Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; torno a parlare volentieri di obiettivi Nikon Nikkor, un po’ perché io stesso li ho utilizzati praticamente per tutta la vita, ad iniziare dai 16 anni di età, e un po’ perché il numero impressionante di modelli creati nel corso dei decenni offre davvero molti spunti di riflessione; il protagonista odierno è un medio grandangolare che costituiva un elemento fondamentale nel corredo Nikon reflex ed introduceva anche interessanti aggiornamenti tecnici, ovvero il Nikkor 28mm 1:2,8 in versione ricalcolata AiS.
Sebbene, a onore del vero, un 28mm sia stato presente nel corredo Nikon F fin dall’esordio nel 1959, in realtà quella versione di modesta apertura (1:3,5) ebbe l’arduo compito di coprire da solo questa focale fondamentale per un intero decennio, finchè finalmente non arrivò a dare man forte il molto più luminoso e moderno Nikkor 28mm 1:2, presentato tuttavia solamente nel 1970; pertanto nel primi anni del sistema la scelta per il medio grandangolare da 76° non era sicuramente ridondante, e a ribadire questa curiosa idiosincrasia per la focale abbiamo anche il classico 28mm 1:2,8, arrivato nel sistema Nikon in prima configurazione a 7 lenti soltanto nell’Agosto del 1974, dopo 15 anni dal lanci del corredo.
In realtà uno scambio di vedute con progettisti ottici della Casa ha invece confermato come gli studi per calcolare un 28mm 1:2,8 siano iniziati negli anni ’60 e siano proseguiti sotto traccia, dando vita a vari prototipi e configurazioni differenti, fino al tanto atteso parto definitivo del 1974 che completò la tripletta di 28mm Nikkor con aperture 1:2, 1:2,8 e 1:3,5.
Il Nikkor 28mm 1:2,8 originale del 1974 produceva immagini contrastate e con colori gratificanti ma mostrava anche il fianco nel comportamento ai bordi estremi, specie se utilizzato alla minima distanza di messa a fuoco per realizzare riprese ravvicinate ambientate, impiego frequente nella fotografia naturalistica; si trattava in ogni caso di un valido obiettivo e non c’erano motivazioni ragionevoli per sostituirlo a breve.
Questo equilibrio venne però alterato nel 1979, quando la Nippon Kogaku, per contrastare l’erosione di mercato prodotta dalle arrembanti firme che offrivano ottiche universali in attacco Nikon a prezzo contenuto, lanciò la nuova linea di obiettivi Nikon Lens Series E: versioni meno costose, dalla montatura semplificata e prodotta con materiali più economici ma appena calcolate otticamente e in grado di fornire prestazioni sul campo molto soddisfacenti e un value-for-money tale da allettare gli indecisi.
Il conto alla rovescia per il Nikkor 28mm 1:2,8 prima versione iniziò quando l’Azienda mise a catalogo un grandangolare Series E dalle identiche caratteristiche geometriche (28mm 1:2,8) e che, nonostante uno schema semplificato con sole 5 lenti, in pratica riusciva quasi a bissare le prestazioni dell’obiettivo di prima fascia e molto più costoso, sia a infinito che a distanze minime; il management si rese quindi conto che per giustificare il maggior prezzo del Nikkor 28mm 1:2,8 rispetto al Nikon Lens Series E si rendeva necessario ricalcolare il primo, incrementando ulteriormente le sue prestazioni e diversificandolo a sufficienza per mantenerlo competitivo.
Venne quindi immediatamente commissionato il nuovo disegno del Nikkor 28mm 1:2,8 e il progettista incaricato fu Daijiro Fujie, un tecnico di grande esperienza e molto valido che in carriera ha firmato anche i Nikkor 20mm 1:2,8 AiS e 85mm 1:1,4 AiS; Fujie-San pianificò accuratamente gli interventi da finalizzare per accrescere l’efficienza del nuovo 28mm, da un lato ricalcolando lo schema ottico per minimizzare l’astigmatismo e uniformare la resa ai bordi e dall’altro introducendo il sistema di flottaggio automatico a brevi distanze (CRC), assente nel 28mm1:2,8 del 1974, e riducendo anche la distanza minima di messa a fuoco ad appena 20cm dal piano focale; queste soluzioni permettevano in pratica di realizzare quasi delle macrofotografie grandangolari, ambientando il soggetto nel suo contesto e mantenendo una resa dignitosa grazie al flottaggio CRC; prestazioni complessive più elevate, migliore uniformità di resa a tutte le coniugate di fuoco e versatilità aggiuntiva grazie alla messa a fuoco più ravvicinata costituivano quindi i punti di forza della nuova versione, commercializzata come Nikkor AiS 28mm 1:2,8 nell’Agosto 1981.
