Komamura per Horseman 6x9cm

Esposimetro TTL Komamura per Horseman 6x9cm

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; Gli apparecchi tecnici di medio-grande formato che utilizzano chassis con lastre piane o dorsi per film in rullo sono stati un cavallo di battaglia dei professionisti per decenni, cavalcando l’onda del successo almeno fino agli anni ’70, tuttavia un’importante limitazione operativa corollario della loro concezione progettuale è sempre stata l’impossibilità di utilizzare un esposimetro TTL incorporato che permettesse di misurare l’esposizione attraverso l’obiettivo, tenendo quindi in debito conto qualsiasi variabile come filtri, prolunghe e quant’altro; alcuni grandi produttori indipendenti di esposimetri hanno realizzato modelli modificati che potevano montare una sonda accessoria, con relativo cavo di interfaccia, da posizionare sul piano focale davanti al vetro smerigliato e misurare quindi in modalità TTL ma l’unico dispositivo interamente progettato in seno all’azienda produttrice della fotocamera e con struttura monolitica perfettamente integrata è il modello Horseman protagonista di questo racconto.

Le fotocamere Horseman erano prodotte dalla Komamura Photographic Company Limited e negli anni ’70 la loro progettazione razionale, l’elevata qualità costruttiva e, non ultimi, gli ottimi obiettivi progettati da Topcon / Tokyo Kogaku la portarono per un breve periodo a rivaleggiare decorosamente con la storica pietra di paragone del settore, ovvero la tedesca Linhof.

Buona parte di questo successo dipende dalla genialità del fondatore, Masaji Komamura, che non si limitava a fornire un contributo manageriale all’azienda ma spesso progettava in prima persona i prodotti che venivano poi commercializzati col marchio Horseman, e così fu anche per questo particolare esposimetro.

 

Questo delizioso accessorio anni ’60, il cui design oggi appare inequivocabilmente legato alla sua epoca ma la cui qualità costruttiva rimane encomiabile, incorpora un fotoresistore al solfuro di cadmio (CdS) celato dietro un grande pannello diffusore bianco la cui superficie corrisponde a quella di un fotogramma 6x9cm: infatti questo dispositivo era destinato proprio alle Horseman 6x9cm con vetro smerigliato sul piano focale e veniva inserito al posto del medesimo esattamente come uno dorso portarulli; a questo punto l’area fotosensibile si trovava sul piano focale e il circuito esposimetrico incorporato permetteva di misurare l’esposizione in modalità TTL (ovviamente previa apertura dell’otturatore e chiusura del diaframma al valore prescelto), indicando un valore EV che andava riportato manualmente su un regolo calcolatore sul quale era stato selezionato in precedenza il valore ASA / DIN corrispondente alla sensibilità del film in uso; al valore EV selezionato sul regolo corrispondeva il tempo di otturazione necessario per una corretta esposizione; noterete che i tempi sono scalati in frazioni da 1/3 di valore: ovviamente l’otturatore dell’apparecchio non è in grado di selezionare frazioni intermedie, quindi eventualmente la regolazione fine, qualora l’esposizione indicasse un valore intermedio, andava finalizzata correggendo leggermente l’apertura di diaframma per disporre di un tempo d’otturazione intero.

L’enorme superficie dedicata alla misurazione della luce sul piano focale garantiva all’accessorio una notevole sensibilità anche in situazioni di illuminazione molto debole: infatti il regolo calcolatore prevede tempi compresi fra 1/1.000” e addirittura 40 minuti primi e anche la scala dei valori luce gestibili è in solitamente estesa, spaziando fra 19 e -5 EV, un valore davvero insolito che, abbinato alla ridotta apertura massima che caratterizza gli obiettivi destinati a questi apparecchi, poteva realmente significare anche svariati minuti di posa (valori però difficili da gestire per il noto difetto di reciprocità delle emulsioni, specie a colori).

