La speciale versione di obiettivo repro Carl Zeiss Jena Apo-Germinar per la deretinatura a diffrazione di inizio anni ’60.
Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; l’oggetto del quale vi parlerò in questa occasione è raro ed insolito; nella sua specificità non ha eguali fra i prodotti analoghi della concorrenza.
Stiamo parlando di un obiettivo della VEB Carl Zeiss Jena ed il settore è quello degli obiettivi da riproduzione per arti grafiche, destinati a fotografare originali di varie dimensioni per la stampa e l’editoria o a produrre le varie lastre monocromatiche destinate alla stampa a retino; a fine anni ’50 l’azienda copriva questa gamma utilizzando ancora gli ormai obsoleti Apo-Tessar a 4 lenti ereditati dalla gestione prebellica e il management decise di rinfrescarla con un prodotto nuovo e più moderno.
Venne quindi attivato il Dr. Harry Zoellner, personalità d’eccellenza che già dal 1938 al 1945 aveva diretto il dipartimento matematico di calcolo ottico della Voigtlaender di Braunschweig, dal 1946 ricopriva il medesimo incarico presso la Carl Zeiss Jena e dal 1952 era anche titolare di una cattedra di ottica geometrica presso l’Università di Jena; il Dr. Zoellner con i suoi collaboratori abbandonò lo schema tipo tripletto modificato a 4 lenti dell’Apo-Tessar e disegnò uno schema ottico più complesso, a 6 lenti disposte in modo perfettamente simmetrico con due doppietti collati esterni e due elementi singoli all’interno, molto spaziati rispetto al diaframma; questo nuovo progetto, ottimizzato al rapporto di riproduzione 1:1, fu denominato Carl Zeiss Jena Apo-Germinar e dopo una breve convivenza andò a sostituire i gloriosi ma ormai superati Apo-Tessar.
Come vedremo in seguito, gli Apo-Germinar per arti grafiche della VEB Carl Zeiss Jena vennero prodotti in una vasta scelta di modelli, da 140mm a 1.200mm, e furono altresì oggetto di un ricalcolo del gruppo ottico che differenziò anche la gamma a seconda della lunghezza focale; l’Apo-Germinar 375mm 1:9 protagonista di queste note è decisamente raro e curioso perché di questa prima versione con lo schema ottico originale a 6 lenti (calcolo completato il 19 Dicembre 1957) ne furono prodotti solamente 171 esemplari, dal Marzo 1960 al Settembre 1964, in Normalfassung o abbinati alla retrocamera Carl Zeiss Jena 544205.
In questo gruppo di 171 pezzi, soltanto alcuni esemplari furono allestiti con una montatura molto speciale: si tratta infatti di Apo-Germinar destinati a fotografare originali caratterizzati da una retinatura che non deve comparire sulla copia riprodotta dall’obiettivo; per ottenere tale risultato, alla Zeiss Jena sfruttarono semplicemente gli effetti della diffrazione indotta dalla chiusura del diaframma e l’Ingegnere Helmut Scharffenberg, all’epoca lo specialista interno responsabile delle montature meccaniche, disegnò un barilotto molto particolare che permetteva di preselezionare su alcune ghiere la risoluzione del retino presente sull’originale e la scala sul negativo (ingrandimento o riduzione, in percentili), impostando automaticamente un’apertura di diaframma sufficientemente chiusa affinchè la diffrazione annullasse nella fotografia i dettagli del retino presenti sull’originale; l’immagine che segue documenta l’intestazione del relativo brevetto e il mio esemplare personale di Apo-Germinar 375mm 1:9 con la montatura speciale.
Il brevetto fu presentato per la registrazione il 19 Ottobre 1960, 7 mesi dopo l’entrata in produzione dell’Apo-Germinar 375mm 1:9 primo tipo qui illustrato, e fu registrato nel Febbraio 1962; il claim preliminare è succinto ma chiaro: la richiesta di brevetto è relativa ad un obiettivo che consenta di gestire il raster di un retino tramite la corretta apertura di diaframma ed inserendo i valori relativi a risoluzione del retino stesso e scala di riproduzione; a parte questa complessa serie di regolazioni, la montatura è di ottima qualità e la costruzione sembra destinata a sfidare i secoli: quasi 2kg di metallo e vetro per una struttura assolutamente sovradimensionata!
