Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; com’è noto, fra fine anni ’50 e inizio anni a’60 la ditta Franke & Heidecke di Brauschweig derivò dalla struttura della classica Rolleiflex biottica tipo E due modelli speciali, caratterizzati da serie di obiettivi con focale anomala che espandevano le possibilità di utilizzo di questa fortunata fotocamera: il tipo K7W con ottica grandangolare Carl Zeiss Distagon 55mm 1:4, presentata nell’Aprile 1961 e alla quale ho dedicato un articolo simile a questo, e il tipo K7S con ottica tele Carl Zeiss Sonnar 135mm 1:4, lanciata per prima nell’Estate 1959 e passata alla storia come Rolleiflex Tele; il pezzo odierno è dedicato proprio alla sua ottica da ripresa con 135mm di focale.
La Rolleiflex K7S (dove “S” sta ovviamente per Sonnar) ricalca la configurazione generale del tipo E e risulta immediatamente riconoscibile per la coppia di cannotti cilindrici insolitamente sporgenti che accolgono la coppia di obiettivi tele; se è vero che anche la Rolleiflex K7W grandangolare dovette affrontare compromessi progettuali (il maggiore dei quali era l’impossibilità di arretrare l’otturatore centrale per utilizzare un grandangolare simmetrico più corretto, imponendo la scelta di un Distagon ancora in via di sviluppo), a maggiore ragione questo problema si manifestò con un modello dotato di teleobiettivo: infatti la focale da 135mm garantisce sul 6x6cm una copertura da circa 32°, analoga a quella di un 70mm sul 24×36, quindi un approccio tele ancora troppo timido e insufficiente per le vere esigenze della telefotografia ma anche per una buona prospettiva nei ritratti, tuttavia non fu possibile adottare focali superiori nuovamente per il posizionamento obbligato dell’otturatore centrale e anche perché gli ingombri sarebbero stati eccessivi, ma d’altro canto la focale superiore con lo stesso tiraggio di messa a fuoco dei corpi normali comportò una messa a fuoco minima di ben 2,60 metri, un valore che in condizioni normali pregiudicava l’uso nel ritratto e in altri contesti.
E’ quindi curioso notare a posteriori che la Rolleiflex Tele ebbe molto più successo della Wide (la produzione fu più che doppia e la K7S rimase a catalogo fino all’Estate 1975, autentico fossile vivente), tuttavia il Distagon 55mm 1:4 della K7W copriva 72° di campo, un valore più che adeguato alle esigenze, e la sua messa a fuoco era molto ravvicinata, mentre la K7S metteva a disposizione un tele di potenza davvero modesta e con messa a fuoco minima assolutamente penalizzante.
La K7S è una macchina iconica e immediatamente riconoscibile proprio per il caratteristico sbalzo anteriore del corredo ottico.
Anche in questo caso entrambi gli obiettivi vennero progettati e prodotti da Carl Zeiss Oberkochen; quello da visione nei cataloghi Zeiss è definito Sucher-Sonnar 135mm 1:4 (poi ribattezzato Heidosmat, una denominazione che richiama il cognome dell’Ing. Heidecke, contitolare dell’azienda e progettista sopraffino), mentre quello da ripresa è un più complesso Sonnar 135mm 1:4 con 5 lenti in 3 gruppi; i loro elementi ottici prevedono un diametro inferiore rispetto al corredo grandangolare da 55mm 1:4, pertanto venne mantenuto lo standard delle baionette anteriori Gr. III in comune con le Rolleiflex 2,8.
Lo schema tipo Sonnar classico è stato scelto perché ha la caratteristica di essere molto compatto e quindi minimizza lo sbalzo rispetto al piano focale, consentendo di produrre una fotocamera più trasportabile.
Il Carl Zeiss Sonnar 135mm 1:4 della Rolleiflex K7S venne calcolato nel 1958 ed è frutto di un brainstorming fra 3 dei più qualificati tecnici del Rechensbuero di Oberkochen: Helmut Eismann, Erwin Konschack e Guenther Lange, quest’ultimo anche direttore del dipartimento; la richiesta prioritaria di brevetto tedesco venne depositata per conto di Carl Zeiss il 21 Gennaio 1959 e per le relative osservazioni utilizzeremo i corrispondenti documenti in lingua Inglese.