E’ interessante osservare che l’anno 1981 mediamente ha rappresentato il confine di passaggio fra la montatura di tipo Ai e quella di tipo AiS, e nel nostro caso il Nikkor 28mm 1:2,8 del 1974 a 7 lenti fu a catalogo fino al Settembre 1981 mantenendo sempre l’interfaccia Ai, mentre il nuovo Nikkor 28mm 1:2,8 a 8 lenti flottanti arrivò nell’Agosto 1981 (quindi vi fu un interregno di un mese con entrambe le versioni disponibili) e fin da subito fu disponibile in attacco AiS; pertanto, nei Nikkor 28mm 1:2,8, il passaggio da Ai ad AiS coincise proprio con l’avvicendamento fra i 2 modelli prodotti dalla Casa.
L’obiettivo venne immediatamente ed abbondantemente reclamizzato grazie alla messa a fuoco estremamente ravvicinata e al sistema flottante CRC; questo documento giapponese pubblicato subito dopo il lancio mostra la sezione dello schema ottico e si evince immediatamente che il 28mm 1:2,8 AiS del 1981 utilizza lo stesso schema base del 28mm 1:2,8 K e Ai svelato nel 1974, tuttavia la lente centrale di quest’ultimo risulta qui separata in 2 elementi spaziati, portando quindi da 7 a 9 il numero complessivo delle lenti.
Il moderno 28mm 1:2,8 AiS flottante entrò quindi a far parte con tutti gli onori della nuova gamma AiS; questa copertina è relativa alla brochure italiana del Febbraio 1986 e il nostro campione è evidenziato dalla grafica in un gruppo di grandangolari.
Questa è la pagina della stessa brochure dedicata ai grandangolari Nikkor non estremi e possiamo ammirare il Nikkor AiS 28mm 1:2,8 di recente introduzione fare bella mostra di sé assieme ai fratelli AiS 28mm 1:2 e AiS 28mm 1:3,5 (quest’ultimo a sua volta ricalcolato nella seconda metà degli anni ’70).
Questa pagina è invece ricavata dalla brochure italiana del Dicembre 1987 e il Nikkor AiS 28mm 1:2,8 è nuovamente illustrato assieme agli altri grandangolari.
E’ anche buffo considerare che, dopo un’offerta risicatissima per tutti gli anni ’60, il corredo Nikkor si sia poi arricchito di numerosi modelli da 28mm, creando una ridondanza impressionante; in questa immagine possiamo infatti osservare l’AF-Nikkor 28mm 1:1,4 D del 1993, una versione “K” tarda (1977) del Nikkor 28mm 1:2 del 1970, il nostro Nikkor AiS 28mm 1:2,8, il Nikkor AiS 28mm 1:3,5 (presentato in forma AiS nel 1981 ma ricalcolato nel 1977), il PC-Nikkor 28mm 1:3,5 decentrabile del 1980 e il Nikkor 28mm 1:2,8 a 7 lenti che equipaggiava la prestigiosa compatta Nikon 28Ti del 1994, selezione alla quale mancano ancora il PC-Nikkor 28mm 1:4 del 1975, il Nikkor 28mm 1:2,8 primo tipo del 1974, il Nikkor-H Auto 28mm 1:3,5 del 1959, il Nikon Lens Series E 28mm 1:2,8 del 1979, il Nikon Lens Series E 28mm 1:2,8 New del 1981, l’AF-Nikkor 28mm 1:2,8 a 5 lenti del 1986, l’AF-Nikkor 28mm 1:2,8 a 6 lenti (D e non D) del 1991 e i moderni AF-S NIkkor 28mm 1:1,8 G del 2012 e AF-S Nikkor 28mm 1:1,4 E del 2017: una quindicina di versioni solamente considerando le focali fisse e restando nel corredo Nikon F reflex…
Il Nikkor AiS 28mm 1:2,8 protagonista di questo pezzo fu prodotto dall’Agosto 1981 al 2005 in oltre 200.000 esemplari e con matricole comprese fra 635.001 e 8xx.xxx; in seguito, nel 2006, venne riavviata una produzione in piccola tiratura, con matricola iniziale 900.001, che mantenne l’obiettivo disponibile a catalogo fino al 2020 con l’aggiunta di altri 7.000 pezzi circa.
