Rodenstock Rogonar-SC 50mm 1:2,8 per la stampa creativa

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; con l’avvento della fotografia digitale i relativi software di gestione d’immagine consentono di controllare e manipolare facilmente i colori o di creare particolari effetti sull’immagine importata, al punto che chiunque ha accesso a tali interventi e questa possibilità viene data per scontata; il discorso era completamente diverso anche solo una trentina di anni fa, quando invece la gestione casalinga dello sviluppo colore (C-41 per i negativi ed E-6 per le diapositive) era un cimento riservato a pochi temerari per la complessità del processo, il costo e la conservazione dei reagenti e la criticità di alcune fasi con temperature e ph da gestire entro intervalli molto rigorosi.

Analogamente, la stampa delle relative copie su carta richiedeva attrezzature e competenze rilevanti, e anche soltanto definire ed azzeccare la corretta filtratura con la testa a colori dell’ingranditore per ottenere tonalità corrette costituiva un invidiabile punto di arrivo; con tali presupposti non era possibile ipotizzare controlli e manipolazioni creative di rilievo, tuttavia un fabbricante di obiettivi per ingrandimento a inizio anni ’80 aggiunse alla gamma un modello speciale che permetteva l’inserimento di specifici moduli all’interno del suo schema ottico al fine di facilitare la definizione della corretta filtratura colore e anche di creare particolari effetti direttamente in fase di stampa.

L’azienda produttrice era la Rodenstock di Monaco di Baviera e l’obiettivo in questione il Rodenstock Rogonar-SC 50mm 1:2,8, un modello davvero poco noto e diffuso che andremo subito a conoscere.

 

 

A inizio anni ’80 le attrezzature per sviluppo e stampa attraversavano l’acme del loro massimo fulgore: molti fotoamatori avevano allestito una camera oscura (spesso in condizioni precarie e sottraendo temporaneamente il bagno di casa ai familiari) e le aziende del settore prevedevano a listino ingranditori moderni e funzionali, anche con testa a colori, stabilizzatore di tensione ed analizzatori; la pratica di camera oscura era quindi vissuta con entusiasmo da una certa nicchia di appassionati e in questa fase alla Rodenstock si misero all’opera per rispondere alle esigenze di tale clientela, da un lato semplificando le operazioni per determinare la corretta filtratura del colore e dall’altra offrendo un sistema economico per creare particolari effetti direttamente in stampa; questa foto ufficiale Rodenstock del 1982 sfoggia in primo piano proprio i frutti di tali ricerche: a destra l’analizzatore per colore CA-30, applicabile a qualsiasi ottica da ingrandimento, e a sinistra l’obiettivo Rogonar-SC 50mm 1:2,8, fulcro di un sistema di accessori per la stampa creativa.

 

 

Il Rogonar-SC 50mm 1:2,8 (dove la lettera “C” aggiuntiva corrisponde, appunto, a Creative) venne commercializzato da Rodenstock a inizio anni ’80 col codice interno 81.050.01 e andò ad arricchire una gamma di per sé molto completa che comprendeva i Rogonar a 3 lenti, i Rogonar-S a 4 lenti e i Rodagon / Apo-Rodagon a 6 lenti, senza contare i modelli di nicchia -G per gigantografie o -WA grandangolari.

 

 

Il Rogonar-SC era un 50mm 1:2,8 destinato alla stampa del comune formato 24x36mm e non venne mai replicato in focali superiori per formati più grandi, ritenendo forse che l’aspetto ludico e sperimentale implicito in tale progetto si identificasse meglio con le ambizioni del fotoamatore, solitamente affezionato al 35mm.

 

 

Il Rogonar-SC prevede la scala dei diaframmi retroilluminata analoga a quella montata sulle altre ottiche Rodenstock da ingrandimento dell’epoca e all’apparenza sembra un comune obiettivo di tale categoria.

