Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; nell’articolo odierno mostrerò un prototipo di Leica reflex praticamente sconosciuto realizzato a metà anni ’70, un pezzo unico che costituirà anche il pretesto per ragionare sul reale lavoro “sotto traccia” messo in campo da Leitz nel settore delle 35mm con specchio.
Prima di introdurre questo esemplare è bene analizzare con attenzione un prototipo depositato da Hans-Kurt Uellenberg per conto di Leitz Wetzlar G.m.b.H. e con richiesta prioritaria tedesca in data 18 Dicembre 1974; in quel periodo era appena stata introdotta la Leicaflex SL2 e l’intero comparto industriale mondiale si stava interrogando sugli scenari e le corrette prospettive future dopo la recente crisi energetica che spingeva in recessione tutto il sistema; la SL2 era un a fotocamera costruita magnificamente (si è sempre vociferato che venisse prodotta in perdita, nonostante il prezzo di listino fuori mercato) ma anche connotata da design e funzioni molto classiche e conservative, elementi ormai al capolinea del loro ciclo biologico che imponevano un cambio di rotta per rimanere al passo con l’aggressiva produzione nipponica e le sue offerte tecnologicamente allettanti per il pubblico.
Questo brevetto individua alcune linee evolutive ipotizzate dall’azienda ed è una sorta di concept model nel quale riversare soluzioni poi eventualmente condivisibili con la serie, dopo adeguata sperimentazione.
Innanzitutto il profilo esterno del corpo abbandona lo schema classico, con top orizzontale munito di ghiere funzionali a sbalzo e pentaprisma centrale che si staglia come un elemento estraneo, tutti elementi che avevano caratterizzato le Leicaflex prodotte fino ad allora, adottando una soluzione inedita nella quale il profilo del carter superiore si inclina e va a raccordarsi col pentaprisma stesso, inglobandolo nei volumi.
In questo progetto compaiono altri elementi futuristici come la ghiera dei tempi verticale e compenetrata nel top, lasciandone sporgere solo una sezione che consente di metterla in rotazione col dito indice sfruttando l’attrito sul suo bordo zigrinato; una soluzione, se ci fate caso, ampiamente utilizzata nei corpi reflex di produzione attuale; anche il pulsante di scatto viene ridefinito, dimenticando la classica forma circolare e trasformandolo in un piccolo mattoncino compenetrato nel profilo sbilenco del top.
La sistematica soppressione di ghiere e leveraggi a sbalzo prosegue trasformando l’avanzamento del film in un cursore lineare sul retro della fotocamera, servito da una presa di forza dallo sbalzo molto ridotto, mentre la piccola ghiera scorrevole sulla destra del pentaprisma probabilmente comandava l’apertura del diaframma: infatti, se osservate i disegni del brevetto, noterete che questa reflex adotta un obiettivo apparentemente fisso e anche privo di ghiere funzionali classiche con relative scale di riferimento, come se i relativi parametri fossero gestiti dalla fotocamera.
Proprio il design dell’obiettivo (per quanto risulti schematico e poco dettagliato sul documento) va messo in evidenza per il prosieguo della discussione.
Questo è il prototipo denominato Leica 32 Electronic e l’ho fotografato nelle vetrine del museo di Westlicht in Westbahnstrasse a Vienna; questa fotocamera venne concretizzata ipoteticamente fra i lanci commerciali dei modelli R3 electronic (1976) ed R4 Electronic (1980) e si tratta di un esemplare molto enigmatico, del quale non si hanno informazioni ufficiali.
Osservando le sue caratteristiche, si nota come non abbia adottato il profilo del top presente sul brevetto del 1974, mantenendo la configurazione classica con carter superiore lineare, comandi tradizionali a sbalzo per avanzamento, regolazione dei tempi e riavvolgimento e prevedendo una sagomatura evidente per il pentaprisma; pertanto l’unico elemento “moderno” nel design rispetto alla R3 di serie è costituito dalla fascia nera a contrasto che attraversa la parte superiore, la finitura “Panda” dei controlli e l’andamento perfettamente lineare della sezione frontale col marchio Leica.
Passando però all’obiettivo, possiamo subito osservare come la sua configurazione sia invece analoga a quella illustrata nel brevetto del 1974, e alla stessa stregua propone una struttura tozza con lente anteriore di grande sezione e l’apparente assenza di controlli per messa a fuoco ed apertura del diaframma, con relative ghiere e scale coi valori; in questo caso sono presenti il punto di fede rosso e il comando di sblocco sul corpo che dovrebbero indicare un obiettivo intercambiabile, tuttavia le uniche scale presenti sul barilotto sono riferite all’impostazione ASA/DIN per la sensibilità del film, una scelta curiosa perché tale informazione è necessaria al corpo macchina per determinare l’esposizione e sarebbe stato più logico e facile inserire questa regolazione sulla fotocamera.
