Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; questo contributo è destinato principalmente ai Nikonisti di vecchia scuola ma costituisce comunque una curiosità storica interessante per tutti gli appassionati, e riguarda la retrocompatibilità fra varie generazioni di corpi macchina e obiettivi Nikon, un argomento che per molto tempo ha rappresentato un autentico vanto della casa, un atout che veniva giustamente sbandierato; nel nostro caso parleremo di interfaccia esposimetrica fra moderni i obiettivi AF-Nikkor e i corpi macchina più obsoleti del sistema F.
Per aggiornare chi non abbia pratica con gli obiettivi Nikkor del periodo classico o sia fedele a sistemi di altre marche, occorre specificare che dal 1959 al 1977 l’accoppiamento fra la ghiera del diaframma nell’obiettivo e il simulatore dell’esposimetro sul corpo macchina avveniva in modo un po’ rozzo ma efficiente grazie ad una piccola forchetta metallica fissata con due viti sulla ghiera dell’ottica, dietro la serie di valori di apertura e in corrispondenza di 1:5,6; un pivot collegato ad una resistenza variabile era predisposto sul corrispondente corpo macchina e al montaggio veniva ingaggiato dalla forchetta e quindi trascinato dal movimento della ghiera stessa, indicando all’apparecchio il valore effettivamente impostato e permettendogli di suggerire la corretta esposizione; dal 1959 al 1977 la forchetta ha avuto l’aspetto di quella esibita da questo Nikkor 18mm 1:4 del 1974, cioè in metallo pieno e con le due viti di fissaggio rivolte verso l’interno.
Nel 1977 la Nikon introdusse una piccola rivoluzione, modificando l’interfaccia esposimetrica con l’introduzione del celebre accoppiamento Ai: in questo caso l’accoppiamento fra i due elementi avveniva grazie ad una ghiera coassiale alla baionetta del corpo che prevedeva, ad ore 2, un pivot sporgente che si appoggiava ad una sporgenza predisposta nella parte posteriore della ghiera del diaframma, in modo da essere trascinata nella sua rotazione verso destra, mentre per la fase di ritorno il pivot Ai del corpo Nikon era mantenuto a contatto con la camma dell’obiettivo da una molla antagonista che riportava la ghiera del corpo macchina alla posizione di partenza; con questo aggiornamento la celebre ed iconica forchetta non aveva più alcuna implicazione funzionale, tuttavia venne comunque mantenuta sui nuovi obiettivi Ai (e lasciata fino alle ultimissime serie realizzate nel nuovo Millennio) per consentire ai Nikonisti che utilizzavano ancora i corpi di vecchia generazione di montare le nuove ottiche e di sfruttarle senza alcuna limitazione, in ossequio al principio di non obsolescenza che abbiamo già chiamato in causa; questa nuova serie di ottiche, come il Nikkor 15mm 1:3,5 della foto, è immediatamente riconoscibile perché nella ghiera del diaframma è stata aggiunta una seconda serie di numerazioni destinata alla lettura del valore nel mirino, tramite un periscopio, e nella forchetta sono state previste due asole per illuminare i corrispondenti valori di 1:4 ed 1:8, inoltre questo componente è stato ruotato di 180 gradi e ora le due viti di fissaggio sono esposte anteriormente.
In questa immagine di una Nikkormat EL del 1974 equipaggiata con un Nikkor-H-C 85mm 1:1,8 della stessa epoca si può osservare molto chiaramente l’interfaccia esposimetrica, col pivot del corpo macchina ingaggiato nell’incavo della forchetta.
Viceversa, in questo corpo Nikon F2AS, il mirino-esposimetro Photomic DP-12 è già aggiornato al sistema di accoppiamento Ai con la ghiera del diaframma di nuovo tipo presente nelle corrispondenti ottiche (come questo zoom-Nikkor Ai 28-45mm 1:4,5) e la relativa interfaccia viene evidenziata dalla freccia gialla; si nota chiaramente come la forchetta metallica, ora conforme alle nuove specifiche con doppia asola e viti anteriori, sia un residuo vestigiale privo di qualsivoglia funzionalità, mantenuto per consentire la retrocompatibilità con i corpi macchina prodotti dal 1959 al 1977.
Con l’avvento delle ottiche AF-Nikkor, nel settembre 1986, venne mantenuta la classica ghiera del diaframma manuale ma in questa nuova serie la forchetta di accoppiamento esposimetrico pre-Ai fu omessa, forse immaginando che un cliente equipaggiato con moderni corpi Nikon autofocus non avrebbe indugiato con nostalgie di un ormai lontano passato e mettendo in conto anche considerazioni di carattere estetico (una forchetta metallica di quel genere si armonizzava bene con i primi Nikkor anni ’60 ma sui nuovi ed aggressivi modelli autofocus appariva realmente fuori luogo).