 

 

In realtà una seconda ghiera funzionale, quando ruotata, rimuove una sezione sul fianco dell’obiettivo che scopre un’apertura rettangolare, una vera e propria slot che consente di inserire accessori ottici fra le lenti dello schema; infatti lo schema ottico del Rogonar-SC è anomalo e venne concepito appositamente per prevedere tale spazio.

 

 

Un esempio degli accessori applicabili al Rogonar-SC è rappresentato da questo analizzatore per colore Rodenstock CA-30; tale strumento sostituiva sia l’analizzatore per colore convenzionale (ingombrante e costoso) che l’esposimetro da stampa con sonda per il piano focale e venne concepito come uno strumento universale commercializzato in 2 versioni: quella visibile in foto era fornita a corredo con una sonda ottica di dimensioni più contenute da inserire direttamente fra le lenti del Rogonar-SC 50mm 1:2,8, sfruttando l’apposita apertura laterale, mentre nell’altra era presente una sonda di dimensioni maggiori che andava applicata nella parte frontale di qualsiasi obiettivo da ingrandimento; naturalmente per stampare a colori era comunque necessario utilizzare un ingranditore munito di relativa testa con filtratura variabile, sulla quale trasferire i valori definiti dallo strumento Rodenstock.

Questo dispositivo CA-30 prevedeva un sistema di gestione del colore tramite rotazione di 2 ghiere antagoniste e consentiva anche di definire la corretta esposizione, con sistema di azzeramento a 2 LED rossi, sfruttando la grande ghiera sul fronte del dispositivo con scala graduata da 2 a 60 secondi; questo accessorio compatto e dal prezzo abbordabile costituiva quindi un ausilio importante per chi si avventurasse nel terreno infido della stampa a colori.

 

 

L’illustrazione su questo piccolo pieghevole esplicativo mostra chiaramente la differenza fra le due versioni del CA-30: a destra osserviamo il modello universale, con adattatore esterno applicato davanti all’obiettivo da ingrandimento, mentre a sinistra è visibile quello dedicato al Rogonar-SC 50mm 1:2,8, col modulo inserito direttamente all’interno dell’obiettivo.

 

 

Lo schema con i relativi percorsi ottici mostra come in entrambi i casi sia presente una sezione con elementi di Fresnel che dirotta una piccola parte della luce proiettata e la indirizza verso il modulo sensibile dell’analizzatore CA-30 (nel quale CA è il palese acronimo di Color Analyzer); nel tipo universale (a destra, abbinato ad un Rodagon 50mm 1:2,8) questo elemento ottico-meccanico si applica anteriormente all’ottica da ingrandimento, sfruttando specifici adattatori, mentre nel modello dedicato al Rogonar-SC (a sinistra) il modulo-sonda applicato al CA-30 prevede un elemento di dimensioni inferiori che va posizionarsi direttamente all’interno dell’obiettivo, fra la prima e la seconda lente dello specifico schema ottico a 5 elementi in 4 gruppi.

Proprio la fase di definizione di questo elemento che entra nel Rogonar-SC è alla base di una interessante digressione sul progetto complessivo dell’obiettivo che vedremo meglio in seguito.

 

 

Il Rodenstock CA-30, qui in versione universale, era offerto in una moderna confezione squadrata con spigoli smussati e al suo interno comprendeva il dispositivo, la relativa sonda che poteva essere rimossa e applicata alla bisogna, 3 anelli adattatori per gli obiettivi da ingrandimento e istruzioni (qui non presenti); la striscia di carta visibile in foto riporta i ringraziamenti di rito per l’acquisto del prodotto, confermando che si tratta della versione universale, e anche importanti informazioni sugli adattatori per la sonda, specificando infatti che nella confezione sono acclusi anelli per attacco filtri da 40×0,5mm, 43×0,5mm e 35,5×0,5mm, elencando puntualmente tutti i modelli di obiettivi prodotti da Rodenstock, Schneider, Nikon e Asahi Pentax per Durst (Neonon) compatibili con tali raccordi e aggiungendo che su ordinazione era previsto anche un quarto anello (da 34,5×0,5mm), destinato a vecchi modelli di EL-Nikkor da 50mm, 75mm e 80mm.

