggiornate 1998: come si può notare, gli affinamenti introdotti nella serie sono molteplici.

Il pretesto che ha ispirato quest’articolo era proprio documentare le migliorie interne, non visibili dall’utente, che dovrebbero garantire invece prestazioni ottiche superiori, come annunciato dalla Casa su Camera Lens News n° 7 – estate 1999; è tuttavia difficile confermare il prospettato incremento nella qualità d’immagine perché la corrispondente documentazione Zeiss relativa alle varie generazioni di questi obiettivi non ha effettivamente registrato variazioni nello schema ottico e nei diagrammi MTF passando dalla serie originale F alle versioni evolute FE posteriori al 1998.

 

 

Ad esempio, mettendo a confronto le schede ufficiali dei Planar 110mm 1:2 tipo F ed FE ultima serie, non soltanto i diagrammi MTF coincidono ma anche gli schemi ottici non presentano alcuna variazione, dal momento che il doppietto posteriore cementato era presente fin dai primi esemplari dell’obiettivo, pertanto non si comprende quali dovrebbero essere i due elementi nella parte posteriore che inizialmente erano separati e poi vennero uniti nel tipo FE del 1998, perché già lo schema Doppio Gauss originale prevedeva due doppietti collati ai lati del diaframma; è quindi possibile che la nuova scheda abbia erroneamente mantenuto le curve MTF del tipo precedente, tuttavia l’aggiornamento dello schema ottico ufficialmente dichiarato non trova riscontro.

 

 

Con il Distagon 50mm 1:2,8 la questione è ancora più sottile perché, in realtà, lo schema originale del 1977 non è mai stato alterato e l’aggiornamento indicato nel documento dell’estate 1999 riguarda solo la possibilità di calibrare meglio la posizione reciproca e la centratura delle lenti in fase di assemblaggio; secondo Zeiss questa riduzione delle tolleranze dovrebbe garantire una maggiore qualità nell’immagine finale, tuttavia, se accettiamo questo assunto reso possibile dal nuovo sistema di incastonatura delle lenti, lo stesso concetto implica che gli esemplari precedenti non garantivano la stessa costanza nella serie per via di limiti di assemblaggio, e questo se vogliamo è un autogol di comunicazione; in ogni caso è nuovamente difficile quantificare l’entità degli ipotetici vantaggi perché nelle corrispondenti schede tecniche relative al tipo F originale e all’FE rivisto e corretto le letture MTF sono state effettivamente aggiornate ma i valori riportati sono inconcludenti: marginalmente migliore l’FE sull’asse ad f/2,8 ma superiore il vecchio F nella lettura ad f/5,6 nelle zone mediane con orientamento tangenziale, pertanto si può desumere che si tratti delle normali fluttuazioni normalmente presenti su vari esemplari della stessa serie; d’altro canto per il fabbricante non sarebbe stato possibile quantificare concretamente i vantaggi del nuovo sistema di assemblaggio delle lenti perché, in realtà, lo schema non è cambiato e i valori MTF teorici di due gruppi ottici perfettamente montati, che siano parte di un obiettivo F del 1977 o di un FE rivisto del 1999, dovrebbero essere identici: una eventuale differenza apprezzabile si giustificherebbe soltanto misurando un vecchio obiettivo F palesemente affetto da difetti di centratura e spaziatura delle lenti, cosa impossibile in documenti ufficiali.

L’aggiornamento ottico degli Zeiss Planar 110mm 1:2 e Distagon 50mm 1:2,8 FE rimane pertanto qualcosa di vagamente nebuloso, ufficialmente dichiarato dal fabbricante ma sprovvisto di documentazione chiara e certa con relativi riscontri oggettivi dei reali vantaggi pratici; è possibile che l’autore del relativo articolo sul magazine online ufficiale si sia lasciato prendere la mano dall’entusiasmo e abbia calcato un po’ sul sensazionalismo dell’informazione: nel caso del 110mm 1:2, nello schema non esisteva una coppia di elementi singoli posteriori da unire e, in ogni caso, il nuovo schema ottico risulta conforme al precedente, mentre per il 50mm 1:2,8 i vantaggi pratici sono possibili solo mettendo a confronto un modello aggiornato perfettamente calibrato con un esemplare precedente affetto da difetti residui di centraggio e spaziatura, eventualmente più probabili con il vecchio barilotto.

