Voigtlander Ultron 50mm

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; il venerabile marchio Voigtlaender, in grado di retrodatare le sue origini addirittura al 1756, era molto famoso agli albori della fotografia per aver industrializzato il progetto del primo obiettivo con luminosità tale da garantire l’istantanea (il Petzval 1:3,6) e all’inizio del XX Secolo mantenne alto il suo lignaggio grazie alla lusinghiera fama dei suoi obiettivi di grande formato come i celebri Heliar ed Universal-Heliar da ritratto;  a partire dagli anni ’30, tuttavia, l’affermata azienda di Braunschweig iniziò a soffrire la concorrenza interna del colosso Zeiss Ikon di recente formazione e a trovarsi parzialmente spiazzata dal successo dilagante dei piccoli e agili apparecchi per pellicola 35mm, una categoria che costituiva in nuovo business del futuro quando Voigtlaender indugiava ancora con apparecchi di medio e grande formato.

Nell’immediato Dopoguerra venne quindi impostato un ambizioso e complesso piano industriale che prevedeva per la successiva decade un ingresso in grande stile nel settore 35mm con un’articolata linea di fotocamere compatte e costruite con la consueta cura e precisione meccanica per la quale Voigtlander era giustamente nota; l’ansia di recuperare rispetto alla concorrenza portò addirittura ad eccedere, prevedendo in effetti una ridondanza di apparecchi spesso sovrapponibili e che si cannibalizzavano a vicenda sul mercato.

Nel contempo si rendeva necessario progettare ex-novo una linea di nuovi obiettivi appositamente calcolati per il piccolo formato 24x36mm e la cui qualità ottica fosse in grado di rivaleggiare senza timori con le famose realizzazioni analoghe di Zeiss e Leitz; in questo settore l’azienda ebbe la fortuna o forse la sagacità di assoldare uno dei più talentuosi ottici del secolo, Albrecht Wilhelm Tronnier; Tronnier era stato per anni la punta di diamante di Schneider Kreuznach, disegnando a partire dal 1930 obiettivi come i celeberrimi Angulon e Tele-Xenar, e con la sua esperienza nel frattempo acquisita era l’uomo giusto al posto giusto per completare le nuove fotocamere 35mm con ottiche inappuntabili.

Lo stakanovista Tronnier si mise alacremente all’opera e entro il 1950 aveva disegnato una linea completa di normali con aperture da 1:2,8 a 1:1,5 (in grado quindi di confrontarsi con i Tessar e i Sonnar 1:2 ed 1:1,5 di Carl Zeiss), ottiche i cui nomi come Color-Skopar, Ultron o Nokton diverranno poi leggendari; questo articolo è dedicato proprio al 50mm Ultron, un obiettivo con schema tipo Doppio Gauss modificato e apertura mediamente elevata (da 1:2 ad 1:1,8) che si è fatto universalmente apprezzare per le eccellenti prestazioni che era in grado di fornire: ecco la sua storia.

 

 

L’ultron 50mm 1:2, qui montato su una Voigtlaender Prominent, era un obiettivo a 6 lenti il cui equilibrio elevata apertura 1:2 e indiscutibili qualità ottiche (pur rimanendo adeguatamente compatto) lo rendevano molto appetibile, e come vedremo l’azienda lo applicò su svariati apparecchi 35mm, alcuni dei quali anche molto compatti e trasportabili, trasformandoli se vogliamo in versioni potenziate agli steroidi.

 

 

Il Lavoro svolto dal dipartimento ottico di Voigtlaender negli anni ’50 e ’60 sugli obiettivi normali da 50mm è davvero notevole perché videro la luce 5 differenti tipologie di schema ottico, corrispondenti al Color-Skopar 1:2,8, all’Ultron 1:2, al Nokton 1:1,5, al Septon 1:2 e al nuovo Ultron 1:1,8 con lente anteriore concava, montato sulle Icarex S35 di Zeiss Ikon-Voigtlaender e marcato Carl Zeiss ma in realtà di progettazione Voigtlaender (come suggerito anche dal numero di matricola non congruente con la produzione di Oberkochen del periodo); come si può osservare l’Ultron 50mm 1:2 che equipaggiò le fotocamere 35mm della casa a partire dal 1950 prevedeva uno schema già molto evoluto, nel quale il doppietto anteriore del classico tipo Gauss a 6 lenti risultava spaziato ad aria e non collato, creando una struttura 1 – 1 – 1 – stop – 2 – 1 che successivamente si affermerà universalmente come evoluzione migliorativa della precedente, tuttavia solo dopo decenni dall’esordio dell’Ultron di Voigtlaender.