La ghiera dei tempi di posa prevede valori fissi compresi fra 1” e 1/1000” + posa B ma non è presente alcuna posizione di automatismo, tuttavia l’assenza di controlli per il diaframma sul particolarissimo obiettivo del prototipo lascia intendere che l’apparecchio funzioni in automatico a priorità di tempi, comandando direttamente l’apertura necessaria; il fatto che non sia presente sull’obiettivo nemmeno una ghiera di messa a fuoco con relative distanze potrebbe fare pensare ad un prototipo autofocus, e in effetti Leitz proprio in quegli anni stava lavorando sul progetto Correfot (presentato una prima volta alla Photokina 1976), tuttavia gli ingombri meccanici per i componenti e le corpose batterie necessari a quel tempo non sono compatibili con questa snella fotocamera, quindi escludo che prevedesse una primizia di questo tipo; è possibile che trattandosi di un prototipo l’obiettivo fosse rifinito solo sommariamente, tuttavia il fatto che replichi il design di quello visto sul brevetto del 1974 lascia intendere una qualche esigenza funzionale legata a tale particolare architettura.
La serigrafia con i valori ASA/ISO molto simile a quella utilizzata sulla Leica R4 Electronic del 1980 per la scala dei tempi indica eventualmente una realizzazione immediatamente precedente a tale modello di serie.
Se chiamiamo in causa le Leica reflex messe in produzione prima e dopo il prototipo in questione, la R3 e la R4, osserviamo come nella Leica 32 Electronic la pulizia lineare del modulo anteriore, quasi un lingotto lavorato a CNC, costituisse un passo avanti nel design in chiave minimalista non presente nella R3 e non recepito nemmeno nella successiva R4, per quanto più armoniosa e aggraziata della precedente, e in pratica la 32 è passata come una meteora, senza lasciare traccia nella serie.
Tornando invece al brevetto originale del 1974, in realtà le sue proposte più avveniristiche sono state in seguito recepite dalla produzione Leitz, sebbene dopo oltre 2 decenni: infatti, se prendiamo il brevetto di design della Leica R8 depositato nel 1996, possiamo osservare come questa muscolosa fotocamera adottasse sia il top a profilo inclinato che integra il pentaprisma sia ghiere funzionali azionate lateralmente “ad attrito” e cursori lineari, tutti elementi effettivamente presenti nell’antesignana.
Le spigolature viste finora permettono una considerazione di carattere generale: Leitz è da sempre considerato il produttore di apparecchi a telemetro per antonomasia, arrivato sicuramente in ritardo e forse controvoglia al sistema reflex solo perché ineluttabilmente costretto dall’evolversi del mercato e dall’aggressività dei concorrenti nipponici, viceversa l’azienda ha dedicato spesso e volentieri risorse al concetto reflex, e fin da tempi non sospetti.
Infatti, anche senza considerare l’originale scatola reflex PLOOT per Leica a vite presentata già a metà anni ’30, il concetto di visione TTL con specchio ha risuonato spesso nei meandri dei suoi uffici di progettazione; ad esempio, questo brevetto fu depositato il 13 Aprile 1949 (data della richiesta prioritaria tedesca) e descrive un apparecchio a telemetro tipo Leica evoluto aggiungendo uno specchio reflex posizionato al contrario con un pentaprisma e mirino secondario nella parte inferiore, in modo da coniugare i vantaggi delle messa a fuoco telemetrica e reflex a visione diretta a seconda delle situazioni o degli obiettivi in uso.
Le illustrazioni allegate al brevetto mostrano infatti un apparecchio a telemetro con uno sbalzo nella parte inferiore che contiene il pentaprisma ed include il relativo mirino secondario per la messa a fuoco e visione reflex, pur mantenendo anche il tradizionale telemetro e oculare nella parte superiore e addirittura un doppio pulsante di scatto, differenziato per i 2 sistemi di ripresa; la sezione mostra chiaramente lo specchio a 45° rivolto verso il basso e il classico pentaprisma con vetro smerigliato ed elemento ottico dell’oculare del tutto analoghi a quelli utilizzati nelle reflex di ogni marca che si diffonderanno in seguito; questo documento mostra come il sistema reflex sia sempre rimasto nelle attenzioni dei progettisti Leitz, anche decenni prima delle Leicaflex.
Le illustrazioni supplementari mostrano anche che questo prototipo prevedeva il controllo dei tempi di otturazione tramite un cursore lineare nella parte posteriore, anticipando quindi la stessa tipologia di comandi utilizzata anche nel prototipo del 1974 e nella stessa Leica R8, sia pure per funzioni diverse.
In definitiva, furono solamente le scelte commerciali a tenere Leitz lontano dai sistemi reflex così a lungo, e anche in seguito il lavoro di ricerca e sperimentazione del design è stato molto più attivo di quanto la sequenza dei modelli di produzione Leicaflex e Leica R lascerebbe intendere.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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