Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; nell’Ottobre 2021 in casa Nikon si è celebrato l’importante giubileo dei cinquant’anni dall’introduzione della reflex professionale Nikon F2, lanciata alla Photokina del 1971, pertanto ho deciso di cogliere l’occasione per dedicare alcuni articoli a questa celebre fotocamera; nell’episodio odierno introdurrò quindi l’argomento descrivendo in dettaglio le caratteristiche tecniche/costruttive e i vari modelli.
La Nikon F2 è una reflex a sistema di altissimo lignaggio professionale, chiamata al difficile compito di sostituire nel cuore dei fotografi e nell’immaginario collettivo la celeberrima antenata Nikon F, un apparecchio che fece la storia in ogni senso e definì il nuovo standard per gli apparecchi di questo settore; forti di vendite ancora sostenute per i corpi F e condividendo il celebre assioma “squadra vincente non si cambia”, alla Nippon Kogaku crearono una nuova fotocamera che replicava le caratteristiche tecniche, estetiche e funzionali della precedente, affinandone però la linea e smussando le piccole sbavature emerse nell’impiego pratico su tutti i fronti, dando vita ad una fotocamera con elementi di design e operativi già ampiamente sedimentati e apprezzati dalla clientela e che divenne a sua volta un instant classic, raccogliendo il testimone della Nikon F (rimasta comunque in produzione fino al 1974, con un overlap di 3 anni) e continuandone la prestigiosa carriera quasi senza soluzione di continuità.
Se osserviamo questa Nikon F2AS nera e motorizzata, anche dopo mezzo secolo dall’arrivo sui mercati credo che tutti convengano con me nel trovare questa reflex ancora bellissima, un vero simbolo delle classiche fotocamere meccaniche dell’epoca d’oro. L’estetica e le caratteristiche tecniche evidenziano una fortissima affinità genetica fra la “grande madre” Nikon F e la nuova F2; vediamo quali sono i dettagli significativi che sono stati modificati, aggiornati o migliorati nel passaggio di consegne.
Osservando una Nikon F Photomic FTn, ultima interpretazione del modello arrivata nel 1969 (la successiva e definitiva versione “Apollo” anni ’70 presenta solo modifiche assolutamente marginali come la leva di carica rivestita in plastica), gli elementi chiave del confronto sono i seguenti: mirino/esposimetro Photomic FTn alimentato da 2 batterie al mercurio da 1,35v contenute al suo interno, l’assenza di interfacce elettriche col corpo macchina e l’impossibilità di visionare nel mirino il diaframma impostato; tempi di posa rapidi fino ad 1/1000”; interruttore dell’esposimetro collocato sul mirino Photomic; pulsante di scatto in posizione arretrata come sulle Nikon S a telemetro; contafotogrammi posizionato sulla leva di carica; occhielli per la cinghia in posizione laterale; autoscatto non collegato all’otturatore; sollevamento dello specchio concretizzato da un nottolino sul fianco del bocchettone e dorso/fondello completamente estraibili per sostituire il film (un retaggio della lontana eredità Zeiss Ikon Contax).
Passando al primo modello di Nikon F2 Photomic lanciata nel 1971, troviamo invece il mirino Photomic DP-1 che abbandona la netta asimmetria del precedente FTn e si presenta con un’aggressiva finitura nera e marchio Nikon quasi urlato, in bianco a contrasto; la concezione tecnica, le modalità di visualizzazione nel mirino e l’intervallo di lettura rimangono analoghi a quelli del precedente ma le batterie che ne consentono il funzionamento sono ora conservate nel fondello della fotocamera, prevedono una nuova tipologia all’ossido d’argento da 1,5v (modello tuttora comunemente in vendita, al contrario delle inquinanti batterie al mercurio necessarie sulla Nikon F) e forniscono alimentazione al Photomic grazie a contatti presenti sul top dell’apparecchio nel punto di battuta in cui si inserisce il mirino; inoltre il nuovo Photomic DP-1 incorpora un sistema meccanico collegato alla camma accoppiata la forchetta presente sull’obiettivo che consente di visualizzare nel mirino anche il diaframma attualmente impostato sull’ottica.
