Nikon Noct-Nikkor 58mm 1:1,2

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; l’obiettivo protagonista di questo articolo è un pezzo molto particolare, raro e favoleggiato, e per 2 decadi ha visitato i sogni di tutti i Nikonisti che identificavano in tale modello il non plus ultra della tecnologia e delle prestazioni targate Nikon, viatico di immagini eccezionali; stiamo parlando del mitico Noct-Nikkor 58mm 1:1,2, luminosissimo normale con lente asferica.

 

 

 

Causa/effetto è la prima considerazione che si fa strada spontanea nella mia mente ripensando alle origini del Noct-Nikkor; infatti lo storico rivale Canon Inc., dopo un decennio di sudditanza trascorso a vivacchiare su modelli reflex consumer, a inizio anni ’70 si mise al passo col corredo FD e smosse decisamente le acque presentando a sorpresa il normale professionale FD 55mm 1:1,2 AL, un sofisticato obiettivo ad 8 lenti con sistema flottante e superficie anteriore della seconda lente a profilo asferico; tale modello, che infiammò subito la fantasia dei fedelissimi Canon, era proposto come alternativa di prestigio all’FD 55mm 1:1,2 convenzionale, sottendendo l’automatico corollario che la versione AL di identiche caratteristiche geometriche ma dal prezzo molto superiore fosse giustificata sul mercato da prestazioni decisamente fuori norma; in effetti la soppressione del coma ad 1:1,2 permetteva al 55mm asferico di produrre immagini notturne con un contrasto e una nettezza degli elementi luminosi preclusa ai modelli di grande apertura convenzionali e queste caratteristiche, promosse dall’elemento asferico, destarono molta attenzione e fermento nel settore, creando un precedente che imponeva una risposta adeguata da parte del concorrente Nippon Kogaku, il cui dominio incontrastato in campo professionale iniziava a cedere il passo alla nuova Canon F1 col relativo corredo.

 

 

In realtà in casa Nikon non erano impreparati ad affrontare il cimento in questo innovativo settore, portato alla ribalta nel 1966 dal Leitz Noctilux-M 50mm 1:1,2; il dipartimento impegnato nella realizzazione di telescopi astronomici produceva infatti da tempo elementi ottici a profilo asferico, e Nippon Kogaku poteva addirittura vantarsi di aver prodotto un elemento di tal tipo con 1 metro di diametro, sebbene con tolleranze molto meno stringenti di quelle ora necessarie; inoltre, come forse pochi ricordano, nel corredo di ottiche Nikkor per Nikon F era già presente un obiettivo dotato di lente asferica: si tratta dello specialistico Nikon OP Fisheye-Nikkor 10mm 1:5,6 con proiezione ortografica che gli garantiva una distribuzione luminosa estremamente uniforme su tutto il campo ripreso ed era stato concepito per lo studio della luminanza e dei sistemi di illuminazione in urbanistica e design d’interni; questo modello era stato introdotto nel Luglio 1968 e la sua grande lente frontale prevedeva un elevato grado di sfericità, un pezzo di caratteristiche eccezionali per quel tempo che fu possibile realizzare in serie anche perché nella specifica applicazione non era richiesta una precisione nel profilo asferico spinta a limiti estremi.

Il Nikon OP Fisheye-Nikkor 10mm 1:5,6 è un obiettivo di nicchia e venne prodotto fino all’agosto 1976 in appena 709 esemplari, testimoniando comunque che l’azienda aveva già a disposizione il necessario know-how per produrre obiettivi fotografici asferici.

 

 

Come andremo a dimostrare, lo studio per realizzare il Nikkor superluminoso con superficie asferica iniziò non appena il Canon FD 55mm 1:1,2 AL venne presentato, un elemento che suffraga l’ipotesi che il futuro Noct-Nikkor sia stato previsto come risposta alla sfida aperta del rivale; dal momento che a quei tempi il calcolo di un obiettivo così luminoso con lo spazio retrofocale richiesto dal movimento dello specchio costituiva un’autentica impresa (e non dimentichiamo che i corpi Nikon prevedevano una distanza del 10% superiore rispetto a quelli Canon, rendendo il cimento ancora più complicato), alla Nippon Kogaku decisero di concentrarsi su una lunghezza focale più lunga rispetto al classico normale da 50mm o al 55mm AL del rivale, scegliendo di calcolare un 58mm: in tal modo il rapporto fra focale e distanza retrofocale diveniva più favorevole, così come si potevano prevedere curvature meno accentuate per gli elementi ottici, in particolare le superfici adiacenti al diaframma; questa lunghezza focale molto particolare si può considerare una costante storica per Nikon dal momento che già nel 1960, nel corredo della leggendaria F, al normale 5cm 1:2 venne affiancato un modello luminoso con apertura 1:1,4 e focale, appunto, da 5,8cm, ovvero 58mm, precursore del successivo e noto Nikkor S-Auto 50mm 1:1,4.

