Olympus MDN prototipo del 1969

Olympus MDN prototipo del 1969: le autentiche origini del celebre sistema OM.

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; il sistema reflex 35mm Olympus OM, svelato in Giappone nella primavera 1972 e definitivamente consacrato alla Photokina dello stesso anno, non ha certo bisogno di presentazioni: con la sua freschezza innovativa, le geniali soluzioni, l’inusitata compattezza di ogni componente, la piacevolezza del design e la qualità costruttiva mutuata dalla produzione di microscopi (nel cui settore la Olympus era leader) hanno letteralmente rivoluzionato il settore, imponendo nuovi concetti e standard in un ambiente fino ad allora piuttosto conservatore; le nuove fotocamere Olympus OM e i relativi obiettivi OM Zuiko, piccoli, leggeri, ben fatti e prestazionali, non tardarono a ritagliarsi una significativa fetta di mercato e tuttora, ad oltre 45 anni dal lancio, i pezzi che compongono questo corredo non hanno perso nulla del loro fascino e della loro efficacia.

Naturalmente la Olympus non piombava sulla ribalta dal nulla: fin dal 1963 aveva commercializzato l’altrettanto famosa serie di apparecchi reflex mezzo formato (18x24mm) Olympus Pen che furono molto apprezzati per la costruzione accurata e le ingegnose soluzioni progettuali, frutto del genio di Yoshihisa Maitani, peraltro responsabile anche del successivo sistema; tuttavia chi, come me, ha sempre amato il corredo OM (col quale ho esordito da adolescente) percepisce un salto tecnico/concettuale molto evidente fra le Pen mezzo formato e la nuova M-1 (subito ribattezzata OM-1), un passaggio di testimone con il relativo corollario dell’ampia ed articolata serie di nuovi obiettivi ed accessori subito disponibili che implica un lavoro immane messo in campo per abbandonare i concetti del corpo Pen e creare tutto ex novo.

Viceversa, di tutto questo labor limae, non esistevano tracce evidenti e nemmeno brevetti significativi, come se il materiale OM fosse realmente sceso dal cielo e non – com’è noto – semplicemente frutto di 5 anni di certosino lavoro; in realtà, tornando al concetto di “anello di congiunzione” che mi è caro, Yoshihisa Maitani e il suo team avevano effettivamente realizzato una fotocamera-laboratorio se vogliamo ancora più rivoluzionaria e originale delle OM che ben conosciamo; di questo apparecchio furono realizzati solamente alcuni prototipi, nel 1969, tuttavia varie soluzioni tecniche ed estetiche verranno poi riprese dalla successiva M-1 del 1972; questo anello di congiunzione si chiama Olympus MDN, acronimo per M-SYSTEM (il sistema ideato da Maitani) DARK BOX (in riferimento al suo aspetto) NORMAL (erano previsti vari corpi con differenti configurazioni).

 

 

Per chi fosse all’oscuro della sua esistenza, il prototipo Olympus MDN risulta sicuramente sconcertante: si tratta infatti di un apparecchio modulare con tutti i componenti intercambiabili e concepito come una reflex monobiettivo di medio formato in miniatura!

 

 

Premesso che il suo design è ovviamente debitore alla Grande Madre Hasselblad, la Olympus MDN ha sicuramente il merito di avere applicato gli analoghi concetti di modularità e intercambiabilità trasferendoli al 35mm (e addirittura al mezzo formato 18x24mm, molto amato da Maitani, che ipotizzò per questa macchina anche magazzini da 72 fotogrammi), anticipando di fatto la rivoluzionaria Rolleiflex SL2000F 24x36mm che, come prototipo SL2000, vide la luce solo nel 1976 ed arrivò alla produzione di serie 12 anni dopo la MDN, nel 1981; e non basta: il formato rettangolare ha permesso di avere un corpo macchina di spessore più contenuto rispetto al formato quadrato Hasselblad, e col suo caratteristico mirino a pentaprisma allungato ha di fatto indicato la via a famose reflex medio formato 6×4,5cm come la Mamiya 645 del 1975 e soprattutto la Zenza Bronica ETR del 1976, il cui aspetto rivela un notevole family-feeling con l’antesignana Olympus.

 

 

 

La Olympus MDN del 1969 costituisce quindi un antequem che ridefinisce i tempi e le gerarchie degli apparecchi-sistema a modularità spinta e formato inferiore al classico 6x6cm Hasselblad; soprattutto, in prospettiva, l’exploit attribuito alla Rolleiflex SL2000F deve ora fare i conti con questo corpo nato nel decennio precedente.

 

 

 

 

Anni fa la stessa Olympus Corporation ha giustamente celebrato la genialità di Maitani e la sua ingegnosa MDN con alcune immagini ufficiali che ne evidenziano la piacevolezza del design e le soluzioni tecniche avanzate per l’epoca.

 

 

Questa seconda immagine patinata ufficiale ci svela come la MDN presenti elementi tecnici e di design in comune con la futura M-1: infatti Yoshihisa Maitani aveva concepito nella sua mente un autentico sistema assoluto e ancora più ambizioso del corredo OM entrato in produzione 3 anni dopo, immaginando una galassia di accessori e una serie di opzioni che gravitavano attorno ad una serie di corpi molto differenziati per concezione basilare, arrivando quindi a coprire ogni possibile esigenza dell’utente finale.

 

 

 

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La MDN del 1969 è la variabile che non ti aspetti, un progetto ridefinito dal foglio bianco rispetto alle Olympus Pen F, che peraltro già si distinguevano per numerose raffinatezze tecniche ideate da Maitani; la sua struttura modulare era il prodromo naturale per un sistema illimitato e la macchina pullula di squisiti dettagli come i compatti motori ad attacco rapido, gli avanzati dorsi intercambiabili o la trasmissione delle indicizzazioni tramite contatti; la sua estetica caratteristica, con lo snello pentaprisma, ha anticipato di anni famose reflex 6×4,5cm di grande successo e ha definito la nicchia del “cubo” 35mm ad elementi intercambiabili con notevole anticipo rispetto alla Rolleflex SL2000F, l’apparecchio al quale questo merito è storicamente attribuito.

Soprattutto, non finisce di affascinarci la grande favola umana di Yoshihisa Maitani, uno dei pochi uomini al mondo che, inseriti nel contesto di una grande azienda multinazionale, siano riusciti a progettare e caratterizzare personalmente una gamma di prodotti di simile portata, ottenendo la piena fiducia e libertà d’azione da parte del management, sicuramente ben cosciente delle sue eccezionali qualità che traspaiono immediatamente quando si impugna o utilizza con soddisfazione uno dei tanti elementi del sistema OM dei quale è il padre.

 

Un abbraccio a tutti – Marco chiude.

 

 

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