La Nippon Kogaku (di lì a poco Nikon Corporation) non aveva tuttavia abbandonato il lodevole principio della non obsolescenza; pertanto, sebbene la forchetta di interfaccia meccanica non fosse più prevista come equipaggiamento standard, la casa decise di mantenere la possibilità di applicarla a posteriori anche sui nuovi AF-Nikkor, a discrezione del cliente.
A riprova di ciò, osservando questo manuale tecnico di riparazione del Nikon AF-S Zoom-Nikkor 17-35mm 1:2,8 IF ED D distribuito dalla casa nel Settembre 1979, un’apposita scheda informativa è dedicata proprio all’applicazione aftermarket della famosa forchetta esposimetrica; infatti, come chiunque può verificare, i tutti gli obiettivi AF-Nikkor antecedenti alla serie G (cioè quelli che prevedono ancora la ghiera del diaframma manuale) sono presenti due punti di riferimento sulla ghiera in plastica in corrispondenza dei valori 1:4 ed 1:8; questi elementi fungono da riferimento per praticare due fori da 1,1mm di diametro (la plastica è molto tenera, si può fare anche manualmente fissando la relativa punta su un mandrino manuale) ed applicare la relativa forchetta tramite 2 piccole viti; in questo modo il moderno obiettivo AF-Nikkor si poteva montare anche su una Nikon F con esposimetro esterno al selenio di inizio anni ’60 mantenendo l’interfaccia al Photomic esattamente come avveniva con le ottiche commercializzate all’epoca.
Nel manuale è specificato un particolare tipo di forchetta perché non esisteva un modello univoco: curvatura, sagomatura e larghezza della piastrina di fissaggio potevano variare in funzione delle specifiche caratteristiche dei vari obiettivi.
In questa immagine dell’AF-S Zoom-Nikkor 17-35mm 1:2,8 IF ED D montato su una Nikon D-100 del 2002 (che formidabile accoppiata a quei tempi!) la grafica evidenzia la posizione in cui occorre realizzare i due fori per montare tale accessorio.
Personalmente, osservando quei punti di riferimento sulla ghiera dei nuovi AF-Nikkor appena lanciati, avevo intuito subito di cosa si trattasse e siccome fino allo scadere del Millennio utilizzavo ancora saltuariamente alcuni corpi Nikon F, F2 e Nikkormat che prevedevano l’accoppiamento di vecchia generazione, già allora avevo provveduto a montare la famosa forchetta su alcuni obiettivi che desideravo sfruttare anche su corpi classici, procurandomi il ricambio presso i centri di assistenza Nikon (allora era disponibile) o da amici negozianti che avevano tolto le forchette ad obiettivi Nikkor manual focus per renderli all’apparenza più moderni; ecco alcuni esempi.
Questo AF-Nikkor 85mm 1:1,8 (antecedente alla serie “D” e prodotto a fine anni ’80) è qui correttamente montato su una Nikon F601AF, tuttavia l’aggiornamento retrogrado con la forchetta sulla ghiera del diaframma mi ha consentito di utilizzarlo sui corpi di vecchia generazione, e l’ho sfruttato con soddisfazione anche sulla F2S DP-2.
Questo AF-Nikkor 300mm 1:2,8 IF ED appartenente alla primissima generazione (matricola 200.436) fu prodotto nella primavera 1987 e anche in questo caso ho provveduto ad applicare la forchetta esposimetrica con l’intenzione di utilizzarlo su F Photomic ed F2 Photomic, sfruttando l’ampia e funzionale ghiera gommata di messa a fuoco manuale.
Il dettaglio mostra come la vecchia forchetta trovi debitamente posto anche sulla ghiera del nuovo 300mm 1:2,8 AF, trasformandolo in un obiettivo compatibile con tutti i corpi prodotti dal 1959 fino all’abolizione dell’interfaccia Ai a favore di trasmissione dati esclusivamente tramite contattiere.
Questa compatibilità trans-generazionale era un autentico plusvalore, appannaggio di pochi brand come Nikon, Leica e Hasselblad, che consentiva al fotografo di costruirsi nel tempo un corredo importante senza il rischio di ritrovarsi di punto in bianco con parte della preziosa attrezzatura non più utilizzabile; Nikon non ha mai abbandonato la leggendaria baionetta tipo F del 1959, nonostante le ovvie limitazioni meccaniche nella progettazione di obiettivi molto luminosi, e sebbene col tempo abbia aggiornato le interfacce agli obiettivi rendendo completamente operativi solo i modelli dotati di motore AF incorporato e diaframma gestito via contatti dal corpo macchina, per molto tempo schiere di fotografi hanno potuto godere della qualità ed affidabilità Nikon accoppiando a piacere corpi ed obiettivi di serie, epoche e generazioni differenti, grazie ad autentici ponti temporali come il dettaglio descritto in questo pezzo.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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