Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; in tutti i settori dello scibile ci si basa su informazioni e assunti consolidati, ovvero serie di dati che vengono promossi al rango di postulati universalmente accettati e mai più rimessi in discussione; questo diffuso schema è funzionale nella misura in cui la fonte originale è attendibile o ha elaborato correttamente il materiale, e può succedere che storie e credenze prese come oro colato per decenni possano improvvisamente risultare fallaci qualora nuovi documenti entrino nella combinazione, spesso sconfessando leggende metropolitane considerate incrollabili: un esempio calzante è il famoso vetro “speciale” previsto nello schema del celeberrimo Leitz Apo-Telyt-R 180mm 1:3,4, nato nel 1970 per uso militare e poi declassificato, consentendo la sua presentazione sul mercato civile nel corredo Leicaflex a partire dal 1975; secondo la credenza comune lo schema sarebbe stato progettato allo stato dell’arte, con un reverse engineering che ha portato a definire teoricamente i valori rifrattivi/dispersivi dei vetri necessari; sempre secondo questa teoria, uno di tali materiali, a bassa dispersione, a quei tempi non esisteva ancora e fu quindi necessario aspettare anni affinchè la vetreria di Wetzlar lo creasse specificamente per l’Apo-Telyt: è una storia evocativa e affascinante ma ho ampiamente dimostrato in un corposo articolo pubblicato anni fa che tale vetro, in realtà, era stato già messo a punto e brevettato in Leitz almeno 4 anni prima di fornire l’obiettivo in versione militare, e non si trattava nemmeno di un materiale particolarmente esoterico e tecnicamente complesso da realizzare.
In questo pezzo voglio descrivere brevemente un diffuso equivoco di analogo tenore che chiama in causa la Minolta CLE.
La Minolta CLE venne presentata alla Photokina 1980 e costituiva una significativa evoluzione della Leitz-Minolta CL, apparecchio che, con la gemella Leica CL, aveva visto uno sviluppo congiunto Leitz-Minolta e l’intera produzione dei due modelli delegata alla casa di Osaka; la storia ci insegna che nel 1976 la Leitz chiuse il sipario sull’avventura di queste gradevoli e compattissime fotocamere a telemetro con attacco a baionetta Leica M, probabilmente perché con il loro prezzo concorrenziale stavano cannibalizzando le vendite delle Leica di prima fascia, e che 4 anni dopo l’indomita Minolta, non accettando la prematura fine di un modello così apprezzato, lo fece risorgere a nuova vita dopo un consistente upgrade tecnologico, commercializzando la versione riveduta e corretta come Minolta CLE.
Questa fase è perfettamente nota e ben descritta, e nessuno ha mai messo in dubbio la paternità di Minolta nello sviluppo delle migliorie che trasformarono la conservativa Leica/Minolta CL nella moderna ed avanzata CLE; valutiamo ora questo particolare alla luce di alcuni documenti e prototipi.
Questo documento Leitz costituisce un intento programmatico a medio-lungo termine per lo sviluppo della Leica CL in un apparecchio molto più evoluto ed automatizzato; il foglio è estremamente interessante perché è datato 6 Agosto 1971, quindi addirittura 2 anni prima del lancio della Leica CL prima versione, e testimonia come il management stesse già pianificando con lungimiranza un’evoluzione della fotocamera con tecnologie eventualmente ancora da sviluppare.
In casa Leitz il progetto CL era indicato con la denominazione “project E 530” oppure Compact, e l’ipotesi di apparecchio schematizzata in questo documento interno dell’estate 1971 viene denominata Compact II o “Project E 550”.
Gli ingegneri incaricati dello sviluppo della nuova fotocamera Project E 550 presso Leitz Wetzlar furono Karl Glös e Georg Mann; proprio grazie all’interessamento di suo figlio Kirk è stato possibile riesumare questi documenti che disegnano uno scenario inedito e inaspettato.
Infatti, gran parte delle numerose migliorie che sarebbero state incorporate nella Minolta CLE del 1980 sono già descritte su questo promemoria interno Leitz, e il documento si spinge anche a definire un programma di sviluppo con tanto di scadenze specifiche; vediamo in dettaglio.
Fra le novità o migliorie previste per l’apparecchio destinato a sostituire la CL le più interessanti sono:
- esposimetro incorporato con elemento sensibile al selenio;
- base telemetrica del mirino aumentata del 20-30% con relative modifiche al mirino;
- otturatore a controllo elettronico;
- esposizione automatica;
- compatibilità con un numero maggiore di ottiche Leica M con focale superiore a 35mm;
- tempi di posa definiti dall’esposimetro visibili e scalati fino a 10 secondi;
- spegnimento automatico dell’apparecchio con temporizzatore variabile;
- miglioramento nel sistema di aggancio del film.
E’ interessante notare che l’autore dei testi specificò chiaramente che sarebbe servito un accordo o una concessione di brevetto con Asahi Kogaku, probabilmente per l’utilizzo di qualche tecnologia sviluppata e brevettata da tale azienda giapponese; non sono presenti ulteriori dettagli per capire a quale elemento si riferisse.
