Ottiche Canon EF asferiche della prima or

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; è un dato di fatto che il brand Canon abbia contribuito più di ogni altro ad introdurre e sviluppare le superfici asferiche nella normale produzione di serie degli obiettivi fotografici, mettendo a punto tecnologie all’avanguardia e proprietarie che gli hanno consentito, per la prima volta, la produzione di massa di ottiche con superfici paraboliche, come il famoso FD 55mm 1:1,2 AL del 1971 già discusso in un altro articolo.

Oggi tutti gli appassionati conoscono la serie di obiettivi Canon EF superluminosi o decentrabili a focale fissa con superfici asferiche, così come la serie di zoom EF grandangolari o standard (professionali e non) che ne fanno uso; tuttavia forse pochi sono a conoscenza del fatto che la serie di obiettivi EF equipaggiati con lenti asferiche era decisamente ampia fin dai primi giorni di vita del sistema; per argomentare al riguardo prenderò come riferimento il sistema di obiettivi Canon EF disponibile nel 1990, subito dopo il lancio della prima fotocamera professionale, la EOS-1.

 

 

A quei tempi in sistema di ottiche autofocus, reduce dal traumatico iato che vide avvicendarsi l’attacco a baionetta FD con quello EF, incompatibili fra loro, stava crescendo poco a poco, tuttavia era ben lungi dall’articolata e completa gamma di modelli che oggi conosciamo ed apprezziamo.

 

 

Infatti, nel 1990, il corredo EF comprendeva 25 obiettivi, fra i quali spiccavano 4 lunghezze focali scandite da 2 o 3 opzioni differenti con identiche caratteristiche geometriche, pertanto la scelta complessiva era limitata a 20 focali, fra le quali esistevano comunque altri esempi di obiettivi zoom che coprivano un range simile fra loro; pertanto, all’epoca, l’offerta era ancora modesta, soprattutto nel settore dei grandangolari che, fra il fisheye da 15mm e il normale da 50mm, metteva a disposizione solamente un 24mm 1:2,8 e un 28mm 1:2,8 di caratteristiche amatoriali.

 

 

Nonostante tali premesse, il corredo EF ancora in divenire disponibile a quei tempi prevedeva già la bellezza di 10 obiettivi provvisti di una o più lenti asferiche, evidenziate dalla lettera “A” di colore rosso in questo organigramma; in pratica ben il 40% degli obiettivi per Canon EOS del 1990 erano asferici!

 

 

Questo dato è rimarchevole, soprattutto considerando che non erano ancora stati introdotti vari modelli di obiettivi asferici che oggi sono un classico, molto diffusi ed apprezzati, come gli EF 24mm 1:1,4 L e 35mm 1:1,4 L illustrati in foto (a loro volta scanditi dalle versioni I e II), così come i decentrabili TS-E da 17mm 1:4 e 24mm 1:3,5 Mark I e Mark II, il superwide 14mm 1:2,8 L Mark I e Mark II e una nutrita serie di zoom, convenzionali ed L, di focale corta e media; l’adozione delle superfici asferiche in casa Canon costituiva quindi un evidente fingerprint del suo approccio progettuale, resa possibile su vasta scala grazie allo sviluppo di tecnologie di lavorazione avanzate e flessibili; infatti già nel 1990, come vedremo in seguito, le ottiche EF asferiche utilizzavano sia superfici paraboliche lavorate di precisione sul vetro che lenti in vetro sagomate a caldo con profilo asferico, grazie ad un processo di glass molding, che elementi resi asferici da una copertura di resina plastica iniettata contro una maschera parabolica di riscontro.

Vediamo ora gli schemi ottici dei 10 obiettivi asferici disponibili nel corredo Canon EF del 1990.

 

 

L’EF 28mm 1:2,8 prevede uno schema di disarmante semplicità, appena 5 elementi, analogo a quello utilizzato nel Nikon Lens Series E 28mm 1:2,8 e nel primo modello di AF-Nikkor 28mm 1:2,8; tuttavia, nel caso del Canon, la lente frontale prevede una superficie asferica ottenuta con glass molding che consente un adeguato controllo delle aberrazioni.

 

 

L’EF 20-35mm 1:2,8 L fu il primo zoom grandangolare professionale di alta luminosità offerto per le fotocamere EOS ed inserito nella prestigiosa serie L; anche in questo caso l’elemento asferico è quello anteriore (riprendendo la tradizione introdotta dal predecessore, l’FD 20-35mm 1:3,5 L) ed è stato ottenuto con un sofisticato sistema di pulitura meccanica a controllo numerico che consente elevata precisione ma risulta costoso per i relativi scarti.

