Nikon Zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; l’evoluzione tecnica degli obiettivi zoom per impiego fotografico, fino alla nascita di modelli universali con focali da grandangolare a tele, ha aperto nuove intriganti prospettive ai fotografi, specialmente per quelli che si dedicavano a riprese in viaggio o in situazioni in cui trasportare un pesante corredo e trovare il tempo per sostituire continuamente le ottiche fisse non fosse possibile; in tal senso un autentico passo avanti venne concretizzato quando tali zoom wide/tele per impiego generale approdarono al grandangolare da 28mm, una focale da 76° sulla diagonale del formato che permetteva di affrontare numerose situazioni, rendendo l’obiettivo molto versatile ed efficace, e infatti il passaggio prima a 28mm e quindi a 24mm ha rappresentato la naturale evoluzione degli originali modelli da 35-70mm.

In casa  Nikon l’interesse dei fan per lo sviluppo dei modelli zoom era ancora più acceso perché da un lato gli Zoom-Nikkor godevano di ottima fama per la loro qualità ottica, e dall’altro il prezzo oggettivamente elevato dei Nikkor a focale fissa rendeva il corrispondente zoom molto appetibile anche dal punto di vista del budget, quantunque nemmeno questi modelli a focale variabile venissero regalati.

In questo contesto, uno degli obiettivi più interessanti ed attesi messi in commercio da Nippon Kogaku è stato lo Zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5 del Dicembre 1985; l’azienda era stata pioniera nel nuovo settore delle ottiche zoom per fotografia e già nel decennio precedente aveva presentato due interessantissimi obiettivi grandangolari, il 28-45mm 1:4,5 dell’Aprile 1975 (poi rivisitato come 28-50mm 1:3,5 nel 1984) e il 25-50mm 1:4 dell’Aprile 1979 (a sua volta evoluto nell’AF Zoom-Nikkor 24-50mm 1:3,3-4,5 nel 1987), tuttavia entrambi gli esemplari si fermavano alla focale normale, intorno a 50mm, pertanto erano modelli specialistici di indubbia utilità ma non potevano fungere da ottica universale, all-in-one; viceversa,lo Zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5, pur accettando l’apertura variabile per contenere dimensioni e costi, metteva a disposizione cinque lunghezze focali da medio grandangolare a medio tele (28mm, 35mm, 50mm, 70mm, 85mm) con l’aggiunta di una posizione macro con ingrandimento di circa 0,3x, un’offerta più che sufficiente per coprire le esigenze in viaggio, in montagna e nella maggioranza delle situazioni fotografiche.

 

 

Io stesso sono intimamente legato a quest’obiettivo da un filo di ricordi che si dipana indietro nel tempo: infatti nel lontano 1987 acquistai una Nikon F501AF, il primo modello autofocus della casa, abbinandolo proprio ad un AF-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5 primo tipo; da ragazzo abituato ad armeggiare con corpi come la Nikon F Photomic e ottiche Nikkor manuali a focale fissa, il primo approccio con questo zoom universale, addirittura autofocus (sebbene con gli standard di reattività del tempo, è ovvio) e abbinato ad invertibile di alta sensibilità fu esaltante, quante nuove possibilità di ripresa si schiudevano!

Questa immagine la realizzai in autoscatto proprio nel 1987, a 23 anni di età, appoggiando la F501AF su un supporto di fortuna e utilizzando il 28-85mm a 28mm per documentare questa vista nella modesta dimora di minatori, sull’altopiano sotto la catena dello Jebel Ayachi in  Nordafrica, mentre stavo acquistando minerali di vanadio da collezione, una situazione in cui viaggiare con un corredo versatile e trasportabile costituiva un grande vantaggio, reso finalmente possibile dal nuovo obiettivo zoom lanciato da poco.