Le ottiche F – F/TCC – FE ed i relativi corpi Hasselblad con otturatore a tendina hanno sempre goduto di uno status particolare: pezzi tecnicamente all’avanguardia ma snobbati dallo zoccolo duro dei professionisti che sfruttavano i corredi della casa svedese per le incombenze quotidiane e privilegiavano i classici modelli con otturatore centrale, sia per affezione inveterata che per la grande disponibilità di esemplari anche usati; la penetrazione di mercato del corredo con otturatore a tendina è stata quindi abbastanza marginale e anche la relativa documentazione in lingua originale italiana non è così’ abbondante; per completezza di informazione voglio quindi aggiungere alcune schede recuperate da brochure italiane del sistema.

 

Le schede dedicate al Planar 110mm 1:2 (chiedo venia per il moirè non corretto sull’immagine d’esempio) riportano gli stessi dati tecnici presenti in quelle generiche in lingua Inglese, con l’interessante specificazione che la massima apertura 1:2 è stata ottenuta anche grazie all’adozione di questa focale particolare, più lunga ed evidentemente più facile da correggere grazie all’angolo di campo sostanzialmente ridotto rispetto ai 52° del Planar 80mm, che è a tutti gli effetti l’equivalente di un grandangolare da circa 40-42mm sul 24x36mm; divertente anche il claim secondo il quale la nitidezza sarebbe uniforme su tutta l’immagine, con allegati diagrammi MTF che mostrano invece ad 1:5,6 un crollo piuttosto marcato passando da centro a bordi.

 

 

Le analoghe schede dedicate al Distagon 50mm 1:2,8 sono meno laconiche ed indulgono su vari dettagli, specificando che il calcolo di tipo retrofocus richiede uno spazio retrofocale superiore del 35% rispetto alla focale stessa; il testo introduce con molta enfasi il sistema flottante, messo in atto spaziando in modo indipendente le 4 lenti posteriore dalle altre, e sottolinea l’ampia apertura massima 1:2,8; l’attenzione riservata al sistema flottante è giustificata perché, al momento del lancio nel 1977, il Distagon 50mm 1:2,8 era il primo obiettivo Zeiss di medio formato ad avvalersi di tale caratteristica, e anche in seguito, quando anche i Distagon serie CF con otturatore centrale adottarono lo stesso dispositivo, il 50mm F rimase l’unico ad attivare il flottaggio automaticamente con la semplice rotazione della ghiera di messa a fuoco; questo grandangolare, al suo esordio, replicava le prestazioni del Distagon 50mm 1:4 tipo C, aggiungendo flottaggio, messa a fuoco minima a 32cm e apertura 1:2,8: era quindi realmente un modello di punta e il suo smalto venne appannato solo dall’avvento del nuovo Distagon 50mm 1:4 CF FLE del 1988, a sua volta flottante e con nuovo schema che garantiva maggiore dettaglio e brillantezza nelle zone mediane del campo, diventando di fatto il 50mm più performante nell’universo Hasselblad.

 

 

Infine, questa scheda tecnica parziale è interessante perché conferma come il Distagon 50mm 1:2,8 fosse già arrivato alla configurazione FE mantenendo il barilotto originale di vecchia concezione e la messa a fuoco minima più ravvicinata a 32cm, dimostrando come esista il 50mm FE sia in vecchia montatura che con struttura rivista; le interfacce meccaniche ed elettriche della serie FE consentivano prestazioni inusitate rispetto allla linea di corpi/obiettivi serie 500 con otturatore centrale, come la riapertura automatica del diaframma dopo lo scatto, i dialogo con l’esposimetro incorporato nella fotocamera e addirittura l’esposizione automatica a priorità di diaframmi.

Le ottiche Zeiss Hasselblad tipo F, poi declinate nelle evoluzioni F/TCC ed FE, hanno aperto nuove ed interessanti direttrici evolutive del relativo sistema, pur incontrando un sistematico ostracismo fra i fotografi Hasselblad inveterati, dubbiosi per la criticità meccanica dell’otturatore a tendina ed i prezzi salati che caratterizzavano tale corredo; il grandangolare da 50mm 1:2,8 e il normale luminoso da 110mm 1:2 sono sicuramente due pezzi estremamente interessanti ed appetibili per l’elevata luminosità e le implicazioni operative, peccato che l’ultimo step evolutivo dichiarato dal fabbricante per questi due obiettivi dovrebbe comprendere anche migliorie alle prestazioni ottiche che risulta invece difficile giustificare e riscontrare.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

 

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