 

 

Anche il semplice Canon EF 28-70mm 1:3,5-4.5 (al tempo già approdato alla versione II) utilizzava un elemento asferico, il secondo, ricavato per glass molding dello sbozzo vetroso.

 

 

Il Canon EF 28-80mm 1:2,8-4 L fu il primo zoom tuttofare universale, equipaggiato con motore USM e caratterizzato da alte prestazioni e costruzione robusta (almeno finchè tenevano i flessibili dei circuiti interni, i cui rimpiazzi peraltro scomparvero abbastanza in fretta dalla disponibilità dei laboratori…); il suo sofisticato schema era arricchito da 2 superfici asferiche, corrispondenti ai raggi esterni della prima e dell’ultima lente, entrambe ottenute per molatura di precisione sul vetro, un sistema costoso che veniva solitamente adottato in ottiche con schema ottico complesso e critico e abbinate ad un prezzo di listino così elevato da giustificarne la scelta.

 

 

Lo zoom EF 35-105mm 1:3,5-4,5 era un apprezzato zoom tuttofare amatoriale e il suo relay lens posteriore comprendeva una lente con superficie asferica realizzata tramite glass molding a caldo dello sbozzo di vetro.

 

 

Anche il modello immediatamente superiore, l’EF 35-135mm 1:3,5-4,5, si avvaleva di uno schema simile a quello del modello precedente ed utilizzava una superficie asferica nella stessa posizione già vista per il 35-105mm; tuttavia, in questo caso, tale elemento era realizzato con un tipo di vetro ottico inadatto al glass molding, pertanto la superficie asferica venne ottenuta per iniezione di resina plastica contro una sagoma di riscontro lavorata asferica con grande precisione.

 

 

Il Canon EF 50mm 1:1,0 L USM è un progetto spinto ai limiti delle possibilità tecniche, considerando l’ampio spazio retrofocale necessario dietro l’ultima lente, ed era una delle ottiche super-professionali presentate in concomitanza col lancio della EOS-1, assieme al medio-tele 85mm 1:1,2 L ed altri modelli; il suo schema ottico gaussiano ad 11 lenti con flotaggio è estremamente complesso, utilizza vari elementi in vetro lanthanum Dense Flint a bassa dispersione ed altissima rifrazione (1,883) e sfrutta ben 2 superfici asferiche di grande diametro, posizionate sui raggi esterni della terza e ottava lente; queste grandi lenti asferiche erano ottenute per molatura di precisione sul vetro e contribuivano fattivamente al proibitivo prezzo di listino di quest’obiettivo.

 

 

Il Canon EF 70-210mm 1:4 era invece uno zoom tele di estrazione decisamente amatoriale, tuttavia anche in questo caso fu utilizzata una lente asferica (evento insolito in questa categoria di obiettivi); la soluzione adottata è particolare perché venne ricavato per glass molding a caldo un sottile elemento asferico in vetro che fu poi incollato ad un’altra lente, ottenendo un doppietto; le diciture esterne non indicavano l’utilizzo di elementi asferici, pertanto gli utenti erano ignari della loro presenza in questi modelli amatoriali (mentre sui modelli L professionali la presenza delle superfici paraboliche veniva chiaramente evidenziata negli advertising).

 

 

Il Canon EF 85mm 1:1,2 L USM, erede del corrispondente e celebre FD-L, è un obiettivo che divenne leggendario per le sue prestazioni a grandi aperture, il cui segreto era anche l’utilizzo di una superficie asferica ricavata per molatura di previsione sulla superficie anteriore della terza lente.

 

 

Infine, anche il Canon EF 135mm 1:2,8 SF Soft Focus utilizzava una lente asferica di grande diametro, la quarta, la cui forte curvatura venne gestita col processo di glass molding a caldo.

Il corredo Canon EF sfruttò quindi ampiamente le superfici asferiche fin dai primi tempi, e le tecnologie messe a punto in azienda le consentirono di abbattere i costi ad un livello tale da permettere l’utilizzo anche in modelli amatoriali, prodotti in larghissima serie e proposti a prezzi di listino popolari; le grandi possibilità di correzione garantite dalle superfici paraboliche divennero quindi un retaggio comune del quale si avvantaggiò un’intera generazione di fotografi, professionisti e amatori domenicali, introducendo un trend che spinse i concorrenti a reagire e ad incamminarsi sulla stessa via; va quindi a Canon il nostro plauso incondizionato per quest’azione pionieristica che ha consentito un’autentica svolta nell’ottica fotografica.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

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