 

 

Lo zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5 del Dicembre 1985 arrivò sul mercato in leggerissimo anticipo sui primi AF-Nikkor, pertanto venne commercializzato con la consueta montatura tipo AiS a regolazione manuale del fuoco; l’estetica del barilotto è moderna e funzionale e l’articolazione delle varie regolazioni su quattro ghiere distinte e separate consente di impostare con precisione i parametri desiderati; la parte frontale prevede una filettatura che consente di applicare filtri da 62×0,75mm e lo specifico paraluce ad innesto rapido Nikon HK-16, accettando anche un tappo anteriore standard da 62mm in plastica tipo FA 85; la prima sezione del barilotto è occupata da un’ampia ghiera di messa a fuoco con settore gommato centrale che prevede nella parte anteriore i dati identificativi del modello e in quella posteriore una doppia scala in metri e piedi graduata da infinito a 0,8m.

L’impostazione della focale grandangolare scopre un’ampia sezione del cannotto centrale sul quale troviamo la linea di fede bianca per focali e messa a fuoco e due riferimenti rossi per la correzione di fuoco ad infrarosso, riferiti alle focali 28mm e 50mm; scendendo verso la montatura troviamo quindi la ghiera per la variazione delle focali, con riferimenti a 28mm, 35mm, 50mm e 85mm: dal momento che l’apertura massima è variabile e passa da 1:3,5 su 28mm a 1:4,5 su 85mm, queste due lunghezze focali sono smaltate rispettivamente in verdino e arancio abbinato a due indici che troveremo in seguito.

Passando oltre troviamo quindi una terza e insolita ghiera rotante, con pulsante di sblocco cromato e corsa utile evidenziata in arancio; questa ghiera, impostando l’obiettivo su 28mm e messa a fuoco minima a 0,8m, consente di spostare alcuni gruppi interni e finalizzare una posizione macro: pertanto, sbloccando e ruotando la ghiera lungo il suo settore di colore arancio, la corrispondente messa a fuoco dell’obiettivo scenderà progressivamente da 0,8m a 0,23m, arrivando ad un rapporto di riproduzione di 1:3,4 (campo inquadrato: circa 8,2×12,2cm).

Sotto questa ghiera troviamo una presa di forza in metallo godronato con due indici di riferimento per impostare il diaframma: quello verdino/turchese riferito alla massima apertura 1:3,5 su 28mm, e quello arancio corrispondente al valore 1:4,5 presente ad 85mm (l’apertura massima effettiva a 35mm, 50mm o 70mm sarà indicata da una posizione intermedia fra i due riferimenti); i comandi di servizio sono poi completati dalla ghiera del diaframma, concepita secondo lo standard di interfaccia AiS e ancora equipaggiata con la classica forchetta per le fotocamere esposimetriche prodotte prima del 1977 e con al presa di forza laterale per il servomotore del diaframma automatico DS-12 utilizzato sulla Nikon F2AS; i valori impostabili vanno da 1:3,5 ad 1:22, con quello più chiuso smaltato in colore arancio come in tutti i modelli AiS, e la classica baionetta Nikon F è protetta dal tappo standard LF 1.

L’obiettivo, col cannotto collassato su focali lunghe e settato ad infinito, misura 97,5mm di lunghezza per 67mm di diametro e pesa 510g, risultando quindi sufficientemente compatto e leggero per qualsiasi esigenza; il prezzo di listino a regime si aggirava intorno a 1,5 milioni di Lire, sicuramente elevato in termini assoluti ma competitivo rispetto alla serie di Nikkor fissi che andava a sostituire.

 

 

Allo Zoom-Nikkor AiS 28-85mm 1:3,5-4,5, la cui disponibilità in parallelo continuerà fino al 2005 con quasi 94.000 pezzi prodotti, nel Settembre 1986 verrà affiancata una versione autofocus AF Zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5 che utilizza l’identico gruppo ottico e lo stesso sistema di camme e flottaggi interni, compresi quelli per la posizione macro separata, vestiti però in un nuovo barilotto con guscio esterno in resina ed estetica conforme a quella degli AF-Nikkor della prima ora.

