Mire Zeiss particolari

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; in questo articolo vorrei introdurre un paio di accessori molto particolari prodotti rispettivamente da Carl Zeiss Jena e Carl Zeiss Oberkochen; non si tratta di obiettivi dal design fantascientifico o altri prodigi di ingegneria ma costituiscono in ogni caso delle curiosità interessanti appartenenti all’universo Zeiss che vale la pena di descrivere.

 

 

Il primo pezzo venne realizzato dalla Carl Zeiss Jena nel periodo prebellico ed era fornito in un pregevole astuccio rosso di piccole dimensioni dal design piacevolmente rètro; sul coperchio dell’astuccio, simile a quello di un gioiello, sono riportati in oro il logo dell’azienda e la scritta Objektmikrometer 0,01, una denominazione un po’ criptica che suggerisce l’idea di uno strumento meccanico di precisione.

 

 

La prima impressione ci conduce fuori strada: dall’astuccio emerge infatti un vetrino da microscopio, tuttavia si tratta di un modello speciale perché al centro è visibile un piccolissimo settore circolare che contiene una scala micrometrica con risoluzione 0,01mm e scala utile di 1mm; vediamo come veniva sfruttato a quei tempi questo specialissimo accessorio.

 

 

Posizionando il vetrino nel microscopio e mettendolo a fuoco, in corrispondenza del settore centrale compare una griglia di comparazione, riportata evidentemente sul vetro con sorprendente precisione, che consente all’operatore di valutare a colpo d’occhio le dimensioni effettive dell’oggetto che sta osservando e che ha preventivamente collocato sul vetrino, paragonando la sua sagoma con i riferimenti del micrometro.

 

 

In questa immagine ho evidenziato la griglia in modo da rendere comprensibili le sue scale di riferimento: l’intero elemento copre un’area corrispondente ad 1mm lineare e risulta suddiviso in 10 settori primari, evidenziati dalle linee di maggiore lunghezza; l’intervallo fra due di queste linee principali corrisponde quindi a 0,1mm (100 micron) e tale intervallo è a sua volta ulteriormente compartimentato da una serie di linee più corte che ritagliano all’interno dell’area precedente altri 10 settori, ciascuno dei quali misura 0,01mm, cioè appena 10 micron; esiste anche una serie di linee intermedie che dividono a metà gli elementi da 0,1mm (100 micron) e definiscono spazi da 0,05mm (50 micron); l’operatore, sfruttando i riferimenti appena descritti, è quindi in grado di definire le dimensioni dell’oggetto presente sul vetrino con un’approssimazione di 0,01mm, misura che giustifica quindi la denominazione di questo accessorio, appunto 0,01mm Objektmikrometer.

Si tratta di un accessorio ingegnoso che permetteva misurazioni al limite dei 10 micron anche in un periodo in cui i moderni comparatori e sistemi di riscontro erano al di là da venire e testimonia altresì l’avanzata tecnologia “convenzionale” già allora disponibile alla Carl Zeiss Jena, in grado di riportare sul vetro con precisione assoluta linee di riscontro dalle dimensioni così contenute.

La seconda curiosità di giornata risale invece al Dopoguerra, venne realizzata dalla Zeiss nella Repubblica Federale Tedesca e corrisponde ad un accessorio coinvolto nel workflow della fotografia stereoscopica.

 

 

La fotografia stereo ha radici molto antiche nella storia dell’immagine latente e la stessa Zeiss Ikon Dresden aveva realizzato nell’Anteguerra speciali obiettivi ed elementi di complemento dedicati a questa disciplina, così come dopo il conflitto le neonate Zeiss Ikon Dresden e Carl Zeiss Oberkochen hanno perpetrato la tradizione mettendo a catalogo una nutrita serie di accessori stereo per le fotocamere Contax IIa e IIIa; le immagini stereo quì illustrate le realizzai proprio utilizzando una Contax IIa caricata ad invertibile a colori ed equipaggiata con lo speciale obiettivo stereo Zeiss Ikon Stereotar 35mm 1:3,5.

 

 

In realtà le applicazioni più interessanti, che stimolarono importanti sviluppi nel settore, riguardavano la aerotopografia stereo, sia in ambito civile/cartografico che militare; alla Germania sconfitta del Dritten Reich venne inizialmente vietato addirittura di progettare obiettivi e strumenti destinati a tali applicazioni, poi le restrizioni furono allentate e prontamente la Zeiss di Oberkochen, nel frattempo stabilizzata e approdata ad un notevole livello di efficienza progettuale e produttiva, si gettò a capofitto in questo settore, progettando strumenti di alto profilo e addirittura creando ex-novo un dipartimento dedicato a tali strumenti; il nuovo dipartimento era denominato Zeiss Aerotopograph, aveva sede a Monaco di Baviera in Ismaningerstrasse n° 57 ed il suo logo prevedeva un campo circolare con riferimenti topografici e il classico doppietto acromatico con la denominazione “ZEISS AEROTOPO”.

 

 

Nelle applicazioni professionali uno degli elementi più importanti nella gestione delle immagini stereo, che fosse visione, proiezione o stampa/rettificazione, era rappresentato dalla perfetta messa a registro degli strumenti destinati a gestire la coppia di immagini stereo; a tale scopo la Zeiss Aerotopograph realizzò una specifica mira che veniva abbinata ad una coppia di occhiali metallici da visione con relativi supporti distanziali che era denominata Tasken Stereoskop (vedi foto sopra) e che serviva alla visione stereo di coppie d’immagini su stampe in formato 6x13cm (misura imposta dalla distanza interpupillare media dell’occhio umano).

 

 

La speciale mira su carta era denominata Pruefungstafel fuer stereoskopiskes Sehen, ovvero mira di riscontro per osservazione stereo e prevedeva due elementi circolari identici spaziati in modo da corrispondere al posizionamento della coppia di immagini stereo che il visore precedentemente calibrato avrebbe accettato.

 

 

All’interno dell’elemento circolare sono presenti otto diversi elementi, uno dei quali è il logo stesso di Zeiss Aerotopograph, che consentivano all’utente di effettuare una messa a registro virtualmente perfetta del sistema di visione, anche perché – dettaglio che non si può apprezzare dalla riproduzione – in realtà questa sofisticata mira è praticamente tridimensionale e i vari elementi, comprese le singole lettere della denominazione centrale, si trovano su piani leggermente differenziati.

 

 

Alla luce di tale complessità, questa mira era accompagnata da opportune istruzioni d’uso in quattro lingue che erano a loro volta stampate a Monaco di Baviera a cura di Zeiss Aerotopograph.

 

 

Il testo e gli schemi presenti nelle istruzioni della mira spiegano la giacitura dei piani corrispondenti ai vari elementi, una complicazione evidentemente necessaria per una perfetta messa a registro.

L’universo Zeiss, a qualunque incarnazione ci si riferisca, prebellica o postbellica, DFR o DDR, nasconde quindi una miriade di segreti e piccole chicche che invariabilmente rimandano al sempiterno retaggio di precisione e perfezione connaturato al marchio e che non manca di affascinarci anche quando approcciamo elementi minori, piccole cose come queste che però riecheggiano sempre il caratteristico approccio senza compromessi del brand.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

 

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