Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; in questo articolo voglio parlare di un apparecchio 35mm a telemetro poco conosciuto e prodotto in serie molto limitata: la Rollei 35 RF del 2002, per introdurre la quale serve una breve premessa.
Le fotocamere 35mm Leica con innesto a vite videro fiorire un’ampia serie di imitazioni create da numerosi fabbricanti, una tendenza che poi perse slancio col progredire della serie M a baionetta e il contemporaneo boom commerciale degli apparecchi reflex che dirottò tutte le attenzioni, mentre Leica visse momenti difficili stretta fra i costi di produzione molto elevati e le vendite in visibile contrazione; questo trend venne tuttavia invertito da fine anni ’80 grazie al modello Leica M6 e ad opportune strategie di marketing che, nel decennio successivo, riportarono questa gamma sugli scudi e concretizzarono un’autentica rinascita che vedeva il corpo M come un apparecchio ambito e di gran moda, nonostante il prezzo elitario.
Questa particolare situazione con le Leica M nuovamente alla ribalta spinse ancora i fabbricanti a sviluppare modelli simili (un esempio significativo è la Konica Hexar del 1993) e l’esito più eclatante di questo domino è sicuramente la linea di apparecchi ed obiettivi commercializzati da Cosina a partire dal 1999 sfruttando lo storico brand Voigtlaender del quale deteneva i diritti, ovvero la serie Bessa.
Il colosso nipponico Cosina controllava tutti gli elementi necessari: la produzione di vetri ottici, il know-how per progettare obiettivi e fotocamere, le strutture produttive (storicamente ha sempre realizzato materiale conto terzi) e un marchio altisonante; in questa occasione attinse a piene mani ai vocaboli tecnici ed estetici delle Leica M e a vite, creando un sistema che irretì immediatamente il settore non solo per il design rètro ma anche per un rapporto qualità/prezzo molto allettante, se rapportato agli “originali” Leica.
Tralasciando i numerosi ed interessanti obiettivi, i corpi Bessa replicavano senza tanti fronzoli le funzionalità delle fotocamere M, garantendo anche la compatibilità completa e incrociata degli obiettivi e dei relativi accoppiamenti telemetrici, dando vita a gustosi e divertenti ibridi (corpo M con ottica Voigtlaender-Cosina o corpo Bessa ed ottica Leica).
Proprio in questa fase il glorioso marchio Rollei, ormai ridotto ad un semplice contenitore con capacità produttive limitate, passava di mano ripetutamente, prima acquisito da Samsung (1995) e quindi, nel 2002, dall’istituto bancario danese Capitellum A/S, sicuramente più avvezzo a manovre finanziarie che a pianificare strategie di produzione e mercato nel settore fotografico; com’è noto, quando viene meno il potenziale di progettazione e produttivo, spesso l’ultima, estrema mossa del management consiste nel rebranding di prodotti già esistenti e realizzati da terze parti, sfruttando il proprio marchio altisonante per commercializzarli, e così fu anche per Rollei, dal momento che la 35 RF protagonista dell’articolo altri non è che una Voigtlaender-Cosina Bessa R2 sotto mentite spoglie e con alcune modifiche di contorno poco rilevanti.
Siccome la serie Bessa prevede diverse varianti e il relativo clade non è di semplice lettura, approfitto per descrivere rapidamente le varie versioni realizzate da Cosina dal 1999 al 2006.
Il modello di esordio fu la Bessa L del 1999, un apparecchio 35mm molto spartano simile alle Leica standard d’antàn, equipaggiato con un attacco a vite 39x1mm e otturatore meccanico scorrimento verticale ma privo di mirino, telemetro ed esposimetro; inizialmente fu inteso come wide-camera in abbinamento alle ottiche Voigtlaender-Cosina 15mm 1:4,5 e 25mm 1:4 (le prime ad arrivare) con i relativi mirini esterni.
Nel 2000 venne commercializzata la bessa R, ancora con attacco a vite 39×1 ma strutturata come una Leica M recente, con telemetro accoppiato, mirino 0,7x e cornicette mobili per le focali 35, 50, 75 e 90mm ed esposimetro TTL accoppiato, mentre l’otturatore rimane lo stesso del modello precedente, meccanico e non asservito a batterie.
Nel 2002 tale modello venne evoluto in Bessa R2, replicandone tutte le caratteristiche ma passando alla baionetta Leica M; proprio da questo tipo verrà derivata la nostra Rollei 35 RF.
Sempre nello stesso anno vengono proposte anche le versioni R2S e R2C, identiche alla R2 ma equipaggiate con innesto a baionetta Nikon e Contax rangefinder.
