Leitz Varob-Hektor 5cm 1:6,3

Leitz Varob-Hektor 5cm 1:6,3 per ingranditore del 1933.

 

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; con l’avvento e l’affermazione della Leica, basata sul piccolo formato cinematografico 35mm raddoppiato, subentrò un’esigenza che prima di allora non si era manifestata: la necessità di ingrandire il negativo originale per ottenere una copia su carta di adeguate dimensioni; infatti, a quei tempi gli apparecchi erano invariabilmente di grande formato e quindi era sufficiente stampare a contatto il negativo o la lastra originale per ottenere un positivo di grandezza sufficiente; viceversa, partendo dal 24x36mm, era necessario ingrandire notevolmente l’immagine per ottenere lo stesso risultato.
Se l’ottimo obiettivo Leitz Elmar 5cm 1:3,5 vantava un potere analitico così elevato da rendere una stampa 18x24cm da pellicola 35mm sostanzialmente indistinguibile da una copia a contatto da lastra di identiche dimensioni (grazie anche ai miglioramenti introdotti all’epoca nelle emulsioni 35mm cinematografiche che la Leica sfruttava), era comunque fondamentale mettere a listino gli accessori necessari per questo nuovo divertissement da camera oscura; soprattutto, occorreva definire un obiettivo da ingrandimento che permettesse di proiettare il piccolo negativo, ingrandendolo sulla carta da stampa, con una correzione delle aberrazioni e una risolvenza così buone da trasferire sulla copia i dettagli impressionati dall’ottica da ripresa.
Alla Leitz adottarono la soluzione più semplice e logica: dal momento che l’Elmar 5cm 1:3,5 non sono era un ottimo obiettivo ma garantiva il mantenimento di buone caratteristiche anche a distanza ravvicinata, semplicemente si pensò di utilizzare lo stesso nocciolo ottico anche per la stampa, inserendolo in un barilotto di foggia particolare che rendesse più agevole la regolazione del diaframma, operazione che in camera oscura si effettua di frequente: nacque così il Varob 5cm che anticipò la successiva generazione di obiettivi specifici per l’ingrandimento e la stampa.
Il Varob 5cm 1:3,5 è un obiettivo conosciuto, tuttavia esiste una versione coeva molto rara e della quale pochi hanno sentito parlare: il Varob-Hektor 5cm 1:6,3.

Il Varob-Hektor 5cm 1:6,3 è un obiettivo Leitz per ingrandimento realizzato nel 1933 utilizzando anche in questo caso un gruppo ottico preesistente, quello dell’Hektor 5cm 1:2,5 a 6 lenti, l’alternativa luminosa disponibile a quel tempo per il classico normale Elmar 5cm 1:3,5; il Leitz Hektor 5cm 1:2,5 è un obiettivo progettato da Max Berek nel 1928 e prodotto fino al dopoguerra che costituisce una variante del tripletto nella quale ogni elemento è trasformato in un doppietto di elementi collati, generando quindi un obiettivo a 6 lenti composto da 3 doppietti separati.
Come si può vedere, il Varob-Hektor prevede un barilotto esteticamente molto simile a quello del Varob su base Elmar 5cm 1:3,5; di quest’obiettivo ne sono stati prodotti pochi esemplari, e quelli ricomparsi finora rientrano in un lotto di 1.000 Hektor 5cm 1:2,5 prodotti nel 1933 e compresi fra le matricole 168.001 e 169.000, realizzati dirottando i relativi noccioli ottici nella nuova montatura tipo Varob.

 

Il brevetto originale dell’Hektor 5cm 1:2,5, presentato per la registrazione in Germania il giorno di Natale (!) del 1928, mostra il caratteristico schema con 6 lenti suddivise in 3 doppietti collati, un’architettura che garantiva molte variabili di correzione pur mantenendo il limitato numero di superfici ad aria (solamente 6) che caratterizzava i classici obiettivi a 4 lenti tipo Tessar.

 

A titolo di curiosità si può aggiungere che Max Berex, nel 1930, modificò il suo progetto originale rendendo negativo il raggio di contatto fra le 2 lenti del doppietto posteriore (ora concavo anzichè convesso), tuttavia questa variante non venne mai prodotta e l’Hektor 5cm 1:2,5 utilizzò lo schema originale del 1928 fino al termine della sua carriera.
Osservando il Varob-Hektor, è lecito domandarsi perché sia stato previsto questo “doppione” quando il Varob su base Elmar 5cm 1:3,5 svolgeva egregiamente il suo compito; occorre quindi ricordare che l’anno prima, nel 1932, la Agfa aveva presentato il proprio sistema per realizzare fotografie a colori, utilizzando la nuova emulsione in abbinamento a speciali filtri a selezione cromatica multipla, concepiti appositamente per certi obiettivi luminosi Leitz per Leica e Carl Zeiss Jena per Contax; vecchie brochures dell’epoca accennano al Varob-Hektor 5cm 1:6,3 specificando che veniva suggerito per stampare immagini a colori in quanto lo schema dell’Hektor presenta una correzione cromatica superiore rispetto all’Elmar, probabilmente inferita dallo schema con 3 doppietti collati che permettono un maggiore controllo da questo punto di vista.
In quello specifico contesto, quindi, il Varob-Hektor trova la sua collocazione logica; rimane comunque da spiegare il motivo per cui un obiettivo 1:2,5 sia stato rimontato limitando la massima apertura addirittura ad 1:6,3, quindi col gruppo ottico già ampiamente diaframmato; la spiegazione sta sicuramente nel perfezionismo Leitz: notoriamente l’Hektor 5cm 1:2,5 non garantiva alle grandi aperture lo stesso rendimento ottico dell’Elmar 1:3,5 e quindi, per evitare che il cliente realizzasse le sue stampe lavorando magari a diaframma molto aperto ed ottenendo una nitidezza insoddisfacente, il costruttore ha tagliato la testa al toro, limitando la massima apertura ad un valore di lavoro al quale l’Hektor sta già fornendo il meglio delle sue prestazioni, rendendo fisicamente impossibile sfruttare l’obiettivo ad aperture poco consigliabili per un buon rendimento; il comando del diaframma sul Varob-Hektor, munito di click-stops, presenta indici con i valori fattoriali di esposizione 1,2 4 e 6, dove ad 1 corrisponde ovviamente la massima apertura 1:6,3.

 

Infatti, se osserviamo i valori MTF con lettura sagittale e tangenziale misurati sul Leitz Hektor 5cm 1:2,5 a tutta apertura e con 10, 20 e 40 cicli/mm di frequenza spaziale, possiamo notare che le curve indicano un comportamento abbastanza omogeneo e con limitato astigmatismo però su livelli assoluti piuttosto bassi e non sufficienti per trasferire sulla stampa tutto il dettaglio di un negativo magari impressionato con un Elmar 1:3,5 ai diaframmi intermedi di maggior rendimento; tutto questo spiega l’apparente paradosso di aver creato un nuovo Varob usando un gruppo ottico più luminoso, limitando però drasticamente la sua apertura massima di lavoro.
Il Varob-Hektor 5cm 1:2,5 è un obiettivo raro, seppure associato a quotazioni di mercato molto abbordabili, e fornisce l’ennesima testimonianza del grande impegno profuso da Leitz per creare fin da subito un sistema davvero completo e con una risposta pronta alle più diversificate esigenze della clientela; anche questo ha contribuito a crearne il mito.

Un abbraccio a tutti – Marco chiude.

 

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