Il calcolo del nuovo normale 1:1,2 asferico venne preso in carico da Yoshiyuki Shimizu, personaggio leggendario di casa Nikon che ha formato un’intera generazione di giovani progettisti e ha personalmente disegnato molti obiettivi famosi come i Nikkor 6mm 1:2,8 fisheye da 220° a visione reflex, 16mm 1:2,8 fisheye, 24mm 1:2,8 primo tipo, 28mm 1:2, 35mm 1:1,4, 35mm 1:2,8 tipo “K”, 500mm 1:8 Reflex primo tipo e 1000mm 1:11 Reflex; proprio in quel periodo Shimizu-San aveva appena lavorato al progetto di un Doppio Gauss luminoso con doppietto anteriore spaziato ad aria (che doveva servire come base per un futuro Nikkor 50mm 1:1,2 in grado di sostituire il più obsoleto Nikkor 55mm 1:1,2, allora in produzione), un lavoro consegnato per la registrazione del brevetto il 25 Dicembre 1970, pochi mesi prima della presentazione del Canon FD 55mm 1:1,2 AL con lente asferica.

Il talentuoso progettista, probabilmente con la mente ancora concentrata sugli schemi Doppio Gauss ai quali aveva appena finito di lavorare, si dedicò subito allo sviluppo del nuovo obiettivo 1:1,2 con superficie asferica, arrivando ben presto a definirlo.

 

 

Il primo prototipo fu assemblato nel 1972, con ben 5 anni di anticipo sulla commercializzazione del Noct-Nikkor definitivo; l’obiettivo era un 58mm 1:1,2 con elemento asferico e denominazione Nikon Nikkor-S Auto 1:1,2 f = 58mm; la montatura, sebbene la serie “K” con ghiera gommata sarebbe stata presentata solo nel 1974, rinuncia al classico settore metallico godronato presente nei Nikkor di quel periodo e mostra un’estetica moderna sfruttando al suo posto una fascia in gomma con rilievi a diamante, l’unica presente allora nel sistema Nikon e già utilizzata sui precedenti Zoom-Nikkor e Reflex-Nikkor; sull’obiettivo non è presente la denominazione Noct e nemmeno qualsivoglia riferimento alla superficie asferica utilizzata.

 

 

La presenza della superficie asferica è comunque ufficialmente confermata da questa didascalia che accompagnava l’obiettivo durante la breve esposizione di prototipi Nikkor organizzata a suo tempo dalla stessa Nikon Corporation nel corrispondente Nikon Museum a Tokyo.

Non ci dato di sapere se lo schema asferico da 58mm 1:1,2 di questo primo prototipo del 1972 corrispondeva già a quello definitivo del Noct-Nikkor oppure, com’è probabile, se sono stati introdotti aggiustamenti successivi.

 

 

Un secondo prototipo, più simile al Noct di produzione, venne realizzato nel 1974; quest’obiettivo utilizzava già lo schema ottico definitivo che sarebbe stato impiegato nel modello di serie e prevedeva un barilotto corrispondente alla cosiddetta “serie K” del 1974, caratterizzata da obiettivi Nikkor con ghiera di messa a fuoco gommata a rilievi rettangolari ed estetica già identica a quella dei successivi Ai del 1977, escludendo la forchetta di foggia diversa e, naturalmente, l’assenza della camma Ai sul bordo della ghiera del diaframma; in questo esemplare è scomparsa la denominazione S-Auto, non più rubricata nei modelli “K” a partire dal 1974, e parimenti è ancora assente la denominazione Noct; l’obiettivo, dal punto di vista ottico, meccanico ed estetico, risulta comunque già identico al primo prototipo di Noct-Nikkor, un esemplare con matricola 104.111 mostrato nel 1976 e anch’esso ancora privo di interfaccia esposimetrica Ai.

