Hasselblad Xpan

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; l’azienda Hasselblad di Goteborg ha rappresentato per decenni un punto di riferimento tecnico e stilistico e le sue fotocamere erano ampiamente apprezzate da un’utenza trasversale non solo per l’eccellenza dei contenuti tecnici e la qualità impeccabile ma anche per il senso di sicurezza e stabilità che questi modelli sempre uguali a se stessi suscitavano, offrendo un’eccezionale garanzia contro l’obsolescenza grazie alla completa compatibilità dei vari elementi del corredo, sebbene prodotti in periodi diversi, al punto che qualsiasi componente del sistema C con otturatore centrale realizzato dal 1957 in avanti si poteva regolarmente interfacciare con gli altri elementi, una caratteristica molto apprezzata dai professionisti che potevano così evolvere il loro corredo nel tempo senza affrontare inutili investimenti per aggiornare i pezzi più datati.

Questa magica condizione di stallo non poteva naturalmente resistere in eterno, indifferente ai cambiamenti tecnici, operativi e di costume che nel frattempo si manifestavano nel settore, e venne il momento in cui il management dovette ammettere che il leggendario cubo Hasselblad risalente al tempo di guerra non era più sufficiente per reggere le sorti dell’azienda, imponendo una diversificazione nella gamma dei prodotti che andasse ben oltre la riedizione dello stesso, immutabile concetto, come era stato per la serie 2000 anni ’70 con otturatore a tendina; veniva quindi richiesto un taglio netto col passato e la concezione di un nuovo sistema dal foglio bianco, proponendo caratteristiche tecniche ed operative nettamente differenziate conservando tuttavia i valori tradizionali apprezzati dai clienti affezionati, quali robustezza, precisione costruttiva ed eccellente qualità d’immagine.

 

 

Per gestire questa autentica patata bollente gli uomini di Goteborg si appoggiarono ad un partner giapponese col quale stavano già pianificando la transizione dai costosi obiettivi Carl Zeiss a modelli di loro produzione, un esperimento già operativo con lo zoom FE 60-120mm 1:4,8, non a caso semplicemente marcato Hasselblad e non più Carl Zeiss; questa azienda, dotata di illimitate risorse tecniche e produttive, era la Fuji Photo Film Co. e l’apparecchio che nacque da questa sinergia fu la celebre Hasselblad Xpan, un apparecchio che in effetti tagliava radicalmente i ponti col passato, abbandonando le sembianze della reflex 6x6cm modulare e proponendo invece una fotocamera a telemetro di generose dimensioni, quasi una Leica nutrita a steroidi, che traeva ispirazione dal celebre apparecchio tedesco anche nel mirino dotato di cornici mobili per l’inquadratura e nel sistema di messa a fuoco telemetrica con relativo braccio di accoppiamento meccanico nella baionetta d’innesto; per la prima volta in casa Hasselblad l’apparecchio utilizzava comune pellicola 35mm in caricatori standard, tuttavia il nuovo modello permetteva di sfruttare 2 differenti formati, il classico 24x36mm e un frame accelerato da 24x65mm per riprese panoramiche, approdando quindi alla qualità da medio formato che era una prerogativa irrinunciabile per una fotocamera marcata Hasselblad e che veniva garantita da 1.548 mm2 di superficie utile contro gli 864 mm2 del 24x36mm.

Occorre tuttavia sottolineare che lo sviluppo e la produzione di questo apparecchio e dei relativi obiettivi venne interamente finalizzato da Fuji Photo Film Co., pertanto il fabbricante svedese si limitava ad un rebranding del prodotto finito, seppure di eccellente qualità, una consuetudine che verrà replicata anche in seguito e che personalmente non apprezzo, anche considerando il plus aggiuntivo sul listino per le versioni griffate Hassy.

 

 

In ogni caso il know-how di Fuji nel settore era al di sopra di ogni dubbio e le sue dimensioni e diversificazione aziendale permettevano di gestire interamente la produzione, dal vetro ottico al prodotto finito; per quanto riguarda la scelta di realizzare un apparecchio a telemetro analogo ad una Leica M ma destinato a formati superiori, sebbene il vero antequem si possa individuare nella Graflex Combat 70 progettata dall’ex-Zeiss Ikon Hubert Nerwin e prodotta dal 1953 per uso militare, la Fuji Photo Film Co. poteva più semplicemente riferirsi alla sua esperienza pregressa con apparecchi a telemetro ad ottiche intercambiabili per il formato 6x9cm che avevano esordito col modello G690 alla Photokina dell’Autunno 1968, ben trent’anni prima della Xpan; pertanto per Fuji più che un salto nel vuoto era una sorta di ritorno al futuro, e neppure tanto lontano dal momento che la fortunata linea di “Leicone” 6x9cm della casa, prima ad ottica intercambiabile e poi fissa, è rimasta in produzione evolvendosi per decenni.

 

 

L’apparecchio sviluppato da Fuji e commercializzato come Hasselblad Xpan prevede naturalmente un design più moderno e una linea più filante rispetto alle progenitrici, grazie anche al maggior sviluppo del corpo imposto dalle insolite proporzioni del formato; tenendolo in mano si ha quasi la sensazione di brandeggiare un lingotto di materiale prezioso, e l’impressione non è così campata in aria, considerando ad esempio che la calotta è ricavata calandrando una lastra di titanio.