E’ anche curioso come venisse inizialmente indicato un elemento sensibile al selenio per l’esposimetro, soluzione obsoleta quando la stessa CL originale prevedeva già un più moderno fotoresistore al solfuro di cadmio; peraltro l’elemento al selenio non era idoneo per gestire un otturatore a tendina automatico né era presente sul corpo la superficie utile necessaria per posizionarlo.
Il documento include anche una sommaria road map del progetto, così articolata:
- Marzo 1972: prototipo funzionante del sistema di esposizione automatica e progetto di base;
- fine 1972: prototipo dell’intero apparecchio;
- fine 1973: completamento dello sviluppo;
- inizio 1975: inizio della produzione.
E documentato che questa intensa fase di sviluppo fu condotta da Leitz a Wetzlar e il coinvolgimento di Minolta fu limitato a visite saltuarie di emissari giapponesi a Wetzlar o di tecnici Leitz ad Osaka con al seguito prototipi di prova da mostrare ai colleghi nipponici; durante questo processo gli uomini Minolta non parteciparono direttamente ai lavori di sviluppo, tuttavia presentarono una lista di preferenze (molte delle quali volte a semplificare la produzione con sinergie di componenti e a renderla più economica), fra le quali:
- esposizione TTL con lettura dei valori riflessi su otturatore e film;
- esposizione automatica a priorità di diaframmi;
- dorso posteriore incernierato e con finestra per visionare il tipo di film inserito;
- top e fondello in fusione di resina plastica;
- autoscatto elettronico;
- conferma dell’attacco a baionetta Leica M
- base telemetrica ampliata con fattore 1,5x;
- utilizzo di otturatore Minolta tipo XG:
- utilizzo della ghiera dei tempi Minolta tipo XG;
- utilizzo del circuito esposimetrico Minolta tipo XD;
- disponibilità di 3 obiettivi dedicati, con l’aggiunta di un grandangolare da 28mm.
Lo sviluppo del Project E 550 proseguì regolarmente e, una volta definiti gli elementi basilari, fu possibile realizzare una maquette che riproducesse l’aspetto finale della fotocamera; questo prototipo, visibile grazie alle foto realizzate da Dirk Mann, tolgono ogni dubbio sulla reale paternità della futura Minolta CLE.
Il prototipo E 550 affiancato a immagini e schemi della Minolta CLE conferma infatti puntualmente la compresenza di tutti gli elementi fondamentali, dimostrando come la fotocamera nipponica lanciata nel 1980 vantasse in realtà un purissimo DNA Leitz; il previsto aumento della base telemetrica appare evidente sia nel prototipo che nel corpo Minolta definitivo.
Osservando il top della E 550 e i relativi dettagli della CLE troviamo la stessa corrispondenza di elementi e gli unici componenti non conformi al corpo dummy prodotto da Leitz sono la ghiera dei tempi, priva del settore godronato in bassorilievo e arricchita col moderno pulsante di scatto Minolta con attivazione a sfioramento, e l’aggiunta dei contatti per il TTL flash sulla relativa slitta, una caratteristica ancora troppo avanzata quando il progetto E 550 fu impostato.
Anche la parte posteriore della E 550 è sostanzialmente conforme alla Minolta CLE, e l’unico dettaglio curioso nella fotocamera di Osaka è l’assenza della finestra sul dorso per la visione diretta del tipo di caricatore montato in macchina, sostituita dalla classica tasca in cui inserire il promemoria del film strappato dalla relativa confezione, quando Minolta stessa aveva esplicitamente chiesto a Leitz di inserire nello sviluppo del prototipo la citata finestra trasparente; nella CLE è anche assente la presa synchro-PC per i cavi di sincronizzazione flash, prevista invece sul retro della E 550, sotto la slitta porta-accessori.
Questi argomenti ridisegnano quindi le origini della famosa fotocamera 35mm a telemetro Minolta CLE: sicuramente il brand di Osaka ha introdotto importanti rifiniture, come il sofisticato computogramma sulla tendina dell’otturatore per la lettura esposimetrica e il relativo circuito oppure il particolare pulsante di scatto, comunque il palinsesto dell’apparecchio era già stato approntato da Leitz in precedenza; in ogni caso, a conferma del ruolo limitato alla mera progettazione che la Casa di Wetzlar si era ritagliata in quest’avventura, il primo prototipo funzionante derivato dal Project 550 era marcato Leitz Wetzlar Germany ma fu effettivamente prodotto da Minolta, con la relativa dicitura in chiaro relativa alla produzione in Giappone.
Per definire completamente i contorni di questa particolare storia sarebbe interessante conoscere con esattezza i termini riservati dell’accordo fra le due parti e che ha gestito la fase compresa fra l’uscita di scena del modello classico nel 1976 e l’entrata in produzione della Minolta CLE nel 1980, completamente gestita e controllata dalla Casa nipponica che deteneva tutti i diritti sull’apparecchio nonostante fosse stato quasi interamente concepito da Leitz, ma questa è un’altra storia!
Ringrazio Dirk Mann per i preziosi documenti e il caro amico Andrea Aprà, celebre esperto e collezionista Minolta, per gli spunti sempre stimolanti e intriganti che condivide costantemente.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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