Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; in questo articolo torno a parlare di attrezzature fotografiche prodotte nella ex-Unione Sovietica e in particolare di un corredo molto raro e insolito, il sistema macro per Zenit del 1953.
La produzione fotografica sovietica, per i grandi numeri dell’utilizzo di massa, ha sempre privilegiato modelli robusti ma non particolarmente sofisticati, tuttavia esiste un intero universo di progetti e strumenti destinati ad utilizzi specifici e particolari che sono stati prodotti in piccoli quantitativi ed erano destinati ad uso specialistico, militare o di intelligence; il protagonista odierno rientra in questa seconda categoria ed è un corredo basato sul corpo Zenit e creato nel primo dopoguerra che comprende alcuni obiettivi speciali ed era concepito per riprese ravvicinate e riproduzioni su un ampio intervallo di ingrandimenti, da distanze normali fino addirittura a 7x e oltre; di questo sistema macro Zenit anni ’50 furono realizzate soltanto alcune decine di esemplari e oggi possiamo apprezzarne le caratteristiche grazie alla collaborazione del caro amico Dr. Milos Paul Mladek, famoso esperto e collezionista, il quale mi ha fornito le immagini dettagliate che accompagnano il pezzo; naturalmente lo ringrazio di cuore per il gentile supporto.
Il sistema macro in questione venne realizzato nel 1953 e come fotocamera utilizzava la reflex 35mm Zenit, un corpo introdotto nel 1952 su progetto di Dorsky e Turygin che a quel tempo costituiva un modello d’avanguardia nella produzione sovietica; quando il sistema macro venne concepito erano stati assemblati solamente 300 esemplari circa dalla sua introduzione ma naturalmente la Zenit fu una scelta ovvia perché le sue caratteristiche risultavano ottimali per le riprese ravvicinate; come da tradizione per i prodotti d’oltre Cortina, il sistema macro Zenit era completo di tutto il necessario e veniva fornito in una borsa in cuoio con cinghia regolabile per il trasporto.
La fotocamera e gli obiettivi che costituivano il sistema erano prodotti dal KMZ di Krasnogorsk e il relativo logo è impresso in bassorilievo sulla pelle del dorso nella borsa corredo e lo troviamo anche sul pentaprisma del corpo Zenit.
I pezzi principali in dotazione a questo speciale corredo macro erano la fotocamera reflex Zenit, un raccordo per applicarla al microscopio e 3 obiettivi, ciascuno dei quali consentiva riprese ravvicinate e si differenziava per uno specifico intervallo di rapporti di riproduzione possibili; uno di essi consentiva riprese generali da infinito a distanze relativamente brevi, un altro era specializzato per riproduzione con buona planeità di campo ed alta risoluzione nell’intorno del rapporto 1:1 o con leggera riduzione e un terzo era invece concepito per ingrandimenti decisamente più elevati.
Si trattava quindi di un sistema sinergico che copriva qualsiasi esigenza nello specifico settore della ripresa ravvicinata.
Fra i 3 obiettivi in dotazione solamente uno può focheggiare regolarmente ad infinito, mentre gli altri risultano più specializzati e il loro elicoide consente di spaziare in un circoscritto intervallo di rapporti di riproduzione ma esclude l’accesso alle grandi distanze convenzionali; la finitura arancio applicata direttamente ad uno degli esemplari e che occhieggia sotto la lacca nera scorticata negli altri lascia intendere una destinazione iniziale non convenzionale, probabilmente militare.
Le 3 ottiche a corredo sono un Industar-22 50mm 1:3,5, un R-Helios-2 45mm 1:2 e un Industar-49 25mm 1:3,5; si tratta di celebri famiglie di ottiche sovietiche (Industar identifica uno schema a 4 lenti in 3 gruppi tipo Zeiss Tessar mentre Helios un Doppio Gauss simmetrico a 6 lenti in 4 gruppi) e la matricola di tutti gli esemplari definisce il 1953 come anno di produzione; la “n” cirillica di colore rosso (lettera “p” che sta per “prosvetlenjie”, utilizzata fino ai primi anni ‘60) indica che gli obiettivi sono trattati antiriflesso mentre le matricole seriali definiscono una produzione in tiratura limitata, circoscritta a poche decine di esemplari; notate nel R-Helios-2 45mm 1:2 il diaframma con numerose lamelle ed apertura praticamente circolare.
