Officine Galileo Repho 30mm 1:4 per ingranditore GaMi 16.

Officine Galileo Repho 30mm 1:4 per l’ingranditore della GaMi 16.

 

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; la produzione di attrezzature fotografiche Made in Italy è oggi circoscritta allo struggente ricordo di un glorioso passato, tuttavia è indiscutibile che nel Dopoguerra si fossero concretizzati tutti i presupposti per un lancio in grande stile di corredi fotografici ed ottici di livello assoluto, in grado di fronteggiare senza timori la migliore produzione tedesca dell’epoca, ed è un vero peccato che il volano abbia perso slancio, per varie ragioni, concludendo questa entusiasmante primavera con un nulla di fatto che ci ha tuttavia lasciato, sparsi qua e là, come rari nantes di liceale memoria, strumenti ingegnosi e costruiti in modo eccellente che testimoniano in modo inequivocabile il livello raggiunto dall’italica tecnologia; il raro obiettivo protagonista di questo articolo appartiene a buon diritto a questa schiera e venne prodotto dalla filiale milanese di Officine Galileo nella seconda metà degli anni ’50.

 

 

La Officine Galileo, fondata nel lontano 1866, è stata una delle punte di diamante nella produzione di apparecchiature scientifiche, ottiche e militari in Italia e il suo coinvolgimento ai massimi livelli in questi settori è continuato fino ai nostri giorni; nel Dopoguerra, dopo la brusca interruzione nella produzione di telemetri o strumenti di mira e puntamento destinati alle imbarcazioni da guerra della Regia Marina, la Officine Galileo diversificò le sue linee interessandosi anche al settore fotografico e introducendo apparecchi economici ma ben fatti ed equipaggiati con ottimi obiettivi progettati in seno all’azienda stessa, spesso utilizzando vetri tedeschi per la loro confezione; la storica sede toscana sospese la produzione di questi modelli a metà anni ’50, mentre la filiale distaccata milanese proseguirà nell’avventura dando vita ad una delle più belle ed interessanti fotocamere “subminiature” della storia, la GaMi 16, un apparecchio compatto con evidenti citazioni a dettagli dell’apparecchio Minox, costruito con alti standard di qualità e in grado di sfoggiare caratteristiche tecniche d’eccezione, come l’otturatore metallico di concezione Galileo con tempi fino ad 1/1000”, il raffinato e luminoso obiettivo Esamitar da 25mm con schema Gauss a 6 lenti ed apertura 1:1,9 e l’avanzato mirino con telemetro accoppiato e addirittura esposimetro ad estinzione visibile nel campo d’immagine.

Questa straordinaria fotocamera, interamente metallica e con parte del guscio esterno ribaltabile per coprire e proteggere le parti ottiche durante il trasporto, fu lanciata nel 1953 e rimase in produzione fino al decennio successivo; la GaMi 16 era sicuramente un apparecchio elitario, considerando anche il prezzo di listino anni ’50 pari a ben 130.000 Lire dell’epoca, tuttavia questo gioiellino meritava sicuramente il cospicuo investimento e disponeva anche di un vasto corredo di accessori che implementavano la sua versatilità, ivi compresi due aggiuntivi ottici tele 4x ed 8x (!) di notevole sofisticazione ottica e pregiata confezione meccanica che testimoniavano il livello tecnico raggiunto dall’azienda, anch’essi proposti ad un listino superiore al salario medio mensile di un operaio dell’epoca.

La GaMi 16 (probabilmente acronimo di Galileo Milano) utilizzava pellicola 16mm ed impressionava piccoli fotogrammi da appena 12x17mm; per ottenere stampe di dimensioni convenzionali si imponeva quindi di ingrandirli ad un fattore decisamente superiori allo standard convenzionale, pertanto non era solo necessario che l’apparecchio ottemperasse a requisiti stringenti (obiettivo con eccellente risoluzione e perfettamente allineato, messa a fuoco impeccabile, perfetto spianamento del film sul piano focale) ma tutta la catena cinematica doveva mantenere gli stessi standard.

 

 

Conscia di queste esigenze, la Officine Galileo di Milano progettò quindi un ingranditore specificamente dedicato alla GaMi 16, costruito con criteri di precisione adeguati alle necessità e predisposto per ingrandire i suoi negativi 16mm fino al formato 24x30mm, al quale corrispondeva – giova ricordarlo – un ingrandimento di ben 21,5x.