Questo primo tipo, di aspetto un po’ cheap, uscì di produzione nell’Agosto 1990 e venne immediatamente sostituito da una seconda versione, rivista in alcuni dettagli, commercializzata dal Settembre 1990 alla fine del 1999; le due versioni sono identiche da un punto di vista ottico e meccanico, presentando però alcune differente negli elementi di contorno: la ghiera di messa a fuoco sottile in plastica zigrinata viene sostituita da un settore gommato più gradevole alla vista e con maggiore presa, le scale di messa a fuoco, prima entrambe bianche, si differenziano con quella in piedi di colore giallo, i riferimenti per la posizione macro passano da bianco ad arancio e il blocco per la ghiera del diaframma sul valore di minima apertura segue l’evoluzione degli AF-Nikkor e passa da un nottolino girevole ad un cursore scorrevole.

Come curiosità, occorre notare che la terza ghiera per la posizione macro col relativo pulsante di sblocco del tipo AiS è stata eliminata, integrando l’ escursione nel passaggio da 0,8 a 0,23m in quella per la variazione di focale, a destra del riferimento di 28mm, con relativa corsa notevolmente ridotta rispetto a quella del modello AiS; ovviamente nelle versioni AF anche il pulsante di sblocco del settore macro è stato inserito sulla ghiera di variazione delle focali.

Naturalmente l’interfaccia al corpo macchina è conforme alla prima generazione di AF-Nikkor, con 5 contatti e presa di forza meccanica per la rotazione della ghiera di fuoco che viene movimentata dal corrispondente motore presente nel corpo macchina tramite alberini di rinvio ed ingranaggi, uno standard progressivamente abbandonato da Nikon in favore di motori incorporati nell’ottica e semplicemente alimentati elettricamente dalla fotocamera, per cui molti corpi moderni sono privi di motore per la messa a fuoco e relativa presa di forza, obbligando l’utente a focheggiare obiettivi AF-Nikkor come questi in manuale.

L’attacco per i filtri rimane da 62×0,75mm, tuttavia la casa ha deciso di utilizzare un paraluce più leggero e le versioni AF dispongono di una nuova baionetta anteriore esterna destinata al paraluce in resina HB-1; le versioni autofocus dichiarano la stessa lunghezza dei tipo AiS (97,5mm), un diametro di 71mm e un peso di 540g, sostanzialmente analogo a quello del tipo manual focus; i modelli autofocus prevedevano un prezzo di listino decisamente inferiore a quello dell’AiS, pur utilizzando lo stesso gruppo ottico, e questo ha incentivato molto le loro vendite anche in considerazione del grande successo mondiale delle nuove reflex autofocus introdotte da molte marche, relegando l’AiS ad una nicchia elitaria; occorre tuttavia ammettere che la meccanica e la qualità dei materiali utilizzati nel tipo manual focus, così come le tolleranze di accoppiamento, sono superiori e garantiscono in teoria un migliore allineamento dei gruppi ottici e una maggiore costanza di rendimento dopo uso intenso (sono documentati vari esemplari AF usati con sfasature che pregiudicano la parafocalità al variare della focale), quindi il maggior prezzo dell’AiS è giustificato, sebbene in Italia per molto tempo il listino di questa linea risultasse gonfiato dall’importatore dell’epoca (bastava confrontare i listini U.S.A. ed italiani degli stessi modelli AiS per osservare differenze sconcertanti).

La versatilità intrinseca e la praticità dell’autofocus hanno spinto le vendite fino a circa 170.000 esemplari della prima versione (ghiera di messa a fuoco in plastica zigrinata) e quasi 218.000 pezzi della seconda (con ghiera di messa a fuoco gommata), quest’ultima uscita di listino a fine millennio per lasciare il posto al nuovo Nikon AF Zoom-Nikkor 28-105mm 1:3,5-4,5 D, obiettivo arrivato alla fine del 1998.