Osserviamo ora le caratteristiche generali del 28mm 1:2,8 AiS; l’obiettivo utilizza uno schema ad 8 lenti in 8 gruppi (quindi senza alcun punto di incollaggio fra elementi), prevede una montatura anteriore non ruotante per filtri da 52×0,75mm, un paraluce a vite Nikon HN-2 in comune con altri grandangolari Nikkor, messa a fuoco minima a 0,2m dal piano focale con flottaggio CRC, diaframma automatico a 7 lamelle e valori compresi fra 1:2,8 e 1:22 e interfaccia AiS, riconoscibile per il valore “22” sulla scala secondaria del diaframma (necessaria alla lettura del valore nel mirino) smaltato in colore arancio (mentre nei precedenti Ai tale numerazione è bianca); naturalmente le lenti prevedono il trattamento antiriflesso multistrato Nikkor Integrated Coating (NIC); non ho evidenze sui tempi e modi eventuali per l’applicazione del più moderno rivestimento SIC (arrivato intorno al 2000) sui pezzi delle ultime serie; nonostante questa dotazione, lo schema a 8 lenti spaziate con 16 passaggi ad aria produce un leggero flare in situazioni particolari e sfavorevoli.
L’obiettivo prevede una lunghezza complessiva di 53mm (44,5mm dalla battuta della baionetta), uno spazio retrofocale misurato dal vertice dell’ultima lente pari a circa 39mm, un diametro di 63mm e un peso di circa 250 grammi; il gruppo ottico (in configurazione di flottaggio di infinito) prevede una lunghezza di 50,3mm, il diaframma si posiziona 1mm dietro il vertice posteriore della quinta lente mentre la focale effettiva è 28,61mm; negli obiettivi tipo AiS come questo si può apprezzare una ghiera di messa a fuoco più fluida e precisa rispetto agli omologhi Ai prodotti fino al 1981, nei quali a volte dopo un certo uso lo scorrimento della stessa ghiera tendeva a diventare “sabbioso”.
Questo documento originale mostra l’ampio spazio retrofocale garantito da questo schema (detto appunto di tipo retrofocus), una caratteristica che lo rende perfettamente compatibile con i sensori full-frame senza alcun problema legato alla proiezione telecentrica; la sezione evidenzia anche i 2 moduli in cui lo schema è suddiviso e lo spazio variabile durante la messa a fuoco fra il moduli L1-L2-L3 ed L4-L5-L6-L7-L8 definisce il flottaggio; altre fonti citano lo spazio variabile per il flottaggio posizionandolo fra i 2 elementi centrali L4 ed L5, tuttavia il brevetto originale riporta questa illustrazione.
Osservando la sezione definitiva con le lenti montate sul barilotto si nota l’evidente smusso che caratterizza gli elementi L2 ed L4 rispetto al disegno teorico originale.
Analizzando le aberrazioni previste dal progetto originale, si nota come il Nikkor AiS 28mm 1:2,8 del 1981 preveda aberrazione sferica, curvatura di campo e astigmatismo contenuti ed anche poco influenzati dalle componenti cromatiche (le sigle “D” e “G” relative alle curve identificano differenti lunghezze d’onda dello spettro luminoso piuttosto distanti fra loro); un leggero residuo di astigmatismo compare solo ai bordi e proprio questa complanarità complessiva fra le letture in orientamento sagittale e tangenziale (parallele o perpendicolari alla semidiagonale di campo) consente una riproduzione molto netta di elementi geometrici alternati come le imposte lignee di finestre, sia al centro che fuori asse; anche la distorsione, limitata all’1% a barilotto, si può considerare trascurabile ai fini pratici e rende l’obiettivo idoneo per riprese di architettura.
Questa tabella riassume i dati grezzi di progetto del suo schema ottico, ovvero i raggi di curvatura delle superfici, lo spessore delle lenti sull’asse, le distanze sull’asse fra elementi, la dispersione cromatica dei vetri (numero di Abbe) e l’indice di rifrazione dei medesimi; anche in questo caso questi ultimi parametri prevedono una doppia indicazione, relativa alla consueta frequenza “D” dello spettro (yellow sodium line, luce gialla al limite dell’arancio) e alla frequenza “G” (blue mercury line, quasi al limite dell’ultravioletto); ne ignoro le ragioni ma appare evidente che il progettista voleva monitorare il comportamento dell’obiettivo anche al confine fra visibile e ultravioletto.