Lo schema di massima anticipato dal brevetto è stato replicato in modo minuzioso nella montatura definitiva, sulla quale appaiono chiaramente 3 scale differenti: risoluzione del retino (con due gamme di valori), rapporto di riproduzione dell’originale da 10% a 1000% e aperture del diaframma da 1:9 a 1:256; i valori del diaframma prevedono chiusure estreme per gestire la diffrazione anche in presenza di retini molto grossolani e le massicce dimensioni dell’obiettivo si possono intuire considerando la filettatura di innesto da ben 72mm di diametro.
Questo esemplare di Apo-Germinar 375mm 1:9 con ghiere supplementari per la deretinatura a diffrazione è stato prodotto nel Dicembre 1961 e fa parte di un piccolissimo lotto di 9 esemplari compresi fra le matricole 6.389.425 e 6.389.433, destinati alla retrocamera 544205; non ci è dato di sapere quanti pezzi furono allestiti in questa con figurazione fra i 171 prodotti, tuttavia questo è l’unico che abbia visto in vari decenni quindi si può supporre che gli Apo-Germinar per deretinatura siano davvero pochissimi, anche considerando la nicchia molto specifica di utilizzo; peraltro non è mai ricomparso sul mercato un Apo-Germinar di focale differente con le analoghe caratteristiche, e anche l’estetica del modello sul brevetto ricalca quella dell’obiettivo da 375mm, quindi è possibile che la versione per deretinatura sia stata prodotta solamente in questa specifica focale.
Un secondo schema sul brevetto illustra la serie di settaggi in cascata che definiscono l’apertura di diaframma più adatta ai parametri di ripresa (risoluzione del retino e scala di riproduzione), una configurazione poi ripresa pedissequamente nel modello di produzione.
Dal punto di vista operativo, il fotografo ruotava la ghiera godronata centrale fino a posizionare il marker anteriore del punto di fede A in corrispondenza della corretta risoluzione del retino, leggendola sulla doppia scala anteriore fissa (in questo modo la posizione di A veniva modificata); successivamente ruotava la ghiera più interna facendo coincidere la scala di riproduzione col marker posteriore dello stesso punto di fede A; dal momento che la ghiera posteriore è collegata direttamente al comando del diaframma con relativa scala, a questo punto l’apertura necessaria per la deretinatura a diffrazione risulta già settata automaticamente, come risultato delle due regolazioni in cascata preliminari.
Naturalmente nessuno impediva al fotografo di utilizzare l’Apo-Germinar in allestimento speciale come un qualsiasi obiettivo da arti grafiche; in questo caso poteva scegliere manualmente l’apertura desiderata ruotando la ghiera centrale e facendo coincidere il valore numerico del diaframma selezionato con il punto di fede triangolare bianco posteriore; come spesso avviene nelle ottiche da arti grafiche per grande formato, il diaframma ottimale per il compromesso migliore di risoluzione e contrasto è intorno ad 1:22.
L’Apo-Germinar per deretinatura è un esempio unico nel suo settore: sul mercato sono state lanciate numerose linee di ottiche dello stesso tipo prodotte da vari fabbricanti, come ad esempio i modelli Rodenstock Apo-Ronar, Apo-Gerogon ed Apo-Graphicon, i Nippon Kogaku Apo-Nikkor, Apo-Nikkor-W e Process-Nikkor, gli Schneider G-Claron e Repro-Claron, i Voigtlaender Apo-Skopar, i Goerz USA Artar e molti altri ma nessuno di essi è mai stato previsto per questo impiego particolarissimo; peraltro l’indiscutibile rarità degli Apo-Germinar così allestiti lascia intuire che ne siano state prodotte solamente poche decine di esemplari.
Approfitto anche per un breve excursus tecnico e storico su questa generazione di obiettivi che per un paio di decenni ha soddisfatto le esigenze dello specifico settore nella DDR ed in altri paesi satelliti dell’universo sovietico.