 

 

Queste schede provengono dal catalogo Nikon elvetico che all’epoca veniva stampato e aggiornato annualmente; la grafica, sebbene le sezioni siano stampate con orientamento rovesciato, consentono di apprezzare come il gruppo ottico delle versioni AiS ed AF sia identico, così come la gestione meccanica dei relativi moduli, sebbene per semplicità la ghiera macro separata sia stata omessa nei modelli autofocus.

 

 

Questa brochure delle ottiche AF-Nikkor diffusa nel Settembre 1988 illustra l’AF Zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5 primo tipo assieme ad altri modelli della stessa gamma; all’epoca la finitura sostanzialmente economica ed i laschi meccanici ammessi per ridurre gli attriti dell’autofocus presenti sugli AF-Nikkor non dichiaratamente professionali di prima generazione avevano fatto storcere il naso a molti Nikonisti, problema poi rientrato con le successive generazioni rivedute e corrette.

Per lo Zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5 venne depositata una richiesta prioritaria di brevetto giapponese a inizio 1985 e una seconda presso l’ufficio statunitense il 7 Febbraio 1986; il brevetto porta la firma di ben quattro tecnici, uno spiegamento di forze insolito ma giustificato dal fatto che la presenza di una posizione macro indipendente con flottaggio autonomo dei moduli non richiedeva solamente un sofisticato gruppo ottico ma anche la progettazione di una complessa meccanica destinata a gestire tutti i movimenti richiesti da variazione di focale, regolazione di fuoco convenzionale e posizione macro mantenendo la necessaria praticità d’uso, pertanto era necessario il supporto di ingegneri meccanici per definire questi dettagli e il loro lavoro si poteva finalizzare solo gomito a gomito con i progettisti ottici che avevano concepito il sistema di lenti.

 

 

I tecnici che svilupparono in parallelo la parte ottica e i complementi meccanici, facendo confluire entrambi i lavori in un singolo brevetto, furono Yoshiharu Shiokama, Naoto Ohta, Hiroshi Okano e Kiyotaka Inadome; il brevetto verte appunto sulla progettazione di uno zoom universale che, partendo dalla distanza minima di fuoco convenzionale alla focale grandangolare, consenta di procedere oltre, nel settore macro, sfruttando flottaggi supplementari.

 

 

Lo schema ottico previsto dal brevetto, pur escludendo superfici asferiche e vetri ED, ancora troppo costosi per l’epoca, risulta decisamente sofisticato ed utilizza 15 lenti in 11 gruppi; questa è la sezione con i dati grezzi di progetto presentati nel documento ed analizzeremo i dettagli in seguito.

 

 

Una buona referenza sull’efficacia di questa formulazione è comunque fornita indirettamente dallo schema ottico del famoso zoom professionale AF Zoom-Nikkor 35-70mm 1:2,8 che venne lanciato nell’Ottobre 1987, quasi due anni dopo il 28-85mm 1:3,5-4,5 AiS: infatti, escludendo rifiniture legate alla differente escursione focale ed apertura (lenti indicate in rosso), il palinsesto dei due schemi ottici rivela un’ovvia matrice comune e probabilmente è stato calcolato dagli stessi soggetti partendo dall’esperienza preliminare del 28-85mm, dalla quale hanno quindi ricavato un modello famoso per la sua nitidezza.

 

 

Parte del brevetto è invece dedicata alla struttura meccanica e alla relativa serie di camme, asole ed elementi vari che gestiscono il preciso posizionamento dei quattro gruppi di lenti (tre mobili e uno stazionario, il terzo) e garantiscono la complicazione supplementare di una posizione macro gestibile su un intervallo variabile di distanze indipendenti dalla ghiera di fuoco principale.