L’immagine del corpo senza obiettivo mostra le evidenti convergenze tecniche con i corpi Leica M, partendo dal sistema di accoppiamento al telemetro per gli obiettivi, passando per le finestre telemetriche e del mirino ed arrivando al settore riflettente sulla tendina dell’otturatore sul quale è orientato un fotodiodo per la lettura esposimetrica TTL; quest’ultimo elemento ha uno sviluppo orizzontale ed è concepito per una misurazione che non sia negativamente influenzata dalla luminanza del cielo.

 

 

L’arrivo di una nuova generazione di apparecchi Hasselblad è sempre un evento epocale nel settore e l’azienda, dopo il lancio nel 1998, ha provveduto a promuovere adeguatamente il corredo Xpan; questa è la copertina della prima e oggi rara brochure in lingua italiana, sulla quale veniva subito ribadito inequivocabilmente il punto di forza della fotocamera: la possibilità di operare con 2 differenti formati.

 

 

I creativi predisposero anche brochure con pagine ad anta ripiegate che consentivano di visualizzare l’immagine dello stesso soggetto nello scatto convenzionale 24x36mm e, aprendo la pagina, anche nel formato panoramico 24x65mm, scegliendo opportunamente fotografie nelle quali il settore supplementare inserisse nuovi elementi che modificavano radicalmente la percezione, fornendo un valore aggiunto alla visualizzazione stretta, come questa affiatata coppia di coniugi svedesi che ha messo al mondo addirittura 9 bei ragazzi, tutti visibili ed allineati nella foto 24x65mm mentre nello scatto 24x36mm compare solamente l’ultimogenito sulle spalle del padre, proponendo quindi un messaggio drasticamente diverso.

 

 

La prima brochure sottolinea la maneggevolezza e la leggerezza dell’apparecchio, ottenute grazie all’ampio ricorso a leghe leggere e pregiate, e mostra una striscia di pellicola 35mm con immagini alternate di entrambi i formati; curiosamente venne deciso di enfatizzare la presenza del sistema per il bracketing automatico di 3 fotogrammi diversamente esposti, una caratteristica che non ritengo così determinante sia perché si potrebbe facilmente mettere in atto modificando li tempo di posa o il diaframma di lavoro, sia perché un utente esperto come quello probabilmente interessato alla Xpan è in grado di valutare come esporre a colpo sicuro e senza affidarsi a questa procedura mangia-pellicola.

 

 

Una seconda brochure in lingua italiana, anch’essa oggi difficile da reperire, utilizzava una copertina standardizzata con le versioni per gli altri paesi, proponendo una classica immagine Xpan abbinata ad uno slogan molto efficace: “For a world less square”, un riferimento autoironico al mezzo secolo di immagini Hasselblad precedenti ed invariabilmente quadrate!

 

 

La quarta di copertina della stessa brochure presenta le caratteristiche tecniche generali abbinate ad un’immagine verticale d’impatto nella quale lo sviluppo accelerato del nuovo formato 24x65mm rivela tutta la sua efficacia.

Vediamo dunque quali sono i dettagli significativi di questa fotocamera progettata da Fuji e commercializzata da Hasselblad.

 

 

Di primo acchito il family-feeling con i corpi Leica M risulta evidente, e anche la ghiera posizionata anteriormente, accanto all’impugnatura, è a sua volta la citazione di un analogo elemento della Leica CL, sebbene con funzione diversa; naturalmente le dimensioni in gioco sono differenti: la Xpan misura 166mm di larghezza per 82mm di altezza e 51mm di spessore, tuttavia lo chassis in alluminio con calotte in titanio permette di contenere il peso a 720g (batterie escluse), cui vanno aggiunti i 235g dell’obiettivo standard 45mm 1:4; l’alimentazione è fornita da 2 batterie al litio tipo CR2 da 3v montate in serie, per 6v complessivi, e in assenza di esse l’apparecchio non può funzionare, tuttavia è presente un riferimento grafico per il loro stato di carica nel display applicato al dorso posteriore.

 

 

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I sogni di una riedizione digitale si scontrano con le dimensioni dell’ipotetico sensore e la proiezione non telecentrica di ottiche compatte progettate in questo modo, tuttavia nessuno vieta di giocare come ho appena descritto e far rivivere i mitici fotogrammi 24x65mm anche in ambiente numerico, svegliando a nuova vita le gloriose ottiche Xpan, tuttora validissime.

 

 

Come ultima annotazione segnalo che quando venne presentata la fotocamera digitale medio formato Hasselblad X1D, caratterizzata da un struttura estremamente compatta e da un tiraggio molto corto, il fabbricante rese disponibile un anello adattatore originale da Xpan ad X1D, permettendo quindi riadattare le 3 ottiche del sistema su questa nuova fotocamera digitale; il sensore della X1D misura circa 44x33mm e costituisce l’unico caso in cui sia possibile utilizzare le ottiche Xpan in digitale su un sensore dalle dimensioni superiori al 24x36mm, sfruttando comunque solo parzialmente la copertura da esse garantita (al sensore X1D bastano circa 27mm di semidiagonale a fronte dei 34mm consentiti dagli obiettivi Xpan) e senza tuttavia riuscire a replicare in uno scatto singolo le dimensioni del fotogramma panoramico originale 24x65mm.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

 

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