Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; oggi voglio parlare delle nobili denominazioni che caratterizzano le ottiche Leitz/Leica; questi autentici patronimici, del resto sfruttati anche da Zeiss, hanno rappresentato una valida strategia di mercato che arrivava quasi ad umanizzare gli obiettivi, ammantandoli di fascino e personalità rispetto agli anonimi concorrenti semplicemente identificati dal marchio del fabbricante.
Autentici fiumi di parole e inchiostro sono stati versati per descrivere l’ineffabile personalità di un Elmar o di un Summicron e il valore evocativo di molte denominazioni di questo tipo fa parte dell’allure stesso dei modelli; in questa sede voglio quindi parlare della nascita del nome Summilux, uno dei più famosi e ricchi di fascino, cercando di dimostrare come la sua scelta e introduzione nella serie sia stata veramente tardiva rispetto alla commercializzazione dei primi modelli ai quali venne destinata.
Fin dalle origini in casa Leitz le ottiche per Leica vennero “firmate” con un nome proprio; inizialmente esordirono i normali Anastigmat, Elmax ed Elmar, seguiti poi dai 50mm e 135mm Hektor e da altri Elmar da 35mm, 90mm e 135mm, mentre i primi luminosi ad ingrossare le file furono l’Hektor 7,3cm 1:1,9 del 1931, il Summar 5cm 1:2 del 1933 e lo Xenon 5cm 1:1,5 del 1936.
La denominazione Summar è storicamente radicata nella tradizione Leitz ed identificava ottiche da riproduzione già prodotte all’inizio del secolo scorso, e dalla sua radice Summ- (che sottende eccellenza e qualità insuperabile) vennero derivati molti nomi che avrebbero identificato modelli o famiglie di obiettivi, come Summaron, Summicron, Summarit, Summitar e Summilux.
Proprio il Summarit 5cm 1:1,5 del 1949, ottenuto trattando antiriflessi il precedente Xenon del 1936 prodotto su licenza Taylor, Taylor & Hobson, fu il modello che passò il testimone al primo Summilux della storia, il 50mm 1:1,4 calcolato da Otto Zimmermann; nonostante gli entusiastici e reboanti proclami sulle brochure d’epoca del Summarit riguardo al suo rendimento a tutta apertura, quest’ultimo nell’utilizzo pratico non era certo tale da passare alla storia.
Il Summarit, prodotto fino al 1960 ma con schema ottico calcolato addirittura a inizio anni ’30, al tempo in cui stava per lasciare il passo al nuovo Summilux 50mm 1:1,4 era pertanto un obiettivo oggettivamente obsoleto e quindi un taglio netto con il passato, ivi compreso il cambio di denominazione, sembrava una scelta logica e congrua.
Infatti il nuovo 50mm Summilux divenne rapidamente un fiore all’occhiello nel corredo di inizio anni ’60 e le stesse brochure dell’epoca lo raffiguravano in bella mostra sulla copertina frontale, lasciando trapelare tutto l’orgoglio del brand per questa nuova e modernissima famiglia di luminosi.
Effettivamente, nel caso del nuovo Summilux, il contrasto alle massime aperture era migliorato percettibilmente, e le dichiarazioni dei documenti ufficiali erano sicuramente più attendibili.
Nuovo schema, progettazione finalmente autarchica, prestazioni superiori, nuovi vetri agli ossidi delle Terre Rare, nuova denominazione: tutto si relaziona perfettamente e sembra la logica conseguenza di nessi causa-effetto ineluttabili, tuttavia l’adozione del nuovo e suggestivo nome Summilux fu forse più tardiva e travagliata di quanto si possa supporre.
Infatti, se osserviamo questo prototipo di Summilux 50mm 1:1,4, probabilmente assemblato fra fine 1957 e inizio 1958 (il calcolo della parte ottica venne consegnato per il brevetto il 24 Agosto 1957), osserviamo che focale, apertura e relativa grafica sono aggiornati alle specifiche del nuovo obiettivo, 50mm 1:1,4, tuttavia è ancora presente la vecchia denominazione Summarit che caratterizzava il precedente obiettivo con apertura 1:1,5; l’appartenenza alla serie dei prototipi canadesi è confermata sia dalla denominazione Leitz Canada che dalla particolare matricola 1234567, solitamente utilizzata a Midland per questa tipologia di obiettivi (però, curiosamente, il barilotto presenta l’incisione Germany); i prototipi erano dunque ancora denominati Summarit.