 

 

Anche in questo caso la didascalia esibita al Nikon Museum di Tokyo durante l’esposizione temporanea dei prototipi fornisce ulteriori informazioni, confermando che l’obiettivo fu presentato nel 1974, utilizza la tecnologia asferica e venne poi prodotto senza ulteriori modifiche come Noct-Nikkor.

 

 

La meccanica di questo secondo prototipo è stata mutuata dal coevo Nikkor 55mm 1:1,2 serie “K” di normale produzione, e in effetti i due obiettivi sono quasi identici.

 

 

Del Noct-Nikkor 58mm 1:1,2 vennero realizzati 2 prototipi nel 1976, con matricola 104.111 e 104.112, uno dei quali è qui illustrato; questi 2 esemplari sono gli unici a prevedere l’assenza dell’interfaccia Ai e la relativa forchetta in posizione rovesciata e priva di asole passanti.

 

 

Il Noct-Nikkor in versione definitiva entrò in produzione nel Febbraio 1977 e fu uno dei primi obiettivi Nikon ad essere aggiornato con la nuova interfaccia Ai che prevedeva una camma sporgente nella ghiera del diaframma che si interfacciava al corpo macchina, una seconda scala dei diaframmi ad uso del pozzetto che leggeva il valore per il mirino e la nuova forchetta con viti anteriori e due aperture che illuminavano i valori 1:4 e 1:8 della scala secondaria per la visione nel mirino, altrimenti oscurati dall’ombra della forchetta stessa; questa prima versione Ai è immediatamente riconoscibile perché il valore di massima chiusura (16) sulla scala secondaria del diaframma è di colore bianco e la vediamo illustrata nelle relative pagine di questa rara borchure italiana prodotta nel 1977 non appena la nuova gamma Ai venne introdotta.

Leggendo il relativo testo, si può argomentare che chi l’ha concepito non aveva le idee molto chiare su questa nuova tecnologia, infatti asserisce che le luci puntiformi notturne solitamente presentano aberrazione cromatica che, nel caso del nuovo Noct, è corretta dall’elemento asferico, in realtà sono aloni di flare di coma sagittale, quest’ultimo effettivamente risolto dalla superficie parabolica.

Naturalmente il Noct-Nikkor sfruttava l’avanzato rivestimento antiriflesso Nikkor Integrated Coating (NIC), realmente determinante per le luci crude e i contrasti spesso presenti nelle scene notturne.

 

 

Il Noct-Nikkor 58mm 1:1,2 in versione Ai, riconoscibile anche per il diaframma a 7 lamelle, verrà prodotto dal Febbraio 1977 all’autunno 1981 in appena 2.462 pezzi compresi fra le matricole 172.011 e 174.472, numeri esigui giustificati non solo dall’elevata specializzazione del pezzo ma anche dal suo astronomico prezzo di listino, veramente esagerato per chi pianificasse di acquistarlo come semplice normale per la sua Nikon; nel Novembre 1981 anche il Noct-Nikkor passò alla nuova interfaccia AiS destinata a dialogare meglio con i nuovi corpi macchina, ed è facilmente riconoscibile per il diaframma a 9 lamelle e l’apertura 16 nella scala secondaria smaltata in colore arancio; questa seconda serie, meccanicamente ed otticamente identica alla precedente, uscì di produzione nel 1997 dopo aver totalizzato altri 8.951 esemplari, a loro volta compresi fra le matricole 185.001 e 193.951; la produzione complessiva del Noct-Nikkor 58mm 1:1,2 in versione Ai ed AiS corrisponde quindi a 11.413 pezzi e il suo prezzo di listino, sempre fuori misura, a metà anni ’90 era nell’ordine dei 5.450.000 Lire, circa 82 giorni lavorativi per un buon stipendio dell’epoca.