Altre modifiche riguardano i tempi rapidi fino ad 1/2000” (con regolazione continua anche su posizioni intermedie nell’intervallo fra il tempo di sincronizzazione flash ad 1/80” e 1/2000”, utile utilizzando obiettivi catadiottrici ad apertura fissa), l’accensione dell’esposimetro scostando la leva di carica dal corpo, il pulsante di scatto in posizione avanzata e più ergonomica, il contafotogrammi ad azzeramento automatico posizionato sul top, la presa di sincronizzazione flash spostata sul frontale e dotata di una filettatura esterna che consente di avvitare un tappo protettivo (e – soprattutto – di applicare anche il dispositivo Servo-EE tipo DS), occhielli per la cinghia posizionati sul frontale per equilibrare meglio la macchina, sollevamento manuale dello specchio combinato col dispositivo di chiusura diaframma per il controllo della profondità di campo, spigoli del corpo poligonale smussati, autoscatto sincronizzabile con l’otturatore il posa “T” per ottenere tempi lunghi oltre 1” e dorso incernierato lateralmente ed apribile senza bisogno di rimuovere il fondello. Anche lo specchio è stato modificato, riprogettando il fulcro ed allungandolo di 2mm per eliminare la vignettatura nel mirino con le lunghe focali che si evidenziava con la Nikon F.
La nuova Nikon F2 Photomic, pur ricalcando le scelte originali e collaudate già viste sulla F, prevede quindi numerose migliorie, mentre, d’altro canto, vari punti di forza riconosciuti del modello precedente sono stati mantenuti, fra i quali: corpo modulare che consente l’intercambiabilità di dorsi, obiettivi, mirini, vetri di messa a fuoco ed altri accessori; robusta baionetta Nikon F per garantire l’ovvia compatibilità col parco ottiche Nikkor già estremamente diversificato ed affermato; otturatore a scorrimento orizzontale di grande affidabilità con tendine calandrate in lamina di titanio e movimenti su cuscinetti; caratteristica e robusta slitta per accessori coassiale al nottolino di riavvolgimento film con contatti per sincronizzare lo scatto del flash (scelta imposta dall’impossibilità di collocare una classica slitta ISO standard sui vari mirini intercambiabili, dal momento che nel corpo macchina non erano stati previsti i relativi contatti fotocamera/mirino per gestire i lampeggiatori); pulsante di sicurezza aggiuntivo per lo sblocco dei mirini posizionato nella parte posteriore della calotta; possibilità di sollevare manualmente lo specchio (operazione necessaria per applicare i Fisheye-Nikkor 6mm 1:5,6, 7,5mm 1:5,6, 8mm 1:8, 10mm 1:5,6 e il grandangolare simmetrico Nikkor-0 2,1cm 1:4); stessa architettura nei componenti meccanici ed elettrici dei mirini Photomic a galvanometro, con il caratteristico “camino” laterale che copre la ghiera dei tempi e stesso tipo di misurazione semi-spot a prevalenza centrale introdotta nei modelli Tn ed FTn per Nikon F; copertura nel mirino pari al 100% del campo inquadrato; vetri di messa a fuoco con relativo telaio metallico perfettamente intercambiabili fra le 2 fotocamere (quelli prodotti in precedenza per Nikon F sono riconoscibili dalla lettera F sul fianco del telaio); il pulsante di scatto condivide la stessa, insolita filettatura esterna già vista sulla F e che impone l’impiego di specifici cavi di scatto flessibili Nikon; infine, l’illuminatore DL-1 nato per il Photomic della Nikon F e destinato ad illuminare l’ago dell’esposimetro in condizioni di luce scarsa risulta utilizzabile anche sui Photomic della F2 con funzionamento a galvanometro, quindi il DP-1 del 1971 ma anche il DP-11 del 1977.
Analizzando similitudini e migliorie, uno degli elementi sicuramente più significativi è il posizionamento del vano batterie sul fondello della fotocamera, scelta che ha consentito di rendere più compatti i mirini Photomic e di gestire la loro accensione dal corpo macchina; questo schema originale dell’epoca descrive in modo grossolano il funzionamento del primo Photomic DP-1 e permette di distinguere le due batterie a pastiglia da 1,5v posizionate in basso, i 2 elementi sensibili al solfuro di cadmio (CdS) posti al lato del mirino e rivolti verso il vetro di messa a fuoco, la resistenza variabile che definisce i valori esposimetrici visionati dal fotografo, il relativo galvanometro e i rinvii con ingranaggi movimentati dalle ghiere per tempi, diaframmi e sensibilità del film che modificano la posizione e la resistività dell’elemento centrale, portando alla misurazione esposimetrica definitiva.
