Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; com’è noto, New Old Camera è l’editore di un corposo “libro Contarex” dedicato a questo sistema e realizzato dal sottoscritto assieme al famoso esperto, giornalista e collezionista Pierpaolo Ghisetti; qualsiasi volume, anche concepito con le più ambiziose intenzioni come in questo caso, non può essere completamente esaustivo perché un sistema fotografico così complesso fornisce sempre nuovi spunti di ricerca e nuove piste da seguire; cerchiamo quindi di aggiungere qualche curiosità o amenità legata all’immortale sistema Zeiss Ikon Contarex.
Terza parte: Zeiss Planar 85mm 1:1,4 T* e il mistero del suo diaframma triangolare.
Carl Zeiss Planar 85mm 1:1,4 T*: basta il nome per evocare un mondo di esperienze, ricordi, suggestioni e collegamenti storici; pochi obiettivi hanno saputo emozionare ed entrare nella leggenda come questo luminoso medio-tele da ritratti targato Zeiss, presentato per la registrazione da Heinrich Basista e Bernhard Sonnenberg nel Marzo 1973 e successivamente prodotto in attacco Contarex, Rolleiflex, Arriflex e Contax-Yashica; lo stesso brevetto – come alternativa – prevede anche lo schema di base dal quale fu ricavato un altro famoso obiettivo Zeiss dell’epoca, il Planar 135mm 1:2 T*.
Il Planar 85mm è diventato famoso ed apprezzato soprattutto in montatura Contax-Yashica, nella cui configurazione – fra esemplari Made in Germany o Made in Japan, in montatura AE o MM – è stato prodotto in un numero di esemplari sufficiente a farlo conoscere al grande pubblico di appassionati; è meno diffuso in montatura Rolleflex e decisamente raro in quella Contarex, per la quale è stato asseritamente definito un lotto di appena 400 esemplari nel 1974, forse nemmeno completato; naturalmente anche la speciale versione cinematografica Arriflex, inclusa nella serie Zeiss Superspeed Lenses, è stata prodotta in quantità limitata e non è facile incontrarne oggi un esemplare.
La versione Contarex è sempre stata quella più intrigante e ricercata dagli appassionati non solo per la rarità ma anche perché incarnava il lessico della nuova generazione di ottiche Zeiss che avrebbe soppiantato la precedente, se il sistema avesse avuto un futuro; il Planar 85mm 1:1,4 del 1974 e l’F-Distagon fisheye 16mm 1:2,8 del 1972 definivano già chiaramente gli stilemi di passaggio verso nuove tecnologie, sensibilità estetiche e indirizzi del design: schemi ottici innovativi, trattamento antiriflessi T*, montatura anteriore completamente nera, più moderna e aggressiva; il Planar 85mm aggiunge al suo innegabile fascino anche un ulteriore intrigante dettaglio che lo ha reso famoso: quel tanto chiacchierato diaframma a sagoma triangolare con lati arrotondati che costituisce l’elemento più particolare dell’obiettivo.
La scelta di una sagoma così insolita fu probabilmente suggerita dal particolare sistema di propulsione del diaframma degli obiettivi Contarex, che veniva attivato da una molla nel corpo macchina tramite un complicato sistema di rinvii meccanici: l’incubo dei progettisti era sempre un attrito eccessivo che rallentasse la chiusura dell’iride al momento dello scatto; la nuova generazione di ottiche Contarex con barilotto nero furono impostate su un diaframma esagonale a 6 lamelle ma nel caso dell’85mm Planar si ebbe da un lato il timore che l’inerzia di 6 lamelle di grandi dimensioni potesse pregiudicare il corretto funzionamento (magari dopo un certo esercizio, quando la scorrevolezza del sistema peggiorava) e dall’altro si configurò un problema puro e semplice di ingombri meccanici nella relativa sede, con lamine ritratte a diaframma spalancato.
