Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; L’industria fotografica dell’Unione Sovietica, articolata in una complessa serie di Zavod sparsi sul territorio, nei decenni del Dopoguerra ha sfornato una quantità impressionante di progetti e modelli, la stragrande maggioranza dei quali sono rimasti confinati nei paesi d’origine, risultando quindi sconosciuti ai fotografi occidentali; il protagonista di questa storia costituisce invece una significativa eccezione, perché il teleobiettivo TAIR-3 300mm 1:4,5 ed il relativo foto-fucile del quale costituiva la dotazione ottica è ben conosciuto da molto tempo ed anche circondato da un alone di leggenda, non solo per la convincente risolvenza ma anche per il suo servizio di lungo corso, negli anni della Guerra Fredda, come strumento di sorveglianza in dotazione alle agenzie del Patto di Varsavia.
La mistica che inerisce il TAIR-3 lo accompagna fin dalle sue origini: infatti l’obiettivo venne calcolato addirittura nel lontano 1944, mentre infuriavano le ultime fasi della guerra, e si narra che il suo progettista, il celebre prof. Volosov, abbia ideato questo semplice ma efficace schema mentre era in vacanza proprio sul lago Tair, immerso in un limbo di quiete e serenità lontano dagli aspri combattimenti, e molti di noi lo hanno immaginato sotto il portico di una romantica dacia in riva ad un grande lago, all’ombra delle fronde, mentre l’illuminazione per il nuovo obiettivo lo informa di sé…
In realtà la situazione era un po’ meno romanzata: il lago Tair, situato sopra il Volga non lontano da Kazan, è poco più che uno stagno mentre il progetto definitivo dell’obiettivo verrà concretizzato da Volosov in separata sede assieme ai collaboratori Shaknovich e Fakretdinova e verrà presentato per la richiesta di brevetto sovietico nell’autunno del 1944; ecco la riproduzione integrale di questo storico documento.
L’intestazione del brevetto definisce il progetto come un doppietto con menisco compensatore plan-anastigmatico, con riferimento alla terza lente, molto incurvata, che si trova nella parte posteriore del sistema a grande distanza dal doppietto frontale; questo elemento, abbinato al classico doppietto acromatico, riduce l’ingombro del sistema e, come indicato dai claims, migliora la correzione di astigmatismo e curvatura di campo.
E’ interessante aggiungere un dettaglio: analizzando numerosi progetti e brevetti sovietici relativi ad obiettivi fotografici, ho notato che nella stragrande maggioranza dei casi il team che affianca il progettista di fama è composto da donne, nomi che si avvicendano costantemente in un continuo turnover; tuttavia l’abbinamento Volosov – Fakretdinova che portò al disegno del tipo TAIR ricompare nel tempo come una costante, al punto che anche la serie di obiettivi tipo Doppio Gauss luminosi denominati ERA ed introdotta ad inizio anni ’70 è stata concepita dalla stessa coppia.
Il brevetto originale di Volosov, Shaknovich e Fakretdinova prevede tre differenti esemplari: un 300mm 1:4,5 destinato alla fotografia aerea sul formato 8x8cm (equivalente ad un tele da 110mm sul 24x36mm) che verrà prodotto come TAiR-7; un 500mm 1:4,5 sempre destinato all’aerofotografia su lastre 8x8cm (corrispondente ad un tele da 180mm sul 24x36mm) che andrà in produzione come Tair-8; infine, un teleobiettivo da 300mm 1:4,5 per il formato 24x36mm (8° di campo) destinato a diventare il nostro TAIR-3 da 300mm 1:4,5; dal punto di vista ottico, i due modelli per grande formato si differenziano perché utilizzano nel menisco posteriore il vetro sovietico K8, corrispondente al noto borosilicate Crown BK-7 (indice di rifrazione nD= 1,5163 numero di Abbe vD= 64,1) mentre il TAIR-3 da 300mm per il piccolo formato nell’ultima lente sfrutta il vetro F1, corrispondente al flint F3 (indice di rifrazione nD= 1,6129 numero di Abbe vD= 36,9); viceversa, il doppietto anteriore prevedeva gli stessi tipi di vetri in tutti e tre i modelli: un TK6 (dense Crown SK4) per la prima lente (indice di rifrazione nD= 1,6126 numero di Abbe vD= 58,3) e un TF3 (dense-Flint SF1) per la seconda (indice di rifrazione nD= 1,7172 numero di Abbe vD= 29,5), abbinando come di consueto un elemento a bassa rifrazione/bassa dispersione con uno ad alta rifrazione/alta dispersione.