Il prezzo astronomico si giustificava parzialmente con i costi di lavorazione della lente asferica molata sul vetro con precisione decisamente superiore a quella utilizzata nell’OP Fisheye-Nikkor 10mm 1:5,6, una procedura che richiedeva misurazioni certosine su ogni pezzo e comportava molti scarti, senza contare che ogni esemplare di Noct-Nikkor veniva ispezionato e registrato da personale altamente specializzato mettendo in atto una complessa routine di controlli che richiedeva molto tempo.

 

 

Nonostante approfondite ricerche condotte per decenni e il coinvolgimento diretto di progettisti dell’azienda non è stato possibile individuare uno specifico brevetto per il Noct-Nikkor, nemmeno il lingua originale, né recuperare presso la Nikon schede o informazioni precise relative ai segreti del suo gruppo ottico; mi devo quindi limitare a confermare la presenza di una superficie asferica sul raggio esterno della prima lente e l’utilizzo di non meglio specificati vetri a rifrazione molto alta che hanno consentito di disegnare uno schema nel quale la curvatura degli elementi ottici risulta meno marcata rispetto a modelli di analoga luminosità, promuovendo una migliore correzione di certe aberrazioni; lo schema scelto da Shimizu è il classico Doppio Gauss a 7 lenti in 6 gruppi con 2 menischi posteriori singoli e il doppietto anteriore spaziato ad aria; non è contemplato alcun elemento flottante, previsto invece nello schema del Canon FD 55mm 1:1,2 AL che utilizza infatti 8 lenti, l’ultima delle quali resta stazionaria mentre il resto del modulo avanza con la messa a fuoco; considerando l’utilizzo per scene notturne con luci artificiali puntiformi e riprese astronomiche, tutti soggetti focalizzati a grande distanza, probabilmente il progettista ha deciso di omettere questa ulteriore complicazione tecnica perché l’obiettivo non era previsto per l’impiego frequente a coniugate ravvicinate.

 

 

Naturalmente l’utilizzo di superfici asferiche in quegli anni costituiva un esercizio tecnico d’eccezione, sebbene nel frattempo il rivale Canon avesse affiancato al suo 55mm 1:1,2 asferico anche un 24mm 1:1,4 e un 85mm 1:1,2 di eccezionale apertura e tutti equipaggiati con elementi di quel tipo, creando una piccola famiglia di superluminosi asferici; la Nippon Kogaku, dal canto suo, non mancò di sottolineare il proprio exploit tecnologico e ben presto le brochure dedicate alle ottiche Nikkor aggiunsero una sezione che descriveva l’utilizzo di tali superfici, i relativi vantaggi e anche gli obiettivi che le utilizzavano, come appunto l’OP Fisheye-Nikkor 10mm 1:5,6 del 1968 e il Noct-Nikkor 58mm 1:1,2 del 1977; proprio in questa scheda dedicata ai rivenditori statunitensi viene ricordato l’exploit della lente asferica da 1 metro di diametro realizzata per uso astronomico e sono anche descritti con cognizione e competenza i vantaggi introdotti da tale tecnologia nei 2 esemplari illustrati.

 

 

Anche l’editoria giapponese del settore dedicò subito la propria attenzione al nuovo Noct-Nikkor 58mm 1:1,2 e alla sua grande lente asferica frontale.

 

 

Naturalmente anche il Noct-Nikkor era accompagnato dal caratteristico pamphlet che era compreso nella confezione di ogni modello, nel quale possiamo ammirare un’immagine dell’obiettivo e la sezione del relativo schema ottico; non è contemplato alcun riferimento specifico alla presenza della superficie asferica.

 

 

Ben presto le brochure illustrarono con un certo orgoglio il nuovo Noct-Nikkor nella sezione per obiettivi speciali, invariabilmente allegando immagini notturne con scene ricche di luci artificiali puntiformi che dovevano evidenziare le superiori caratteristiche del Noct-Nikkor a tutta apertura in tali circostanze; peccato che in questo caso l’immagine sia stata evidentemente realizzata su treppiedi con una posa lunga e diaframma ben chiuso, come evidenziato dalle sagome a forma di stella tipicamente generate in tali circostanze dalla sagoma dell’iride ben diaframmato; in questo contesto una brochure italiana esordiva con una denominazione decisamente icastica e molto efficace: Noct-Nikkor – gli occhi della notte.