L’inconfondibile logo sulla ghiera frontale conferma la produzione da parte di KMZ.
L’Industar-22 50mm 1:3,5, come detto, è l’esemplare più convenzionale del terzetto ed eredita il gruppo ottico dall’omonimo obiettivo progettato dal GOI di Leningrad nel Marzo 1943 per utilizzo su apparecchi 35mm a telemetro; in questa specifica esecuzione il nocciolo ottico dell’Industar-22 è stato applicato ad una montatura elicoidale (non rettilinea, la parte frontale ruota), con ampia ghiera metallica godronata e gruppo ottico arretrato in posizione incassata per definire il tiraggio di infinito sufficiente al corpo macchina Zenit.
La ghiera di messa a fuoco prevede una scala in metri graduata da infinito a 0,28m e alla minima distanza operativa l’obiettivo garantisce un rapporto di riproduzione di circa 1:2,5 (campo inquadrato: 60x90mm); trattandosi del gruppo ottico originale dell’Industar-22 per apparecchi a telemetro la sua formulazione non è specificamente calcolata ottimizzando il funzionamento a distanze brevi, pertanto l’obiettivo accede fattivamente al rapporto 1:2,5 ma la planeità di campo non è ottimale; è comunque un pratico modello di uso generale con accesso alle coniugate brevi che nell’estetica e nelle caratteristiche ricorda il più moderno Industar-61/L/Z 50mm 1:2,8, anch’esso molto compatto e focheggiabile fino a 0,3m; a renderlo meno pratico probabilmente provvedevano il diaframma manuale e la montatura girevole solidale alla ghiera di fuoco, dettaglio che ha imposto di prevedere 2 scale gemelle con le aperture di diaframma e doppi indici di riferimento a 180° uno dall’altro.
Il R-Helios-2 45mm 1:2 è un obiettivo molto più luminoso che produce immagini di elevata risoluzione, finalizzata grazie al più complesso schema Doppio Gauss a 6 lenti e alla grande apertura 1:2, utile per contrastare la diffrazione a coniugate brevi; questo schema ottico non deriva da alcun obiettivo preesistente e venne calcolato appositamente dall’Istituto Ottico Statale a Leningrad.
Il R-Helios-2 45mm 1:2 è un’ottica speciale per varie ragioni: è stato calcolato per un overlap perfetto col precedente Industar-22 50mm 1:3,5 e non consente la messa a fuoco ad infinito ma il suo campo operativo è compreso fra i rapporti di riproduzione 1:2,5 e le dimensioni reali 1:1, anticipando quindi la stessa, curiosa caratteristica tecnica del futuro Carl Zeiss S-Planar 50mm 1:4 macro per Zeiss Ikon Contarex; il R-Helios-2 45mm 1:2 prevede risoluzione elevata e una planeità di campo molto buona, idonea anche alla riproduzione di originali piani come negativi e diapositive (il suo campo operativo copre i principali formati in uso) e trovandosi a riprodurre un originale 60x90mm a rapporto 1:2,5 (consentito anche dall’Industar-22 50mm 1:3,5 a distanza minima) la scelta preferenziale per correzione e planeità cadeva sicuramente sul R-Helios: infatti, la “P” nella sua denominazione (in realtà una “R” cirillica) definiva ufficialmente un obiettivo da riproduzione.
A parte la messa a fuoco circoscritta a coniugate decisamente brevi, un’altra caratteristica anomala di questo modello è l’assenza di una scala con distanze di messa a fuoco convenzionali, sostituita da un sistema che definisce i millimetri di tiraggio di fuoco applicati, indicando le decine sul barilotto e i singoli millimetri sulla ghiera; meccanicamente ed esteticamente la struttura anteriore dell’obiettivo è simile a quella dell’Industar-22 50mm 1:3,5 visto in precedenza e anche in questo caso abbiamo un ampio settore godronato e doppia scala con relativi indici a 180° per le aperture di diaframma, la cui spaziatura non equidistante rende oggettivamente difficile definire esattamente i valori più chiusi; naturalmente il diaframma è manuale.