Nel 2004 il top dei corpi viene ristilizzato, approfittando della ridotta base telemetrica per rastremare lo sbalzo che racchiude mirino e telemetro e riproponendo un’estetica più simile a quella dei corpi Leica a vite; in questo nuovo corso arrivano quindi le Bessa R2A ed R3A, equipaggiate con un nuovo otturatore elettronico con esposimetro TTL che consente sia l’esposizione manuale che quella automatica a priorità di diaframmi, sulla falsariga della Leica M7, e mentre la R2A conserva il mirino 0,7x delle versioni precedenti con le relative cornicette da 35, 50, 75 e 90mm la R2A ne propone uno inedito con ingrandimento 1,0x e cornicette per le focali 40, 50, 75 e 90mm.
Il 2006 fu l’ultimo anno che vide sviluppi, in una fase nella quale le nuove digitali stavano rapidamente erodendo il mercato, tuttavia Cosina propose ben 4 modelli nuovi: la R2M ed R3M mantenevano estetica, mirino e telemetro delle precedenti F2A ed R3A ma erano equipaggiate con l’otturatore meccanico e consentivano solamente l’esposizione manuale, mentre le Bessa R4M ed R4A erano dedicate agli amanti del grandangolare ed offrivano un mirino 0,52x con cornicette mobili per le focali 21, 25, 28, 35 e 50mm; queste ultime si differenziano perché la R4M adotta l’otturatore meccanico e consente solo l’esposizione manuale mentre la R4A sfrutta il modello elettronico e permette anche l’esposizione automatica a priorità di diaframmi.
All’epoca questi apparecchi riscossero un buon successo sia fra gli utenti Leica (che apprezzavano un corpo funzionale ma economico e sfruttabile ovunque senza patemi) sia da chi ambiva alla regina delle telemetro ma non poteva affrontarne i costi esclusivi, pertanto la scelta del management Rollei di dirottare il modello offerto nel 2002 e commercializzarlo come Rollei 35 RF appare teoricamente sensata.
In questi casi solitamente le parti si accordano su un certo numero di modifiche, non strutturali ma sufficienti a differenziare il prodotto e a non farlo sembrare la copia conforme che è in realtà; vediamo quindi quali sono gli elementi della Rollei 35 RF alterati rispetto alla Bessa R2 originale.
Come anticipato, si tratta di sovrastrutture di contorno, con la sola eccezione del mirino; analizziamole in dettaglio.
Gli elementi peculiari della Rollei 35 RF sono le guance del rivestimento esterno, realizzate con materiale differente, più spesso, con sagoma smussata ed elementi decorativi; la finitura delle parti metalliche, interamente satinata cromo; il pulsante di sblocco dell’ottica, privo dello sbalzo centrale e rifinito con zigrinature geometriche; la grafica delle scritte, conforme agli standard Rollei; la zigrinatura sul bordo della ghiera dei tempi, rifinita con sbalzi romboidali anziché listelli longitudinali; infine, il mirino e il selettore delle inquadrature sul top prevedono l’unica modifica di rilievo, proponendo solamente 3 cornicette e per le focali 40, 50 e 80mm, corrispondenti a 3 obiettivi di origine Zeiss ed ipotizzati da Rollei come corredo base.
Questo apparecchio fu un tentativo estremo del management prima dell’ennesima riorganizzazione societaria del 2004 come Rollei Produktion GmbH e passò come una meteora senza incidere in qualche modo sul mercato, pertanto anche la documentazione illustrativa è estremamente scarsa; approfitto quindi per riprodurre alcuni stralci dell’unica brochure ad esso dedicata che acquisii a suo tempo.
Le caratteristiche tecniche sono naturalmente identiche a quelle della Bessa R2, e prevedono l’attacco Leica M con telemetro accoppiato, un otturatore meccanico a tendine metalliche e scorrimento verticale con tempi da 1” a 1/2000” + B e sincronizzazione flash ad 1/125”, esposimetro TTL a copertura media con prevalenza centrale attivato dalla pressione del pulsante di scatto e con 12” di standby, esposizione manuale, avanzamento del film tramite classica leva o sfruttando un fondello con trigger a riarmo rapido, ispirato ad un analogo modello Leica.
Questa pagina mostra le componenti basilari del corpo, apprezzabile per lo chassis di alluminio e i carter in lega di magnesio che forniscono adeguata robustezza pur contenendo il peso in appena 425 grammi; è divertente come l’azienda si accolli i meriti di questa interessante fotocamera quando era chiaro a tutti fin da subito quale fossero le sue reali origini, mentre per le ottiche va sottolineato come anziché seguire al via più semplice, cioè rimarcare col brand Rollei i preesistenti e validi obiettivi Voigtlaender-Cosina del sistema Bessa, abbiano preferito creare autarchicamente tale dotazione, e nelle implicazioni di questa scelta ravviso le cause principali dell’insuccesso.