 

 

Questa scheda tecnica in lingua Giapponese è determinante perché mostra una sezione quotata del barilotto col relativo gruppo ottico, e si può notare come lo spazio retrofocale effettivo fra il vertice dell’ultima lente e il piano della pellicola sia pari a 37,8mm, in pratica il minimo ammissibile per garantire il corretto funzionamento con tutti i corpi Nikon, a testimoniare come Shimizu abbia sfruttato completamente l’arretramento del modulo di lenti per agevolare il calcolo dello schema, e infatti non solo l’ultima lente è incastonata a sbalzo nel cannotto che si protende verso lo specchio ma anche la penultima giace praticamente sul piano di battuta della baionetta; per proteggere l’ultima lente leggermente sporgente la Nikon ha previsto uno sbalzo metallico, solidale con la baionetta stessa, che arretra fino ad avvolgere tale elemento.

Il grande diametro delle lenti posteriori, sfruttato fino ai limiti meccanici consentiti dalla baionetta F, ha imposto la progettazione di una camma per il rinvio del diaframma dal percorso tormentato e non sono infrequenti i casi di esemplari nei quali tale comando si indurisce, rendendo “pigra” la riapertura del diaframma sotto la spinta della molla antagonista; anche il mio esemplare illustrato in precedenza, sebbene praticamente inusato, oltre 20 anni fa presentò la stessa anomalia e fu necessaria un tagliando al laboratorio autorizzato (peraltro con mesi di attesa) per ripristinare la corretta corsa della camma.

 

 

Questa scheda dedicata al Noct-Nikkor era presente nel Nikon Sales Manual per i rivenditori autorizzati a stelle e strisce, uno strumento di indubbia utilità che riportava le principali caratteristiche tecniche e anche i selling points di ogni modello, cioè i punti di forza da sottolineare per convincere il cliente, in questo caso un angolo di campo compatibile con la categoria dei normali, la grande apertura, la facilità di messa a fuoco, la qualità d’immagine genericamente promessa ad 1:1,2 grazie all’elemento asferico e la condivisione del comune attacco filtri da 52×0,75mm, caratteristico di molti obiettivi Nikkor.

La scheda ci informa che l’obiettivo prevede una copertura diagonale di 40°50’, diaframma automatico con aperture da 1:1,2 ad 1:16 e grafica con doppia scala (per visione diretta e lettura attraverso il pozzetto del mirino), esposizione a tutta apertura con i corpi Ai tramite la relativa camma e con fotocamere non Ai sfruttando la classica forchetta, ghiera di messa a fuoco in metri e piedi che consente di focheggiare fino a 0,5m, paraluce metallico a innesto rapido HS-7 oppure a vite in gomma HR-2; l’obiettivo misura 71mm di diametro per 51,5mm di lunghezza, con ulteriori 11,5mm di sbalzo posteriore dietro la battuta della baionetta, e l’ingente quantità di vetro utilizzato per la sua realizzazione si riflette nel peso, pari a ben 480g; naturalmente i tappi anteriore e posteriore corrispondono ai modelli standard forniti con le ottiche Nikkor con passo filtri da 52mm.

E’ anche divertente osservare che fra i numerosi e fantasiosi utilizzi del Noct-Nikkor previsti da questo documento (fotografia col flash? Ritratti in studio a figura intera?…) non viene invece nemmeno accennato ai settori per i quali è stato concepito, cioè la fotografia di scenari urbani notturni con luci artificiali e le riprese astronomiche.

 

 

Il paraluce HS-7 ad innesto rapido dedicato al Noct-Nikkor; questo è un esemplare nuovo da fondo di magazzino e sulla confezione si può notare come questo specifico modello fosse previsto per l’uso con 2 obiettivi davvero particolari: infatti il secondo è l’insolito AF-Nikkor 80mm 1:2,8 che equipaggiava la Nikon F3AF dell’Aprile 1983, l’autofocus ante litteram di Nikon.

