Leitz Elmar 5cm 1:3,5

Leitz Elmar 5cm 1:3,5 – sistemi per la regolazione facilitata del diaframma.

 

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; il classico obiettivo Leitz Elmar 5cm 1:3,5 con attacco a vite 39×1 è l’obiettivo Leica per antonomasia e con le sue prestazioni ha largamente contribuito al successo di tale sistema fotografico; l’Elmar garantiva buona nitidezza e brillantezza ed era anche molto compatto grazie alla struttura con cannotto collassabile che permetteva di trasportare l’apparecchio letteralmente in tasca.

Per tutti coloro che hanno avuto il piacere di usarlo l’unico elemento perfettibile, rimasto immutato dal primo Elmar fisso di metà anni ’20 fino al “numeri rossi” degli anni ’50, è sempre stato il controllo del diaframma, affidato ad un sistema oggettivamente semplificato e rudimentale che sfruttava una piccola presa di forza sul frontale dell’obiettivo, a fianco della lente anteriore, in grado di ruotare impostando i relativi valori incisi sul frontale dell’ottica; questo piccolo elemento andava azionato in punta di dita e l’inevitabile contatto con le unghie deteriorava rapidamente la sua finitura e quella dell’attigua ghiera di serraggio per il sistema ottico, mentre l’assenza di arresti a scatto e l’eventuale indurimento del meccanismo per infiltrazioni di polvere e deterioramento dei lubrificanti rendeva difficile l’impostazione di un valore esattamente predeterminato.

Infine, la semplificazione della montatura prevedeva anche l’assenza di guide rettilinee per il sistema di messa a fuoco, pertanto una trazione anche leggera per regolare in diaframma poteva ruotare l’intero cannotto, pregiudicando la messa a fuoco già impostata; a questo problema si poteva ovviare regolando preventivamente il diaframma e mettendo a fuoco in un secondo tempo, tuttavia l’applicazione su moderni corpi macchina digitali che richiedono la messa a fuoco TTL dell’immagine realmente focalizzata dall’obiettivo ha riportato alla ribalta la questione perché, per ovvie ragioni, non è possibile chiudere il diaframma e poi mettere precisamente a fuoco al valore di lavoro senza il rischio di commettere errori di valutazione a causa dell’ampia profondità di campo disponibile.

In ogni caso questo sistema di regolazione scomodo e semplificato è sempre stato inviso alla clientela e ovviamente anche in casa Leitz si rendevano conto che rappresentava un tallone d’Achille del loro gioiellino, quindi l’azienda corse ai ripari producendo specifici accessori, in attesa di modificare definitivamente la montatura applicando una ghiera tradizionale, cosa che avvenne però solamente per la versione a baionetta M.

 

Infatti, già nel 1933 l’azienda produsse il VALAU, una ghiera da fissare sul frontale dell’Elmar con una vite a pressione laterale che incorporava una forchetta da calzare sulla presa di forza del diaframma e una ghiera frontale di grandi dimensioni che permetteva di regolare con facilità le relative aperture; questo accessorio fu concepito quando l’Elmar 5cm 1:3,5 fu dirottato nel ruolo di ottica da ingrandimento sui primi ingranditori Leitz per stampa da negativo, un utilizzo che richiedeva frequenti regolazioni del diaframma per mettere a fuoco a tutta apertura e chiudere l’iride per la stampa; trattandosi di un oggetto destinato a tale uso, sulla ghiera aggiuntiva non sono riportate le aperture di diaframma standard bensì valori fattoriali di esposizione (1, 2, 3, 4, 6, 10) come sarebbe stato in uso sulle specifiche ottiche da stampa Leitz quali il VAROB o il VOORT; questo aggiuntivo VALAU rimase a listino fino al 1949.