Lo schema ottico del Sonnar 135mm 1:4 per Rolleiflex K7S è analogo a quello del classico Sonnar per Contax a telemetro di omologhe quote geometriche, evoluto in questo caso separando la lente singola anteriore in un doppietto collato e portando quindi gli elementi a 5; la corrispondenza di focale e apertura e le similitudini dello schema sono però gli unici punti di contingenza perché il Sonnar 135mm 1:4 per Contax è un vero teleobiettivo con focale 2,7 volte quella del normale, mentre l’ottica per Rolleiflex copre un formato molto maggiore e anche un angolo di campo decisamente superiore, con la focale che risulta essere solamente 1,7 volte quella del normale Planar 80mm.
Il testo del brevetto statunitense conferma la paternità dell’obiettivo e la data di richiesta prioritaria tedesca, confermando anche come tale progetto garantisca un’apertura massima 1:4 e una copertura di 32° (16°+16°), quindi solo moderatamente tele.
A titolo di curiosità aggiungo che per quest’obiettivo, oltre al brevetto tedesco e statunitense, fu richiesto anche quello britannico, ovviamente proponendo gli stessi claims.
Lo schema ottico del Sonnar per Rolleiflex Tele utilizza 5 differenti varietà di vetro ottico, una per ciascun elemento, e si concede anche il lusso di utilizzare un materiale agli ossidi delle Terre Rare nella lente posteriore; il progetto precede quindi per il doppietto anteriore il Dense Flint Schott SF5 e il Dense Crown Schott SK16, per il doppietto centrale il Crown Schott K7 e il Very Dense Crown Schott SSK2 e per il quinto elemento il lanthanum Crown Schott LaK8 ad alta rifrazione e bassa dispersione.
E’ interessante annotare che anche il celebre teleobiettivo Leitz Tele-Elmar 135mm 1:4 per Leica M (lanciato a metà anni ’60 ma con richiesta di brevetto che risale al Luglio 1960) utilizza uno schema simile a quello del nostro Sonnar; le analogie in questo caso spingono anche alla copertura di formato perché notoriamente il Tele-Elmar 135mm 1:4, nonostante sia dedicato al formato 24x36mm, in realtà a tutta apertura riesce a coprire un fotogramma 6×4,5cm e chiudendo il diaframma ad 1:8 arriva addirittura al 6x6cm.
Una delle caratteristiche più famigerate e chiacchierate del Sonnar 135mm 1:4 per Rolleiflex K7S è la sua tendenza quasi inevitabile a produrre scollature nell’area periferica dei doppietti anteriori; questo problema che ha interessato vari obiettivi Zeiss dalla fine degli anni ’50 è correlato all’adozione di un nuovo cemento epossidico le cui caratteristiche di adesione e ritiro nel lungo termine non erano perfettamente note, tuttavia analizzando le caratteristiche dei vetri ottici adottati troviamo un altro fattore concomitante.
Infatti, se osserviamo il fattore di dilatazione termica nelle coppie di vetri abbinati, in entrambi i casi il materiale della lente anteriore presenta una maggiore espansione rispetto a quello adottato nella posteriore, pertanto durante gli sbalzi termici una lente si dilata più dell’altra, forzando sul cemento ed agevolando la separazione.
Questo problema si è manifestato su molti esemplari e, salvo casi gravi dove si sia propagato senza controllo, non influenza in modo percettibile il rendimento, tuttavia è una questione da tenere debitamente presente quando si acquista una K7S: infatti la riparazione è complessa perché prevede il distacco e l’eliminazione del vecchio cemento epossidico, operazione molto difficile ed esistono anche casi in cui qualche riparatore, magari su suggerimento di venditori che non intendono sborsare una cifra per ripristinare la fotocamera, ha semplicemente messo i gruppi incriminati in un contenitore sotto pressione con olio, materiale che quindi percola all’interno della scollatura e ne maschera temporaneamente le caratteristiche iridescenze, restituendo l’aspetto da obiettivo intonso.