 

 

Purtroppo schede così dettagliate non sono mai state realizzate per il mercato italiano, tuttavia negli anni ’80 e ’90 l’importatore elvetico produceva a sua cura e distribuiva in Svizzera un meraviglioso catalogo illustrato di grande formato, un vero e proprio libro con stampa di alta qualità, che veniva realizzato con cadenza annuale e prevedeva doppie didascalie in Inglese e Italiano, rendendolo di fatto un vero must have per i Nikonisti italici; questa riproduzione corrisponde alla scheda del Noct-Nikkor pubblicata su uno di questi cataloghi, nella quale il diametro passa a 74mm e il peso a 465g; è anche interessante notare come il responsabile della conversione dall’Inglese all’Italiano abbia coscientemente omesso di tradurre l’ultima frase “All in all, a lens for specialists”, forse temendo che questa affermazione così tranchant potesse scoraggiare qualche potenziale acquirente, tutto questo come se all’altro lato della pagina non ci fosse il testo originale come riscontro…

E’ invece doveroso annotare la precisa e puntuale descrizione di effetti e vantaggi della lente asferica nell’uso pratico.

 

 

Fra le curiosità legate al Noct-Nikkor si può annotare un piccolissimo lotto, stimato in 50 esemplari, nei quali l’incisione sulla ghiera anteriore presenta un refuso e la denominazione risulta Nocf-Nikkor, con la “f” al posto della “t”, forse confusa dal capoturno nipponico al momento della scelta per via delle similitudini grafiche; questi esemplari sono tutti raggruppati in un lotto di matricole nell’intorno di 192.800 – 192.800, un dettaglio che conferma l’ipotesi che si tratta di un errore casuale e replicato in tutta la serie di pezzi realizzati in quella circostanza utilizzando lo stesso punzone.

 

 

Un altro affascinante dettaglio del mondo Noct-Nikkor è quasta ipotesi di rehousing cinematografico da parte di ZeroOptics, concepita riassemblando il gruppo ottico originale in una montatura specifica, applicando però sul barilotto la matricola del Noct originale; notate come la luminosità fotometrica relativa sia valutata in T=1,3.

Passando alle effettive prestazioni dell’obiettivo e al suo comportamento sul campo, occorre premettere che questo modello venne ben presto circondato da un alone di leggenda della quale si ignorava l’origine e la relativa autorevolezza, e tutti i fotografi e gli appassionati, me compreso, immaginavano che il Noct-Nikkor asferico, in virtù delle sue caratteristiche, garantisse ad 1:1,2 prestazioni realmente eccezionali e pari a quelle offerte dai modelli convenzionali a diaframmi medi, profondità di campo a parte, un’aspettativa alimentata anche dal costo astronomico del Noct; come spesso accade, la cruda realtà è molto meno iperbolica: il Noct-Nikkor è stato disegnato per correggere il flare di coma sagittale grazie all’elemento asferico anteriore, dettaglio che consente effettivamente di ridurre l’alone attorno alle luci puntiformi su sfondo scuro che invece affligge le analoghe riprese realizzate con i superluminosi convenzionali del tempo; tutti gli altri parametri sono stati subordinati a questo principio tecnico.

Pertanto, pur essendo in senso generale un ottimo obiettivo che si potrebbe eventualmente sfruttare con profitto anche per foto assolutamente convenzionali, considerando alcuni fattori come blend cromatico, curvatura di campo e dettaglio ai bordi si può quasi azzardare che il classico Nikkor 50mm 1:1,2 abbia una resa complessivamente preferibile nel bilancio complessivo dei parametri utili per la fotografia quotidiana, sebbene fosse proposto ad una frazione del costo del Noct.

Non ha quindi senso un confronto side-by-side, magari in pieno Sole e a diaframma aperto: il Noct è nato per fotografare stelle e scenari urbani illuminati fornendo immagini prive di flare di coma e con punti luminosi ben delineati, stop; questo non toglie che lo si possa utilizzare anche in modo meno selettivo, eventualmente arruolandolo per riprese di ritratto ambientato in condizione di luce critica, tuttavia le peculiarità della sua correzione risulteranno meno evidenti rispetto ad un cielo stellato scattato ad 1:1,2 col Noct e il suo alter ego solo sferico.

Queste considerazioni generali andavano premesse per onestà intellettuale, e sicuramente con i prezzi attuali (gonfiati a suo tempo dall’incetta sistematica da parte di astrofili) il Noct-Nikkor non è un buon value for money per chi sia alla ricerca di un superluminoso generico per foto di bokeh o a luce ambiente, tuttavia le sue prestazioni sono sicuramente di alto profilo e garantisce una riproduzione con buon contrasto e assenza di coma a qualsiasi apertura, rendendolo in effetti un obiettivo molto duttile, se si ha la fortuna di possederlo; ad esempio, queste due istantanee banali le ho scattate passeggiando in campagna sotto una leggera pioggerellina invernale.