Dal documento otteniamo conferma che la focale effettiva è 28,61mm, l’apertura reale è 1:2,89 mentre lo spazio retrofocale citato in precedenza corrisponde esattamente a 38,9793mm, una misura al decimillesimo di millimetro che lascia capire quale sia il livello di precisione richiesto in realizzazioni ottiche di qualità.
Per quanto riguarda i vetri ottici utilizzati da Daijiro Fujie per il calcolo ottico, in quest’obiettivo ne sono state utilizzate 6 differenti tipologie, e nello schema sono presenti 2 coppie di lenti sequenziali ciascuna delle quali sfrutta lo stesso materiale dell’altra; nel Nikkor AiS 28mm 1:2,8 del 1981 troviamo quindi in L1 un Barium Flint tipo Hikari E-BAF10, in L2 ed L3 un Borosilicate Crown tipo Hikari E-BK7, in L4 un Barium Dense Flint tipo Hikari E-BASF6, in L5 un Dense Crown tipo Hikari E-SK16, in L6 un Dense Flint tipo Hikari E-SF4 e in L7 ed L8 un Lanthanum Crown tipo Hikari E-LK02.
Mentre ribadisco che Hikari è una vetreria controllata da Nikon Corporation dove vengono fusi i suoi vetri ottici, occorre anche notare come in questo schema non siano stati utilizzati materiali particolarmente spinti o esoterici: tutte le versioni sono comuni e prevedono parametri rifrattivi e dispersivi nella media, e anche il vetro agli ossidi delle Terre Rare utilizzato in L7 ed L8 costituisce una delle versioni meno spinte della categoria Lanthanum Crown; si può quindi inferire una certa economia di scala in questo progetto, e le ottime prestazioni comunque fornite dall’obiettivo depongono sicuramente a favore del progettista, capace di finalizzarle senza chiamare in causa vetri estremi e molto costosi.
Il Nikkor AiS 28mm 1:2,8, reso funzionalmente obsoleto dalle versioni AF-Nikkor lanciate solo 5 anni dopo e peraltro molto più economiche, ha proseguito la sua placida carriera parallela, senza apparenti scossoni, tuttavia nelle mie lunghe ricerche sui brevetti mi sono imbattuto in un progetto interessante che prevedeva un inopinabile aggiornamento tecnico di tale modello.
Infatti, il 10 Febbraio 1995, il progettista Kenzaburo Suzuki ha depositato un brevetto in Giappone per conto di Nikon Corporation nel quale addirittura ipotizzava l’applicazione di uno stabilizzatore d’immagine al gruppo ottico del Nikkor AiS 28mm 1:2,8, e questo senza modificarlo minimamente ma chiamando semplicemente in causa per il movimento ausiliario del VR le ultime 2 lenti dello schema, qui evidenziate in giallo!
Fatico ad immaginare l’applicazione del sistema VR ad un obiettivo manual-focus della serie AiS: probabilmente il progetto era quello di trasferire questo sofisticato e performante gruppo ottico in montatura AF-Nikkor, sebbene il primo obiettivo AF-VR della Casa, l’80-400mm 1:4,5-.5,6 ED D, sarebbe stato commercializzato solamente 5 anni dopo.
Il progetto arrivava anche a misurare il coma nell’obiettivo con VR inattivo o con stabilizzatore operativo e gruppo di lenti VR al massimo della sua corsa di compensazione nelle 2 direzioni, misurando l’eventuale incremento dell’aberrazione sull’asse (a 0mm dal centro, ovviamente) e 15,2mm fuori asse, cioè a 2/3 della semidiagonale verso i bordi, mentre le lenti risultavano decentrate dalla stabilizzazione; ho evidenziato con codici-colore le letture corrispondenti con VR inattivo e con movimento lenti a fondo-corsa e in effetti il peggioramento dei valori sembra decisamente accettabile, quindi dal punto di vista ottico questa integrazione del VR in uno schema preesistente, non concepito all’origine per tale funzione e senza introdurre modifiche sembra che fosse fattibile; naturalmente nulla di tutto questo è mai arrivato alla produzione di serie ma il tentativo messo in atto quasi un quarto di secolo dopo il lancio dello schema ottico di partenza fa capire di quale considerazione godesse in Azienda il Nikkor 28mm 1:2,8 AiS.