I vari modelli di Nikon F2 sono in realtà confezionati partendo dallo stesso corpo macchina in comune (in finitura satinata cromo o nera) e differenziandolo grazie all’adozione di un particolare tipo di mirino fornito come primo equipaggiamento.
Al momento del lancio, nel 1971, si resero disponibili i modelli Nikon F2 e Nikon F2 Photomic; in realtà, come detto, si tratta dello stesso corpo fornito con un semplice mirino a pentaprisma DE-1 privo di esposimetro (simile al corrispondente modello per Nikon F) oppure con un mirino esposimetrico Photomic DP-1, che modifica con la sua presenza la denominazione finale in Nikon F2 Photomic.
Questa immagine risale in realtà al 1973, come rivelato dalla presenza di obiettivi Nikkor 50mm 1:1,4 nella nuova versione SC con antiriflesso multistrato; siccome le Nikon F2 vennero commercializzate dal 1971 al 1980, un collezionista accorto potrà eventualmente equipaggiare i vari corpi con un “normale” cronologicamente congruente, scegliendo fra le varie tipologie: S (fino al 1973), SC (1973 – Giugno 1974), “K” gommato con linee colorate della profondità di campo su fondo nero (Agosto 1974 – Gennaio 1976), “K” gommato con linee colorate della profondità di campo su settore cromato (Gennaio 1976 – Marzo 1977), Ai con riferimento di fede a trattino (1977) e Ai con riferimento di fede a pallino (dal 1978).
Se la F2 “liscia” con mirino DE-1 ad un rapido colpo d’occhio si può confondere con la corrispondente Nikon F, la versione F2 Photomic DP-1 del 1971 rivendica immediatamente ed inequivocabilmente l’appartenenza al nuovo corso, col mirino simmetrico “a quattro acque” nero ed aggressivo che non ammette dubbi di sorta sulla professionalità del nuovo apparecchio.
Questi schemi quotati e così essenziali della Nikon F2 Photomic (specificamente si tratta di una F2A Photomic del 1977-80 con mirino Photomic DP-11) permettono di apprezzarne la pulizia e l’efficacia del design, con molti elementi in cui la sinergia forma/funzione emerge palesemente e mirabilmente; il grande mirino esposimetrico con “camino” laterale asimmetrico di accoppiamento al corpo rimane l’elemento di design più caratterizzante di questi storici modelli, e se nella Nikon F venne adottato per adattare in corsa un accessorio non previsto all’origine, concependo la Nikon F2 hanno deciso di mantenere tale elemento anche se avrebbero potuto concepire soluzioni differenti, probabilmente perché nell’uso pratico risultava funzionale e, appunto, ormai era diventato un’icona.
All’epoca i 152,5mm di larghezza per 99,9mm di altezza per 65,9mm di spessore (con Photomic montato) definivano una corpulenta fotocamera professionale che si imponeva anche per le sue dimensioni generose mentre ora, avvezzi ad apparecchi digitali professionali gargantueschi, prendendo in mano una F2 si ha quasi l’impressione di brandeggiare un modello snello e compatto!
Vediamo in dettaglio i vari elementi che caratterizzano questo modello.
Se quest’ultimo difetto, forse quello più grave e imbarazzante, è stato risolto sotto silenzio mediatico per non creare un danno d’immagine, la più innocua correzione al sistema di sollevamento dello specchio è stata invece gestita con maggiore trasparenza, producendo addirittura questo oggi raro comunicato ufficiale che descrive il difetto e la relativa sistemazione con tanto di spaccato meccanico e firma del CEO aziendale; gli interventi sono descritti in dettaglio e il documento è prezioso perché conferma come questa modifica sia stata introdotta a partire dalla produzione di Luglio 1972, quindi il problema interessa solamente le primissime serie.
Questo è dunque l’inquadramento generale della Nikon F2 a cinquant’anni dal suo arrivo sui banchi di vendita; rimando tutti vuoi ai miei successivi articoli nei quali descriverò gli accessori a corredo, dispositivi speciali, i brevetti legati alla sua progettazione ed altro ancora.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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