La Nagel Pupille anni ’30 e la sua promiscuità ottica
Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; per tutta la storia recente della fotografia gli appassionati si sono dispersi in fazioni legate all’utilizzo dei prodotti di un determinato marchio piuttosto che di un altro, dando anche vita a simpatiche ed innocue rivalità e sfottò che strappano il sorriso; nell’ambito della produzione tedesca, le tifoserie dal palato più raffinato potevano coagularsi sotto le insegne Leitz con la sua piccola ed agile Leica, oppure apprezzare le raffinatezze tecniche e l’ampia gamma di apparecchi del colosso Zeiss, o, infine, ritirarsi nelle atmosfere rarefatte e un po’ snob del grande formato e adottare una gamma di ottiche Schneider, le più diffuse del settore.
Ogni amatore o professionista, fatalmente, si è trovato almeno una volta a trascorrere notti insonni in preda a dubbi amletici prima di abbracciare la decisione definitiva, salvo poi essere ripetutamente tormentato da ripensamenti senza fine; d’altro canto, ogni fabbricante si faceva forte della convinzione di commercializzare il migliore prodotto possibile e la sua mission era quella di imporlo su quello della concorrenza.
La piccola e deliziosa fotocamera anni ’30 di cui parleremo ora affrontava il problema con un approccio completamente diverso, dal momento che veniva commercializzata in differenti versioni che prevedevano l’adozione a corredo dei migliori obiettivi normali compatti dell’epoca, a prescindere dal loro fabbricante e da considerazioni di campanile.
L’apparecchio di cui parliamo è la Nagel Pupille, una piccola fotocamera che venne progettata dal Dr. August Nagel a Stoccarda e commercializzata a inizio anni ’30; la Nagel Pupille concretizzò la possibilità di ottenere immagini di buona qualità (grazie al formato verticale 3x4cm su rullo 120 e l’ottica di pregio) in un corpo dalle dimensioni minimali e dal design lineare e pulito; se vogliamo poteva replicare il ruolo della coeva Leica I ad obiettivo fisso, garantendone analoga compattezza e una qualità d’immagine ancora superiore grazie al fotogramma più ampio.
La Nagel Pupille si caratterizzava per un corpo macchina con spigoli arrotondati che inscriveva di stretta misura le due spolette di pellicola 127 (le quali garantivano un’autonomia da 16 fotogrammi 3x4cm); per semplificare al massimo l’apparecchio e renderlo ancora più trasportabile, il Dr. Nagel raggruppò tutte le funzioni di ripresa nel cannotto anteriore che include l’elicoide di messa a fuoco scalato da infinito a 0,7m, l’obiettivo con relativa regolazione del diaframma e un pregiato otturatore centrale Deckel Compur con tempi fino a 1/300”, mentre sul corpo troviamo solo un nottolino per l’avanzamento del film, un disco con complete referenze per la profondità di campo (molto utile in un apparecchio che si focheggiava a stima) e un semplice mirino ribaltabile, chiudendo il quale la Pupille evidenziava una struttura realmente compatta e idonea ad essere trasportata sempre al seguito.
Come si può osservare dallo schema, nonostante le sue ridottissime dimensioni l’apparecchio prevedeva di controllare tutte le funzioni necessarie ad un utente anche esperto e, se correttamente regolata, permetteva immagini di alta qualità; come accennato, l’unico limite consisteva nell’assenza di un sistema per la messa a fuoco accoppiato all’obiettivo ma il Dr. Nagel, per le rare situazioni in cui una messa a fuoco a stima su scala metrica non fosse sufficiente, aveva commissionato a Leitz la versione personalizzata di uno dei suoi classici e precisi telemetri esterni, utilizzati anche sui corpi Leica.
Questo telemetro corrisponde al modello Leitz FOFER e la versione per Nagel Pupille è riconoscibile sia per la “N” incisa sulla rotella di regolazione che per la scala delle distanze personalizzata ed estesa fino a 0,75m (oppure 2,5”); sulla capotta superiore della Pupille, a sinistra del mirino, era prevista l’apposita slitta per inserire il telemetro, anche se in questa configurazione l’apparecchio perdeva la sua straordinaria compattezza.
Per chi avesse necessità non solo di mettere a fuoco con grande precisione ma anche di inquadrare la scena in modo più confortevole, Nagel mise a disposizione due Spiegelreflexaufsatz, dispositivi che prevedevano un secondo obiettivo con relativo specchio reflex a 45° e mirino a cappuccio: il primo (quello illustrato in questa immagine d’epoca) prodotto in azienda a Stuttgart e il secondo realizzato da Meyer Goerlitz; come si può notare dall’immagine, il secondo obiettivo prevedeva un accoppiamento meccanico con quello primario che gestiva la sua messa a fuoco e trasformava temporaneamente la Pupille in una sorta di reflex biottica.
Accenniamo brevemente al suo geniale progettista e costruttore: il Dr. August Nagel aveva avviato un’attività di progettazione e produzione di attrezzature fotografiche già nel 1908; dopo la Grande Guerra acquisì la Nettel Camerawerke, disegnando popolari fotocamere di grande successo; nel 1926 l’azienda confluì nel colosso Zeiss Ikon e Nagel mantenne il ruolo da dirigente, tuttavia la posizione gli stava stretta e poco dopo, nel 1928 diede vita alla Dr. Nagel – Werk di Stuttgart, progettando e commercializzando fra le altre cose anche la Pupille; qualche anno dopo la Eastman Kodak, a quel tempo alla ricerca di una base operativa in europa, trovò un accordo col fondatore e acquisì l’azienda, che dal 1932 diventò Kodak Aktiengesellschaft Dr. Nagel – Werk Stuttgart, mantenendo comunque Nagel in persona a libro paga nel ruolo di consulente; questa importante passaggio di consegne avvenne durante la fase produttiva della Pupille, quindi esistono esemplari assemblati nel periodo di entrambe le proprietà.