L’analizzatore era quindi realmente inteso come uno strumento universale e la compatibilità con le ottiche di altri fabbricanti non era considerata un favore alla concorrenza bensì vista come l’opportunità di fidelizzare una clientela più numerosa; d’altro canto, era parimenti disponibile la versione con compatibilità esclusiva per il Rogonar-SC, sebbene all’atto pratico la differenza fosse limitata alla sonda rimuovibile, mentre il modulo principale rimaneva lo stesso.

 

 

Una vista più ravvicinata evidenzia il design moderno e le 3 ghiere funzionali, una più grande e sul frontale per i tempi di posa e altre 2, piccole e sul fianco, per la filtratura colore; in alto a sinistra sono anche visibili i 2 LED rossi per la misurazione ad azzeramento e da un foro del settore metallico fa capolino il sensore delegato ad analizzare il colore e misurare l’esposizione.

 

 

Se l’analizzatore CA-30 veniva condiviso dal Rogonar-SC con qualsiasi altro obiettivo da ingrandimento (sebbene il modello dedicato fosse più cool e raffinato), per la stampa creativa vennero concepiti anche appositi kit ad appannaggio esclusivo del 50mm SC; tali accessori venivano commercializzati in una confezione identica a quella dell’analizzatore ed erano denominati Creative Print Set.

Questi kit comprendevano 5 filtri circolari ciascuno con i relativi supporti a slot da inserire nell’apertura dell’obiettivo, e se vogliamo costituivano un po’ la versione da stampa di quello che erano stati i coevi filtri creativi della gamma Cokin per le ottiche da ripresa: strumenti in grado di creare effetti speciali o alterare il colore dell’immagine, anche soltanto in una zona circoscritta.

Questi set di filtri creativi per stampa a colori, unici nel loro genere, all’epoca vennero ben poco pubblicizzati e oggi è difficile ottenere informazioni dettagliate sulla gamma disponibile; al momento attuale ho identificato 5 set, caratterizzati dal codice CS50, CS51, CS52, CS53 e CS54, ciascuno dei quali era in grado di produrre particolari effetti esemplificati da una eloquente immagine “prima/dopo” stampata sulla confezione (altra analogia con le brochure dei citati filtri Cokin), tuttavia non ho la certezza che l’offerta si fermasse a questi 5 kit o se, viceversa, ne esistessero anche altri.

 

 

Prendendo come esempio il Creative Print Set CS52, i filtri con relativi supporti al suo interno prevedevano versioni colorate soltanto a metà, per effetti cromatici selettivi sulla stampa, ed erano compresi i tipi arancio, rosso, turchese, blu e grigio neutro ND.

Il Rogonar-SC 50mm 1:2,8 era quindi al centro di un corredo piuttosto diversificato per la stampa a colori creativa, una opzione che condizionò pesantemente il disegno del suo schema ottico per lasciare spazio ai previsti moduli ad inserimento; vediamo quindi i dettagli inerenti la progettazione di tale modulo.

 

 

Il relativo brevetto tedesco venne depositato il 14 Maggio 1980, e l’ambiziosità del disegno è sottolineata dalla presenza di ben 5 progettisti: Ernst Rothe, Hermann Koeppe, Josef Weiss, Heinz Zwack e Siegfried Barbieri; proprio quest’ultimo permette interessanti considerazioni, dal momento che l’ingegnere Barbieri di Bressanone/Brixen non era un impiegato Rodenstock ma risultava a ruolo dell’italianissima azienda Durst, leader nella produzione di ingranditori.