Come anticipato, lo schema ottico fu calcolato da Harry Zoellner, a quei tempi la vera punta di diamante nel Rechensbuero di Jena.
Zoellner definì un primo modello di schema ottico intorno al 1957, caratterizzato da una perfetta simmetria con 2 moduli contrapposti da 3 lenti in 2 gruppi molto spaziati fra loro, una struttura ottimizzata per ingrandimento unitario e che, grazie alla sua simmetria, poteva spaziare con una certa elasticità fra ingrandimento e riduzione mantenendo eccellenti prestazioni; lo schema risale al 1957 ma in realtà i registri di Jena indicano che la produzione effettiva fu avviata soltanto all’inizio del 1960; con questo schema iniziale a 6 lenti in 4 gruppi furono realizzati obiettivi Apo-Germinar di ben 12 focali diverse: 140mm, 180mm, 240mm, 300mm, 360mm, 375mm, 450mm, 600mm, 750mm, 900mm, 1.000mm e 1.200mm, con apertura 1:9 oppure 1:11 per i modelli superiori.
A partire dal 1963 o 1964, a seconda dei modelli, lo schema ottico iniziale fu rimpiazzato da due nuovi calcoli, sempre realizzati dal Dr. Zoellner: le focali da 240mm, 300mm, 360mm, 375mm e 450mm vennero equipaggiate con un gruppo ottico semplificato a 4 lenti spaziate ad aria, seguendo le scelte dei concorrenti più affermati come Apo-Ronar ed Apo-Nikkor e realizzando un’evidente economia produttiva rispetto al più complesso modulo precedente, mentre i rimanenti modelli rimasero su 6 lenti ma furono aggiornati con un nuovo schema, con spaziature ridotte e menischi centrali con 2 facce piano-parallele.
Per quest’ultimo disegno fu presentata la richiesta di brevetto nel Luglio 1960, poi concessa nel Giugno 1964; il progetto fu realizzato da Zoellner assieme a Fritz Disep e anche in questo caso, trattandosi di obiettivi ottimizzati per l’ingrandimento unitario, l’architettura è assolutamente simmetrica e speculare; come avviene di sovente in presenza di elementi con superfici quasi piano-parallele intersecate da light pencils inclinati, le due lenti interne sono realizzate con un vetro FK a bassa rifrazione e bassa dispersione (nD= 1,49715 vD= 66,9).
Infine, nel 1982, quando la gamma originale era ormai da molto tempo sul mercato, le mutate esigenze delle nuove retrocamere compatte spinsero l’azienda ad introdurre una versione a copertura grandangolare, denominata Apo-Germinar-W; furono realizzati tre modelli con apertura 1:8, copertura a diaframma di lavoro pari a circa 73° e focali da 150mm, 210mm e 240mm; lo schema ottico utilizzato, con 8 lenti tutte spaziate e disposte simmetricamente, è originale a anche molto complesso rispetto ai corrispondenti process-lenses grandangolari della concorrenza, che utilizzavano uno schema tipo Topogon a 4 lenti oppure un tipo Plasmat a 6 lenti; questi obiettivi garantivano eccellenti prestazioni ed era anche disponibile un filtro degradante concentrico per ottimizzare l’illuminazione sul campo nelle condizioni di utilizzo più critiche.
Gli Apo-Germinar di VEB Carl Zeiss Jena sono stati dunque una completa gamma di obiettivi per arti grafiche la cui diffusione è rimasta circoscritta ai paesi d’Oltre Cortina ma che non avevano nulla da invidiare sul piano tecnico e prestazionale ai più diffusi modelli prodotti in Germania Federale e Giappone; questa versione con ghiere per deretinatura a diffrazione costituisce un unicum assoluto nella produzione mondiale ed anche un interessante e raro oggetto da collezione che esula dai classici corredi e sistemi ambiti dagli appassionati e ci apre la porta su un intero universo di obiettivi per uso tecnico ed industriale che, a mio avviso, meritano pari dignità ed attenzione da parte degli appassionati.
Un abbraccio a tutti – Marco chiude.
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