Per quanto riguarda la produzione, anche per il Sonnar 135mm 1:4 troviamo nei listini Zeiss le stesse incongruenze viste col Distagon 55mm 1:4, sia relativamente al numero di pezzi prodotto che alle matricole dei vari lotti.
Il corpo Macchina K7S è stato prodotto dall’Estate 1959 all’Estate 1975 in 8.490 pezzi complessivi e si possono distinguere 3 versioni: la prima copre fino all’Estate 1965 per 6.420 pezzi, consentiva l’utilizzo del vetro di spianamento sul piano focale e prevedeva unicamente l’utilizzo del film 120 per 12 pose; la seconda, assemblata dall’Estate 1965 all’Estate 1966 in 452 pezzi, consentiva l’utilizzo del vetro di spianamento e accettava sia il film 120 per 12 pose che quello 220 per 24 esposizioni; infine, la terza arrivò all’Estate 1975, venne realizzata in 1.618 pezzi e consente l’utilizzo di film 120 e 220 ma non prevede più l’applicazione della lastra di vetro sul piano focale.
Per quanto riguarda le coppie di ottiche da 135mm 1:4, una prima anomalia riguarda il numero di pezzi prodotti, dal momento che sommando tutti i lotti presenti nei registri di Oberkochen arriviamo solamente a 7.702 obiettivi da visione e 7.700 da ripresa (mancano in quest’ultimo caso i 2 prototipi presenti nell’altro gruppo); pertanto, se accettiamo per assodati i numeri di produzione del corpo macchina, evidentemente quasi 800 coppie di obiettivi mancano all’appello.
Questa situazione diviene ancora più caotica perché nel caso di 3 lotti da 3.000, 1.400 e 500 coppie di obiettivi l’intervallo fra la prima e l’ultima matricola di ciascuno non porta a tale numero di pezzi bensì ad una somma differente; è pertanto impossibile recensire con esattezza la produzione di queste ottiche.
In linea di principio le ottiche da ripresa e visione erano realizzate in lotti analoghi e con matricole sequenziali, tuttavia su 10 blocchi diversi questo schema si riscontra solamente 5 volte (evidenziate con colori diversi) e mentre per il DIstagon 55mm 1:4 della Rolleiflex Weitiwinkel le matricole delle ottiche per il mirino seguivano direttamente i seriali delle corrispondenti ottiche da ripresa, in questo caso ci sono 2 lotti anomali nei quali risultano assemblati prima i gruppi per il mirino e quindi gli altri.
Questa rèclame statunitense del Febbraio 1960 pubblicizza la nuova Rolleiflex Tele come una panacea per ottenere immagini ravvicinate prima impossibili e anche per realizzare ritratti professionali, tuttavia nell’uso pratico e in entrambi i casi la macchina nuda e cruda poteva fare ben poco, specialmente nella ripresa di soggetti umani a causa della messa a fuoco troppo limitata; questo problema naturalmente era ben noto anche a Brauschweig, pertanto l’azienda corse ai ripari realizzando 2 serie di speciali lenti addizionali Rolleinar specificamente dedicate alla Rolleiflex Tele e senza le quali risultava operativamente limitata.
Ecco le caratteristiche principali delle 2 versioni:
Rolleinar 0,35 con correzione del parallasse e telaio incernierato; messa a fuoco = da 2,80m a 1,35m; lunghezza focale effettiva di obiettivo + Rolleinar 0,35 = 129mm;
Rolleinar 0,7 con correzione del parallasse; messa a fuoco = da 1.38m a 0,93m; lunghezza focale effettiva di obiettivo + Rolleinar 0,7 = 124mm.