 

 

Come si può osservare da un elenco parziale dei brevetti firmati da Siegfried Barbieri per Durst, questo tecnico era specializzato nella concezione di analizzatori colore per la stampa, e probabilmente venne “prestato” da Durst al team di progettazione Rodenstock proprio per definire gli elementi del modulo aggiuntivo che avrebbe interfacciato il Rogonar-SC all’analizzatore CA-30 (nel frattempo sviluppato in parallelo), e quasi certamente  anche le componenti interne di quest’ultimo; pertanto il disegno del Rogonar-SC e dei suoi accessori parla anche Italiano!

 

 

I claims del brevetto ribadiscono la presentazione di un obiettivo munito di un’apertura laterale in grado di accogliere accessori, fra i quali è citato esplicitamente l’analizzatore colore.

 

 

Per quanto riguarda il calcolo ottico, il brevetto prevede 2 differenti ipotesi, molto simili come configurazione, della quali la prima venne utilizzata per la produzione di serie.

 

 

Il brevetto include anche semplici schemi meccanici che mostrano la posizione assunta fra le lenti dell’obiettivo dalla sonda dell’analizzatore e dai filtri creativi ad esso dedicati.

 

 

Lo schema ottico brevettato è invece costituito da un modulo tipo Tessar nel quale la lente anteriore è stata sdoppiata in 2 elementi, con quello frontale di grande diametro, che lasciano il necessario spazio libero per inserire sonda e filtri; la struttura, davvero insolita, comprende quindi 5 lenti in 4 gruppi e probabilmente la resa ottica complessiva non raggiungeva i livelli di perfezione della serie Rodagon a 6 lenti top di gamma, tuttavia la qualità media delle ottiche da ingrandimento di marca come questa è ben più che sufficiente a qualsiasi esigenza.

 

 

Il gruppo ottico prevedeva 5 differenti tipologie di vetro: un Crown K5 in L1, un Lanthanum Crown LAKN13 in L2, un Flint F2 in L3, un Dense Flint SF9 in L4 e un Lanthanum Flint LAF2 in L5; nel brevetto i relativi valori rifrattivi e dispersivi sono definiti secondo la frequenza dello spettro luminoso E-line (green mercury line, a 546nm di lunghezza d’onda), mentre solitamente i vetri vengono identificati con li stessi parametri misurati alla frequenza D-line (yellow sodium line, a 589nm di lunghezza d’onda): pertanto l’eventuale discrasia fra i dati ricavati dal brevetto e quelli eventualmente trovati su tabelle o cataloghi si giustifica in tal modo.

Il Rodenstock Rogonar-SC 50mm 1:2,8 è stato un esperimento coraggioso sulla spinta del grande entusiasmo per la camera oscura che caratterizzava quegli anni, con appassionati e ditte del settore ignari dell’iceberg in rotta di collisione negli anni futuri costituito dalla fotografia digitale e dalla relativa facilità di gestione del colore, alla portata di tutti; il Rogonar-SC è tecnicamente significativo ma dal punto di vista commerciale non seppe imporsi, forse perché tutti giunsero immediatamente all’ovvia deduzione che per ottenere tali effetti era molto più facile utilizzare filtri creativi in sede di ripresa che avventurarsi in voli pindarici in camera oscura, senza contare che i fotoamatori effettivamente attrezzati e in grado di gestire il colore analogico in proprio erano una percentuale irrisoria del totale, mentre chiunque poteva acquistare 4 o 5 filtri, applicarli all’obiettivo da ripresa preferito e sbizzarrirsi; resta in ogni caso la valenza del concetto: un sistema per stampa creativa che prevedeva analizzatore/esposimetro da stampa compatto e svariati filtri da applicare ad un obiettivo da ingrandimento appositamente concepito, un’idea che sulla carta sembrava funzionale ma doveva fare i conti, appunto, col numero assolutamente esiguo di appassionati in grado di gestire la stampa a colori analogica in casa e quindi potenzialmente interessati al suo acquisto.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

 

 

 

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