Le caratteristiche del mirino sono funzionalmente analoghe a quelle di una Leica M6, con una serie di led che definiscono la corretta esposizione e le classiche cornicette che si avvicendano nel campo visivo definendo l’inquadratura; questo dettaglio, come detto, venne personalizzato da Cosina per renderlo compatibile con le ottiche predisposte da Rollei; notate come, anziché utilizzare il complesso sistema per il cambio automatico delle cornicette sfruttando una camma nella baionetta M (peraltro non utilizzabile in un corpo che derivava direttamente da un modello ancora munito di passo a vite 39x1mm, la Bessa R) in Cosina abbiano invece optato per un semplice ma comunque funzionale selettore manuale.
Le aspettative e velleità iniziali sullo scarno parco ottiche previsto per la Rollei 35 RF erano di un certo rilievo perché la presenza di un mirino esterno Cosina da 40mm (ovviamente ribattezzato Rollei) evidenzia l’intenzione di proporre la corrispondente ottica non solamente per il corpo RF 35 ma anche agli utenti di altri corredi, Leica in primis, preoccupandosi quindi di fornire un sistema di mira per fotocamere che non prevedevano la cornicetta da 40mm! Fra gli accessori realizzati figura anche il paraluce per lo stesso obiettivo da 40mm, quindi non fornito come equipaggiamento di serie.
Come anticipato, a mio avviso la scelta di produrre autarchicamente gli obiettivi destinati al corpo anziché attingere all’ormai copiosa disponibilità Cosina è stato un fatale errore di strategia, dal momento che Rollei non aveva mai allestito un proprio ufficio di progettazione ottica ma si era sempre appoggiata ad aziende esterne, in particolare la Carl Zeiss di Oberkochen della quale ha prodotto nel tempo svariati modelli su licenza, destinati ad apparecchi 35mm e medio formato (le famose ottiche Made by Rollei); il problema in quel primo scorcio di nuovo millennio è che le autorizzazioni a produrre su licenza queste ottiche erano tutte scadute con la sola eccezione di 3 modelli, peraltro eterogenei per lignaggio e formato di destinazione.
Gli obiettivi in questione erano il Sonnar 40mm 1:2,8 nato per equipaggiare le compatte 35mm Rollei 35S e derivate, il Planar 50mm 1:1,8 che era stato utilizzato come normale sulle reflex 35mm SL35 e le serie 2000 / 3000 e il Planar 80mm 1:2,8 con copertura 6x6cm che a suo tempo era montato sulle Rolleiflex TLR 2,8; chiunque abbia minime competenze comprende immediatamente che nel 2002 proporre come corredo per una telemetro di alto lignaggio un 40mm nato per una compatta (con i limiti di distorsione e vignettatura dovuti al semplice schema con elementi di piccolo diametro), un 50mm con focale molto vicina al modello precedente e un datato 80mm 1:2,8 sfruttato ritagliando la copertura centrale del formato 6x6cm e a sua volta poco differenziato dal precedente non suggeriva di sicuro trepidanti aspettative nei potenziali acquirenti, anche perché la stessa linea Voigtlaender, con molti obiettivi abbordabili, otticamente validi e perfettamente compatibili, costituiva un’allettante alternativa e tali ottiche erano di fatto i concorrenti per eccellenza della proposta Rollei.
Un’altra fonte di perplessità è l’anzianità di tali progetti.
Infatti, il Sonnar 40mm 1:2,8 a 5 lenti è stato inizialmente disegnato da Erhard Glatzel nel 1971 (il relativo brevetto venne richiesto in seguito).
Il complesso Planar 50mm 1:1,8 a 7 lenti fu calcolato sempre da Dr. Glatzel nel 1970.
Infine, il Planar 80mm 1:2,8 a 5 lenti che per anni equipaggiò la Rollefilex TLR 2,8 era stato creato da Guenther Lange addirittura nel 1952-53, e – ribadisco – con gli standard di risoluzione e contrasto di un’ottica che copre una diagonale da 80mm e il formato 6x6cm.
Quindi non soltanto le ottiche prevedevano un assortimento poco diversificato quanto a focali rispetto alle reali esigenze della fotografia ma il loro calcolo andava retrodatato da 30 a quasi 50 anni rispetto al lancio della fotocamera.
Grazie alla rara brochure d’epoca possiamo anche analizzare le relative schede tecniche predisposte dal fabbricante, nelle quali compaiono dati inediti per tali modelli come le curve MTF (purtroppo visualizzate solo col diaframma a tutta apertura, quindi poco utili) e le misurazioni di vignettatura e distorsione.