L’accessorio è regolarmente marcato Horseman e venne denominato pomposamente “Optical Exposure Computer”, tradendo un certo orgoglio nel produttore/progettista per quest’oggetto che indubbiamente – ai suoi tempi – costituiva un elemento molto qualificante per il sistema.

La ghiera zigrinata che sporge sul lato destro era un interruttore/selettore, azionando il quale dietro la finestra sul frontale scompariva il pannellino con la scritta OFF, sostituito da altri tre con diversi settori della scala EV (valori bassi, medi e alti); a seconda del settore visualizzato erano collegati diversi resistori sul circuito affinchè il galvanometro indicasse il valore corretto e fra le posizioni a scatto della ghiera principale una corrispondeva anche al test per verificare la carica delle batterie.

La parte anteriore è rifinita in nero raggrinzente antiriflessi e presenta un grande adesivo bianco con chiare indicazioni relative al costruttore, i brevetti che tutelano il progetto, la posizione della vite di calibrazione del galvanometro e la tipologia delle due batterie (differenti) necessarie per l’alimentazione e posizionate sotto i due tappi marcati “A” e “B”.

Complessivamente la costruzione è molto curata e razionale, in linea con gli elevati standard di tutto il sistema Horseman.

Il dispositivo è coperto da analogo brevetto giapponese, tedesco e inglese; per comodità di comprensione ho provveduto a estrapolare i dettagli salienti da quest’ultimo.

La prima richiesta di registrazione venne formalizzata in Giappone nell’Aprile 1965 e il titolare del progetto è proprio Masaji Komamura in persona, fondatore dell’azienda che produceva gli apparecchi Horseman; il claim principale specifica che il brevetto è relativo ad un esposimetro in grado di misurare la luce direttamente sul piano focale dell’apparecchio fotografico.

I disegni relativi all’oggetto brevettato lo mostrano già in configurazione definitiva, simile a quella del modello di produzione; nella finestra sopra al regolo calcolatore è possibile vedere cosa appare quando l’accessorio è in funzione, ovvero un settore della scala EV, frazionata per ottenere una migliore precisione di lettura.

Questo stralcio dal testo conferma che l’esposimetro è destinato ad apparecchi Horseman 6x9cm, prodotti dalla stessa azienda della quale il progettista dell’accessorio brevettato è fondatore.

Lo schema tecnico mostra chiaramente le due differenti batterie (4a e 4b) necessarie ad alimentare il particolare circuito ideato da Masaji Komamura; lo swith n° 9 è collegato direttamente alla manopola esterna e consente di selezionare diversi livelli di lettura e di verificare la carica delle batterie mentre una opzione del progetto escludeva il regolo esterno, visualizzando direttamente il valore ASA e i tempi di posa nella finestra orizzontale del galvanometro.

L’Horseman Optical Exposure Meter era quindi un accessorio ben progettato e costruito con criteri di qualità che permetteva di accedere alla misurazione TTL su apparecchi “difficili” come la Horseman 6x9cm;  la sua progettazione da parte di Masaji Komamura in persona ci riporta a tempi romantici in cui la realtà dell’uomo-azienda era ancora possibile e nei quali un singolo individuo geniale poteva ancora fare la differenza; dal punto di vista tecnico, il maggiore pregio dell’esposimetro (la grande sensibilità) diviene in realtà anche il suo limite principale: infatti questa sensibilità è stata ottenuta estendendo l’area di misurazione all’intero fotogramma disponibile, senza alcuna possibilità di leggere selettivamente su una singola porzione della scena, e questo in molti casi può fornire misurazioni inadeguate, a meno di non avvicinare molto l’apparecchio all’area più importante del soggetto o di ruotarlo per escludere settori fuorvianti come un cielo molto luminoso.

Resta comunque un oggetto ingegnoso, sensato, ben progettato e ben costruito, testimone di momenti storici in cui ottenere una bella fotografia richiedeva sicuramente molta più attenzione e consapevolezza, considerazione che mi rimanda sicuramente un po’ di rimpianto.

Un abbraccio a tutti – Marco chiude.

 

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