 

 

L’ingranditore GaMi 16 era molto robusto, con elementi sovradimensionati che garantivano elevata rigidità e quindi il mantenimento del necessario allineamento e pianoparallelismo; la lampada, con posizione e centratura regolabile, era da 60w mentre la colonna portante prevedeva 6 fori nei quali inserire un apposito fermo che definivano relative posizioni della testa in grado di stampare i più comuni formati, cioè 6x9cm, 9x12cm, 10x15cm, 13x18xm, 18x24cm e 24x30cm.

 

 

Proprio la parte ottica dell’ingranditore rappresenta l’elemento più critico del sistema, chiamato a fornire una elevata risoluzione nei forti ingrandimenti; contrariamente a quanto avviene in altri ingranditori dedicati a piccoli formati, spesso equipaggiati con sorgenti di illuminazione puntiformi per fornire la massima brillantezza e nitidezza, alla Officine Galileo hanno preferito inserire un sistema di diffusione per evitare che l’eventuale presenza di polvere e graffi sul negativo venisse impietosamente evidenziata nei forti ingrandimenti; l’elemento chiave di questo settore è naturalmente l’obiettivo, chiamato a fornire risultati praticamente diffraction limited per garantire il potere risolutivo necessario, e alla Officine Galileo di Milano hanno progettato un modello ad hoc, specificamente per questo formato, con lunghezza focale di 30mm; tale obiettivo è privo di diaframma e lavora all’apertura fissa 1:4, valore scelto – come viene spiegato anche dalle relative istruzioni – come compromesso ottimale; infatti un’apertura inferiore avrebbe sicuramente introdotto diffrazione, pregiudicando il risultato; il manuale sottolinea come l’obiettivo fornisca elevata risoluzione e contrasto e abbia un’adeguata correzione cromatica; l’apertura fissa 1:4 abbinata ad una focale corta rende sicuramente difficile la valutazione della corretta messa a fuoco: fortunatamente tale operazione, dopo una calibratura iniziale, è gestita meccanicamente dall’ingranditore stesso.

 

 

Questo specifico obiettivo da ingrandimento è virtualmente sconosciuto, vista la scarsa diffusione del relativo ingranditore; se osserviamo il listino prezzi della GaMi 16 risalente al Gennaio 1957 troviamo il dispositivo di ingrandimento equipaggiato con ottica 30mm 1:4 in vendita a 125.000 Lire, all’incirca il prezzo della fotocamera stessa, e curiosamente era disponibile anche il singolo obiettivo, fornito con raccordo (probabilmente a filetto 39x1mm) destinato all’uso su ingranditori di terze parti e fornito al prezzo di 15.000 Lire; l’ingranditore munito di ottica prevedeva il numero di riferimento 1670 e codice interno GAING (GaMi ingranditore), mentre l’obiettivo da ingrandimento Repho 30mm 1:4 adottava il numero di riferimento 1692 e il codice interno GAOBB (Gami obbiettivo, forma obsoleta per obiettivo); curiosamente, nella nomenclatura Officine Galileo, questo codice interno era definito “motto telegrafico”.

 

 

Ecco l’aspetto del minuscolo obiettivo da ingrandimento Officine Galileo Repho 30mm 1:4 ad apertura fissa progettato per l’ingranditore GaMi 16; si tratta di un’ottica minuscola, con barilotto in ottone ricavato dal pieno, smaltato in nero ed equipaggiato con uno schema ottico tipo Tessar a 4 lenti in 3 gruppi specificamente ottimizzato per le coniugate ravvicinate; l’obiettivo pesa 49g, prevede una lunghezza di 28mm, un diametro di 24mm e il piccolo attacco filettato da 16mm era specificamente dedicato all’ingranditore GaMi 16; la messa a fuoco micrometrica iniziale necessaria per registrare il sistema (poi era gestita automaticamente dalla meccanica dell’ingranditore) avveniva tramite un elicoide filettato, soluzione insolita in un ingranditore; le lenti esibiscono un trattamento antiriflessi minimale e la scritta Made in Italy che campeggia orgogliosamente sul barilotto, oggi così desueta, è sufficiente a rinfocolare un orgoglio mai sopito.

Questo piccolo gioiellino Made in Italy anni ’50, pur nella sua semplicità, trasuda precisione costruttiva e qualità fin dal primo contatto e ci rimanda a lieti momenti in cui la radiazione filetica di magnifici corredi autarchici autorizzava a sperare per la categoria un futuro ben più luminoso di quello che ebbe in sorte; teniamoci quindi stretti questi superstiti di un momento emozionante e forse irripetibile.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

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