 

 

L’Ultron 50mm 1:2 si può considerare l’obiettivo più significativo introdotto a inizio anni ’50 dall’azienda perché superava i limiti di apertura e prestazionali del diffuso Color-Skopar, basato su un semplice schema Tessar a 4 lenti, ed era disponibile praticamente su tutta la gamma di fotocamere del periodo, mentre il più luminoso, prestigioso ed affascinante Nokton 50mm 1:1,5 era mero appannaggio dell’ammiraglia Prominent ed anche più impegnativo dal punto di vista economico; all’epoca Voigtlaender era ben cosciente delle superiori prestazioni garantite dai nuovi progetti di Tronnier e dedicava ampio spazio nelle brochure all’affermazione di questa supremazia ottica.

Tutti gli appassionati conoscono il Voigtlaender Ultron 50mm 1:2 del 1950 e il suo schema Doppio Gauss modificato a 6 lenti in 5 gruppi, tuttavia la sperimentazione su schemi del genere ad alta luminosità era iniziata in azienda subito dopo il termine del Conflitto Mondiale, ipotizzando anche strutture gaussiane leggermente differenti.

 

 

Una testimonianza di questo lavoro sotterraneo preliminare è fornita da un prototipo di fotocamera Vito III allestito nel 1949; quest’apparecchio prevede un obiettivo fisso con ampio elicoide di fuoco e il gruppo ottico corrisponde ad un Ultron 50mm con apertura 1:1,9 che non è mai stato prodotto in serie nemmeno in fasi successive; il curioso della situazione è che lo schema sembra essere un tipo Xenotar a 5 lenti (architettura che prende il nome dal famoso obiettivo Schneider che l’ha introdotta e diffusa), e sebbene il corrispondente brevetto Voigtlaender sia stato richiesto un anno dopo quello dello Schneider Xenotar (1953 contro 1952) sembrerebbe che l’Ultron 50mm 1:1,9 montato su questo prototipo del 1949 utilizzasse già un struttura di quel genere (del resto già contemplata in prototipi Carl Zeiss Jena del tempo di guerra).

 

 

Il brevetto Voigtlaender riferito allo schema utilizzato in precedenza sull’Ultron 50mm 1:1,9 prototipo venne richiesto inizialmente in Germania il 27 Febbraio 1953 (questa è la corrispondente versione francese depositata l’anno successivo) e il riferimento ad un obiettivo luminoso “grandangolare” non deve trarre in inganno: infatti nei decenni precedenti alcuni famosi obiettivi di grande apertura conseguivano tali livelli accettando un angolo di campo leggermente inferiore a quello che oggi consideriamo normale, mentre questo progetto Voigtlaender con luminosità massima 1:1,9 copre fino a 50°, permettendo quindi di realizzare una focale da 50mm per il 24×36.

 

 

Come si può osservare lo schema discusso nel brevetto è effettivamente del tipo Xenotar, e si differenzia dal modello Schneider perché il doppietto anteriore dello schema utilizzato anche nel prototipo Ultron 50mm 1:1,9 risulta spaziato ad aria (nello Xenotar è invece collato); un’ulteriore ipotesi del brevetto basata su 6 elementi prevede invece di riempire tale spazio con una terza lente, creando quindi un tripletto collato di sapore Sonnar in seconda posizione.

 

 

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Obiettivi come l’Ultron incarnano lo stato dell’arte del loro tempo, un momento in cui gli obiettivi erano già molto corretti ma con residui aberrazionali che si traducevano in sfumature di rendimento personali e spesso apprezzate anche dal fotografo moderno stufo di ottiche perfette ma senz’anima.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

 

 

 

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