CONCAVA TESSINA e un obiettivo a 5 lenti

CONCAVA TESSINA: la splendida microcamera svizzera e una sconosciuta ipotesi di obiettivo a 5 lenti ad essa destinato, progettato dalla Kern nel 1960.

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; quest’oggi parleremo di una delle microcamere più belle mai realizzate, una squisita sinergia di ingegnosità, meccanica svizzera da orologeria e design: la Concava Tessina; in particolare, dopo aver descritto in senso generale le sue caratteristiche complessive, svelerò i retroscena dell’ipotesi per un obiettivo più sofisticato, a 5 lenti, richiesto alla Kern Aarau e che non andò mai oltre lo stadio di prototipo.

 

 

La Concava Tessina è una fotocamera della categoria “subminiature” costruita in Svizzera e venne presentata nel 1957; l’apparecchio è estremamente interessante per una pletora di ragioni: innanzitutto, contrariamente alla stragrande maggioranza delle fotocamere analoghe, utilizza comune pellicola 35mm, sebbene limitata al mezzo formato (anzi, il fotogramma misura precisamente 14x21mm e non i classici 18x24mm, per ragioni tecniche che poi spiegherò), quindi la maggiore superficie utile consente di ottenere ingrandimenti di notevoli dimensioni mantenendo una nitidezza soddisfacente; poi è stata fisicamente assemblata da un’azienda che fin dal 1912 ha prodotto ingranaggi e componenti per calibri da orologio e micromeccanica, quindi è costruita con criteri e precisione da orologeria, con movimenti su rubini; in più è stata progettata in modo molto ingegnoso, sfruttando al meglio i ridotti spazi disponibili e realizzando un apparecchio con funzioni assolutamente complete, seppure così piccolo da stare dentro un pacchetto di sigarette, come la pubblicità d’epoca non mancava di sottolineare; infine, si tratta di uno strumento completamente meccanico, in grado di funzionare senza batterie e concepito in modo da essere tramandato per generazioni, eseguendo agevolmente 100.000 scatti senza problemi e deliziando il proprietario con le sue raffinatezze tecniche e meccaniche.

 

 

La denominazione Tessina deriva da Tessin, nome tedesco che identifica il fiume Ticino (che nasce e scorre il Svizzera, prima di passare in territorio italiano) e anche il corrispondente canton Ticino, dove si trova l’azienda che la commercializzava; le origini dei questa fotocamera sono articolate e meritano un approfondimento: il progettista dell’apparecchio – e autore del relativo brevetto – è il Dr. Rudolph Steineck di Vaduz (Liechtenstein), a sua volta anche titolare dell’azienda Concava S.A. di Lugano; dopo aver definito il progetto, Rudolph Steineck si rivolse alla Walter Siegrist & Cie. AG di Grenchen (cittadina nel Nord della Svizzera sede di molte firme dell’orologeria), azienda come detto specializzata nella micromeccanica di precisione, dai componenti per orologi agli ingranaggi, che si incaricò della produzione effettiva, mentre la coppia di obiettivi gemelli Tessinon 25mm 1:2,8 (dei tripletti di Cooke a 3 lenti spaziate) furono concepiti e realizzati a Lugano dall’azienda di Steineck, la Concava S.A., che poi li inviava alla Walter Siegrist AG per l’assemblaggio finale; l’azienda Concava S.A. provvedeva anche al confezionamento e alla commercializzazione della Tessina col proprio brand name: un iter sicuramente macchinoso ma che portò ad un prodotto magnifico e di alta qualità, assemblato dalla Siegrist AG in circa 28.000 esemplari fino al 1990, mentre la fotocamera rimase effettivamente sui listini, ad esaurimento scorte, fino al 1996: quasi 40 anni di carriera senza alcuna modifica se non di dettaglio.

 

 

 

Il brevetto del Dr.  Rudolf Steineck venne presentato nella primavera del 1960, a produzione già avviata, e infatti mostra la fotocamera con forme definitive, anche nei dettagli; l’unico elemento presente sulle illustrazioni e poi omesso nella produzione di serie è un esposimetro al selenio completamente incorporato nel minuscolo apparecchio, con l’elemento fotosensibile posizionato sull’antina scorrevole anteriore e il microamperometro inserito nel corpo della fotocamera, con un complicato sistema di rinvii tramite cavi e pullegge per accoppiare il galvanometro alle ghiere di tempi e diaframmi, una complicazione davvero eccessiva per uno strumento già molto sofisticato e che saggiamente venne omessa in favore di un esposimetro accessorio da applicare sulla fotocamera, anch’esso adeguatamente miniaturizzato.

 

 

 

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