Documentazione Contax per i sovietici

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; l’Unione Sovietica pagò indubbiamente un pesantissimo tributo di sangue per orientare le sorti del Secondo Conflitto Mondiale e, al termine delle ostilità, l’imperativo era quello di acquisire dalla Germania sconfitta quanto più possibile in ogni campo come risarcimento per i danni di guerra; naturalmente questo non avrebbe ripagato in alcun modo i milioni di giovani vite immolate senza particolari remore o raffinatezze tattiche ma il miraggio di mettere le mani sulla superiore tecnologia del Dritten Reich era in ogni caso una prospettiva allettante per un grande paese che, nonostante gli ambiziosi piani quinquennali di Stalin, stentava ad uscire da un retaggio di arretratezza rurale.

Purtroppo, per il settore fotografico, l’accesso preventivo dei Contingenti Alleati alle aree nelle quali erano concentrati i più importanti brand del settore (effettivamente destinate all’Unione Sovietica che però ne prese possesso quando la controparte si era già ampiamente servita) e l’efficace azione capillare degli uomini della Operation Paperclip privarono di fatto i sovietici di buona parte delle tecnologie e maestranze e, in pratica, l’unica, vera preda di rilievo, da riportare orgogliosamente in patria come contropartita di tanti sacrifici, appariva ormai solamente la linea di montaggio della prestigiosa fotocamera a telemetro Contax, un apparecchio Zeiss Ikon ai vertici della tecnologia e famoso nel mondo.

Dopo l’occupazione stabile dell’area di Dresda, il trasferimento delle complesse linee produttive Contax in Unione Sovietica fu una priorità, tuttavia il personale di competenza si dovette scontrare con svariate problematiche, a partire dall’eccezionale complessità dell’apparecchio che richiedeva personale molto preparato e competente; infatti la transizione dalle originali Contax II e III prebelliche alle corrispondenti Kiev definitive fu un processo fluido e complesso (per descrivere dettagliatamente il quale sarebbe necessario un volume intero e una vita di ricerche e comparazioni) e – com’è noto – servirono letteralmente anni per finalizzarlo, scontrandosi con macchinari scalibrati appositamente dalle maestranze tedesche della fabbrica, vagoni fermi nel nulla per lungo tempo perché lo scartamento ferroviario sovietico era differente e, soprattutto, la necessità di istruire il personale e anche verificare se il materiale acquisito consentisse effettivamente di produrre apparecchi completi e funzionanti.

Quest’ultima esigenza venne soddisfatta riallestendo provvisoriamente a Jena le linee di produzione, dopo che erano state prelevate dalle officine di Dresda e caricate su appositi treni, e realizzando una piccola tiratura di prova gestita dal personale tedesco che andò a buon fine; dopo questa vera e propria “prova del nove” (che diede vita alle famose “Jena Contax”), i sovietici affrontarono il problema di replicare il tutto in patria, negli stabilimenti dell’Arsenal Zavod di Kiev che erano stati scelti per il trasferimento, e per facilitare questa critica transizione non si limitarono a deportare in Ucraina soggetti in posizioni chiave della produzione ma imposero anche alle maestranze di fornire una chiara documentazione tecnica per agevolare il compito; nel caso degli obiettivi Carl Zeiss Jena Sonnar che equipaggiavano la macchina, il pacchetto comprendeva una serie di esemplari-campione e le complete schede tecniche con tutti i dati del loro gruppo ottico, mentre per l’apparecchio fu richiesto un vero e proprio album fotografico con tavole che riproducevano la Contax interamente smontata nei suoi componenti, raggruppati per insiemi logici, con ogni singolo elemento numerato per fare riferimento ad ulteriori manuali d’officina.

Molto tempo fa, discorrendo col celebre esperto e collezionista Zeiss Charles M. Barringer (R.I.P.), affrontammo proprio questo argomento e Charlie mi inviò le riproduzioni di queste schede che, per una migliore comprensione, presentavano didascalie in due lingue, Tedesco e Russo; si tratta di preziosi documenti storici realizzati nel 1946 e che testimoniano la difficile impresa di rilanciare in Unione Sovietica la produzione di uno degli apparecchi più sofisticati e complessi mai progettati; assieme a questo album fotografico furono forniti anche le blue prints originali dei componenti meccanici, anche in questo caso aggiornate aggiungendo le didascalie in Russo.

Questi ritagli provengono dalle copertine di questi documenti e il testo riferisce inequivocabilmente come tale materiale fosse didascalizzato anche il lingua Russa e fosse realizzato appositamente per i sovietici vincitori.

 

Il fotoalbum Contax esordiva con viste d’insieme dell’apparecchio parzialmente assemblato, con calotta superiore smontata e assenza di altri componenti come autoscatto, rivestimento frontale, dorso e ghiere superiori; era prevista anche un’immagine che documentava da varie angolazioni l’assemblaggio completo del gruppo otturatore col relativo controllo dei tempi; la grafica evidenzia come sulla slitta della calotta sia presente il marchio Carl Zeiss Jena, quindi l’esemplare in questione è una delle Jena Contax assemblata nel dopoguerra per verificare la funzionalità delle linee.

 

La documentazione fornita su richiesta null’affatto cortese comprendeva anche questi schemi meccanici originali con i particolari del famoso e complicato otturatore a saracinesca metallica; anche in questo caso alle didascalie originali in Tedesco furono aggiunte quelle corrispondenti in Russo.

Le tavole che seguono costituiscono in pratica l’inventario fotografico della Contax II con tutti i suoi componenti smontati, appoggiati sul piano in sequenza logica, numerati e fotografati; come nei casi precedenti, ogni denominazione in Tedesco è stata aggiornata con l’identica dicitura in Russo.

Un altro dettaglio poco noto è che gli esemplari riusciti meglio della piccola tiratura “Jena Contax” furono a loro volta inviati in Unione Sovietica per fungere da modello per i tecnici che dovevano industrializzare la produzione delle corrispondenti Kiev; queste Jena Contax, riconoscibili per il logo Carl Zeiss Jena sulla slitta superiore e gli altri tipici dettagli esclusivi come il dorso in ottone, replicavano il marchio Carl Zeiss Jena nella piastrina anteriore accanto alla finestra telemetrica e riportavano una dicitura in cirillico che potremmo convertire in Na Pamjat, cioè “come promemoria”, ad indicare che tali corpi fungevano da esempio per produrre fotocamere dalle identiche specifiche.

Oggi le Jena Contax “Na Pamjat” sono un’assoluta rarità e posso documentarne un esemplare grazie al contributo del caro amico e famoso collezionista Dr. Milos Paul Mladek.

 

Questi rari documenti storici sono un tassello importante e poco conosciuto del lungo ed intricato percorso che consentì finalmente ai sovietici di produrre la “loro” Contax, un apparecchio costruito poi per decenni e che divenne quasi un simbolo della grande vittoria sul temibile nemico, un risultato conseguito comunque a caro prezzo, sia sugli scenari dei campi di battaglia che nella complicata logistica postbellica.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Alert: Contenuto protetto!