Ispirandosi all’attitudine Zeiss per il perfezionismo spinto ai limiti dell’astrazione, il fabbricante aggiungeva che era anche possibile applicare in cascata sulle Rolleinar 0,35 e 0,7 le normali lenti addizionali Rolleinar 1, 2 e 3 normalmente utilizzate con le Rolleiflex convenzionali, ottenendo questi nuovi parametri di messa a fuoco:
- Rolleinar 0,35 + Rolleinar 1 = 77cm – 62cm
- Rolleinar 0,35 + Rolleinar 2 = 46cm – 40cm
- Rolleinar 0,35 + Rolleinar 3 = 33cm – 30cm
- Rolleinar 0,7 + Rolleinar 1 = 62cm – 52cm
- Rolleinar 0,7 + Rolleinar 2 = 40cm – 36cm
- Rolleinar 0,7 + Rolleinar 3 = 30cm – 28cm
Con queste combinazioni estreme era quindi possibile avvicinarsi moltissimo al soggetto, realizzando vere e proprie macro, tuttavia immagino che le prestazioni ottiche con doppia lente addizionale non fossero ottimali e suppongo che il gioco non valesse la candela.
Come avrete notato, la Rolleinar 0,35 si abbina senza soluzione di continuità alla messa a fuoco standard, per cui la fotocamera può passare da infinito a 2,60m e applicando la coppia di lenti addizionali 0,35 (ripartendo ovviamente da infinito sulla scala di fuoco) copre invece da 2,80m a 1,35m.
Proprio per tale ragione la Rolleinar 0,35 Gr. III per Rolleiflex K7S prevede una montatura speciale in cui le 2 lenti singole sono applicate ad una cornice articolata sul telaio che consente il fissaggio alle flange anteriori.
In questo modo era possibile tenerla montata in permanenza sulla fotocamera, lavorando a grandi distanze con la coppia di lenti rimossa dal percorso ottico come in foto e richiamandola in posizione quando necessario.
La Rolleinar 0,7, lente più potente che con macchina su infinito consente di mettere a fuoco a 1,38m, con consentiva l’overlap continuo con le distanze permesse dalla macchina senza accessorio ed era votata ad utilizzi più specialistici, pertanto non fu equipaggiata col sistema a cerniera per tenerla sempre applicata alle baionette anteriori e veniva montata in caso di effettiva necessità.
Purtroppo nella preziosa serie di misurazioni MTF realizzate ad Oberkochen a fine anni ’70 su vari obiettivi Zeiss vintage, fra i corredi ottici per le Rolleiflex più moderne manca soltanto il test di questo Sonnar 135mm 1:4 (probabilmente in tecnico di laboratorio che a tempo perso realizzò queste prove non ne aveva uno a disposizione), quindi non abbiamo riscontri oggettivi sul suo rendimento.
L’unica referenza indiretta proviene da questa presentazione del nuovo modello pubblicata a inizio del 1960 sulla famosa rivista a stelle e strisce Modern Photography, nella quale si afferma che l’obiettivo fornisce risultati molto buoni anche ad 1:4, con un leggero ammorbidimento ai bordi, e raggiunge il massimo ad 1:8, apertura con nitidezza molto elevata.
La Rolleiflex TLR Tele è stata molto amata e vissuta da alcuni fotografi quasi come un feticcio, grazie alla resa molto plastica che restituiva nella figura umana, e l’apprezzamento della clientela viene confermato anche dalla lunga permanenza a listino, addirittura fino a metà anni ’70; è stata una grande macchina con grandi prestazioni, tuttavia non si può trascurare il fatto che tutte le riprese di figura e ritratto sarebbero virtualmente impossibili senza abbinare al Sonnar 135mm una coppia di lenti addizionali dedicate, pertanto oggi acquistare una Tele priva di tali accessori significa accettare evidenti compromessi; va altresì considerato che un obiettivo calcolato in modo indipendente e poi abbinato ad un’ulteriore lente addizionale convergente non prevista in sede di progetto non sarà più in grado di replicare la correzione originale e un minimo detrimento in certi parametri è inevitabile.
Questo è dunque l’ambito in cui si muove questo Sonnar 135mm 1:4 unico nel suo genere, chi sappia convivere in modo indolore con le limitazioni descritte non sarà comunque deluso e potrà ricavarne le grandi soddisfazioni confermate da molti utilizzatori innamorati del modello.
Un abbraccio a tutti; Marco chiude.
(P.S. parlando di apparecchi Rolleiflex classici dell’epoca d’oro, non ho chiamato in causa la successiva Rolleiflex 4,0 FT con Schneider Kreuznach 135mm 1:4)
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