Minolta Photo Recorser del 1981, analogie con l’identico modello Fuji e origine del progetto.
Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; in un breve articolo già pubblicato su questo portale ho descritto un particolare dorso per la sovrimpressione dei dati sul fotogramma reso disponibile da Fuji Photo Film Co. a fine anni ’70 ed inserito nel corredo del sistema creato per i nuovi modelli reflex 35mm Fujica AX; tale dorso era denominato Fuji Photo Recorser (SIC) e risultava molto sofisticato perché, grazie ad un piccolo stilo estraibile ed infulcrato su un supporto snodato, permetteva di scrivere direttamente in un settore apposito, sul quale compariva temporaneamente la grafica che stavamo disegnando, mentre la medesima veniva impressa con precisione sul fotogramma in scala 1:5.
Il caro amico Andrea Aprà, esperto Minolta di fama mondiale, ha portato alla mia attenzione il fatto che anche Minolta, limitatamente al mercato interno giapponese, nel Maggio del 1981 commercializzò un accessorio praticamente identico, a sua volta chiamato Minolta Photo Recorser (mantenendo quindi questa anomala denominazione) e caratterizzato dalle identiche peculiarità funzionali.
Il Minolta Photo Recorser fu disponibile in due allestimenti, uno destinato alle fotocamere reflex 35mm Minolta serie XD e un altro confezionato per le Minolta serie XG (che risulta compatibile anche con la Minolta X-700 – all’epoca già pronta – e modelli derivati); il Photo Recorser per Minolta XD è identificato dal codice 8747-100 mentre quello per Minolta XG è associato al codice 8747-200; entrambi i modelli condividono lo stesso modulo per la sovrimpressione dati e le uniche differenze sono legate al diverso profilo del dorso nel punto di interfaccia al corpo macchina.
I dorsi Minolta Photo Recorser presentano un’area utile sulla quale riportare i dati che misura circa 40x14mm, con una linea mediana di riferimento che permette di scrivere le informazioni su due righe sovrapposte, mentre sul fotogramma dell’apparecchio gli stessi dati e grafiche vengono replicati in scala 1:5 nell’angolo inferiore sinistro, e il settore misura 8mm di larghezza (7,5mm effettivi) per 2,8mm di altezza; questi modelli utilizzavano 2 batterie alcaline AAA da 1,5v tipo MN2400 e pesavano 145g.
Questi dorsi sono molto rari non soltanto perché furono distribuiti limitatamente al mercato interno giapponese ma anche perché risultavano decisamente costosi: nel 1981 il loro prezzo era pari a ben 70.000 Yen, quando con appena 17.000 Yen era possibile acquistare i dorsi data Minolta convenzionali, compreso quello con orologio al quarzo; naturalmente il Photo Recorser, permettendo di scrivere e disegnare direttamente qualsiasi tipo di testo, grafica, diagramma o simbolo, risulta molto più versatile per certi campi d’impiego nei quali è necessario associare alle immagini dati ed informazioni particolari e personalizzate.
Chi ha già letto il precedente articolo che descrive il Fuji Photo Recorser di fine anni ’70 avrà riconosciuto molte esclusive caratteristiche funzionali che lo accomunano al modello Minolta appena descritto; in effetti, se osserviamo i due esemplari affiancati (nell’esemplare Minolta proposto in questa foto lo stilo telescopico è assente ma in origine era fornito), è facile dedurre che le analogie non si limitano ai dati tecnici: infatti il modulo di sovrimpressione dati risulta identico in entrambi i modelli, evidenziando il fatto che sia Fuji che Minolta hanno sfruttato una tecnologia sviluppata da terze parti e brandizzato un dispositivo che veniva fornito già sviluppato e completo, come conferma l’estetica sovrapponibile fin nel più piccolo dettaglio.
In effetti questo ingegnoso sistema di sovrimpressione manuale dei dati, cancellabili e replicabili, era stato sviluppato dal giapponese Horikomi Sumio a metà anni ’70 (abbiamo due richieste per la concessione di brevetti giapponesi in data 20 Marzo e 3 Ottobre 1975); Sumio-San aveva messo a punto questo progetto in proprio, dal momento che non era legato ad uno specifico brand produttore di apparecchi fotografici, brevettandolo a proprio nome; in seguito – probabilmente – il progettista aveva sottoposto la propria invenzione alle varie aziende nipponiche del settore, incontrando i favori prima di Fuji e poi di Minolta, forse anche allettate dal fatto che il progetto fosse già perfettamente sviluppato fino al design esterno definitivo, e questo spiega la curiosa e per certi versi imbarazzante coincidenza estetica e funzionale dei dorsi data presentati dalle due aziende; persino la particolare denominazione “Recorser “ (che sembra quasi un refuso, in luogo del più corretto “Recorder”), utilizzata sia da Fuji che da Minolta, tradisce in qualche modo una comune paternità del prodotto (forse lo stesso Horikomi Sumio aveva imposto ad entrambi questa denominazione per la sua invenzione).
I numerosi schemi abbinati al brevetto consentono di comprendere il funzionamento tecnico di questo dorso che, visto all’opera, sembra sottendere tecnologie molto avanzate e quasi magiche mentre, in realtà, il principio di funzionamento è molto più semplice.
In pratica la parte esterna del dorso incorpora un settore analogo alle “lavagne magiche” utilizzate dai bambini, con un layer esterno trasparente sul quale passare una punta arrotondata la cui pressione mette a contatto il foglio superficiale con un secondo strato che, con la pressione, assume una colorazione che visualizza il segno tratteggiato; il Photo Recorser funziona allo stesso modo, con un dettaglio aggiuntivo: la pressione dello stilo non consente solamente di visualizzare sulla “lavagna magica” ciò che stiamo scrivendo o disegnando (cosa necessaria per non commettere errori) ma chiude anche un circuito elettrico che fornisce alimentazione ad una micro lampada appoggiata sul retro dell’emulsione, nella finestra di sovrimpressione dati posta a contatto col film; lo stilo col quale scriviamo è collegato ad un pantografo che riproduce i suoi movimenti in scala 1:5, con un cinematismo collegato alla lampadina che consente di muoverla in sincrono con lo stilo esterno e di disegnare letteralmente con la luce quanto stiamo scrivendo, impressionandolo sul film a dimensione ridotta di 5 volte; sollevando lo stilo dal piano di scrittura si interrompe anche il circuito di alimentazione e la micro lampada si spegne, pronta ad accendersi di nuovo alla successiva pressione e a seguire i movimenti dello stilo.
Queste funzionalità sono confermate anche dai claims di testo del brevetto; una volta che la sovrimpressione era completata, per cancellare la scritta dal settore esterno ed effettuare una nuova operazione si faceva scorrere una leva che separava i layers su tutta la superficie, cancellando i dati esattamente come avviene sulla citata “lavagna magica” per bambini; la documentazione Minolta non fa cenno a questo dettaglio ma la brochure Fuji specificava che questo elemento permetteva di effettuare solo un numero limitato di cicli di scrittura/cancellazione (non specificato), oltre al quale perdeva efficacia e andava sostituito con un componente nuovo.
La progettazione di questo ingegnoso accessorio fu quindi frutto dell’estro individuale e la successiva concessione commerciale del brevetto e dei relativi diritti di sfruttamento spiega la curiosa convergenza tecnica e formale che caratterizza le versioni commercializzate da Fuji e Minolta.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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