Sebbene questo dettaglio non venga mai esplicitamente indicato, questi obiettivi nascono con attacco a vite 39x1mm e vengono applicati alla Rollei 35 RF tramite un adattatore L39 – M, per quanto minimale e poco appariscente: pertanto costituiscono il caso più unico che raro di obiettivi originali con attacco differente da quello presente sul corpo macchina per il quale sono stati creati, una scelta curiosa che probabilmente voleva tenere aperte più opzioni commerciali, permettendo ai potenziali acquirenti di montarli anche su corpi con attacco a vite, e anche l’idea di proporli fin da subito in finitura satinata cromo o nera (quest’ultima poco sensata per il corpo macchina Rollei, solo cromato) conferma questo indirizzo.
Il primo obiettivo è il Sonnar 40mm 1:2,8, un semigrandangolare da circa 56° nato per la celebre compatta Rollei 35S; l’obiettivo doveva concretizzare la massima miniaturizzazione e anche una certa economia produttiva, quindi sfrutta solamente 5 lenti e per quanto valido non può contrapporsi frontalmente ai 35mm e 40mm per apparecchi a telemetro della concorrenza, concepiti con schemi più complessi, luminosi e meno datati.
I limiti da obiettivo per compatta si notano nella vignettatura vistosa dovuta al diametro insufficiente degli elementi, oltre 2 f/stop ad 1:2,8, e nella distorsione con andamento anomalo per un grandangolare, a cuscinetto, caratteristica anch’essa dovuta allo schema semplificato; le curve MTF misurate ad 1:2,8 mostrano una resa eccellente in asse con un calo brusco ed evidente sul campo e ai bordi; verosimilmente tale rendimento dovrebbe migliorare fuori asse a diaframmi medi ma tali misurazioni sono assenti.
L’estetica prevista per i barilotti riecheggia naturalmente quella delle ottiche Leica M e Cosina Voigtlaender per Bessa, un look classico che si sposa bene con il corpo macchina.
La focale normale rappresentata dal classico Planar 50mm 1:1,8 fu curiosamente l’ultima ad essere sviluppata, infatti su questa brochure è specificata una disponibilità approssimativa alla prima metà del 2003 e sono assenti sia la fotografia del pezzo che i relativi dati come dimensioni, peso e messa a fuoco minima; questo dettaglio può far supporre un’ipotesi iniziale sulla falsariga della Leica CL, mettendo a disposizione solamente un normale leggermente allargato da 40mm come tuttofare e un corto tele per i ritratti, aggiungendo solo in seguito il 50mm 1:1,8 nella combinazione.
Anche in questo caso la vignettatura indicata è elevata, oltre 2 f/stop ad 1:1,8, ritengo più dovuta agli impedimenti meccanici della compatta montatura prevista che a limiti ottici; la distorsione (1% a cuscinetto) è ben controllata e gli MTF a tutta apertura presentano valori apprezzabili per un’ottica 1:1,8 del 1970, specie in asse.
Notate come anche in questo caso fossero previste le versioni satinata cromo e nera.
Infine, il Planar 80mm 1:2,8 costituisce il trapianto più velleitario, sia per l’anzianità di progetto che per la copertura di formato ridondante, anche se – a ben vedere – la stessa Leitz per molti anni aveva sfruttato lo stesso artifizio, commercializzando in montatura Leica gruppi ottici 90mm e 135mm Elmar ed Hektor destinati a formati ben superiori; in questo caso vignettatura e distorsione risultano irrilevanti, grazie allo sfruttamento della sola porzione centrale, e anche gli MTF ad 1:2,8 sono molto uniformi per lo stesso motivo, tuttavia su valori un po’ modesti per lo standard del 24x36mm.
Anche per l’80mm Planar troviamo la doppia finitura satinata cromo e nera e sottolineo una distanza minima di messa a fuoco a 1,2m, sicuramente insufficiente in un 80mm per un ritratto ravvicinato.
Tralasciando il dettaglio che le poche Rollei 35 RF commercializzate prevedevano tutte in dotazione il Sonnar 40mm 1:2,8, probabilmente lo stesso management si rese conto che questo corredo raffazzonato e con scelte imposte dalle licenze di produzione residue non era competitivo.
La Rollei 35 RF è stata quindi figlia di soluzioni d’emergenza in turbolente fasi di transizione societaria e con le ali tarpate all’origine da questa scelta orgogliosa di provvedere direttamente al parco obiettivi senza averne le possibilità concrete, quando bastava cambiare nome alle ottiche Bessa che già equipaggiavano il corpo di origine; questi dettagli, uniti al prezzo superiore alla versione originale, di fatto hanno decretato il fallimento di questa operazione commerciale, tuttavia la 35 EF con la sua finitura satinata cromo era e resta un apparecchio di aspetto classico e piacevole e con una innegabile efficienza operativa, oggi muta testimone di momenti difficili di un grande marchio che ha fatto la storia della fotografia.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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