 

 

La prima è stata realizzata a tutta apertura 1:1,2, focheggiando preventivamente una porzione di asfalto e aspettando che l’automobile vi transitasse sopra con la parte anteriore, tenendo anche conto del lag allo scatto dello specifico corpo macchina; la brillantezza e la pulizia sono notevoli per un obiettivo anni ’70 usato così aperto e restituisce immediatamente la tipica atmosfera delle grandi aperture: presenza plastica del soggetto, stacco netto dallo sfondo grazie alla profondità di campo ridottissima, vignettatura che concentra l’attenzione sull’elemento principale; il secondo è uno scatto realizzato a pochi metri di distanza dal primo con normale chiusura ad 1:8 e il Noct si comporta come un qualsiasi buon obiettivo generico.

Il Noct-Nikkor 58mm 1:1,2 del 1977 può quindi essere utilizzato con profitto anche per le foto di tutti i giorni, tuttavia la sua valutazione corrente lo rende soprattutto un oggetto da collezione o un pezzo da specialisti come gli astrofotografi, dal momento che per ottenere buone foto a diaframma medio basta un qualunque obiettivo convenzionale e ben più economico, mentre se proprio vogliamo realizzare immagini di reportage e ritratto a luce ambiente con grandi aperture possiamo sempre affidarci a modelli moderni di recentissima progettazione che forniscono prestazioni generali ancora più alte come nitidezza pura, comunque ad un prezzo ben più abbordabile di un Noct d’occasione.

 

 

Oggi come ieri il Noct- Nikkor tende quindi ad essere un oggetto cult, un feticcio che soddisfa più un ancestrale desiderio di possesso che reali bisogni concreti, e sicuramente rappresenta un fiore all’occhiello di qualsiasi corredo o collezione Nikon, magari a complemento di un combo che rappresenti il top della tecnologia Nippon Kogaku di quel tempo, come questo 58mm 1:1,2 Noct-Nikkor montato su una Nikon F2AS nera con servomotore EE del diaframma DS-12, motore MD-2 e relativo porta-batteria MB-1: il non plus ultra anni ’70.

Il Noct-Nikkor 58mm 1:1,2, contrariamente a quanto avvenne per Canon, non è un seme gettato al vento e poi copiosamente germogliato; in casa Nikon, almeno fino al 1991, la tecnologia per realizzare le superfici asferiche prevedeva lavorazioni complesse, costose e con elevata percentuale di scarti, pertanto dopo il Noct-Nikkor 58mm 1:1,2 del 1977 il primo obiettivo fisso luminoso ad avvalersene fu l’AF-Nikkor 28mm 1:1,4 D, annunciato nel 1993, modello peraltro a sua volta in predicato per la denominazione Noct, poi rifiutata, probabilmente per l’apertura massima che si spingeva “solo” fino ad 1:1,4.

 

 

Questo leggendario prefisso sembrava quindi destinato a morire con il 58mm 1:1,2 del 1977 quando, inopinatamente, l’azienda si produsse in una ragguardevole esibizione muscolare e approfittando della nuova linea di fotocamere digitali mirrorless Nikon Z presentò il noto e impressionante Noct 58mm 1:0,95, calcolato da Keisuke Tsuboyona e Toshinori Take e completato nel Maggio 2018; questo nuovo obiettivo risulta più luminoso di oltre mezzo f/stop rispetto all’originale (e a questi livelli sono differenze rilevanti che spingono le difficoltà progettuali su un asintoto); il nuovo Noct ribadisce l’elevato know-how dell’azienda e la sua struttura ottica a 17 lenti con 3 superfici asferiche e 4 elementi in vetro ED si pone su un piano incomparabilmente più elevato rispetto al classico Gauss a 7 lenti del 58mm originale, tuttavia le dimensioni, il peso e il prezzo lo rendono uno strumento quasi inaccessibile ed inutilizzabile, un exploit tecnologico con pochi agganci al concreto, ma questa – come si suol dire – è un’altra storia!

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

 

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