Per quanto riguarda l’utilizzo sul campo, aggiungo alcuni scatti appena realizzati con quest’obiettivo, purtroppo in contesto invernale e passeggiando in lande con ben pochi spunti significativi; chiedo quindi venia in anticipo per lo scarso appeal delle immagini.
Il Nikkor AiS 28mm 1:2,8, se chiuso un paio di f/stop come in questo caso (1:5,6) garantisce un buon contrasto e una buona correzione in tutto il campo; la sua intrinseca profondità di campo consente di ovviare alle limitazioni della messa a fuoco manuale, sfruttando come in questo caso la regolazione eseguita su un punto prefissato e attendendo che il soggetto transitasse in quella posizione per scattare, confidando proprio nella profondità di campo per compensare leggeri errori di fuoco.
Una caratteristica già citata ed apprezzabile del 28mm 1:2,8 AiS è la complessiva correzione dell’astigmatismo, facilmente osservabile in questa immagine di tifose che incitano i loro beniamini scattata ad 1:8 nella quale la rete che caratterizza l’intera inquadratura è riprodotta in modo netto e senza incertezze fino ai bordi; questo senso di nitore compare anche riprendendo edifici con imposte lignee a listelli distribuite fino ai bordi del campo, immagini nelle quali le serie di strutture orientate perpendicolarmente fra loro sono riprodotte con chiarezza equipollente.
In realtà il punto di forza del Nikkor 28mm 1:2,8 AiS rispetto al predecessore del 1974 ma anche degli altri grandangolari di focale differente presenti a listino consiste nella messa a fuoco ad appena 0,2m dal piano focale combinata col flottaggio CRC, una caratteristica che consente riprese quasi macro con prospettiva grandangolare e ambientazione del soggetto; è una caratteristica importante ma per onestà intellettuale occorre anche aggiungere che la correzione e la risolvenza garantiti ad ingrandimenti e aperture analoghe da un Micro-Nikkor appositamente calcolato sono di livello superiore; in particolare, il flottaggio compensa astigmatismo e curvatura di campo ma non riesce ad impedire l’incremento del coma alle grandi aperture rispetto alla configurazione di infinito, pertanto a distanze minime questo residuo aberrazionale introduce un velo che riduce il contrasto; il coma si attenua progressivamente con la chiusura del diaframma fino a diventare trascurabile ad 1:11 (apertura utilizzata in questa foto) ma impedendo comunque di replicare l’acutanza e il nitore tipico dei Micro-Nikkor, pur fornendo un’immagine soddisfacente per la stragrande maggioranza delle situazioni.
Il Nikkor AiS 28mm 1:2,8 è stato un obiettivo importante per il corredo Nikon reflex classico, un modello con schema moderno che garantiva una lodevole correzione complessiva delle aberrazioni e offriva una versatilità implementata grazie alla messa a fuoco molto ravvicinata servita dal sistema CRC, una vera raffinatezza in questa categoria di ottiche; queste caratteristiche vennero premiate da una notevole longevità, dal momento che tale versione rimase a listino almeno teoricamente fino al 2020, autentico fossile vivente che offriva ancora la forchetta di accoppiamento esposimetrico non più necessaria addirittura a partire dai corpi con interfaccia Ai prodotti dal 1977 in poi.
Le sue caratteristiche di grandangolare retrofocus con proiezione adeguatamente telecentrica lo rendono perfettamente integrabile in corredi con moderni corpi digitali di varie marche e vorrei chiudere la disanima con una considerazione dovuta per onestà intellettuale: l’apprezzamento di quest’obiettivo nel momento di massimo fulgore sarebbe stato anche maggiore se la politica dell’importatore nazionale di quel tempo non avesse imposto un prezzo di listino notevolmente superiore a quello praticato, ad esempio, negli States, al punto che tale obiettivo negli U.S.A. costava brand new ancora meno rispetto al prezzo medio italiano di un esemplare usato: questo listino gonfiato generava ovviamente notevoli aspettative riguardo alla qualità ottica e meccanica, a volte disilluse, ma per mettere tutto nella giusta prospettiva non si può trascurare questo fondamentale dettaglio legato al listino in vigore nel nostro paese.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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