 

 

In particolare, osservando la configurazione del gruppo ottico su 28mm a distanze normali e in macro (nel documento originale si parlava di 0,25x, valore spinto a 0,294x nel modello di produzione), osserviamo che secondo il progetto l’attivazione della ghiera macro modifica quattro specifici spazi, indicati in grafica con D9, D15, D20 e BF (back focus), con una variazione parametrica espressa in millimetri indicata sotto la sezione da una serie di dati che definiscono anche la posizione dei moduli alla focale tele di 85mm (notate che l’escursione effettiva del progetto è 28,8 – 83,3mm); lo schema è quindi suddiviso in 4 gruppi principali, indicati come G1, G2, G3 e G4.

 

 

Questi ulteriori elementi del brevetto indicano posizioni e movimenti dei quattro moduli di lenti G1, G2, G3 e G4 durante l’escursione di focale da grandangolare (W) a tele (T) e passando da infinito a posizione macro (1:4); come si può notare, il terzo modulo G3 rimane sempre stazionario ed equidistante dal piano focale della fotocamera, mentre passando da grandangolare 28mm a tele 85mm i gruppi G2 e G4 avanzano in sincrono, mentre il gruppo anteriore G1 arretra decisamente, compiendo però una corsa asolidale il cui movimento non è proporzionale alla variazione di focale come avviene con G2 e G4 (notate la linea curva e non rettilinea), e questo consente la compensazione di fuoco (parafocalità) al variare della focale, un compito solitamente espletato dal terzo gruppo di lenti di uno zoom e invece qui insolitamente delegato al primo (è quindi possibile che i problemi di parafocalità rilevati su alcuni modelli AF abbondantemente sfruttati siano legati a malfunzionamenti connessi alla delicata gestione di questo arretramento non progressivo del primo modulo G1).

Con l’obiettivo su 28mm (W), passando da infinito ad 1:4, registriamo invece lo spostamento in sincrono dei gruppi G1, G2 e G4 che avanzano di alcuni millimetri rispetto alla configurazione di 28mm a distanze normali, mentre il gruppo G3 rimane invariabilmente stazionario.

 

 

Pertanto, quando su 28mm attiviamo la ghiera per la posizione macro e le facciamo compiere la sua escursione prevista, i moduli di lenti visualizzati in colore verde, giallo e rosso avanzano tutti assieme di 2,313mm (la sottrazione col quarto gruppo posteriore porterebbe al valore 2.314mm ma si tratta probabilmente di un refuso nella compilazione del brevetto); pertanto, considerando che il terzo gruppo evidenziato in magenta rimane stazionario, lo spazio retrofocale BF aumenta da 39,287mm a 41,601mm, lo spazio fra il quarto e il terzo gruppo si riduce da 19,920mm a 17,606mm, lo spazio fra il terzo e il secondo gruppo aumenta da 2,945mm a 5,258mm e lo spazio fra il secondo e il primo gruppo rimane costante a 41,311mm perché entrambi avanzano in sincrono; questo ulteriore movimento racchiude dunque il segreto della posizione macro indipendente sullo Zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5.

 

 

Analizzando i vetri ottici utilizzati nell’obiettivo, troviamo ben otto tipologie diverse: Fluorite Crown FK a dispersione ridotta (vetro chiamato così ma senza attinenze alla vera fluorite), Lanthanum Flint LaF, Lanthanum Dense Flint LaSF, Dense Flint SF, Light Flint LF, Dense Crown SK, Borosilicate Crown BaK e Barium Light Crown BaLK, quest’ultimo un vetro insolito che rientra nella nicchia rifrattiva/dispersiva di alcuni “Crown allo zinco” al limite dell’area di competenza dei Borosilicate Crown;  nella fattispecie venne impiegato un tipo simile al comune Crown K3 ma con dispersione leggermente inferiore; si tratta di una configurazione ottica moderna e sofisticata che evidenzia i progressi nel settore rispetto alla generazione di zoom-Nikkor anni ’70, e non a caso utilizzata come base di partenza anche per il successivo AF 35-70mm 1:2,8 professionale.