Quest’accessorio, nel 1949, fu sostituito dal VALOO che si basava sullo stesso principio ma era di utilizzo universale perché riportava i valori effettivi di apertura (aggiornati alla nuova scala internazionale già in uso sull’Elmar dal 1940), quindi era agevole utilizzarlo anche per le classiche fotografie di tutti i giorni nelle quali la regolazione del diaframma risultata grandemente facilitata grazie anche all’ottima leggibilità dei valori, sebbene questo aggiuntivo rendesse l’Elmar decisamente più ingombrante; il VALOO rimase a listino fino al 1961, coprendo abbondantemente tutta la vita commerciale dell’Elmar 5cm 1:3,5 a vite, tuttavia costituiva sempre un palliativo perché, a parte gli ingombri, l’interfaccia meccanica bruta con l’obiettivo e la camma di regolazione dell’iride comportava abrasioni e deterioramenti sicuramente malvisti.

Arrivati agli anni ’50 si può supporre che l’azienda, ormai proiettata allo sviluppo del sistema M a baionetta, avesse accettato questa limitazione meccanica dell’Elmar 5cm 1:3,5 a vite, destinato ad essere pensionato a breve dopo una gloriosa carriera nonostante proprio nel 1951 fosse stata presentata una versione con varie migliorie denominata “numeri rossi”, tuttavia questa considerazione viene sconfessata dalla presenza di un interessantissimo prototipo affiorato di recente ad un’asta internazionale e prodotto alla fine del 1956.

L’obiettivo in questione è un Leitz Elmar 5cm 1:3,5 “numeri rossi” secondo tipo (riconoscibile dal punto di fede a forma di triangolo anziché romboidale), curiosamente con scala di messa a fuoco in feet, al quale la camma di regolazione del diaframma anteriore è stata modificata, trasformandola in una ghiera cromata e munita di due prese di forza godronate a sbalzo; questa soluzione, pur imponendo di osservare i valori impostati nella parte frontale dell’obiettivo, permetteva una regolazione molto più agevole, senza alcun rischio di danneggiare la finitura anche perché il nuovo elemento presenta una durevole satinatura cromo.

La vista di profilo evidenzia come la notevole sporgenza delle due prese di forza avrebbe fisicamente impedito di applicare filtri e avrebbe anche richiesto la produzione di un tappo e un paraluce appositamente progettati, prevedendo in quest’ultimo lo spazio di manovra per le dita che dovevano azionare la nuova ghiera.

Infine, i settori metallici delle prese di forza, dimensionati in modo persino eccessivo, durante il funzionamento nascondevano il brand name dell’azienda e dell’obiettivo, un dettaglio sicuramente inviso sia al fabbricante che ad eventuali utenti; queste considerazioni e forse anche la coscienza che l’obiettivo era al termine della sua parabola probabilmente indussero la Leitz a soprassedere alla produzione di serie, continuando ad utilizzare lo storico e scomodo sistema fino all’ultimo esemplare prodotto, nonostante le evidenti limitazioni che imponeva (una su tutte, l’impossibilità di modificare il valore di apertura con un filtro montato).

Come la storia c’insegna, la soluzione funzionale e definitiva arrivò solamente con l’Elmar 5cm 1:3,5 in versione a baionetta M, introdotto nel 1954 assieme alla Leica M3 con il codice ELMAM e poi 11110; infatti quest’obiettivo prevedeva una classica ghiera perimetrale, facilmente azionabile anche con tappo, paraluce, filtri o altri accessori applicati, una modifica che permetteva anche di apprezzare il valore impostato senza ruotare l’apparecchio e sbirciare sul frontale dell’ottica; considerando che la nuova soluzione è solo una sovrastruttura nella parte terminale del cannotto rientrante e che entrò in commercio già nel 1954, ci si può chiedere perché tale miglioria non sia stata trasferita tout court anche negli ultimi lotti di Elmar a vite 39×1, una domanda che probabilmente non avrà mai risposta; resta comunque l’interessante prototipo del 1956 che dimostra l’attenzione dell’azienda al problema e la ricerca di soluzioni che in ogni caso utilizzassero il maggior numero possibile di pezzi in comune con la versione standard: forse c’erano scorte di tali componenti da smaltire prima di interrompere la produzione?

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Alert: Contenuto protetto!