Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; spesso in fotografia si sente parlare di campo e controcampo, magari riferiti ad un’immagine di cui esiste anche un altro scatto che immortala il fotografo stesso nell’atto di realizzarla; il caso che vi propongo oggi, proveniente dal mio percorso personale di un quarto di secolo fa, rappresenta un’occasione analoga ma ancora più radicale, il cui denominatore comune è Giorgetto Giugiaro.
Giorgetto Giugiaro, classe 1938, è uno straordinario designer industriale ed italico vanto alla cui matita si devono autentici capolavori in svariati settori, soprattutto quello automobilistico; una delle vetture più famose da lui disegnate negli anni giovanili è l’Alfa Romeo Giulia GT, filante ed aggressiva coupè su meccanica Giulia – tipo 105 lanciata sul mercato nel 1963 e da lui tratteggiata durante un apprendistato all’atelier Bertone a inizio anni ‘60.
La Giulia GT (qui in una versione GT 1300 Junior) fu una delle auto più iconiche degli anni ’60 e inizio anni ’70, ammirata e desiderata da tutti: rampolli benestanti e signore distinte, incalliti da bar e insospettabili padri di famiglia col tarlo del piede pesante; per 3 lustri la filante coupè immaginata da Giugiaro ha calcato le scene diventando un modello leggendario.
Io stesso, pur non appartenendo anagraficamente alla sua generazione, ho avvertito il fascino di quella stagione, e fra il 1984 e il 1995 ho tenuto questo esemplare del 1972, caratterizzato da evoluzioni estetiche nel frontale subentrate al passaggio della decade.
Comprendo che finora non si configuri una pretta correlazione fotografica; veniamo quindi ad un’ulteriore fase della brillante carriera di Giugiaro, quando nella seconda metà degli anni ’70 si accordò con la Nippon Kogaku per concepire il design industriale e l’ergonomia funzionale dei corpi macchina Nikon del futuro; i primi frutti di questa notevole join-venture, che rispondeva a tono al fantastico binomio Yashica-Contax / studio Porsche della Contax RTS, furono la Nikon EM del 1979 e la Nikon F3 del 1980, alle quali seguirono diversi altri modelli, alcuni descritti qui col brevetto originale.
Troviamo quindi la firma di Giorgetto Giugiaro nel design della Nikon F5, ammiraglia anni ’90.
Sono sue anche le linee avveniristiche del corpo professionale digitale Nikon D4.
Così come Giugiaro ideò le forme di un corpo moderno e dal design sofisticato come la Nikon F-601.
Quando Giugiaro sviluppò la Nikon F3, fra le sue idee scartate dalla Nippon Kogaku perché troppo avanzate per i tempi c’era anche l’ipotesi di un corpo macchina dotato di impugnatura ergonomica sporgente, modellata su base F3; questa versione non entrò mai in produzione ma il designer conservò l’idea per la successiva Nikon F4 del 1988, quando i tempi erano ormai maturi per corpi sinuosi e modellati, grazie anche al precursore Canon T-90 che aveva sdoganato tali linee.
Giorgetto è quindi responsabile anche del design di questo ulteriore corpo, uno dei più apprezzati in ambito professionale dai Nikonisti, e che io stesso, a suo tempo, ho largamente usato in 2 esemplari con grande soddisfazione (l’immagine illustra il secondo corpo, tuttora a corredo).
Torniamo al discorso di campo e controcampo; un bel giorno di metà anni ’90 mi recai sulle colline per una scampagnata con i miei genitori, e portai al seguito una Nikon F4s con alcuni obiettivi Nikkor, tenendo montato in macchina questo 35mm f/1,4 AiS; strada facendo, vicino alla meta, mi fermai un attimo, misi papà al volante dell’auto ed immortalai su diapositiva la vettura che stavamo utilizzando perché ero in procinto di venderla e volevo una sua foto recente, realizzandola appunto con la F4s ed il Nikkor 35mm f/1,4; tuttavia la vettura era…
…proprio la mia Giulia GT, ormai arrivata a notevoli livelli di elaborazione meccanica, come suggerito dall’emblema Autodelta sul parafango e dal relativo quadrifoglio bianco usato sui GTAm da competizione.
Pertanto questa immagine non immortala soltanto una coupè sportiva la cui carrozzeria venne disegnata da Giorgetto Giugiaro ma la stessa fotocamera con la quale fu scattata la relativa diapositiva era frutto della sua matita: più campo e controcampo di così…
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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