Ancora oggi lo zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5 è molto piacevole da usare, specie nella versione AiS con una complessione migliore e più pratica da gestire manualmente, e la versatilità d’uso di tale escursione focale non ha perso nulla della sua efficacia; la resa ottica è ancora sufficiente a soddisfare qualsiasi esigenza normale, ricordando di chiudere il diaframma ad 1:8 o 1:11 per ottenere un buon rendimento ai bordi e accettando leggeri residui di aberrazione cromatica in visione grandangolare; queste immagini di esempio le ho scattate tempo fa passeggiando con un esemplare AiS adattato su corpo mirrorless 24x36mm, sfruttando il live-view a forte ingrandimento per una precisa messa a fuoco.

 

 

Trattandosi di un obiettivo ormai vintage il rendimento è ancora adeguato; lavorando su emulsione tradizionale a colori, contesto in cui ovviamente non si può gestire temperatura colore e tonalità sul RAW, si può eventualmente notare un cast leggermente caldo e colori un po’ terrosi.

Per quanto riguarda la posizione macro aggiuntiva, la scelta di abbinarla alla focale più corta da 28mm rende impraticabile il suo utilizzo nella riproduzione di soggetti in cui sia importante una resa prospettiva realistica e gradevole (non a caso in queste situazioni si utilizzano macro di focale medio tele o tele per comprimere i piani), tuttavia l’accesso alla macrofotografia grandangolare consente eventualmente di realizzare interessanti immagini ambientate di soggetti naturalistici e, d’altro canto, questa scelta annulla il limite della messa a fuoco minima a 80cm proprio sulla focale dove risulterebbe più evidente e penalizzante, visto che spesso con i grandangolari si opera in spazi angusti o a coniugate brevi per esaltare prospettivamente il primo piano sullo sfondo.

 

 

Questo dettaglio è stato colto proprio con lo Zoom-Nikkor AiS 28-85mm alla focale 28mm sfruttando l’escursione supplementare della ghiera macro che si rivela utile non soltanto per riprese a forte ingrandimento ma anche per immagini genericamente ravvicinate al di sotto del limite standard di 0,8m, facile da superare lavorando con un grandangolare.

Lo Zoom-Nikkor 28-85mm 1:3,5-4,5 è stato un obiettivo molto importante per la casa; infatti, sebbene gli zoom universali wide/tele Nikkor si fossero progressivamente evoluti dalla base di partenza 35-70mm, arrivando al 35-105mm 1:3,5-4,5 del Gennaio 1983, al 35-135mm 1:3,5-4,5 dell’Ottobre 1984 e addirittura al 35-200mm 1:3,5-4,5 del Dicembre 1985, nessuno di essi aveva mai garantito l’esordio grandangolare da 28mm e 76° sulla diagonale, porta d’accesso ad un nuovo mondo di suggestioni visive e prospettiche che rendeva il 28-85mm ancora più versatile delle versioni citate prima, anche se tecnicamente la loro escursione focale era più ampia; le buone prestazioni generali e il prezzo non eccessivo della versione AF hanno premiato questo modello con numeri significativi, arrivando ad avvicinare il mezzo milione di esemplari venduti.

Oggi molti riscoprono questi modelli di modernariato da applicare alle moderne fotocamere digitali, magari attratti dal loro costo attuale ormai irrisorio, e sebbene la sirena Vario-Zonnar 28-85mm 1:3,3-4 per Contax-Yashica possa ammaliare e distrarre gli appassionati, un bel Nikon Zoom-Nikkor AiS 28-85mm 1:3,5-4,5 in ottime condizioni è ancora una scelta sensata per un all-rounder economico, soprattutto considerando la maggiore compattezza, leggerezza e praticità di regolazione rispetto al modello Zeiss e al suo barilotto one-touch col quale è facile spostare inavvertitamente la messa a fuoco impostata se successivamente si cambia la focale, eventualità improbabile sul modello Nikon con la sua ghiera separata; certo, gli anni sono passati ma mettendo a fuoco con attenzione e chiudendo il diaframma ad 1:8 oppure 1:11 questo Nikkor anni ’80 può sicuramente dire ancora la sua.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

 

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