Questa anomalia si protrasse ulteriormente perché anche un successivo gruppo con 6 esemplari Summilux di preserie prodotti nel 1958 riporta correttamente la nuova apertura 1:1,4 (tuttavia con indicazione obsoleta per la focale in centimetri) ma conserva caparbiamente la vecchia denominazione Summarit; l’appartenenza ad una preserie è indicata da una normale matricola sequenziale, seppure differente dai lotti di serie del periodo, e nell’esemplare illustrato corrispondente a 0000215.
In realtà il tanto sospirato appellativo Summilux comparve soltanto con un successivo lotto di pre-serie, sempre realizzato nel 1958, che prevede matricole Leitz standard (nella fattispecie da 1.546.001 a 1.546.150) ed identifica obiettivi con la denominazione Summilux e speciali caratteristiche peculiari che muteranno nella serie immediatamente successiva, fra le quali le godronature della ghiera sugli apici dei rilievi (quindi conformi alle serie più tarde) e non del tipo “reverse scallop” testato subito dopo, numeri per le aperture di diaframma di dimensioni maggiorate e soprattutto la presenza dell’indice di profondità di campo ad 1:1,4, un dettaglio esclusivo di questo primissimo lotto (tutti i Summilux successivi partiranno da 1:2).
Queste evidenze mostrano quindi che il cambio fra Summarit e Summilux avvenne in realtà in corsa e all’ultimo momento, quando la produzione di serie stava praticamente partendo.
Quanto sopra sembra documentare come il superamento della denominazione Summarit a favore di Summilux sia avvenuto nel corso del 1958, pertanto è lecito supporre che tutti i nuovi obiettivi con apertura 1:1,4 calcolati e presentati dopo tale data non avrebbero replicato il tira e molla appena descritto nei dettagli, viceversa la stessa questione si ripresentò con un altro modello, altrettanto famoso.
Infatti, mentre a Wetzlar Otto Zimmermann aveva completato il calcolo del nuovo Summilux 50mm 1:1,4, a Midland nell’Ontario il suo omologo Walter Mandler stava a sua volta disegnando un 35mm 1:1,4 per Leica a telemetro che sarebbe divenuto il leggendario Summilux-M 35mm 1:1,4, un obiettivo teoricamente prodotto a partire dal 1961 ma in effetti già disponibile dopo la Photokina di Colonia del 1960; i primi esemplari arrivarono pertanto oltre 2 anni dopo la transizione finale del 50mm 1:1,4 dalla denominazione Summarit di prototipi e preserie a quella definitiva Summilux, quindi l’adozione di quest’ultima anche da parte del successivo 35mm 1;1,4 canadese doveva essere un evento scontato.
Invece l’anomalia si ripresentò, e questo prototipo interamente cromato realizzato in Canada nel 1959 presenta non soltanto la caratteristica matricola 12345657, già vista col 50mm, ma anche la denominazione Summarit, tutto questo in un esemplare effettivamente prodotto un anno dopo la transizione a Summilux nel 50mm; per dovere di cronaca, questo rarissimo 35mm è stato battuto all’incanto per svariate centinaia di migliaia di Euro.
Anche in questo caso la definitiva denominazione Summilux arrivò con i primi obiettivi di serie, come questo esemplare per M3 con matricola di fine 1960, tuttavia lo schema ottico per questo 35mm 1:1,4 era completamente progettato già ad Agosto 1958 e invece fino al 1959 i relativi prototipi vennero ancora denominati Summarit, nonostante le preserie di 50mm 1;1,4 fossero già Summilux dal 1958.
Il logico e benaugurato passaggio a Summilux non fu quindi così automatico e lineare come si poteva supporre, e fatico ad immaginare perché anche il più tardo prototipo di 35mm 1:1,4 venisse tenacemente denominato Summarit ancora nel 1959; forse una spiegazione si può trovare in una sorta di camuffamento per confondere le acque e mantenere l’effetto-sorpresa, come ai tempi del 5cm 1:2 Summitar * che in realtà celava un nocciolo ottico del futuro Summicron, in ogni caso si tratta di un ulteriore ed intrigante dettaglio dell’infinito puzzle che caratterizza la storia Leitz e richiama così tanti appassionati e collezionisti.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
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