La Nagel Pupille fu quindi un piccolo apparecchio di squisita fattura, tuttavia le ragioni per le quali lo sto portando alla vostra attenzione riguardano soprattutto il suo corredo ottico.
Infatti il Dr. August Nagel non progettava in azienda l’obiettivo fisso che la equipaggiava ed era libero di adottare il modello preferito; Nagel approfittò di questa particolare condizione per una scelta a dir poco salomonica: infatti per il normale della Pupille furono selezionati addirittura 7 obiettivi differenti che costituivano il gotha della produzione del tempo!
Furono quindi disponibili 7 allestimenti diversi di Nagel Pupille che, a seconda delle preferenze del cliente, poteva arrivare equipaggiata con un Leitz Wetzlar Elmar 5cm 1:3,5 (lo stesso della Leica), uno Schneider Xenar 5cm 1:3,5, uno Schneider Xenar 5cm 1:2,9, uno Schneider Xenon 4,5cm 1:2, un Carl Zeiss Jena Tessar 5cm 1:3,5, un Carl Zeiss Jena Tessar 5cm 1:2,8 oppure un Cooke Anastigmat 50mm (2”) 1:3,5: si può quindi affermare che questa piccola e agile fotocamera metteva d’accordo tutti, consentendo a ciascun cliente di flirtare con la marca di obiettivi (tedeschi) preferita, senza ulteriori compromessi, con l’ulteriore outsider del Cooke Anastigmat per gli indecisi o incontentabili.
Il sogno di una libera scelta dell’ottica che ha sempre accompagnato i fotografi e solo ora si concretizza grazie alle mirrorless dal cortissimo tiraggio; ebbene, Nagel lo trasformava in realtà già nel 1931, sebbene la scelta fosse univoca e definitiva.
Dal punto di vista statistico, la maggioranza delle Pupille che riemergono oggi sono equipaggiate con un Leitz Elmar 5cm 1:3,5, specialmente quelle della prima ora, mentre i modelli più tardi, già realizzati sono l’egida di Eastman Kodak, mostrano una prevalenza per l’economico e compatto Xenar 5cm 1:3,5 e per il luminoso Xenon 4,5cm 1:2; in ogni caso queste serie tardive sono spesso abbinate ad ottiche Schneider, forse perché in quegli anni la Leica stava incontrando un certo successo e la casa di Wetzlar non aveva interesse a supportare direttamente la costruzione di un apparecchio che, per dimensioni e destinazione d’uso, poteva entrare in concorrenza con il loro gioiellino, mentre l’accordo con Schneider si perfezionò nel tempo, come confermato dal corredo ottico applicato sulle successive Kodak Retina prodotte nello stabilimento ex-Nagel di Stoccarda e anch’esse invariabilmente dotate di ottiche Xenar o Xenon.
Ai più attenti non sarà sfuggito che la focale da 5cm (o addirittura 4,5cm nel caso dello Xenon a 6 lenti con schema Doppio Gauss) non viene abbinata ad un classico fotogramma 24x36mm ma ad un più ampio 30x40mm; pertanto questa vocazione da compatta da tenere in borsa sempre pronta all’uso per situazioni di reportage e foto candid veniva implementata da una copertura che diveniva leggermente grandangolare, arrivando nel caso dello Xenon ad avvicinare i 60° di campo e configurando la classica inquadratura delle ottiche da 38mm – 40mm sul 24x36mm che tipicamente equipaggiavano le recenti fotocamere compatte analogiche ad ottica fissa, perfette per le riprese quotidiane del fotografo non smaliziato.
Che modernità in questa soluzione, considerando che a quel tempo il concetto stesso di obiettivo grandangolare doveva ancora entrare nel lessico visivo e formale dei fotografi! Naturalmente la copertura delle ottiche adottate veniva sfruttata in modo più severo, tuttavia sia l’Elmar che gli Xenar e Xenon garantivano una copertura angolare ridondante rispetto a quella richiesta dal classico 24x36mm e il Dr. Nagel ha sfruttato proprio questa caratteristica per utilizzare su un formato 127 leggermente più ampio obiettivi che erano già in regolare produzione.
La Pupille fu dunque un apparecchio interessante e con la sua borsa pronto in cuoio di splendida fattura non era solamente una fotocamera di piccole dimensioni da portare sempre con sé ma un vero must-have che occhieggiava un pubblico anche femminile; la possibilità di scegliere liberamente l’obiettivo in dotazione fra 7 modelli di 4 prestigiose marche diverse e con 3 aperture differenti costituiva sicuramente un plus, sebbene molti clienti tipo dell’apparecchio non avessero obiettivamente le competenze per una decisione diretta in tal senso e si limitavano ad acquistare il modello pronta consegna, qualunque fosse l’ottica abbinata; resta comunque un esempio della classica perfezione progettuale e costruttiva tedesca, profusa a piene mani anche nel caso di un apparecchio sostanzialmente semplice e, soprattutto, almeno per una volta consentiva di mettere da parte le scelte faziose nel settore dell’ottica, accontentando tutti.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
Ottima e esauriente rievocazione della Pupille, scritta nello stile colto e elegante che contraddistingue i contributi del signor Gavina.