Si decise quindi di configurare le 6 lamelle in modo anticonvenzionale, creando 3 coppie di lamine affiancate e di larghezza ridotta; 3 lamelle attivavano la chiusura iniziale dell’iride, con apertura triangolare, e quando passavano a valori più chiusi – lasciando scoperta la porzione esterna delle lenti – la lamina gemella entrava in azione, posizionandosi parallelamente alla prima su un piano anteposto ad essa, arrivando così a coprire la superficie necessaria utilizzando lamelle più leggere e quindi scorrevoli.
Di solito, osservando la forma dell’iride, si tende a preferire obiettivi che utilizzano molte lamelle e producono un’apertura il più circolare possibile, in modo da non generare fastidiose forme geometriche nello sfondo sfuocato; pertanto, trattandosi di un obiettivo da ritratto, questa configurazione a 3 coppie di lamelle può sembrare assurda, tuttavia il Planar 85mm originale è molto apprezzato anche per questa ragione: infatti, contrariamente ad altre sagome effettivamente fastidiose, il triangolo costituisce una forma ancestrale e affascinante, un archetipo formale assoluto che scava nell’inconscio, quindi si compie il miracolo e le caratteristiche silhouettes sullo sfondo con forma triangolare leggermente arrotondata aggiungono un inopinabile plusvalore all’immagine, contrariamente a qualsiasi aspettativa preliminare!
Su 4 versioni del Planar 85mm 1:1,4 T* prodotte nel tempo, 3 utilizzano il diaframma a sagoma triangolare (Contarex, Rolleiflex ed Arriflex) mentre il modello per Contax-Yashica ha adottato fin dall’origine un più convenzionale iride ottagonale, sebbene con aggiustamenti in corsa (la famosa sagoma a “denti di sega” alle massime aperture, poi corretta); nell’ambito dei modelli a diaframma triangolare, comunemente si tende a considerare identica la struttura dell’iride applicata alle differenti versioni; al contrario, e finalmente arriviamo al nocciolo di questa puntata, l’iride delle versioni Contarex-Arriflex e quello dei modelli per Rolleiflex differiscono in modo marcato, pur producendo un’apertura dalla sagoma identica; tramite schemi disegnati appositamente cercherò di chiarire questo dettaglio finora trascurato.
In realtà si tratta di un “segreto” nascosto in bella vista, perché basta osservare il diaframma di due Planar 85mm Contarex e Rolleflex affiancati per notare differenze sostanziali: la versione Contarex (analoga a quella Arriflex) presenta 6 lamelle di maggiore larghezza, affiancate a coppie, mentre l’obiettivo per Rolleiflex utilizza 9 lamelle più sfinate, ed affiancate a gruppi di 3; notate anche che la serie di 3 lamelle centrali, con forte chiusura dell’iride come nel caso illustrato, rientrano con la punta nella sede perimetrale, generando un pattern decisamente più complesso rispetto al tipo Contarex-Arriflex.
Quest’immagine ritrae uno Zeiss Superspeed Lens Planar 85mm 1:1,4 T* per Arriflex e conferma che il suo diaframma replica invece l’architettura dei tipo Contarex; vediamo ora in dettaglio i due modelli in cosa differiscono e perché.
Il diaframma del tipo Contarex – Arriflex utilizza 3 coppie di lamelle affiancate, in modo tale da coprire l’apertura con lamine di larghezza dimezzata, accettando nel contempo un’iride con sagoma triangolare e non esagonale.
La serie di lamine gemelle esterne si muove su un piano anteposto a quello delle 3 lamine interne, con questa sequenza: le 3 interne (1,2,3) sono una sopra l’altra, poi la prima della serie esterna (4) si affianca all’ultima del primo gruppo (3) e le altre due (5,6) proseguono sovrapponendosi a (4), sempre procedendo in senso orario.
L’iride del Planar 85mm Rolleiflex sfrutta invece 3 gruppi da 3 lamelle affiancate ciascuno, procedendo alla copertura necessaria con lo stesso principio visto in precedenza, utilizzando però lamine di larghezza inferiore che impongono la necessità di aggiungere un elemento esterno per ogni gruppo, portando quindi il numero delle lamelle a 9.