I relativi schemi ottici mostrano che, nei modelli ad ampio angolo di campo per grandi formati, gli elementi del doppietto anteriore risultano spaziati ad aria mentre nello schema del TAIR-3 300mm 1:4,5 per formato 24x36mm sono collati; come si può vedere l’architettura tipo TAIR è molto semplice, in pratica un doppietto acromatico con menisco correttore, tuttavia questa geniale soluzione era in grado di fornire una risoluzione decisamente soddisfacente.
Peraltro, quasi 40 anni dopo, l’omonimo figlio del prof. Volosov non aveva ancora scritto la parola fine alla lunga e gloriosa storia dello schema TAIR concepito da suo padre: infatti, il 29 Novembre 1983, presentò la richiesta di brevetto sovietico per un’evoluzione con correzione apocromatica, messa in atto utilizzando nuovi vetri (purtroppo non indicati nel brevetto), la spaziatura ad aria del doppietto ed un notevole incremento di spessore nel menisco posteriore.
L’obiettivo sul brevetto è esplicitamente denominato “Apo-Tair” e viene anche indicato uno spostamento di fuoco di appena 20 micron nell’intervallo di frequenze luminose compreso fra 560nm e 820nm, suggerendo un’evidente ottimizzazione anche per riprese ad infrarosso.
Lo schema TAIR ideato nel 1944 da Volosov, Shaknovich e Fakretdinova fu ampiamente sfruttato dall’ottica fotografica sovietica, al punto che vennero concepite sulla carta addirittura una cinquantina di versioni, fino al TAIR-52, alcune delle quali non sono mai state realizzate nemmeno allo stadio di prototipo; prendiamo quindi in esame i modelli dei quali mi è stato possibile recuperare la relativa documentazione.
Il TAIR-3, protagonista di questo racconto, come vedremo è stato il primo modello ad entrare in produzione già nel 1944; questo 300mm 1:4,5 copre di misura il formato 24x36mm (diagonale di formato da 43mm) e presenta una risoluzione elevata ed uniforme su tutto il campo; la scheda indica che si tratta del 79° obiettivo calcolato al GOI, l’Istituto Ottico Statale di Leningrad, confermando che il prof. Volosov lo calcolò fattivamente all’interno dell’Istituto e che sul famoso lago, probabilmente, ebbe solo le intuizioni preliminari.
Il TAIR-7 300mm 1:4,5 e il TAIR-8 500mm 1:4,5 sono gli altri due obiettivi presenti nel brevetto originale e già descritti; come anticipato, sono destinati a fotografie aeree su lastre quadrate da 8x8cm e quindi, nonostante la lunga focale, l’angolo di campo coperto è superiore rispetto a quello del TAIR-3, rispettivamente 22° e 13°; in questo caso la risoluzione degrada più bruscamente passando da centro a bordi ma occorre considerare che il formato coperto è molto maggiore (diagonale da 113mm).
Il progetto TAIR, concepito nel 1944 in momenti molto difficili, fu quindi uno schema molto riuscito, ampiamente sfruttato per decenni ed abbinato ad obiettivi di ogni sorta, dalle piccole ottiche per cinema 8mm a mastodontici teleobiettivi per fotografia aerea di grande formato o broadcasting televisivo; fra tutti, il modello TAIR-3 da 300mm 1:4,5 è sicuramente quello più significativo e conosciuto anche al pubblico occidentale, un modello che – abbinato ai relativi Fotosnaiper – è stato ampiamente utilizzato dalle agenzie del Blocco Orientale per esigenze di sorveglianza ed intelligence e le cui indubbie qualità ottiche sono apprezzate ancora oggi da chi continua ad utilizzarlo con soddisfazione, adattandolo alla sua fotocamera digitale dell’ultima generazione: un autentico sopravvissuto agli anni della Guerra Fredda con tante storie da raccontare che merita un posto al Sole fra gli obiettivi storicamente rilevanti.
Un abbraccio a tutti – Marco chiude.
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