L’immagine evidenzia l’incremento di tiraggio (circa 30mm) passando dal rapporto minimo 1:2,5 al massimo ingrandimento 1:1; notate nuovamente la caratteristica finitura di colore arancio che fa capolino sotto la laccatura nera deteriorata.
Il terzo e ancora più specialistico obiettivo è un Industar-49 25mm 1:3,5; questo modello è dedicato a rapporti di riproduzione molto elevati e, come vedremo, il gruppo ottico fu probabilmente calcolato dal GOI di Leningrad partendo come base da un obiettivo cinematografico con cerchio immagine da appena 18mm di diametro (contro i 43,2mm del 24x36mm), pertanto l’obiettivo con tiraggio corto di infinito non sarebbe assolutamente in grado di coprire il formato di destinazione e l’utilizzo su Zenit è possibile proprio perché gli elevati rapporti di riproduzione in gioco chiamano in causa un tiraggio meccanico molto elevato (più di 90mm anche ad ingrandimento minimo) che consente al cono di proiezione posteriore di ingrandirsi fino a garantire le quote necessarie; anche in questo caso, quindi, il gruppo ottico è stato sviluppato ad hoc per questo modello e non deriva pedestremente da un obiettivo preesistente con semplice modifica della montatura meccanica.
La focale insolitamente corta e l’origine da un modello per formato cine ridotto si ripercuote sulle dimensioni del nocciolo ottico che sembra quasi scomparire nella corpulenta montatura.
L’Industar-49 25mm 1:3,5 condivide con il R-Helios-2 45mm 1:2 l’impossibilità di focheggiare ad infinito, tuttavia in questo caso le caratteristiche sono ancora più estreme perché l’intervallo di rapporti di riproduzione meccanicamente ammessi dal modello spazia addirittura fra 4:1 e 7,2:1, riempiendo quindi il fotogramma della Zenit con soggetti minuscoli le cui dimensioni variano fra 6x9mm e 3,3x5mm, con una distanza di lavoro compresa fra 18mm e 15mm; come avrete notato questo sistema macro consente di fotografare da infinito a 7,2:1, tuttavia esiste un ampio intervallo non coperto fra 1:1 e 4:1; probabilmente i tecnici responsabili della sua concezione avranno argomentato che i rapporti più sfruttati arrivano fino ad 1:1 e che gli specialisti abituati a spingersi oltre solitamente lavorano ad ingrandimenti decisamente superiori.
Un’altra caratteristica in comune con il R-Helios-2 è l’assenza della scala per le distanze, anche in questo caso sostituita da un sistema per quantificare il tiraggio meccanico applicato; il cannotto anteriore conferma il family feeling di design con le altre 2 versioni e a sua volta include un’ampia ghiera metallica godronata, montatura rotante e doppia scala delle aperture con diaframma a controllo manuale; le aperture minime arrivano ad 1:16 negli Industar e a 1:22 nel R-Helios.
In questo modello il tiraggio meccanico necessario a spaziare fra 1:4 e 1:7,2 è compreso fra 92mm e 142mm ed è possibile definirlo con estrema precisione grazie alle scale disponibili; anche in questo caso la speciale finitura arancio compare sotto i graffi della finitura nera sovrastante.
Per prodotti specialistici realizzati in Unione Sovietica non erano certo disponibili accessori aftermarket o simili in normale vendita, pertanto venivano sempre forniti in kit con tutto il necessario ad operare nel campo di utilizzo previsto; anche questo speciale corredo macro non fa eccezione e nella borsa in dotazione sono compresi anche 7 filtri in custodie singole conservati in un apposito alloggiamento del coperchio; le tipologie corrispondono a filtri di contrasto taglia-banda per la foto bianconero, forse non utilissimi nel campo macro ma all’epoca le emulsioni a colori oltre Cortina erano ancora merce rara ed era scontato che si operasse con materiale bianconero.