Partendo dalla massima apertura, le 3 lamelle centrali (1,2,3) iniziano a formare l’iride; quando la loro larghezza diviene insufficiente a coprire le zone perimetrali, entra in gioco la seconda lamina di ogni gruppo (4,5,6) e questi elementi si affiancano ad (1,2,3) passando dietro; con le maggiori chiusure, seguendo la stessa procedura, entra in campo anche la terza lamina di ciascun gruppo (7,8,9), a sua volta posizionandosi sotto la precedente; come anticipato, con le massime chiusure la punta delle lamine (1,2,3) attraversa completamente la sezione della lente e rientra nuovamente nella sede perimetrale.
I Planar 85mm Contarex/Arriflex e Rolleiflex sono quindi accomunati da un diaframma che produce l’identica sagoma triangolare a lati arrotondati, tuttavia l’architettura dell’iride è sostanzialmente differente, e non si può negare che la soluzione scelta per Rollei sia decisamente più complessa dell’altra, a sua volta già complicata; cerchiamo di capire le ragioni di tale scelta.
Se osserviamo il profilo dello Zeiss Planar 85mm 1:1,4 T* con barilotto Contarex, Contax-Yashica e Rolleiflex di prima generazione, si può notare che nei primi 2 esempi la sezione della ghiera di messa a fuoco è praticamente a filo col cannotto anteriore, mentre nel Planar Rolleiflex è presente una vistosa strozzatura all’altezza di tale ghiera: sembra quasi che si volesse sfruttare il barilotto-base di un altro modello (come, ad esempio, il Sonnar 85mm 1:2,8) aggiungendo la sovrastruttura anteriore, una prassi peraltro già sfruttata dalla stessa Zeiss nelle ottiche Hasselblad tipo C; questa scelta particolare presenta però la controindicazione di ridurre lo spazio utile per la sede del diaframma, quindi è possibile che nello specifico barilotto Rolleiflex non ci fosse fisicamente spazio sufficiente per alloggiare le spesse lamine del diaframma tipo Contarex, imponendo di segmentare la copertura di 2 lamelle larghe su 3 lamelle con minore ingombro, sufficientemente ridotto da trovate spazio in questo attillatissimo vestito.
Questo rarissimo schnitt trattato da Westlicht Photographica Auction è stato ottenuto sacrificando un Planar 85mm per Contarex (ancora più rari, quindi!) e ci mostra che, grazie alle generose dimensioni della ghiera di messa a fuoco, lo spazio destinato al diaframma è sufficiente per alloggiare anche le lamine più corpulente della versione a 6 elementi; la sezione ci mostra anche una svolta dal punto di vista costruttivo: tipicamente, le ottiche Contarex prevedono un barilotto/elicoide di messa a fuoco sul quale viene letteralmente calzato il gruppo ottico già completo e pre-assemblato, fissandolo alla parte anteriore con le tre viti di fermo della baionetta cromata di servizio; il rapidissimo assemblaggio si completa semplicemente agganciando il pivot del diaframma che sporge dal barilotto di lenti ed eventualmente calibrando l’infinito tramite fresatura dell’anello anteriore che fissa in battuta il cannotto di lenti al barilotto; nel caso del Planar, invece, l’obiettivo appare costruito pezzo per pezzo, aggiungendo moduli metallici ed applicando di volta in volta le relative lenti nel loro castone; in particolare, si nota benissimo che lo strombo metallico anteriore che include le prime due lenti è un elemento a se stante, letteralmente avvitato al resto dell’obiettivo.
Il Planar 85mm è un obiettivo che vive di una propria mistica e le versioni con diaframma triangolare intrigano per questo bo-keh così alieno e con richiami cinematografici, un elemento meccanico che – col senno di poi – ha richiesto ai tecnici molti più sforzi ed inventiva di quanto la sua struttura apparentemente semplice faccia supporre a prima vista.
Parte 3 di 4
Un abbraccio a tutti – Marco chiude.
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