Un altro accessorio in dotazione con sistema macro era un adattatore che consentiva di montare la Zenit sul microscopio, permettendo quindi ingrandimenti ancora superiori a quelli ammessi dall’Industar-49 25mm 1:3,5.
L’adattatore per microscopio, sempre prodotto da KMZ a Krasnogorsk, prevedeva una struttura telescopica a vari settori; un ulteriore accessorio a corredo, qui non illustrato, era un piccolo mirino angolare, da avvitare all’oculare della Zenit, che consentiva una visione a 90° facilitando le operazioni con apparecchio montato su microscopio o riproduttore verticale.
Vediamo ora da dove derivano gli schemi ottici utilizzati in questo terzetto di ottiche speciali.
Come anticipato, il R-Helios-2 45mm 1:2 venne calcolato appositamente per questo corredo, e infatti lo Helios-2 originale è in realtà un teleobiettivo da 75mm 1:2 destinato all’impiego cinematografico su un formato 18x24mm; lo Helios-2 è stato uno dei primi obiettivi di questa famiglia calcolati dal GOI, addirittura nel Maggio 1937, e la nostra versione da riproduzione con 45mm di focale ne ricalca lo schema gaussiano a 6 lenti in 4 gruppi ma le analogie si fermano qui.
L’industar-22 50mm 1:3,5 è invece l’unico obiettivo del sistema macro il cui gruppo ottico è mutuato direttamente da un esemplare di normale produzione e commercializzato con la stessa denominazione, ovvero l’Industar-22 calcolato al GOI nel Marzo 1945 per le fotocamere sovietiche 35mm a telemetro ispirate alle Leica; in questo caso il gruppo ottico è stato semplicemente rimontato e ovviamente la resa a distanze minime risente del calcolo generico.
Infine, anche l’Industar-49 25mm 1:3,5 per elevati rapporti di riproduzione non è stato derivato da un modello già in produzione; infatti le versioni ufficialmente recensite passano direttamente dall’Industar-48 (ottica per cinepresa da 22,5mm 1:3 calcolata nel Dicembre 1951) all’Industar-55, pertanto le versioni intermedie a partire dal nostro Industar-49 sono considerate modelli realizzati in serie limitate per utilizzi speciali; in ogni caso le caratteristiche geometriche dell’Industar-48 qui illustrato sono molto simili a quelle dell’Industar-49 ed è lecito ipotizzare che sia servito come base di partenza per il relativo calcolo, ovviando come detto alla copertura insufficiente grazie all’ampio tiraggio che proietta una coniugata immagine proporzionalmente più grande.
Il sistema macro per Zenit realizzato dal Krasnogorskji Mechanicheskji Zavod nel 1953 è quindi un corredo estremamente raro e molto interessante per le incredibili possibilità operative messe a disposizione, probabilmente uniche all’epoca; la presenza di un obiettivo da riproduzione vicino alla coniugata unitaria con elevata risoluzione e planeità e l’aggiunta di un modello che superava il rapporto di riproduzione 7:1 permetteva ai fortunati utilizzatori di fronteggiare situazioni critiche e complesse, peraltro lottando anche con complicazioni operative come il diaframma manuale la cui ghiera era applicata alla montatura rotante, con rischio costante di modificare la messa a fuoco già impostata quando si chiudeva l’iride al valore di lavoro prima di scattare, senza considerare la perizia necessaria per calcolare la corretta esposizione tenendo conto dell’assorbimento luminoso indotto dal tiraggio ai vari ingrandimenti.
Questo naturalmente nulla toglie allo straordinario potenziale messo in campo nel lontano 1953, peccato che attrezzature così efficaci siano state prodotte in quantità estremamente ridotte e unicamente per soddisfare le esigenze di utilizzatori molto speciali; l’elemento più intrigante è che la presenza di questi esemplari a inizio anni ’50 impone in pratica di ridisegnare la storia delle ottiche macro, dal momento che a quei tempi persino l’originale R-Nikkor (poi Micro-Nikkor) 5cm 1:3,5 per Nikon a telemetro, considerato a senso comune il capostipite della categoria, doveva ancora fare la sua comparsa.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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eccellente articolo … come sempre del resto. Grazie.